di Federica Marengo sabato 8 luglio 2023
-All’indomani della diffusione di fonti trapelate da Palazzo Chigi che, esprimendosi sulle vicende giudiziarie della ministra del Turismo Santanchè e del Sottosegretario alla Giustizia, Delmastro, hanno evidenziato come “parte della magistratura sembri fare opposizione in vista delle elezioni Europee”, e delle fonti di Via Arenula che hanno sottolineato la necessità di riformare l’avviso di garanzia e l’imputazione coatta, che “dimostra l’irrazionalità del nostro sistema”, questa mattina, nel corso della riunione del Comitato direttivo centrale dell’Associazione Nazionale Magistrati , svoltasi al Palazzo della Cassazione, il Presidente dell’Anm, Santalucia ha affermato: “Dopo i casi Santanchè e Delmastro, non meglio precisate fonti di palazzo Chigi hanno accusato parte della magistratura di schierarsi politicamente e il ministero della Giustizia si è unito alle voci di delegittimazione. Si tratta di un’accusa pesantissima che colpisce al cuore la magistratura. Non si arretra quando si tratta di difendere i valori della Costituzione. Non vogliamo alimentare lo scontro. Avremmo gradito una smentita dopo le accuse, e invece l’indomani due note di fonti ministeriali, con paternità dell’ufficio stampa del ministero della Giustizia sono intervenuti sugli stessi fatti. Lo scontro si è innalzato senza che noi abbiamo fatto nulla, uno scontro che subiamo e non voluto , ma che ci chiama a qualche chiarimento, perché accuse pesanti ci impongono di chiarire per evitare silenzi che apparirebbero equivoci. L’Anm , non ha alcuna voglia di alimentare lo scontro, ma quando il livello dello scontro si alza il nostro silenzio sarebbe l’impacciato mutismo di chi non sa reagire con fermezza a una politica muscolare rivolta a un’istituzione di garanzia. Noi interveniamo senza pregiudizi. Noi interveniamo senza soluzioni pregiudiziali, non apparteniamo a nessun partito e interveniamo esercitando un diritto di associazione, attenti a farlo riempiendo la nostra presenza con contenuti. Ma invece di parlare di contenuti critici si è spostato il dibattito sulla questione del diritto di parola dell’Anm. Siamo un’associazione libera e trasparentissima, non abbiamo nulla da nascondere né abbiamo bisogno di riconoscimenti di legittimazione. Noi siamo lontani dal potere e dalle fazioni politiche. La prima forma di garantismo è avere rispetto delle prerogative delle istituzioni, come la nostra che è fondamentale. Se si è garantisti dileggiando le istituzioni non possiamo guardare a questo ‘garantismo’ con rispetto. È la seconda volta in un mese che ci troviamo a difendere un giudice e non le toghe rosse delle procure. E questo è un elemento di preoccupazione. Nella nota di ieri del ministero della Giustizia si stigmatizza come abnormità il potere di controllo del giudice sul pm. Questo ci allarma: non si può consegnare all’opinione pubblica l’idea che il magistrato abbia esercitato in maniera anomala un potere-dovere, che è garanzia di legalità ed espressione del principio costituzionale dell’obbligatorietà dell’azione penale. Il sospetto è che la separazione delle carriere e le riforme costituzionali vengano sbandierate non perché si crede che servano a un miglioramento dell’attuale sistema, ma come una misura di punizione nei confronti della magistratura. Chiediamo con “umiltà” al governo e alla maggioranza di cambiare passo: non si può andare a una riforma costituzionale con questo passo, come risposta reattiva a un provvedimento fisiologico di un giudice che non piace perché colpisce qualcuno che è al governo. Il ministro, aveva assicurato che queste riforme non sono in un orizzonte immediato, ma ora ha detto che occorre accelerare sulla separazione carriere, perché un giudice non è stato d’accordo con un pm. Noi, vogliamo discutere di riforme che sembrano utili e di quelle che utili non ci sembrano, non interferiamo. Il ministero della Giustizia dovrebbe far il contrario di quanto avvenuto sul caso della ministra Santanchè: non manifestare sconcerto, e unirsi alle voci di delegittimazione, diffondendo nell’opinione pubblica l’idea che la magistratura stia andando oltre le funzioni che non sono proprie. Ma avendo poteri ispettivi, doveva attivarsi immediatamente, chiedendo all’ufficio giudiziario cosa è successo. Dal ministro mi sarei aspettato un’indagine immediata, e se non è successo niente, intervenire per eliminare ogni sospetto, altrimenti esercitare le sue prerogative”.
Poi, in riferimento a quanto detto ieri dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, dal palco del convegno “L’Italia nel Mediterraneo” (“Bisogna rendersi conto che il problema delle interferenze di alcune iniziative giudiziarie sull’attività della politica riguarda tutti, centrodestra e centrosinistra, e in 30 anni ha colpito tutti i governi, qualunque fosse l’orientamento. Con tutto l’equilibrio possibile, questo problema dovremo porcelo tutti, qualunque sia il ruolo, e provare a superarlo senza contrapposizioni che non fanno bene a nessuno. Perché c’è anche la tentazione di usare vicende giudiziarie di cui non si sa nulla“),il Presidente dell’Anm, Santalucia , ha sottolineato: “Anche il sottosegretario Mantovano, stimatissimo e stimabilissimo ex collega, parla di interferenze del giudiziario nella politica. Non ho ben compreso a cosa faccia riferimento, se il riferimento è ad un’indagine nei confronti di un ministro e ad un ordine di formulazione dell’imputazione, in quelle parole non rinvengo traccia di razionalità istituzionale”.
Quindi, al termine della riunione del Comitato Direttivo dell’ANM, è stato approvato all’unanimità un documento, nel quale si legge: “Riteniamo che intervenire nel dibattito che, fisiologicamente, precede e accompagna ogni proposta di riforma legislativa capace di incidere proprio sui diritti e sulle libertà sia propriamente un dovere dell’Associazione nazionale magistrati: è un dovere, perché il nostro intento è solo quello di far conoscere all’opinione pubblica, ed alle istituzioni cui poi spetta il compito delle decisioni e delle scelte, ogni aspetto, ogni profilo, ogni implicazione sottesi alle annunciate riforme. Lungi dall’essere un’interferenza, è la pretesa di essere ascoltati, perché portatori di conoscenze ed esperienze proprie del nostro ruolo; e perché tra i compiti, altissimi, della nostra Associazione vi è quello, irrinunciabile, di presidiare i valori essenziali dell’indipendenza e dell’autonomia, e di tutti quelli che vi sono indefettibilmente collegati. Ecco perché non rinunceremo mai a far sentire la nostra voce; ed ascoltarla, da parte di chi ha poi la responsabilità di compiere le scelte come espressione della sovranità popolare, è, per noi, indice, e dimostrazione, della qualità della democrazia. L’Associazione nazionale magistrati rappresenta la quasi totalità della magistratura italiana, e nei 114 anni della sua storia ha esercitato un ruolo essenziale, come interlocutrice qualificata e autorevole delle istituzioni dello Stato, del mondo forense, dell’Accademia, delle forze politiche e sociali. Con la sola parentesi, lunga e dolorosa, del regime fascista, la nostra Associazione è stata voce libera ed ascoltata, perché è la voce di chi esercita un ruolo essenziale nella vita della Repubblica, e per questo è portatrice di conoscenze e fautrice di proposte, in quanto animata dal solo proposito di rendere migliore il difficile compito dell’esercizio della giurisdizione, presidio dei diritti e delle libertà dei cittadini. L’Anm ribadisce con convinzione che l’architettura costituzionale che disegna la separazione dei poteri dello Stato è garanzia dell’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge e della tutela dei diritti fondamentali di fronte a ogni potere. Si tratta dei fondamenti dello Stato di diritto e della democrazia costituzionale al cui presidio sono poste anche la magistratura e l’esercizio della giurisdizione. L’Anm, a seguito delle numerose prese di posizione di esponenti della maggioranza governativa, alcune diffuse nella forma della ‘fonte ministeriale’ condivide i principi espressi in apertura della seduta del Comitato direttivo dal Presidente Giuseppe Santalucia. Il fatto che un giudice controlli l’azione del pubblico ministero non solo quando egli esercita l’azione penale e quella cautelare, ma anche quando intenda chiedere l’archiviazione, costituisce esercizio di una funzione strettamente connessa alla tutela dei diritti e degli interessi pubblici presidiati dalle norme penali ed è garanzia dell’uguaglianza dei cittadini davanti alla legge. Le prese di posizione, che si susseguono in questi giorni, censurando i provvedimenti di un giudice, sono incomprensibili, specie laddove provengano da chi propone, nello stesso tempo, di affidare a tre giudici invece che a uno la valutazione delle richieste di misure cautelari. Quando invece la richiesta del pubblico ministero va nella direzione auspicata, allora il giudice non serve più. Prima si auspica la separazione delle carriere, perché i giudici sarebbero subalterni ai pubblici ministeri, poi si insorge quando un giudice si discosta dalle loro richieste. E se queste posizioni provengono dal ministero della Giustizia l’incomprensibilità lascia posto allo smarrimento. Dobbiamo sperare che queste prese di posizione siano frutto di una lettura affrettata della vicenda processuale, che non siano veramente condivise dal responsabile del dicastero e dalla maggioranza governativa e che alcuni giorni di riflessione possano condurre a conclusioni più meditate”.
Dalla Maggioranza è il capogruppo alla Camera, in quota FdI, Foti, a esprimere la posizione del Governo nei confronti della Magistratura e sui casi Delmastro e Santanchè, in un colloquio con la giornalista Paola di Caro, de Il Corriere della Sera, nel quale ha dichiarato: “Nessuno vuole aprire una guerra tra politica e magistratura, certamente non noi. Semmai è successa un’altra cosa: il ministro Nordio non aveva ancora illustrato la sua riforma e l’Anm già la contestava…Noi siamo per una giustizia che funzioni, ma non siamo certo giustizialisti». Quanto a quello che sta accadendo intorno al ministro del Turismo, Daniela Santanchè, e il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro, desta molto, molto, ma molto stupore e molta preoccupazione. Sull’imputazione coatta per Delmastro, parlo di fatti. Il pm li aveva appurati e ha chiesto il proscioglimento, poi il gip, legittimamente sotto il profilo del codice, ha proceduto in modo diverso, vagliando la richiesta di formulazione del capo di imputazione. Quindi possiamo o no essere perlomeno perplessi sul fatto che, con una richiesta del pm di archiviazione, si vada avanti lo stesso? Io credo che in questi casi si arrivi al proscioglimento: quindi, dubbi sorgono. Non è da meno il caso Santanchè, un’altra anomalia, rispetto alla quale chiedo: Possibile che i giornali sappiano di un’indagine in corso e non lo sappia la diretta interessata? Ci si può stupire o no? È chiaro che anche questo è elemento che porta ad irritazione sotto il profilo dei rapporti lineari tra politica e magistratura. Lasciamo che la questione sia chiarita o conclusa nei tempi necessari, perché ciò accada. Prima non vedo ragioni per cui il ministro del Turismo dovrebbe dimettersi. Non confondiamo questioni ministeriali con vicende che riguardano tempi lontani e un’attività imprenditoriale che nulla aveva a che fare con il ministero. Se ci sono cose più recenti, lo vedremo”.
Dunque, se la Maggioranza appare compatta e pronta a procedere alla riforma della Giustizia, le Opposizioni si preparano a discutere la mozione di sfiducia nei confronti della ministra del Turismo Santanchè ,depositata in Senato dal M5S, e che sarà votata dal Pd, ma non da Italia Viva, che , tramite il deputato Rosato, intervistato da Il Dubbio,ha fatto sapere che per i renziani la suddetta mozione di sfiducia è “Un clamoroso autogol e la riforma della giustizia, una necessità ineludibile a cui Italia Viva non si sottrarrà”, spiegando sul caso della ministra Santanchè e sulla Riforma della Giustizia Nordio che: “Il garantismo è un principio che vale per tutti, anche per i ministri. Per i quali poi, come per chiunque faccia politica, valgono delle accortezze in più. E su questo il governo e la ministra si devono assumere le loro responsabilità. Altro è la mozione di sfiducia, che mi sembra sia il modo migliore per compattare la maggioranza. Sull’annunciata riforma Nordio, servono procedura più comprensibili, rapide, efficaci, con una semplicità di percorso che valga per la parte dell’accusa e per quella della difesa. Assistiamo continuamente a comunicazioni che dovrebbero restare riservate e che gli interessati, invece, continuano a leggere sui giornali prima di riceverle. Una realtà che dimostra che il problema esiste e bisogna smettere di parlare di riforme, ma farle. Siamo pronti a votare a favore perché erano cose che stavano nel nostro programma elettorale. Lavoreremo con gli emendamenti per affrontare le diverse questioni con spirito critico e di collaborazione”.
Nel frattempo, sul fronte interno ai partiti, il Comitato di presidenza di Forza Italia, tenutosi ieri, ha candidato alla guida del partito Antonio Tajani. “Il Comitato”, come si legge in una nota di FI : “ha approvato all’unanimità il documento politico, realizzato con il contributo di tutti i dirigenti, che sarà illustrato al Consiglio nazionale”.
Nel documento politico-programmatico si legge: “Il Consiglio nazionale di Forza Italia esprime grande apprezzamento per l`impegno dei membri del governo, dei parlamentari di amministratori locali azzurri per affermare i valori per realizzare gli obiettivi per i quali cittadini ci hanno dato fiducia, ribadisce il ruolo insostituibile della figura di Silvio Berlusconi come punto di riferimento e leader di Forza Italia, affida ad Antonio Tajani e agli organi dirigenti monocratici e collegiali, secondo le rispettive competenze previste dallo statuto, il compito di guidare il movimento fino al congresso nazionale, in spirito unitario, nella continuità con le idee e i principi del nostro fondatore”.
Il Vicepremier e ministro degli Esteri, ora Presidente pro tempore di FI,Tajani, ai microfoni della trasmissione di Canale 5 Morning News, ha dichiarato: “Forza Italia andrà avanti col sostegno della famiglia Berlusconi. La famiglia considera Fi una delle realizzazioni più importanti di Silvio Berlusconi. Proprio per onorare la sua memoria e per trasformare in realtà tutti i sogni del nostro leader non realizzati, noi abbiamo il dovere di andare avanti”.
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