Emersa nella mattinata di venerdì 24 maggio, dagli scavi nel cantiere dei Fori Imperiali, una testa in marmo risalente, secondo una prima valutazione, al periodo imperiale (I secolo a.C-V secolo d.C). A detta del responsabile scientifico dei lavori, curati dalla Soprintendenza capitolina ai Beni Culturali, alcuni elementi iconografici presenti nella raffigurazione, quali : il fiore di corimbo e la foglia d’edera scolpiti sulla fascia che adorna i capelli della statua, in quanto iconografie tipiche e ricorrenti di Dioniso, farebbero pensare alla raffigurazione del dio. Attualmente in deposito, la testa sarà presto esaminata per reperire tracce di colore o di pietre preziose che possano aiutare a fissare una datazione certa. Una nuovo rinvenimento, dunque, dopo la scoperta casuale nel 2018 di una sala affrescata nella Domus Aurea di Nerone, denominata per le sue decorazioni : “la Sala della Sfinge”.
di Federica Marengo domenica 26 maggio 2019
“E’ appena emersa dagli scavi di via Alessandrina questa bellissima testa. Ringrazio la Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali che cura gli scavi. Presto daremo informazioni più accurate , intanto le diamo un caldo benvenuto nel patrimonio di Roma”. Con queste parole, scritte in un post pubblicato su Facebook, il vicesindaco di Roma, con delega alla Cultura, Luca Bergamo, è stato il primo ad annunciare il rinvenimento, nella mattinata di venerdì 24 maggio, di una testa di statua in marmo bianco, di dimensioni di poco maggiori al vero e in ottimo stato di conservazione.
Incassata in un muro tardo medievale, poiché reimpiegata in quell’epoca come materiale edilizio, la testa è riemersa nell’area dei Fori Imperiali, all’interno del cantiere di Via Alessandrina (via post-antica, risalente al XVI° secolo), chiuso più volte fra il 2016 e il 2017, per la presenza di cavi dell’illuminazione pubblica e, riaperto nel dicembre 2018 per riunificare ai Mercati di Traiano, i Fori di Traiano, Augusto e Nerva, rimuovendo i 30 metri iniziali della via appartenente al quartiere alessandrino, edificato nel XVI° secolo e poi completamente spianato nel 1932, in pieno regime fascista, per realizzare la “via dell’Impero”(ovvero, l’attuale via dei Fori Imperiali).
Secondo la prima valutazione effettuata da Claudio Parisi Presicce, direttore dei Musei archeologici e storico-artistici della Sovrintendenza e dei lavori, finanziati nel 2014 con una donazione da 1 milione di euro da parte del Ministero della Cultura e del Turismo dell’Azerbaijan, la testa, leggermente inclinata, raffigurerebbe una divinità , con ogni probabilità: Dioniso, signore del vino, dell’ebbrezza e della tragedia. Infatti, sono presenti elementi iconografici caratteristici del dio della mitologia greca, ricorrenti anche in altre rappresentazioni, come il fiore di corimbo e la foglia d’edera scolpiti sulla fascia che adorna il capo della statua.
Quanto alla datazione, ha spiegato il direttore scientifico, la presenza di tracce di pasta vitrea o di pietre preziose nelle cavità degli occhi, ora vuote, tipiche di uno stile caratterizzante il periodo imperiale della scultura romana, farebbe propendere per un arco temporale compreso fra il I°secolo a.C e il V° secolo d.C . .
Condotta al Museo dei Fori Imperiali, presso i Mercati di Traiano, la testa di statua sarà presto in laboratorio per un restauro e per una ripulitura finalizzata alla ricerca di tracce residue di colore, utili a datare il reperto con più precisione.
Accolta come una “bellissima sorpresa” dalla Soprintendenza capitolina e dalla sindaca di Roma, Virginia Raggi, che, su Facebook, subito dopo aver appreso del ritrovamento, ha scritto: “Roma sorprende e ci regala emozioni ogni giorno. Questa mattina, gli archeologi della Sovrintendenza Capitolina ai Beni culturali, che ringrazio, hanno ritrovato durante gli scavi in via Alessandrina una testa di statua in marmo bianco di età imperiale in ottime condizioni di conservazione. Forse raffigurante una divinità…Una meraviglia”, la testa di Dioniso è solo l’ultima scoperta in ordine di tempo fatta dagli archeologi nei vari cantieri aperti della Capiatle.
Basti pensare, infatti al rinvenimento casuale, nel 2018, durante i lavori di restauro effettuati nella sala 72 della Domus Aurea, voluta da Nerone dopo l’incendio di Roma del 64 d.C, di un ambiente con una volta a botte decorata con affreschi e denominata: “la Sala della Sfinge”, ancora sepolta per gran parte sotto quintali di terra, che gli architetti di Traiano usarono per ricoprire la residenza neroniana e costruire un nuovo complesso termale .
Subito messi in salvo, con un intervento di recupero conclusosi agli inizi del 2019, e documentato dal funzionario Alessandro D’Alessio e dalla direttrice del Parco Archeologico del Colosseo, Alfonsina Russo, gli affreschi dipinti sulla volta dell’ampia stanza, scarsamente illuminata, rappresentano, su fondo bianco, figure eleganti ripartite in riquadri bordati di rosso o di giallo oro, tra le quali spiccano il dio Pan, un uomo armato di spada, faretra e scudo che combatte contro una pantera e una piccola sfinge che svetta su un piedistallo, dalla quale, la stanza ha preso il nome.
Numerose, poi, le figure stilizzate : pantere, centauri rampanti, creature acquatiche , ghirlande vegetali, rami con delicate foglie verdi, gialle e rosse, e festoni di fiori e frutta, che, presenti nelle altre sale della stessa Domus e in siti quali la Domus di Colle Oppio, a detta degli esperti, furono realizzate da un’unica bottega, la cosiddetta “ bottega A”, operante fra il 65 e il 68 d.C..
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