di Federica Marengo giovedì 6 marzo 2025

-Ieri mattina, nella sala Verde di Palazzo Chigi, si è svolto l’incontro tra il Governo e i rappresentanti dell’Unione delle Camere Penali italiane, per discutere della riforma costituzionale della giustizia e della separazione delle carriere dei giudici, su cui l’UNCPI si è espressa a favore.
Presenti alla riunione, presieduta dalla Premier Meloni, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Mantovano, il ministro della Giustizia Nordio e in videocollegamento il Vicepremier e ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale Tajani.
Per l’UNCPI, invece, erano presenti: il Presidente Francesco Petrelli e il segretario Rinaldo Romanelli, insieme con la Giunta.
Secondo quanto riportato in una nota di Palazzo Chigi, diffusa al termine dell’incontro, la Presidente Meloni, durante la riunione, ha ringraziato gli avvocati per “il grande lavoro che svolgono quotidianamente al servizio della giustizia” , per poi illustrare i principali elementi che caratterizzano la riforma costituzionale riguardante la separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri, all’esame del Parlamento, finalizzata a garantire la parità processuale tra accusa e difesa.
Nel corso del confronto, si è parlato anche della questione del sovraffollamento delle carceri, in merito a cui il Guardasigilli Nordio e il sottosegretario Mantovano “hanno ricordato i provvedimenti già adottati e le azioni poste in essere dal Governo” e ribadito che l’obiettivo dell’Esecutivo è di porvi fine.
Infine, Palazzo Chigi ha sottolineato che “Governo e Camere Penali si incontreranno nuovamente in futuro, in modo da mantenere uno spazio di confronto stabile, volto alla modernizzazione dell’amministrazione della giustizia”.
Anche l’Unione delle Camere Penali italiane, al termine dell’incontro ha diffuso una nota nella quale ha dichiarato di “aver rappresentato al Governo il pieno sostegno alla riforma costituzionale dell’ordinamento giudiziario e alla indispensabile separazione delle carriere dei magistrati giudicanti e requirenti, oggetto da sempre dell’impegno e dell’azione dell’UCPI”.
L’UNCPI, inoltre, ha auspicato che “l’iter di approvazione della riforma costituzionale prosegua senza modifiche che alterino l’efficacia del sorteggio e le funzioni dell’Alta Corte disciplinare, presidi fondamentali per contrastare le degenerazioni correntizie” e ha evidenziato che “complessivamente, si tratta di una riforma che rafforza la magistratura giudicante tutelando l’indipendenza e l’autonomia del Pubblico ministero, conservando integre le prerogative e le garanzie previste dalla nostra Costituzione repubblicana”.
Poi, nella nota, l’UNCPI ha fatto sapere che, con il Governo, si è parlato anche della “sempre più drammatica situazione delle carceri italiane”, del “crescente fenomeno del sovraffollamento” e della “tragica ed inarrestabile escalation dei suicidi”, sottolineando che essi “ non possono trovare rimedio nell’ampliamento degli spazi disponibili, che non garantisce alcuna possibilità di recupero ed incentiva la recidiva, ma deve ,al contrario , procedere da un progressivo abbandono di una visione carcerocentrica inevitabilmente priva di prospettive risocializzanti”.
Infine, l’UNCPI, ha ringraziato la Premier Meloni per “aver sottolineato l’utilità dell’incontro e per l’auspicio che non rimanga un evento isolato, ma che possa essere l’inizio di un dialogo diretto e costante con i penalisti italiani sui temi della giustizia”.
La riforma costituzionale della Giustizia con la separazione delle carriere dei giudici è stata anche al centro del confronto tenutosi nel pomeriggio a Palazzo Chigi tra il Governo e l’Associazione Nazionale Magistrati, rappresentata dal Presidente, Cesare Parodi, dal segretario Rocco Maruotti e dal Vicepresidente Marcello De Chiaria, presieduto sempre dalla Premier Meloni, dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Mantovano, dal ministro della Giustizia Nordio e dai Vicepremier e ministri Tajani e Salvini.
Come riferito da Palazzo Chigi in una nota, “L’incontro è stato franco e proficuo” e “Il Presidente del Consiglio ha ringraziato l’ANM per le osservazioni e gli spunti emersi nel dibattito e ha annunciato la disponibilità di aprire un tavolo di confronto sulle leggi ordinarie di attuazione della riforma e sul documento in otto punti presentato dall’ANM, che riguarda l’amministrazione della giustizia”, ribadendo , però, “la volontà di proseguire con determinazione e velocità nel percorso di attuazione della riforma costituzionale, auspicando la sua approvazione in tempi rapidi”.
Terminato il confronto, il Presidente dell’ANM Parodi ha dichiarato ai cronisti e alle croniste in attesa fuori da Palazzo Chigi: “È stato un incontro non breve in cui c’è stato un lungo scambio di opinioni che, devo dire, non ha portato a sostanziali modifiche delle nostre posizioni e tantomeno di quelle del governo. Io credo non sia stato inutile perché abbiamo avuto modo di spiegare nel dettaglio le ragioni specifiche, tecnico-giuridiche, che ci portano assolutamente a non condividere questa riforma. Lo abbiamo fatto. E abbiamo preso atto con molta chiarezza di una volontà del governo di andare avanti senza alcun tentennamento, e alcuna modifica sul punto. In tutta sincerità, non mi aspettavo di più e non lo considero un fallimento. Lo considero un momento di chiarezza per la prosecuzione della nostra attività, per la nostra volontà di arrivare alla gente, di farci capire. In qualche modo, ci aiuta perché sappiamo perlomeno che questo processo è destinato ad andare avanti, legittimamente, perché è una procedura costituzionale che noi rispettiamo e nella quale ci inseriremo come cittadini nel dibattito democratico”.
Quindi, rispetto alla proposta di un “sorteggio temperato” e alla possibilità che vengano apportate al testo della riforma delle modifiche, il Presidente dell’ANM Parodi ha spiegato: “Non abbiamo parlato di sorteggio temperato. Ero assolutamente certo che nulla sarebbe arrivato, anche per una ragione di tempi. La riforma non può tornare indietro se il governo vuole approvarla in questa legislatura. Allora evidentemente non può neanche fare una piccola correzione perché sapete che altrimenti dovrebbe ripartire da capo alle Camere e i tempi non ci sono. Forse è meglio così, chiarezza per tutti, rispetto per tutti, noi andiamo avanti con serenità e se la riforma sarà approvata saremo i primi evidentemente ad applicarla”.
Poi, il Presidente dell’ANM Parodi ha sottolineato che la mobilitazione contro la riforma continuerà: “cercando la gente, i corpi intermedi, degli interlocutori e cercando di far capire quello che molte persone non credono. Lo leggiamo sui social. Tanti pensano veramente che noi siamo qui per difendere interessi corporativi, la casta, i privilegi. Se noi non abbattiamo queste convinzioni, se non lo facciamo con estrema forza e capacità, la partita è persa fin dall’inizio. Ci saranno manifestazioni, ma di varia natura. Ci saranno dibatti, ci saranno interventi sui social, ci saranno, speriamo, interventi televisivi, pubblicazioni sui giornali, opuscoli e incontri con la gente. Quello che si può fare in una democrazia per far valere le proprie idee”.
In ultimo, riguardo alla proposta di riforma della Giustizia in otto punti presentata dall’ANM al Governo, rilevando un interesse e un’apertura in merito da parte dell’Esecutivo, il Presidente Parodi ha detto: “Gli otto punti sono una proposta costruttiva perché ci teniamo a dare l’impressione non di essere soltanto qua per criticare ma anche per dare un contributo effettivo al funzionamento della giustizia. Sono otto punti meditati fra di noi, condivisi, che toccano gli aspetti centrali in quello che dovrebbe riguardare i cittadini, ossia una giustizia più rapida, più efficiente, più efficace, più vicina a quelle che sono le esigenze della gente. Ho notato un grande interesse, perché effettivamente riguardano concretamente il prodotto giustizia finale, non questa riforma che, come abbiamo detto più volte, non è una riforma della giustizia ma del ruolo dei magistrati all’interno dell’ordinamento. Sull’intenzione di lavorare per una giustizia migliore attraverso gli otto punti, ed eventualmente anche altri, abbiamo trovato sicuramente un’apertura. Di questo ci rallegriamo, e speriamo che ci possa essere un seguito. E, se ci saranno dei discorsi da fare per realizzare concretamente questi punti, se saremo coinvolti, come gli avvocati, certamente non ci tireremo indietro”.
Nella giornata di oggi, invece, la Presidente del Consiglio Meloni ha partecipato a Bruxelles al Consiglio Europeo straordinario dedicato alla guerra in Ucraina, al sostegno a Kiev e alla Difesa europea.
Il vertice all’Europa Building, cui hanno preso parte la Presidente della Commissione Ue von der Leyen, il Presidente del Consiglio Ue Costa, il Presidente ucraino Zelensky e i 27 capi di Stato e di Governo dell’Unione, è iniziato con il confronto con la Presidente del Parlamento Ue Metsola ed è proseguito con il pranzo di lavoro con il Presidente Zelensky e con due sessioni di lavoro a 27 dedicate per l’appunto ai temi della guerra in Ucraina, del sostegno a Kiev e della Difesa Ue, all’indomani della presentazione in conferenza stampa ,da parte della Presidente von der Leyen ,del piano di riarmo dell’Europa (Rearm Eu) da 800 miliardi di euro, che, proprio nell’ambito della riunione straordinaria, quest’ultima ha spiegato nel dettaglio.
Presente per l’Italia al Consiglio Ue straordinario, la Presidente del Consiglio Meloni, che riguardo alla scelta del nome del piano ha sottolineato che si tratta di un nome “infelice”, perché “non dà l’idea dell’intervento complessivo in una dimensione , quella della difesa e della sicurezza , che non riguarda solo gli armamenti, ma anche aspetti come cybersicurezza, infrastrutture, ricerca e sviluppo”.
Inoltre, la Premier non sarebbe d’accordo con l’utilizzo dei fondi di Coesione per l’acquisto di armi, poiché essi devono restare vincolati agli obiettivi stabiliti. Quindi, come riportato da fonti italiane, starebbe conducendo “una battaglia, anche in coordinamento con altri Stati membri, per evitare uno spostamento delle risorse dei fondi di Coesione verso il riarmo”.
La Presidente del Consiglio Meloni si è detta invece a favore dell’esclusione delle spese di difesa dal calcolo del rapporto deficit/Pil e della proposta di Berlino di arrivare anche a una revisione organica del Patto di Stabilità che, secondo l’Italia, dovrebbe “comprendere anche la sicurezza in senso più ampio e altri beni pubblici europei a partire dalla competitività”.
In ultimo, per la Presidente del Consiglio Meloni, l'”interezza” dei fondi previsti deve essere destinata a spese ammissibili”, ovvero rendicontate in ambito Nato, attraverso la creazione di un meccanismo di riconoscimento delle risorse investite dagli Stati membri Ue nei programmi di difesa europei anche nell’ambito dell’Alleanza Atlantica, per incrementare il livello di spesa come richiesto dal Presidente degli USA Trump.
A tal proposito, l’Italia presenterà una proposta di lavoro affinché la Commissione e il Servizio europeo per l’azione esterna stabiliscano tale meccanismo di rendicontazione.
Il Vicepremier e ministro per gli Affari Esteri e la Cooperazione internazionale Tajani, al suo arrivo al vertice del Ppe, svoltosi prima del Consiglio Ue straordinario, sottolineando che “Sicurezza non è solo comprare carri armati” e che l’Italia non userà i fondi di Coesione”, ha dichiarato: “Mi pare assolutamente impossibile pensare di garantire la sicurezza dell’Ucraina e dell’Europa senza un solido rapporto transatlantico, senza la Nato. E’ fondamentale, l’abbiamo detto fin dal inizio, che senza gli Stati Uniti non si può fare. Detto questo significa anche che noi dobbiamo fare la nostra parte, cioè spendere più per la nostra sicurezza. Sicurezza non è la guerra, significa anche la sicurezza delle nostre strade, dei nostri concittadini che vivono ogni giorno, magari correndo dei rischi. Significa molto, non bisogna semplificare. Sicurezza è qualcosa di molto più ampio della guerra. Nessuno vuole la guerra”.
Quanto all’agenda di Governo, domani, la Presidente del Consiglio Meloni sarà a Ginevra per una visita al Cerne, mentre nel pomeriggio si terrà il Consiglio dei Ministri.
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