di Federica Marengo giovedì 6 febbraio 2025

-Proseguono gli attacchi russi sull’Ucraina. Nella notte, infatti, le forze di Kiev hanno abbattuto 56 droni su 77 lanciati da Mosca sulle regioni di Kharkiv, Poltava, Sumy, Kiev, Cherkasy, Chernihiv, Zhytomyr, Vinnytsia, Zaporizhzhia, Dnipro e Odessa, dove il raid ha causato la morte di una persona.
Sul fronte russo, invece, le forze di Kiev hanno lanciato un attacco con droni, colpendo l’aeroporto militare di Primorsko-Akhtarsky nella regione di Krasnodar, che, secondo le forze di Kiev, i russi utilizzerebbero “per lanciare i droni kamikaze Shahed sul territorio ucraino e per la manutenzione degli aerei impiegati nelle missioni nelle regioni di Zaporizhzhia e Kherson”.
Colpita dalle forze ucraine anche la regione di Belgorod, dove 3 persone sono rimaste uccise.
Inoltre, il ministero della Difesa russo ha fatto sapere che “le Forze armate dell’Ucraina hanno tentato una controffensiva in direzione di Ulanok e Cherkasskaya Konopelka nella regione di Kursk, ma che, al momento, tutti gli attacchi sono stati respinti”. Proprio riguardo alla regione di Kursk, in cui dal 6 agosto scorso è in corso l’offensiva ucraina, Kiev ha reso noto che in sei mesi di combattimenti sarebbero più di 900 le truppe russe catturate.
Intanto, il Presidente ucraino Zelensky ha confermato l’arrivo dalla Francia dei primi jet Mirage 2000, seguito dal ministro della Difesa ucraino Umerov , il quale ha fatto sapere che i Paesi Bassi hanno consegnato all’Ucraina dei caccia F-16 di fabbricazione statunitense.
Quanto alla possibile apertura di negoziati tra Kiev e Mosca, il Presidente USA Trump, a margine di un evento a Washington, ha ribadito: “Stiamo lavorando duramente e penso che stiamo facendo progressi per fermare la orribile guerra in Ucraina”.
A tal proposito, l’inviato speciale USA per l’Ucraina, Kellogg, in un’intervista a Newsmax, precisando che la prossima settimana alla conferenza di Monaco non presenterà alcun piano di pace, ha detto: “Il Presidente vuole mettere fine alla guerra in Ucraina, è l’unico che può mettere fine alla guerra. Andremo a Monaco ma non presenteremo un piano di pace. La persona che lo presenterà è il Presidente degli Stati Uniti. Parleremo con gli europei, riporteremo al Presidente quanto detto e da lì vedremo”.
Poi, sempre Kellogg, in merito all’ipotesi del Presidente ucraino Zelensky che l’Ucraina riceva nuovamente lo status di potenza nucleare come garanzia di sicurezza, in un’intervista a Fox News Digital, ha chiarito: “La possibilità che riescano a recuperare le loro armi nucleari è tra esigua e nulla. Siamo onesti, sappiamo entrambi che non accadrà”.
Riguardo ai negoziati, il Viceministro degli Esteri di Mosca, Riabkov, secondo quanto riportato dalle agenzie di stampa russe, avrebbe dichiarato: “Il primo passo verso la normalizzazione delle relazioni bilaterali, con l’intento di avviare una negoziazione basata sui principi di rispetto reciproco e uguaglianza, dovrebbe essere fatto dagli Stati Uniti. Siamo aperti al dialogo, disposti a negoziare con fermezza, tenendo conto delle realtà ‘sul campo’ e dei nostri interessi nazionali, determinati dalla storia e dalla geografia. Quindi, le decisioni e le scelte dipendono da Donald Trump e dal suo team”.
Sullo stesso tema, la portavoce del ministero degli Esteri russo, Zakharova, che ha promesso “ritorsioni se, come riportano alcuni organi di stampa, nel prossimo pacchetto di sanzioni l’Unione Europea deciderà di imporre restrizioni alla libertà di movimento e ai termini di permanenza dei diplomatici russi” , secondo l’agenzia Ria Novosti, ha affermato: “Tutto dipenderà da azioni specifiche e dai piani della nuova amministrazione che si concretizzano proprio in queste azioni. Al momento ci sono ancora molte parole, molte dichiarazioni. Non c’è chiarezza sui passi da compiere. Pertanto, sarebbe prematuro parlare delle prospettive di negoziazione o di qualsiasi altra cosa in questo contesto. Ci concentreremo su passi e azioni concrete”.
Il ministro degli Esteri russo Lavrov ha avuto un colloquio con l’omologo turco Fidan sugli sviluppi in Siria e la situazione in Ucraina e sui rapporti bilaterali tra la Russia e la Turchia.
Riguardo alla questione energetica, invece, secondo l’agenzia France Presse, questo fine settimana, Lettonia, Lituania ed Estonia si disconnetteranno dalla rete elettrica russa e si sincronizzeranno con la rete dell’Europa occidentale, “così da porre fine alla capacità della Russia di usare l’energia come leva politica”. La Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, parteciperà a una cerimonia con i leader baltici a Vilnius.
Restando in tema di energia, quest’oggi, il responsabile del principale produttore e venditore slovacco di gas ha detto ai media che il fornitore statale russo di gas Gazprom da febbraio invia il gas alla Slovacchia attraverso il gasdotto meridionale TurkStream, mentre il Vicepremier russo Novak ha fatto sapere che la Russia è pronta a fornire da venerdì più elettricità all’Abkhazia, regione georgiana separatista sostenuta da Mosca.
Il ministro degli Esteri polacco Sikorski, che oggi ha incontrato a Bruxelles il Segretario generale della Nato, Rutte, ha dichiarato che: “I capitani delle navi che danneggiano le infrastrutture sottomarine nel Mar Baltico, come i cavi per le telecomunicazioni o gli oleodotti, dovrebbero essere sottoposti a sanzioni dell’UE per scoraggiare tali atti” e che, poiché la Polonia detiene la presidenza di turno dell’Unione Europea, tale proposta farà parte del 16° pacchetto di sanzioni contro la Russia per l’invasione dell’Ucraina, attualmente in discussione tra i governi dell’UE.
Sempre il ministro degli Esteri polacco Sikorski, in merito al tema dell’aumento della spesa per la difesa europea, ha affermato che : “La Polonia sostiene l’idea di creare una banca di riarmo per aiutare l’Europa a pagare gli ingenti investimenti per la difesa di cui ha bisogno” , preferendola ad altre opzioni in discussione, come: l’aumento dei contributi nazionali al bilancio dell’UE, la ridistribuzione dei contributi esistenti, l’utilizzo di fondi UE non spesi o l’emissione di debito congiunto.
Il Segretario generale della Nato Rutte ha ringraziato il ministro degli Esteri polacco per la spesa per la difesa della Polonia, definita“esemplare”, e per il “sostegno costante all’Ucraina”. La Polonia, infatti, spenderà per la difesa il 4,7% del Pil. Tra i temi trattati durante il colloquio anche la presidenza polacca dell’Ue e le priorità Nato in relazione al vertice dell’Aja che si terrà a giugno.
La spesa per la difesa europea sarà tra i temi al centro del prossimo summit dei ministri della Difesa degli alleati di Kiev riuniti nel cosiddetto Formato di Ramstein (ovvero il Gruppo di Contatto della Difesa per l’Ucraina che comprende 57 Paesi, 35 membri della Nato e 25 no), che, secondo quanto riportato da Politico, si riunirà per la prima volta sotto la presidenza del Regno Unito e non degli USA, mercoledì 12 febbraio ,su iniziativa del ministro della Difesa inglese Healey, presso il quartier generale della Nato a Bruxelles, a margine di un vertice ministeriale riservato solo ai componenti dell’Alleanza Atlantica.
ln merito, il Commissario europeo alla Difesa Kubilius, ha scritto sul suo blog: “Aumentare la spesa per la difesa nazionale al 3 o 4% del Pil è assolutamente necessario, ma non sarà sufficiente. Per risolvere i dolorosi problemi dell’industria della difesa europea, abbiamo anche bisogno del valore aggiunto dell’Ue e del potere incentivante di programmi e fondi speciali. E’ giunto il momento per tutti gli Stati membri Ue, industria della difesa e istituzioni , di comprendere il notevole valore aggiunto che l’azione collettiva dell’Unione europea può apportare allo sviluppo della difesa comune e l’urgente necessità di prepararsi alle contingenze militari più estreme.
Serve un’azione collettiva dell’Ue da realizzare attraverso i programmi Asap e Edip. E’ necessario che la politica europea per l’industria della difesa sia approvata nel prossimo futuro e che l’azione collettiva europea sia finanziata in modo adeguato, perché il solo aumento della spesa nazionale per la difesa non è sufficiente per la salute della nostra difesa e dell’industria Fra i problemi attuali dell’industria della difesa europea , la bassa spesa degli Stati membri, l’acquisto di forniture militari europee per il solo 20-30% del totale e la frammentazione delle forniture e le dotazioni fra eserciti nazionali. Proprio l’ultimo aspetto rende meno competitiva l’intera industria del settore. E’ urgente implementare programmi industriali a livello europeo che incoraggino l’industria europea della difesa a essere pronta a produrre ciò che è necessario per raggiungere gli obiettivi di capacità della Nato entro il 2030. Un’azione necessaria per scoraggiare eventuali tentativi di aggressione della Russia che vogliano mettere alla prova gli Stati membri con contingenze militari più estreme prima del 2030”.
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