di Federica Marengo giovedì 2 maggio 2024
-La prima risposta di Hamas alla proposta di tregua e di rilascio degli ostaggi, presentata da Israele con la mediazione dell’Egitto, sembra essere “negativa”: è, quanto affermato da un alto funzionario dell’organizzazione terroristica alla Tv libanese. Tuttavia, ha aggiunto, “ciò non significa che i negoziati si siano interrotti”. Hamas, infatti, risponderà tra qualche giorno (la risposta era attesa entro oggi), chiedendo delle modifiche alla bozza di accordo, ma ha precisato che abbandonerà le trattative, se Israele farà scattare l’operazione di terra a Rafah per smantellare i suoi ultimi quattro battaglioni.
Secondo i media israeliani, l’ultima proposta verrebbe considerata “una trappola” dal numero uno di Hamas, Sinwar, che ha chiesto la fine della guerra.
Tuttavia, a tal riguardo, proprio ieri, nel corso dell’incontro a Tel Aviv con il Segretario di Stato USA, Blinken, il Premier Netanyhau ha escluso che l’accordo determini la fine della guerra e ha ribadito che l’operazione di terra a Rafah avverrà comunque, incontrando però il dissenso e la contrarietà degli USA.
Secondo le ultime informazioni diffuse da Hamas via Telegram, in una telefonata al capo dell’intelligence egiziana, Abbas Kamal, il capo di Hamas, Ismail Haniyeh , avrebbe parlato di “spirito positivo del movimento nello studiare la proposta di cessate il fuoco” e avrebbe affermato che “la delegazione negoziale del movimento verrà in Egitto il prima possibile per completare le discussioni in corso, con l’obiettivo di maturare un accordo che soddisfi le richieste del nostro popolo e fermi l’aggressione”.
Intanto, mentre è di 7 morti il bilancio degli ultimi raid israeliani su Khan Yunis e di 6 sulla città di Al-Zahraa, a nord del campo di Nuseirat, nella Striscia di Gaza centrale, l’Iran, in un comunicato del ministero degli Esteri di Teheran, pubblicato dall’agenzia Irna, ha annunciato “sanzioni contro individui, istituzioni e aziende del settore della Difesa degli Stati Uniti e della Gran Bretagna ,in relazione al loro sostegno e finanziamento per le azioni terroristiche del regime sionista di Israele, per la glorificazione e il sostegno del terrorismo e gravi violazioni dei diritti umani contro il popolo palestinese e particolarmente la Striscia di Gaza”.
Ulteriori tensioni, poi , si sono registrate nelle ultime ore tra Israele e la Turchia. La Turchia , infatti, secondo quanto riportato da Bloomberg e non ancora annunciato formalmente da Ankara, avrebbe interrotto tutte le esportazioni e importazioni da e verso Israele a partire da oggi.
Immediata, la replica del ministro degli esteri israeliano Katz, che ha dichiarato: “Quello di Erdogan è un comportamento da dittatore che ignora gli accordi internazionali” , per poi incaricare il ministero di “impegnarsi immediatamente con tutte le parti interessate nel governo per creare alternative al commercio con la Turchia, concentrandosi sulla produzione locale e sulle importazioni da altri Paesi” e far sapere: “Israele ,emergerà con un’economia forte e audace. Loro perdono noi vinciamo”.
Ieri, il ministro degli esteri turco durante, Fidan, durante una conferenza stampa ad Ankara aveva fatto sapere che la Turchia prenderà parte nel caso per genocidio presentato dal Sudafrica contro Israele alla Corte di giustizia internazionale dell’Aia.
Sul fronte della crisi umanitaria a Gaza, lo Stato ebraico, ha riaperto il valico di Erez con il Nord della Striscia dopo circa sette mesi dalla sua distruzione per l’attacco del 7 ottobre, grazie alla sollecitazione degli Usa per portare più aiuti alla popolazione civile palestinese; USA, che a loro volta hanno annunciato, tramite il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale americana, John Kirby , il completamento della costruzione del molo temporaneo a Gaza per l’approdo degli aiuti.
Negli USA, non si placano le proteste pro Gaza degli studenti universitari, segnate da manifestazioni, scontri tra filo-palestinesi e filo-israeliani e arresti da parte della Polizia negli atenei del Texas , del New Hampshire e della California. Per il Presidente USA Biden bisogna “tutelare le proteste pacifiche, non quelle violente”.
Infine, in ambito diplomatico, la Presidente del Consiglio Meloni ha ricevuto questa mattina a Palazzo Chigi re Abdullah II di Giordania. Come si legge in una nota della Presidenza del Consiglio, la Premier e il Sovrano: “Hanno discusso della situazione in Medio Oriente, auspicando che gli sforzi diplomatici in corso per un cessate il fuoco sostenibile e il rilascio dei prigionieri, in linea con la Risoluzione 2728 del Consiglio di Sicurezza ONU, abbiano presto successo. I due Leader si sono concentrati sulla situazione umanitaria: il Presidente Meloni ha espresso forte apprezzamento per il ruolo cruciale svolto dalla Giordania in questo ambito e ha ribadito l’impegno italiano nel fornire assistenza umanitaria alla popolazione civile di Gaza, anche in cooperazione con la Giordania. Richiamando la Dichiarazione dei Leader G7 del 14 aprile, il Presidente Meloni ha ribadito la necessità di continuare a lavorare a una de escalation a livello regionale. I due Leader hanno discusso anche delle eccellenti relazioni bilaterali che continuano a svilupparsi in ogni settore. Il Presidente Meloni ha accolto l’invito di Re Abdullah a recarsi in Giordania”.
Il re di Giordania ,Abdullah II , prima dell’incontro con la Premier si era recato in Vaticano da Papa Francesco e al Quirinale dove, questioni come: “l’obiettivo di arrivare alla soluzione politica di due Stati per due popoli, il superamento della crisi in Medioriente e la stabilità dell’area”, sono state al centro dell’incontro con il Capo dello Stato Mattarella.
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