di Federica Marengo sabato 22 luglio 2023
-Fine settimana di impegni istituzionali e diplomatici per la Presidente del Consiglio Meloni, che domani presiederà al Ministero degli Esteri la prima Conferenza internazionale su sviluppo e migrazioni, che vedrà, tra le altre, la presenza della Presidente della Commissione UE, von der Leyen.
La suddetta Conferenza, organizzata su iniziativa della Premier, come si legge in una nota della Presidenza del Consiglio, ha come obiettivo quello di “Avviare un percorso internazionale per attuare misure concrete per la crescita e lo sviluppo del Mediterraneo allargato e l’Africa; affrontare le cause profonde dei flussi irregolari per sconfiggere l’attività criminale dei trafficanti di esseri umani; individuare soluzioni a tutela dell’ambiente cogliendo le sfide della diversificazione energetica e del cambiamento climatico”.
Nella nota, poi, la Presidenza del Consiglio spiega che: “Si tratta di un’iniziativa di politica estera dove l’Italia esercita il suo ruolo centrale nel Mediterraneo allargato con il fine di dare avvio a un percorso pluriennale, con impegni concreti e verificabili da parte degli Stati partecipanti sui temi dello sviluppo e delle migrazioni. Un ulteriore passaggio dell’azione diplomatica a tutto campo del Governo Meloni per affrontare le emergenze secondo un approccio integrato che punta a costruire un partenariato tra pari, multidimensionale e di lungo periodo, fondato sulla solidarietà fra le Nazioni, sul rispetto della loro sovranità e sulla condivisione delle responsabilità. La Conferenza mira a governare il fenomeno migratorio, contrastare il traffico di esseri umani e promuovere lo sviluppo economico secondo un nuovo modello di collaborazione fra Stati, attraverso la pianificazione e la realizzazione congiunta di iniziative e progetti in sei settori principali: agricoltura; energia; infrastrutture; educazione-formazione; sanità; acqua e igiene. Il formato comprende i leader di quasi tutti gli Stati della sponda Sud del Mediterraneo allargato, del Medio Oriente e del Golfo, nonché gli Stati Ue di primo approdo e alcuni partner del Sahel e del Corno d’Africa e i vertici delle Istituzioni europee e delle Istituzioni finanziarie internazionali. Nazioni di origine, di transito, di primo arrivo in Europa e partner come gli Stati del Consiglio di Cooperazione del Golfo”.
La Conferenza, inoltre, si tiene a una settimana dalla firma dalla firma del Memorandum d’Intesa Ue-Tunisia per il partenariato strategico-globale, in chiave non predatoria, ma di cooperazione, sviluppo e formazione, e alla vigilia del Vertice Fao ‘UN Food Systems Summit +2 Stocktaking Moment’, dimostrando come le tematiche sviluppo e migrazioni siano strettamente collegate a quelle della sicurezza alimentare.
Sempre nell’ambito della politica estera, il Presidente Usa Biden riceverà la Premier Meloni giovedì 27 luglio. Sul tavolo: gli interessi strategici comuni ,tra cui il sostegno all’Ucraina, il Nord Africa, il coordinamento transatlantico e la Cina e il prossimo G7 a presidenza italiana.
Intanto, secondo un’indiscrezione riportata dal quotidiano La Repubblica, la Presidente Meloni , dopo la richiesta da parte del leader di Azione, Calenda di un confronto, avrebbe aperto a un faccia a faccia con le Opposizioni (Pd, M5S , AVS e Azione) sulla loro proposta di legge presentata alla Camera per introdurre il salario minimo ,ma con “prudenza” e ,nonostante la presentazione da parte della Maggioranza di un emendamento soppressivo della suddetta proposta di legge.
“Felice” dell’ipotesi di apertura al confronto da parte della Presidente del Consiglio, lo stesso leader di Azione, Calenda che, su Twitter, ha invitato a “sospendere le polemiche e a provare a fare insieme qualcosa di utile per l’Italia”, così come la segretaria del Pd, Schlein, che , a margine della sua partecipazione in videocollegamento agli Stati Generali del Socialismo, in corso a Roma, si è detta anch’ella : “Felice di leggere oggi che ci sarebbe un’apertura da parte della presidente del Consiglio al nostro appello a un confronto nel merito su questa proposta delle opposizioni”, per poi , però, invitare la Maggioranza a ritirare l’emendamento soppressivo “e a discutere”, dicendosi “disponibile ad un incontro anche domattina con lei e con il governo. Un incontro in cui spiegare che la nostra proposta va proprio nella direzione di rafforzare la contrattazione collettiva”.
Tuttavia, il Presidente della Commissione Lavoro della Camera, in quota FdI, Walter Rizzetto, ai microfoni di TgCom24, ha invitato le Opposizioni “a concedere un rinvio dell’esame della loro proposta ,così da aprire a settembre un confronto più ampio sul tema del lavoro e della retribuzione o, in caso contrario, si andrà alla votazione dell’emendamento soppressivo prima in Commissione e poi, probabilmente, anche in Aula”, spiegando che: “L’apertura c’è sempre stata: io stesso avevo proposto, visto che hanno fatto un provvedimento rimandando l’efficacia e le coperture di un anno e mezzo, di rimandare a settembre un ragionamento più ampio su salari e lavoro, perché anche la maggioranza potesse dire la sua. Convinca i suoi deputati a sospendere la Commissione e a riprendere il ragionamento a settembre, perché il problema è che Pd e Cinque stelle stanno facendo un braccio di ferro inutile per una cosa che parte tra un anno e mezzo, a fine 2024, senza tra l’altro prevedere le coperture finanziarie. Quindi, l’unica soluzione è che le Opposizioni concedano un rinvio della discussione in Parlamento, perché la proposta è loro. Io, da Presidente della Commissione ho l’obbligo di traghettare il progetto di legge in Aula il 28 luglio. Quindi, stando così le cose, martedì si vota l’emendamento e poi in Aula si vede. Se invece le opposizioni chiedono di rinviare l’esame del provvedimento ,per me va bene”.
Sulla stessa linea, il capogruppo alla Camera di FdI, Foti , che ha chiesto alle Opposizioni “buonsenso“, se si vuole dialogare sul tema, e di accettare , quindi, di posticipare a settembre la discussione prevista in aula a Montecitorio per il 28 luglio, evidenziando: “Il tema del salario minimo, o salario dignitoso come sarebbe meglio chiamarlo, si può affrontare se si abbandona l’impuntatura, tutta ideologica, di fissarne per legge l’ammontare orario. Piaccia o meno a chi ci accusa di volere mantenere schiavi tre milioni di lavoratori. Con buona pace di Schlein e Conte, gli altri al più acconsentono, il duo giallo-rosso omette di dire che la loro proposta esclude in partenza oltre un milione di lavoratori, quelli del lavoro domestico, è priva copertura finanziaria, produrrebbe effetti tra un anno e mezzo. A tacere del fatto che coloro che oggi gridano allo scandalo sono gli stessi esponenti di Pd e 5Stelle che, pur di mantenere posti di potere quando erano al governo, non hanno approvato nei precedenti anni alcuna legge sul salario minimo. Pur senza volere politicamente infierire la situazione consiglierebbe, ma servirebbe buonsenso, di posticipare la discussione in aula, e ciò se ci si vuole realmente confrontare nel merito della proposta. Diversamente, le Opposizioni potranno godere di qualche ora di propaganda, ma senza che ciò serva a dare alcun beneficio concreto a quei lavoratori che dicono di volere tutelare”.
Restando sempre in casa Pd,dove si registrano frizioni e divisioni , si è svolta stamane ,a Cesena, la convention di Energia Popolare, l’area politico-culturale riformista (non una corrente, ha precisato quest’ultimo) del Presidente del Pd, Bonaccini, cui ha partecipato il fondatore dell’Ulivo, padre del partito dem ed ex Premier , Prodi, che, nel suo intervento, redarguendo il Pd , ha dichiarato: “Riconosciamo prima di tutti gli errori compiuti di quando, spinto dalle circostanze, il Pd ha inseguito gli obiettivi di breve periodo: le legge elettorale, la riforma della Rai, il finanziamento pubblico ai partiti, alcune riforme istituzionali. Li ritengo cedimenti alla situazione. Bisogna che il Pd ricominci parlare con gli italiani affrontando l’origine e la causa del declino e indicando la strada per la rinascita. Non possiamo continuare a essere un partito rassegnato in un Paese rassegnato. Abbiamo un’Ue sbandata e lo dico con la massima tristezza. Abbiamo una forte alleanza con gli Stati Uniti, ma abbiamo difficoltà a interpretare questa alleanza con una nostra politica unitaria. Ci hanno definiti alleati che non contano nulla e invece c’è una terza via: alleato fedele ma capace di elaborare una politica unitaria per difendere i propri obiettivi e i propri interessi. Vi ringrazio molto per l’affetto con cui mi avete ricevuto. Ringrazio per l’invito. Un invito che ho gradito, dopo tanti anni in cui non parlavo più nel Pd. È una giornata per me importante”.
Divergenze, poi, si registrano anche nel secondo partito d’Opposizione, il M5S, con il capogruppo al Senato, ed ex ministro del Governo Conte, Patuanelli, che , in una dichiarazione raccolta dal giornalista Verderami per Il Corriere della Sera, rilasciata, come specificato dallo stesso, a titolo personale, ha affermato la necessità di “reintrodurre il finanziamento pubblico ai partiti”, contrariamente a quanto sostenuto da sempre dai pentastellati, impegnati nella restituzione di quest’ultimo ai cittadini.
Patuanelli, ha quindi spiegato che: “I cittadini devono sapere quale nodo da sciogliere sta dietro il finanziamento: bisogna garantire alle forze politiche l’esercizio delle loro funzioni democratiche. È vero che in passato la mole di risorse pubbliche fu tale da tutelare anche chi non ne aveva diritto. Ed è altrettanto vero che i soldi dei contribuenti vennero gestiti «spesso in modo improprio e a volte in modo illegale, consentendo anche «casi di arricchimento personale. Ma sull’onda dell’indignazione e cavalcando la (giusta) protesta popolare, insieme all’acqua sporca venne gettato anche il bambino. Si confusero i costi della politica con i costi della democrazia. Tutti gli eletti compartecipano alle spese delle forze di appartenenza con le trattenute sui loro stipendi da parlamentari. Persino i seggi hanno un costo: so che il Pd chiede cinquantamila euro a chi lo conquista. Il ritorno al finanziamento pubblico è il rimedio. I modelli sono diversi. Vi è quello del Parlamento europeo, che finanzia i gruppi e controlla l’uso dei fondi attraverso funzionari della struttura estranei ai partiti. Ogni soluzione porta comunque alla stessa conclusione. È una riflessione a titolo personale”.
Immediata ,la replica del Presidente dei 5Stelle Conte, che, in un post su Facebook, ha scritto: “Nessun cambio di direzione del M5s sul finanziamento pubblico ai partiti. Il nostro Stefano Patuanelli esprime una sua opinione, del tutto personale, sul finanziamento pubblico dei partiti. L’ho sentito e mi ha spiegato che il suo è un discorso generale e astratto sui partiti e sulla democrazia. Mi ha chiarito, però, che non firmerebbe mai nell’Italia attuale e con la politica attuale una legge per il finanziamento pubblico dei partiti. Lo dico senza girarci intorno : la posizione del M5s è sempre stata e resta contraria al finanziamento pubblico dei partiti. Il M5S è la dimostrazione vivente che si può fare politica senza imporre costi ai cittadini. E che si può fare politica senza svendere le proprie battaglie, mettendosi in alcuni casi al libro paga di grandi lobby o addirittura di Stati esteri, come fa qualche noto parlamentare. Il M5s continua a mantenere un’altra idea di politica, testimoniata dai fatti: oltre 100 milioni di euro a cui abbiamo rinunciato tra rimborsi elettorali e indennità degli eletti; risorse restituite ai cittadini, alle imprese, alle scuole; taglio dei vitalizi (che ora il centrodestra ripristina al Senato) e dei parlamentari, con risparmi per le casse pubbliche e dunque per il portafogli dei cittadini . Rispetto ad altre forze politiche noi abbiamo sempre scelto una via diversa ,sicuramente più faticosa, ma a cui non rinunceremo. Continueremo a fare le nostre battaglie senza imporre nuovi costi ai cittadini, ma puntando sull’autofinanziamento e, al massimo, sulla libera scelta delle singole persone di voler sostenere anche economicamente le nostre battaglie, che sono le loro battaglie. Come ad esempio con il 2×1000. Che è una scelta del singolo cittadino di contribuire all’azione di una singola forza politica, non un costo imposto dalla politica alle persone contro il loro volere. Continueremo a fare questo, continueremo ad essere questo”.
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