di Federica Marengo giovedì 5 giugno 2025

-Proseguono gli attacchi israeliani sulla Striscia di Gaza. Colpito all’alba, l’ospedale al-Ahli a Gaza City, a nord, dove 4 persone (secondo al Jazeera 23) sono state uccise, di cui 3 erano giornalisti.
L’esercito israeliano (Idf) ha confermato di aver effettuato un attacco aereo contro l’ospedale, affermando di aver preso di mira un centro di comando della Jihad Islamica palestinese nel cortile del centro medico.
Secondo l’agenzia di stampa palestinese “Shahab” , altre 6 persone sono state uccise in un raid di Tel Aviv contro una tenda ad al-Mawasi, a ovest di Khan Yunis, nell’area meridionale della Striscia.
Sul fronte degli aiuti umanitari, invece, la Gaza Humanitarian Foundation (GHF), sostenuta dagli Stati Uniti, che aveva ha fatto sapere che oggi non avrebbe aperto i suoi siti di distribuzione degli aiuti al solito orario, per via di lavori di manutenzione e riparazione, ha poi annunciato la riapertura dei due centri e la consegna di 8,4 milioni di pasti dal 27 maggio, data di inizio delle sue operazioni.
Intanto, mentre è stato confermato il ritrovamento a Gaza dei corpi di due ostaggi israelo-americani, e secondo l’agenzia USA Associated Press sarebbero non più di 23 gli ostaggi ancora in vita, gli Stati Uniti ,uno dei cinque membri permanenti con potere di veto,hanno votato contro la risoluzione Onu che chiedeva un cessate il fuoco a Gaza immediato e permanente, votato invece da 14 Paesi membri.
A tal riguardo, l’ambasciatrice statunitense ad interim Dorothy Shea, parlando al Consiglio immediatamente prima del voto, ha affermato che la risoluzione avrebbe minato la sicurezza di Israele.
Tuttavia, il veto posto dagli USA, è stato duramente criticato dagli altri membri del Consiglio, che hanno accusato gli Stati Uniti di garantire l’impunità a Israele.
Anche Hamas ha condannato il veto degli Stati Uniti definendolo “vergognoso” e affermando che si tratta dell’ultimo segnale del suo “pieno allineamento e del suo diretto sostegno politico ai crimini di guerra commessi contro i civili palestinesi”.
Dall’Iran, che ha condannato “fermamente” il veto USA alla risoluzione su Gaza, la Guida suprema Khamenei, in un post social, ha scritto: “I governi musulmani possono avere opinioni politiche divergenti su diverse questioni, ma questo non dovrebbe impedire loro di cooperare nel caso della terribile situazione a Gaza”, contro Israele e gli USA, suoi “complici”.
Una condanna per il veto USA è arrivata anche da Mosca, con il ministero degli Esteri russo che, in un comunicato, ha dichiarato: “Un’altra occasione per fermare il mostruoso spargimento di sangue e la carestia nella Striscia di Gaza è stata persa a causa del veto degli Stati Uniti alla risoluzione su Gaza. Ieri, gli Stati Uniti hanno posto il veto a una bozza di risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che chiedeva un cessate il fuoco immediato e incondizionato a Gaza e la revoca delle restrizioni sugli aiuti umanitari al territorio palestinese. La parte americana ha di fatto respinto il proprio piano per raggiungere un ‘accordo’ tra Israele e Hamas, che era stato inserito nel testo e sviluppato insieme ai mediatori egiziani e qatarioti. Si è persa un’altra occasione per fermare il mostruoso spargimento di sangue e la carestia a Gaza, che ha causato la morte di circa 55.000 palestinesi e il ferimento di altri 125.000”.
Nel frattempo, il ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa’ar , nell’incontro a Berlino con il suo omologo tedesco Wadephul, ha detto: “Israele mostra una seria volontà e intenzione di raggiungere un accordo che porti a un cessate il fuoco e che affronti le questioni che abbiamo sollevato nei nostri colloqui. Mi aspetto che tutti coloro che tengono a questi obiettivi facciano pressioni su Hamas in questo senso. Ma la minaccia di sanzioni che altri paesi europei fanno contro Israele, tutto ciò non aiuta questi sforzi, ma porterà Hamas a indurire ulteriormente la sua posizione. Hamas utilizza la gestione degli aiuti umanitari per finanziare le proprie attività militari ed è per questa ragione che il governo israeliano intende continuare a gestire la distribuzione degli aiuti. Chiediamo ai nostri amici tedeschi di dare una possibilità a questi sforzi, perché possono liberare il popolo palestinese dal giogo di Hamas e porre fine alla guerra”.
Il ministro degli Esteri tedesco Johann Wadephul, invece, ribadendo la richiesta di permettere l’accesso degli aiuti a Gaza, sulla situazione in Cisgiordania, ha detto: “Sono preoccupato per la situazione estremamente tesa in Cisgiordania a causa della decisione del governo israeliano di autorizzare 22 insediamenti. Anche come amici non possiamo ignorarlo e devo dire che ci opponiamo perché questa politica di insediamento è contraria al diritto internazionale, blocca letteralmente la soluzione di due Stati che è la soluzione che noi come governo federale tedesco continuiamo a sostenere. Alcune voci nella politica israeliana, anche nel gabinetto, chiedono l’annessione della Cisgiordania. Questa non è un’opinione maggioritaria, ma comporta notevoli rischi per la reputazione di Israele e costa la fiducia nel governo tra i suoi vicini, tra i suoi alleati e tra i suoi amici più stretti”.
In Francia, il Presidente Macron ha fatto sapere: “La Francia deciderà nei prossimi giorni se adottare misure più severe contro Israele; le discussioni sono in corso. Decideremo nei prossimi giorni se sarà necessario inasprire i toni e adottare misure concrete nei confronti di Israele”.
Per l’Italia, il Presidente della Repubblica Mattarella, nel messaggio inviato al presidente della Società italiana di diritto internazionale e di diritto dell’Unione Europea, ha sottolineato: “La pace è un principio divenuto cardine del diritto internazionale e rappresenta il fondamento dell’ordine giuridico globale, come solennemente affermato dalla Carta delle Nazioni Unite, che, all’articolo 1, individua nel mantenimento della pace e della sicurezza internazionale l’obiettivo primario dell’ONU. La Repubblica Italiana è impegnata a promuovere la pace, i suoi valori e il benessere dei suoi cittadini, come recita l’art. 3 del Trattato UE al quale aderiamo. Gravi attacchi in atto in tante parti del pianeta colpiscono, in modo drammatico, diritti umani fondamentali. Sempre più si ripropone la forza come misura dei rapporti tra gli Stati, anziché il diritto. Le popolazioni civili sono vittime di conflitti armati senza regole e senza misura, in aperta violazione del diritto internazionale umanitario. Il XXIX Convegno annuale della Società Italiana di Diritto Internazionale e di Diritto dell’Unione Europea, dedicato alla pace come bene supremo, rappresenta un importante richiamo e una autorevole occasione di riflessione e dialogo. Soltanto l’affermazione dell’autorità del diritto internazionale e il conseguente ruolo delle organizzazioni internazionali rendono possibile una positiva risoluzione delle controversie fra Stati, la prevenzione dei conflitti e la deterrenza nei confronti di coloro che minacciano la pacifica convivenza. Con questo auspicio, rivolgo a tutti i partecipanti al Convegno il mio saluto e i più cordiali auguri di buon lavoro”.
Quanto alla Siria, dove secondo l’Osservatorio nazionale per i diritti umani , sale a 8 , di cui 3 donne, il bilancio di civili uccisi in un’esplosione avvenuta nelle ultime 24 ore nella Siria centrale, nei pressi di una base militare vicino alla città di Hama, a nord di Damasco, la commissaria Ue al Mediterraneo Dubravka Suica in una dichiarazione alla stampa da Damasco, dove ha avuto dei bilaterali, incluso quello con il capo del governo Ahmad Al-Sharaa ,sul reintegro della Siria nel Vicinato Meridionale dell’Ue e il coinvolgimento di Damasco nel Patto sul Mediterraneo, ha dichiarato: “L’Ue continuerà a restare al fianco dei siriani. Abbiamo revocato le sanzioni per aiutare il nuovo governo, perché la ripresa economica è una chiave per il futuro e vogliamo che sia guidata dalla Siria, che è un Paese sovrano. Il nostro impegno resta incrollabile, le nostre aspettative anche sono alte”.
La commissaria europea per il Mediterraneo Suica ha quindi annunciato, in un’intervista all’agenzia France-Presse (Afp) , un pacchetto di aiuti da 175 milioni di euro alla Siria, definendolo “un chiaro messaggio di sostegno da parte dell’UE”.
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