di Federica Marengo mercoledì 12 febbraio 2025

-Dopo l’annuncio da parte di Hamas della sospensione della liberazione degli ostaggi perché Israele avrebbe violato gli accordi di tregua, il Premier israeliano Netanyahu, in linea con la posizione espressa in merito dal Presidente USA Trump, ha fatto sapere che il Governo ha deciso all’unanimità che, “se sabato, entro mezzogiorno, non saranno liberati gli ostaggi, il cessate il fuoco verrà interrotto e l’esercito tornerà a combattere intensamente finché Hamas non sarà definitivamente sconfitto”. Inoltre, il Premier Netanyahu ha reso noto di aver dato ordine di riordinare le forze dentro e intorno alla Striscia di Gaza.
Concorde, il ministro della Difesa israeliano Katz che, a margine della visita al centro di comando dell’Idf, ha dichiarato: “Se Hamas ferma il rilascio degli ostaggi, allora non c’è accordo e ci sarà la guerra. E la ripresa dei combattimenti sarà diversa nell’intensità rispetto a prima del cessate il fuoco e non finiremo senza la sconfitta di Hamas e il rilascio di tutti gli ostaggi. Questa nuova guerra consentirà anche la realizzazione della visione del Presidente degli Stati Uniti Trump per Gaza”.
ll Segretario di Stato USA Rubio, in un’intervista all’emittente americana Newsnation, ripresa dal Times of Israel, ha dichiarato: “La sfida in questo caso è in parte che Hamas continua a usare le sue reti per introdurre col contrabbando le armi e gli aiuti per sé, per ricostruirsi. Israele non può permettere che questo accada. Non si può consentire a Hamas di usare il cessate il fuoco per ricostruirsi e recuperare le forze. E’ un cessate il fuoco, ma non è un cessate il fuoco stupido. Hamas negli ultimi giorni ha minacciato di non rilasciare i prossimi tre ostaggi destinati a essere liberati sabato, sostenendo che Israele ha violato il cessate il fuoco limitando il flusso di aiuti, un’affermazione respinta da Israele. Non si può credere a nulla di ciò che dice Hamas. Il Presidente Trump sul processo di rilascio degli ostaggi israeliani da parte di Hamas ha perso la pazienza: è ora che tornino tutti a casa e se per sabato Hamas non rispetta i patti, credo che torneremo a dove eravamo alcuni mesi fa, quando Hamas doveva essere eliminata e gli israeliani dovevano prendersi carico del problema. Il Presidente ha perso la pazienza nel vedere lo stato degli ultimi ostaggi israeliani, rilasciati emaciati e sofferenti dai terroristi palestinesi. È stufo di aspettare per una, due o al massimo tre persone alla volta”.
Poi, sul piano di ricostruzione di Gaza del Presidente Trump, ha detto: “Per ora, è l’unico piano e se ai Paesi Arabi non piace il piano Trump, se pensano di avere un piano migliore, beh, ci devono spiegare quale è”.
Hamas , tramite il suo portavoce ,ha così replicato all’avvertimento di Israele e degli USA: “La nostra posizione è chiara e non accetteremo il linguaggio delle minacce americane e israeliane. Israele deve impegnarsi ad attuare i termini dell’accordo di cessate il fuoco per la liberazione”.
Tuttavia, nella serata di oggi, fonti di Hamas hanno fatto sapere che “Segnali positivi arrivano dal Cairo sulla tenuta della tregua a Gaza” , mentre secondo un funzionario egiziano le due parti sarebbero vicine a un accordo, in quanto “Israele si sarebbe impegnato a fornire più tende, rifugi e attrezzature pesanti, anche se la fazione palestinese non ha ancora ricevuto le garanzie da Israele in merito alla consegna degli aiuti umanitari”.
Riguardo al piano di ricostruzione di Gaza del Presidente USA Trump, che prevede il trasferimento della popolazione palestinese in Egitto e Giordania e nei Paesi vicini, il numero uno della Casa Bianca ha incontrato nelle scorse ore il Re di Giordania, Abdallah II°, che ha ribadito il suo no al piano, esprimendo la sua “ferma opposizione allo sfollamento dei palestinesi a Gaza e nella Cisgiordania occupata” e sottolineando: “Questa è una posizione araba comune. Ricostruire Gaza senza sfollare i palestinesi e affrontare la terribile situazione umanitaria dovrebbe essere una priorità”.
Sulla stessa linea, il ministero degli Esteri egiziano che, in una nota, ha dichiarato: “L’Egitto presenterà un piano per ricostruire la Striscia di Gaza senza la necessità di trasferire i palestinesi che vi vivono. L’Egitto spera di cooperare con l’amministrazione del Presidente statunitense Donald Trump ”per raggiungere una pace globale e giusta nella regione”.
Secondo quanto riportato dai media israeliani, il Presidente egiziano Abdel-Fattah al Sisi non andrà a Washington per incontrare Trump, se l’agenda dei colloqui includerà il piano Usa di sfollare i palestinesi da Gaza.
In merito, Hamas ha elogiato, tramite comunicato, la Giordania e l’Egitto per “i loro ripetuti rifiuti al piano del Presidente americano Donald Trump di prendere il controllo di Gaza e di sfollare la sua popolazione nei due Paesi vicini”, sottolineando che “le posizioni giordana ed egiziana confermano che esiste un piano arabo per ricostruire Gaza senza sfollare la sua popolazione”.
Il no al piano del Presidente USA Trump per Gaza è arrivato anche dal Segretario generale della Lega Araba, Ahmed Aboul Gheit, che a margine del World Governments Summit di Dubai, ha detto: “Per il mondo arabo è inaccettabile sfollare dalle loro terre i palestinesi. E’ inaccettabile per il mondo arabo che ha combattuto questa idea per 100 anni”, evidenziando: “La Lega Araba non normalizzerà le sue relazioni con Israele fino a quando ai palestinesi non verrà riconosciuto il diritto all’autodeterminazione”.
Anche l’Onu ha ribadito il suo no al piano del Presidente Trump con oltre trenta esperti delle Nazioni Unite per i diritti umani che hanno sottoscritto una dichiarazione congiunta per “condannare le minacce scioccanti del presidente americano Donald Trump di prendere il controllo e possedere la Striscia di Gaza, sfollando la popolazione palestinese”, poiché , “se messo in atto, verrebbero infrante le regole fondamentali dell’ordine internazionale e il mondo tornerebbe ai giorni bui della conquista coloniale”.
Nel frattempo, mentre sul campo un raid israeliano nel sud della Striscia ha causato la morte di 3 persone, l’emittente pubblica Kan, citando un funzionario del Gabinetto di sicurezza , ha reso noto che “Gli Stati Uniti, nell’ambito di un’intesa preliminare, hanno accettato la richiesta israeliana di permettere alle Idf di restare in alcuni punti del Libano meridionale oltre la scadenza del 18 febbraio”.
Secondo l’emittente allnews libanese Lbci, invece, l’esercito israeliano avrebbe chiesto di restare in alcune aree del Libano meridionale fino al 28 febbraio e la parte libanese avrebbe respinto la richiesta.
L‘ufficio di stampa della presidenza libanese ha smentito le notizie riportate anche dalla Tv Al-Hadath riguardo un presunto accordo tra Libano e Israele per la proroga della scadenza per il ritiro israeliano e la presidenza libanese ha sottolineato in una nota che “Il Presidente della Repubblica, generale Joseph Aoun, ha ripetutamente ribadito l’insistenza del Libano sul ritiro completo del nemico israeliano entro la scadenza fissata per il 18 febbraio”.
Quanto alla Siria, secondo il Cremlino, il Presidente russo Putin ha avuto un colloquio telefonico “costruttivo” con il leader del governo di transizione siriano al Sharaa nel quale: “Il Presidente Putin ha sottolineato la posizione della Russia a sostegno dell’unità, della sovranità e dell’integrità territoriale dello Stato siriano. A questo proposito è stata sottolineata l’importanza di attuare una serie di misure per una normalizzazione sostenibile nel Paese e di intensificare il dialogo intersiriano con la partecipazione delle principali forze politiche e dei gruppi etnico-confessionali della popolazione. Il Presidente Putin ha confermato la continua disponibilità della Russia a contribuire al miglioramento della situazione socioeconomica in Siria, anche fornendo aiuti umanitari alla popolazione. Inoltre, sono stati toccati diversi temi di attualità relativi alla cooperazione pratica in ambito commerciale, economico, educativo e in altri settori, tenendo conto in particolare dei recenti negoziati a Damasco della delegazione interdipartimentale russa. Putin e al Sharaa hanno quindi convenuto di continuare questo tipo di contatti, utili per elaborare un’agenda ampia per lo sviluppo della cooperazione bilaterale”.
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