Si è svolta nella notte fra domenica 24 febbraio e lunedì 25, la novantunesima edizione degli Oscar. Nel primo anno senza conduzione, ad aggiudicarsi l’ambita statuetta come miglior film, è stato “Green Book”, pellicola di Peter Farrelly, dedicata al tema dell’inclusione. Migliore attrice non protagonista Regina King, miglior attore non protagonista, Mahershala Ali, migliore attrice protagonista, Olivia Colman, miglior attore protagonista, Rami Malek, miglior regista, Alfonso Cuaròn, per “Roma”, migliore sceneggiatura non originale, Spike Lee per “Blackkklansman”, miglior canzone, “Shallow” di Lady Gaga, miglior colonna sonora, costumi e scenografia “Black Panther”. Unico premio assegnato all’Italia è stato quello vinto dalla disegnatrice Sara Pichelli, per il film di animazione “Spider-Man-Un nuovo Universo”. Ricordati, inoltre, nel corso dell’omaggio filmato “In Memoriam”, i registi italiani: Vittorio Taviani, Ermanno Olmi e Bernardo Bertolucci, scomparsi di recente.
di Federica Marengo martedì 26 febbraio 2019
Serata in cui a dominare è stato il tema dell’ integrazione, quella della 91.ma edizione dell’Academy Award, meglio conosciuto come premio Oscar, svoltosi presso il Dolby Theatre di Los Angeles. Nella prima edizione della celebre manifestazione ad essere priva di conduttore (causa defezione forzata di Kevin Hart, dovuta a imbarazzanti Tweet omofobi) , a dare vita all’unico momento esilarante della lunga nottata sono stati : Tin Fey e Amy Paehler, con i loro sketch.
Quanto al resto, un susseguirsi di annunci di premiati da parte di premianti. Ad aggiudicarsi la statuetta più attesa, quella destinata al “miglior film”: “Green Book” di Peter Farrelly, storia dell’amicizia tra il pianista afroamericano “Don Shirley” (Mahershala Ali) e il buttafuori italoamericano “Tony Lip” (Viggo Mortensen), nell’America segregazionista e intollerante degli anni Sessanta, cui si aggiungono altri due riconoscimenti: quello per il “miglior attore non protagonista”, Marhershala Ali, e per “la migliore sceneggiatura”, realizzata, tra gli altri, da Nick Vallelonga , ispiratosi, nella stesura, alla vicenda del padre, di origini italiane, autista , proprio in quegli anni, di un musicista jazz di colore.
Sempre in linea con la tematica della lotta contro il razzismo, a vincere l’Oscar per la categoria “migliore attrice non protagonista”, è stata Regina King, tra gli interpreti di “Se la strada potesse parlare” di Barry Jenkins e , per la categoria “migliore sceneggiatura non originale”, Spike Lee, autore di “Blackkklansman”, il quale, durante la serata, ha tenuto un discorso dalla forte connotazione politica, che ha accesso la platea delle stelle hollywoodiane , ricordando che : “Le elezioni 2020 sono dietro l’angolo,possiamo fare una scelta di amore e non di odio”. Poi, ringraziando la bisnonna, ex schiava in epoca coloniale, ha detto : “Rendo omaggio a lei e ai nostri antenati, grazie al loro sacrificio siamo qui, grazie per aver costruito il Paese e sopportato il genocidio dei nativi”.
Premiato, invece, come “miglior regista”, il messicano Alfonso Cuaròn per la pellicola “Roma”, vincitrice anche di altri due premi, per il “miglior film straniero” e per la “migliore fotografia”. Il film, prodotto da Netflix e, quindi, non dai distributori tradizionali, ambientato a Mexico City e incentrato sulle vicende della cameriera di famiglia del regista, è stato dedicato da quest’ultimo ai 70 milioni di collaboratori domestici: “Che lavorano nelle nostre case e che, di solito, sono relegate nello sfondo dei nostri film. Gli immigrati e le donne proiettano il mondo in avanti”.
“Migliore attore”, Rami Malex, grazie alla sua interpretazione del “cantante leggenda”: Freddie Mercury, nel film “Bohemian Rhapsody” che “ha ottenuto altre quattro statuette per il “miglior montaggio”, il “miglior sound editing” e il “miglior sound mixing”.
L’attore, nel suo discorso di ringraziamento, visibilmente emozionato, ha confessato : “Sono figlio di immigrati egiziani, americano di seconda generazione, non ero la scelta più ovvia, ma, a quanto pare, ha funzionato”.
“Migliore attrice protagonista”, una incredula Olivia Colman, attrice della pellicola, “La favorita” di Yorgos Lanthios, che ha sconfitto a sorpresa Glenn Close, giunta con “The Wife”, di Bjorn Runge, alla settima candidatura al premio, senza concretizzare la vittoria.
Galvanizzata dalla presenza in sala di Barbra Streisand, interprete del film “E’ nata una stella” di William Wellman, cui è ispirata la commedia sentimentale/musicale “A star is born” di Bradley Cooper, che la vede protagonista : Lady Gaga, vincitrice del premio per la “miglior canzone”, con il brano dai lei scritto: “Shallow”.
La cantante, cimentatasi per la prima volta nella recitazione, ritirando l’Oscar, ha detto, quasi in lacrime : “Il segreto del successo è la disciplina e la capacità di tornare in pista dopo i “no” e dopo gli insuccessi. Il segreto è il numero delle volte che sei in grado di rialzarti dopo le cadute”, dando vita, poi, a un’ intensa interpretazione di “Shallow”, pianoforte e voce, eseguita dal vivo sul palco del Dolby Theatre , in coppia con il regista e co-interprete del film, Bradley Cooper.
Premio per la “miglior colonna sonora”, i “migliori costumi” e la “migliore scenografia” è andato invece , per la prima volta, a una pellicola tratta da una serie di fumetti (“Pantera Nera” della Marvel Comics), “Black Panther” di Ryan Coogler .
E se l’Italia, anche quest’anno, non è riuscita a conquistare neppure una candidatura con le sue produzioni, a riscattare l’onore cinematografico del Belpaese, è stata la disegnatrice e fumettista trentaseienne, di Porto Sant’Elpidio, ma residente a Roma, Sara Pichelli, autrice di “Miles Morales”, il protagonista del film d’ animazione, “Spider-Man-Un nuovo Universo”, diretto da Peter Ramsey, che ne ha riconosciuto i meriti, dichiarando, nel corso di un’intervista tenutasi in sala stampa, dopo la cerimonia di consegna dei premi: “Sara Pichelli ha creato il personaggio di Miles, ha fatto il lavoro pesante , poi, per noi, è stato facile portarlo sullo schermo”.
Infine, ancora un po’ d’Italia, nel filmato proiettato in memoria di personalità del cinema internazionale scomparse nel 2018. L’Academy ha infatti ricordato i registi nostrani, ma di fama mondiale: Vittorio Taviani, Ermanno Olmi e Bernardo Bertolucci, quest’ultimo, vincitore nel 1988 di due premi Oscar per il “miglior film” e la “migliore sceneggiatura”, con la pellicola “L’ultimo imperatore”.
Per illudersi ancora che la sfavillante statuetta faccia ritorno in Italia, non resta che attendere la prossima edizione.
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