di Federica Marengo mercoledì 12 marzo 2025
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-Sono in corso a Doha, in Qatar i negoziati tra le delegazioni di Israele e Hamas sulla proposta dell’inviato speciale per il Medio Oriente degli USA, Witkoff”, sul futuro del cessate il fuoco a Gaza e sull’accordo di rilascio degli ostaggi, che prevede: un’estensione di circa due mesi del cessate il fuoco, durante la quale Hamas rilascerebbe circa metà degli ostaggi vivi in anticipo e il resto alla fine, insieme alla fine della guerra.
Witkoff, che ieri è atterrato in Qatar per partecipare ai negoziati, ha incontrato il Premier del Qatar, Mohammed bin Abdulrahman Al Thani, il cui Paese ha elogiato per i suoi “eccezionali” sforzi di mediazione, insieme con Egitto, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti.
Proprio i Paesi mediatori: Qatar, Stati Uniti ed Egitto , negli incontri che si stanno tenendo a Doha, stanno premendo su Hamas affinché accetti il piano Witkoff , pena la ripresa della guerra con Israele a Gaza, dove , nonostante la tregua, sono in corso raid israeliani che hanno causato morti e feriti.
Tuttavia, secondo il media del Qatar al Arabi al Jadeed: “ Gli Stati Uniti avrebbero informato il Cairo della decisione di ridurre gli aiuti militari che forniscono all’ Egitto a partire dall’anno prossimo”.
In merito, un diplomatico egiziano di Washington, ha affermato che” l’annuncio della riduzione non specifica l’entità del taglio, che sarà determinato in seguito, dopo consultazioni interne americane”.
Secondo fonti egiziane: “Il Pentagono ha aumentato la pressione sul Cairo nel tentativo di convincerlo a cambiare la sua posizione di rifiuto di cooperare con il piano statunitense per la Striscia di Gaza“.
Restando nell’ambito del piano per il futuro di Gaza, l’Autorità nazionale palestinese ha condannato Hamas per aver avviato trattative con gli Stati Uniti sul futuro di Gaza, affermando che ciò danneggia l’unità palestinese e viola la legge contro le comunicazioni con soggetti stranieri.
Il portavoce del Presidente Abu Mazen, in una dichiarazione ufficiale rilasciata alla Wafa, ha sottolineato che “i colloqui aggirano e indeboliscono il consenso arabo a favore del piano egiziano per la Gaza nel dopoguerra”, invitando Hamas a porre fine alla divisione intra-palestinese e a consegnare la Striscia di Gaza all’Autorità nazionale palestinese.
Quanto alla situazione in Libano, dove il comandante dell’unità di difesa aerea di Hezbollah è stato ucciso in un’incursione dell’Aeronautica israeliana , dopo l’incontro di ieri a Naqoura tra i rappresentanti di Israele, Stati Uniti, Francia e Libano, l’ufficio del Premier israeliano Netanyahu ha annunciato che intende tenere colloqui diplomatici con il Libano su diverse questioni controverse, tra cui il conteso confine terrestre e che, per questo, “ come gesto di buona volontà nei confronti del neoeletto Presidente libanese Joseph Aoun e, in coordinamento con gli Stati Uniti, Israele ha accettato di rilasciare i cinque detenuti libanesi”.
Tre, i gruppi di lavoro congiunti che saranno istituiti per “stabilizzare l’area” e concentrarsi su cinque punti strategici, tra cui alcune questioni controverse come: la Linea Blu e i detenuti libanesi sotto custodia israeliana.
In merito, un alto funzionario israeliano ha dichiarato al The Times of Israel che: “L’obiettivo di Israele nei nuovi colloqui con il Libano è raggiungere la normalizzazione”. Ma più tardi, una fonte libanese ha replicato al canale pro-Iran al Mayadeen che i rapporti con Israele non sono in agenda e che i tre gruppi di lavoro, “non sono separati dalla risoluzione 1701 ( che ha posto fine al precedente conflitto tra Israele e Hezbollah nel 2006 e chiede che il Libano meridionale sia libero da truppe o armi diverse da quelle dello Stato libanese) e non si impegneranno in negoziati diretti tra Libano e Israele”.
Intanto, al termine della scadenza dei quattro giorni concessi a Israele per il ripristino delle consegne di aiuti a Gaza, i ribelli Houthi dello Yemen hanno annunciato la ripresa delle ostilità e del divieto di attraversamento per le navi israeliane nel Mar Rosso, nel Mar Arabico, nello stretto di Baba al-Mandab e nel Golfo di Aden.
Infine, in Siria la presidenza siriana ha annunciato la firma di una dichiarazione che spiega l’accordo con il capo delle Forze democratiche siriane (SDF) a maggioranza curda per integrare le istituzioni dell’amministrazione curda nel governo nazionale.
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