Si è svolta ieri, a Palermo, la cerimonia di commemorazione del ventisettesimo anniversario della strage mafiosa di Capaci (23 maggio 1992), nella quale persero la vita il giudice Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo, anch’ella magistrato e gli uomini della scorta, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani. Ricordati anche Paolo Boresellino e la sua scorta, caduti, pochi mesi dopo, sempre per mano mafiosa, nell’attentato di Via D’Amelio del 19 luglio. Giunti nel capoluogo siciliano, a bordo della Nave della Legalità, partita nel pomeriggio di mercoledì 22 dal porto di Civitavecchia, 1.500 studenti, di ogni ordine e grado, unitisi ai giovani palermitani. Presenti in mattinata alla celebrazione nell’Aula bunker dell’Ucciardone, oltre alla sorella del magistrato, la Professoressa Maria Falcone, le più alte cariche dello Stato. Nel pomeriggio,poi, doppio corteo di giovani per raggiungere l’Albero di Falcone, in via Notarbartolo, per il rituale “Silenzio” e la contromanifestazione del Centro Impastato, con l’Anpi e l’Arci alla Casina no Mafia di Capaci. Molto discusse le assenze degli amministratori locali, di Comune e Regione, Orlando e Musumeci e del Presidente regionale dell’Antimafia Fava, in polemica con il Vicepremier e ministro dell’Interno Salvini e con il Governo.
di Federica Marengo venerdì 24 maggio 2019
“A ventisette anni dalle stragi di Capaci e di via D’Amelio, legate dalla medesima , orrenda strategia criminale, la Repubblica si inchina nel ricordo delle vittime e si stringe ai familiari. Vanno ringraziati quanti da una ferita così profonda hanno tratto ragione di un maggior impegno civico per combattere la mafia, le sue connivenze, ma anche la rassegnazione e l’indifferenza che le sono complici. I nomi di Giovanni Falcone, Paolo Borsellino , Francesca Morvillo, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro, Vito Schifani, Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli, Emanuela Loi, Claudio Traina sono indimenticabili. Nella loro disumanità gli assassini li hanno colpiti anche come simboli , a loro avversi, delle istituzioni democratiche e della legalità. Il loro sacrificio è divenuto motore di una riscossa di civiltà, che ha dato forza allo Stato nell’azione di contrasto e ha reso ancora più esigente il dovere dei cittadini e delle comunità di fare la propria parte per prosciugare i bacini in cui vivono le mafie. Questa riscossa ha già prodotto risultati importanti. Ma deve proseguire. Fino alla sconfitta definitiva della mafia, che Falcone e Borsellino hanno cominciato a battere con il loro lavoro coraggioso, con innovativi metodi di indagine, con l’azione nei processi, con il dialogo nella società, nelle scuole, soprattutto con una speciale attenzione all’educazione dei giovani”. Con queste parole, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ricordato ieri, a ventisette anni dalla morte nell’attentato di mafia, avvenuto a Capaci, nel tratto autostradale tra l’aeroporto di Punta Raisi e Palermo, il giudice Giovanni Falcone, la moglie e magistrato Francesca Morvillo e gli uomini della scorta : Rocco Dicillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani.
L’intensa giornata di celebrazioni, che quest’anno cade nell’ottantesimo complenanno del magistrato, è cominciata con l’arrivo, al porto di Palermo, nelle prime ore della mattina,dei 1.500 studenti di ogni ordine e grado, partiti dal porto di Civitavecchia, a bordo della Nave della Legalità, nel pomeriggio del 22 maggio.
Accolti dal primo cittadino Leoluca Orlando, che ha sottolineato come Palermo sia cambiata in questi anni grazie a chi ha creduto nella lotta alla mafia, i ragazzi, unitisi ai giovani palermitani, sono confluiti presso l’Aula bunker del carcere dell’Ucciardone, luogo del primo maxi-processo alla mafia celebrato da Falcone fra il 1986 e il 1987, dove si è svolta la celebrazione ufficiale, trasmessa in diretta su Rai Uno.
Presenti alla cerimonia, organizzata dalla Fondazione Falcone in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, oltre alla sorella del magistrato, la professoressa Maria Falcone, le più alte cariche dello Stato: il Premier Giuseppe Conte, che ha reso omaggio al giudice, deponendo una corona d’alloro ai piedi della stele eretta in memoria sua e di quanti caddero insieme con lui nei pressi del luogo dell’attentato e, recandosi successivamente a Ciaculli, al Giardino della Memoria, per incontrare i bambini delle scuole elementari, il presidente della Camera Roberto Fico, i ministri Salvini, Bonafede e Bussetti, il Procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero de Raho , il capo della Polizia di Stato, Franco Gabrielli, il presidente della Commissione Antimafia Nicola Morra, l’ex Presidente del Senato, Pietro Grasso e Nando Dalla Chiesa, figlio del generale dei Carabinieri e prefetto di Palermo Carlo Alberto.
“Grazie a tutti i professori e ai ragazzi che ricordano Giovanni e Paolo, che sono l’Italia migliore”, ha detto la sorella del giudice all’inizio delle celebrazioni all’Ucciardone, aggiungendo poi, in merito alle polemiche scaturite dalla decisione degli amministratori locali, Orlando e Nello Musumeci e del Presidente dell’Antimafia Claudio Fava di non partecipare alla manifestazione istituzionale per via della presenza all’evento del titolare del Viminale, Matteo Salvini e di numerosi esponenti del Governo : “Le polemiche non devono esistere perché dividono e creano isolamento. La cosa bella di cui parlare sono questi giovani che vengono a Palermo per ricordare Giovanni e Paolo e per parlare di legalità e lotta alla mafia. Le polemiche creano grossissimi problemi all’antimafia e sono un premio per la mafia. Come ha detto il presidente Mattarella, dico anche io che ce la faremo, sconfiggeremo la mafia”.
“Vengo da Napoli, conosco bene la situazione dei clan. Noi dobbiamo esserci con una presenza forte e culturale nei territori dove la criminalità organizzata arruola i giovani come manovalanza. Dobbiamo andarci a prendere i figli dei camorristi e spezzare quella catena”, ha detto invece, nel suo intervento nel’Aula Bunker , il presidente della Camera, Roberto Fico, che ha auspicato l’istituzione di un “piano Marshall”, ovvero una sinergia tra tutti i Ministeri, Presidenza del Consiglio, Camere e Comuni per contrastare le Mafie e sottrarre bambini e ragazzi dalle maglie della criminalità, riecheggiato dal ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Marco Bussetti, che ha sottolineato: “Ci sono qui migliaia di ragazzi che partecipano e, per la scuola, questo, è importante. Stiamo lanciando dei messaggi forti per combattere la mafia, rafforzare l’educazione alla legalità e sviluppare la coscienza critica”.
“I ragazzi che ho incontrato stamattina e, che sono qua, sono il segno che vinceremo. Che l’Italia vincerà contro la mafia, la camorra e la ‘ndrangheta. Giorno per giorno , sequestro dopo sequestro, stiamo portando via tutto alla mafia. Il momento più bello da ministro è quando ho dato il primo colpo per abbattere la villa dei Casamonica nella periferia romana. Stiamo procedendo e spero che lo continueremo a fare con coraggio. Ogni giorno che il buon Dio manda in terra prego per gli uomini delle scorte, che hanno nomi meno noti, che non sono ricordati, ma che hanno scelto un mestiere difficile. Oggi ci sono circa 2.200 poliziotti e finanzieri che rischiano la vita per proteggere persone a rischio , li ricordiamo e ringraziamo. Penso che chi ha ucciso quelle persone abbia tolto la vita e abbia provocato un dolore immenso ai familiari, ma abbia svegliato il popolo italiano. Quel sacrificio è valso il risveglio di un popolo, nulla è stato più come prima. Falcone diceva : “Chi tace e piega la testa ,ogni giorno, muore, chi ha coraggio, se muore, lo fa una volta sola”. Invito tutti questi ragazzi ad andare in giro a testa alta, mai aver paura di niente e di nessuno”, ha detto il Vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini, contestato all’ingresso dell’Ucciardone e nel centro di Palermo, mediante scritte su lenzuola.
“Oggi, niente polemiche. Lo Stato deve essere unito e compatto sul fronte della legalità. Provo una serie di emozioni indescrivibili, regalate da tanti cittadini che sono qui perché ci tengono. Sulle stragi che hanno dilaniato il nostro Paese lo Stato ha il dovere di accertare la verità. La Magistratura sta lavorando. Nella lotta alla criminalità organizzata, se da un lato è necessaria la collaborazione tra nazioni, dall’altra è importante la Convenzione di Palermo, perché impone uno standard di leggi e azioni che possano unire questi Paesi. Mi piace pensare alla Convenzione di Palermo come a una grande idea di Falcone che cammina sulle gambe di milioni di cittadini nel mondo”, ha evidenziato il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede.
Sulla lotta alla criminalità organizzata, poi, il Procuratore Nazionale Antimafia, Federico Cafiero de Raho, ha spiegato: “Le mafie devono essere combattute non solo con la repressione, ma tutti si devono attivare per impedire che esse entrino nei flussi dove circola il denaro, perché le mafie stanno cambiando pelle, non sparano più, ma sono infiltrate negli affari”.
“Non vorrei che passasse il messaggio che, una volta che venga preso Matteo Messina Denaro, e lo prenderemo, la partita sia chiusa, ma non è così. Io continuo a sostenere che la priorità è il contrasto delle mafie e per batterle serve la cooperazione internazionale”, ha detto il Capo della Polizia di Stato Franco Gabrielli.
“Bisogna smetterla di accettare il puzzo del compromesso morale che sporca le istituzioni”, ha esortato il Presidente della Commissione Antimafia Nicola Morra.
“A Giovanni Falcone devo l’insegnamento più bello: rialzarsi sempre, anche quando sembra sia impossibile farlo. Il tempo passa, ma questa lezione no: è ancora lì per spingerci a fare il nostro meglio”, ha dichiarato l’ex Presidente del Senato Pietro Grasso.
Ha invitato a non dimenticare la scuola come “culla imprescindibile dei valori con cui contrastare la mafia”, il professor Nando dalla Chiesa, figlio del generale dei Carabinieri e prefetto di Palermo Carlo Alberto, ucciso con la moglie Emanula Setti Carraro e l’agente di scorta, Domenico Russo, in un attentato di mafia, il 3 settembre del 1982
Ultimo, a prendere la parola, il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che ha affermato: “La lotta alla mafia è una battaglia di libertà contro chi vuole confondere la verità con la menzogna, contro la politica deviata, contro l’opacità. La lotta alla mafia è una battaglia per le persone. La lotta alla mafia è una battaglia anche contro la paura. Il mio Governo è impegnato a combattere la mafia in primo luogo sostenendo le Forze dell’Ordine, organi requirenti e giudicanti nel loro impegno quotidiano. Lo Stato compie un’azione quotidiana per fare terra bruciata alla mafia e, per farlo, occorre garantire una maggiore giustizia sociale. Il mio Governo è impegnato nella lotta alla mafia: si tratta di creare le condizioni perché non ci sia più qualcuno che pensi che c’è bisogno della mafia. Ciascuno di noi, nei luoghi in cui vive e nelle funzioni che è chiamato a svolgere, ispirato dall’esempio di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, può contribuire alla edificazione di una società più giusta, di una società più umana. Il ricordo, quindi, dei nostri due magistrati, dei nostri eroi e delle vittime delle stragi mafiose, sia pietra di inciampo posta sul nostro cammino per non dimenticare mai questo inderogabile dovere”.
Poi, nel pomeriggio, i due cortei di giovani, l’uno, proveniente da Via D’Amelio, luogo dell’attentato al giudice Borsellino e alla sua scorta, e l’altro dall’Ucciardone, con in marcia Maria Falcone, il presidente della Camera Fico , il Procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero de Raho e il fondatore di Libera don Luigi Ciotti, sono confluiti in via Notarbartolo, per la cerimonia commemorativa presso l’Albero Falcone, dove, alle 17:58, ora della terribile esplosione, che deflagrò le automobili su cui viaggiavano Falcone, la moglie e gli agenti della scorta, il trombettiere della Polizia di Stato ha intonato il “Silenzio” e l’Inno di Meli e i bambini hanno proclamato i nomi delle vittime, librando in aria dei palloncini.
A Capaci, poi, alla “Casina No Mafia”, nel luogo dove fu innescato l’ordigno che causò la strage, si è tenuto, in dissenso con la Fondazione Falcone e con i ministri dell’attuale Governo, un incontro-ricordo organizzato da alcune rappresentanze studentesche, in collaborazione con Sinistra Comune, il Centro Impastato ,l’Anpi e l’Arci, alla presenza tra gli altri il segretario Pd, Nicola Zingaretti e del fondatore di Libera, don Ciotti, che ha puntualizzato: “La politica mi sconvolge. Ogni giorno se ne sente una. Ci manca tanto Rita Borsellino. Ho anche molta paura della retorica della legalità, una parola che ci hanno rubato. E’ diventata la grande bandiera che tutti sventolano, dimenticandoci che la legalità è un mezzo per raggiungere la giustizia”.
Infine, numerosi, i messaggi Social di esponenti politici, tra i quali il Vicepremier e Ministro Luigi Di Maio, che su Facebook ha scritto: “Se oggi è un giorno, una ricorrenza, commemorare la morte di uno degli eroi di questa nazione, non significhi limitarsi al minuto di silenzio che oggi giustamente gli tributeremo. Commemorare il giudice Falcone è , prima di tutto, per chi come me si trova a rappresentare lo Stato, una responsabilità. Lo dico perché, anche al Governo, il nostro messaggio è sempre stato chiaro: le istituzioni devono essere sempre intransigenti nei confronti di mafie e corruzione. Perché, girarsi dall’altra parte o tollerare questi fenomeni , significa essere complici!. Siamo grati al giudici Falcone e alle sue intuizioni nel contrasto alla criminalità organizzata. Dobbiamo rendere giustizia ogni giorno a chi ha lottato e lotta contro la criminalità per la libertà degli italiani. Ma dobbiamo anche ricordarci che le commemorazioni servono solo se seguite da azioni coerenti. Il nostro impegno è difendere sempre i valori e la cultura della trasparenza e della legalità. Oggi, come sempre, è doveroso ricordare l’esempio di uomini e donne che hanno dato la vita per lo Stato. Questo, più di ogni altra cosa, significa far camminare le loro idee sulle nostre gambe”.
“Abbiamo il dovere di tenere vivo il ricordo di Giovanni Falcone, di sua moglie e della sua scorta. L’orribile strage di Capaci ci ricorda che la mafia si sconfigge con i fatti e non lasciando solo chi la combatte”, ha scritto, sempre sui Social, il Presidente del Parlamento UE e Vicepresidente di Forza Italia, Antonio Tajani.
“Oggi ricorre l’anniversario della morte di Giovanni Falcone. Il suo ricordo , con quello di Paolo Borsellino e dai tanti caduti nella lotta alla mafia, non è stato scalfito. I suoi insegnamenti camminano sulle nostre gambe. “Gli uomini passano, ma le loro idee restano”, ha twittato la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni.
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