di Federica Marengo mercoledì 12 luglio 2023
Palazzo Chigi.
-Mentre la Presidente del Consiglio Meloni è a Vilnius per la due giorni del vertice Nato, nelle ore scorse, a Roma, il ministro dell’Economia e delle Finanze Giorgetti e il ministro dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare , Lollobrigida, hanno tenuto a Palazzo Chigi una conferenza stampa per annunciare l’entrata in vigore della Carta “Dedicata a te”, misura per sostenere le famiglie con reddito più basso e aiutarle a fronteggiare il caro carrello della spesa . La conferenza stampa dei due ministri è stata preceduta da una presentazione della misura , tramite video-messaggio social , realizzata dalla stessa Premier.
Come spiegato dal ministro Lollobrigida, la carta elettronica, disponibile dal 18 luglio, sarà distribuita da Poste italiane, con un contributo unico di 382,50 euro per l’acquisto di generi alimentari di prima necessità, e sarà destinata alle famiglie con almeno tre componenti e con Isee fino a 15mila euro.
La carta potrà essere ritirata dal 18 luglio negli uffici postali, dopo aver ricevuto una comunicazione dal comune di residenza, e dovrà essere attivata entro il 15 settembre (pena la perdita del bonus).
Prima di recarsi alle Poste a ritirare la card, intestata al familiare che ha presentato l’Isee, bisognerà attendere il messaggio con cui il Comune di appartenenza, dal 18 luglio, comunicherà alle famiglie beneficiarie il numero della carta e l’indirizzo dell’ufficio incaricato alla consegna, possibile a partire dal 24-25 luglio. Ai possessori della Card ‘Dedicata a te”, spetterà poi uno sconto del 15% per la spesa effettuata negli esercizi commerciali che aderiscono alla convenzione Masaf, Grande distribuzione e Confesercenti” e tale sconto si “cumulerà alle promozioni regolarmente attuate dagli esercizi commerciali”.
Tra i beneficiari della misura antinflazione, vi sono cittadini residenti nel territorio italiano con Isee non superiore ai 15.000 euro annui, che non godono di altre integrazioni da parte dello Stato, ovvero “le famiglie più colpite dalla crisi e dall’inflazione”. Esclusi , quindi, i titolari di Reddito di cittadinanza, del Reddito di inclusione o qualsiasi altra misura di inclusione sociale o sostegno alla povertà, i percettori di Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego (Naspi) e Indennità mensile di Disoccupazione per i collaboratori (Dis-Coll), e ancora di Indennità di mobilità, Fondi di solidarietà per l’integrazione del reddito, Cassa Integrazione (Cig) o qualsiasi differente forma di integrazione salariale o di sostegno nel caso di disoccupazione involontaria, erogata dallo Stato.
Il ministro dell’Economia, Giorgetti, che non ha escluso che la misura possa essere replicata, in base all’andamento dell’inflazione , ha poi sottolineato come proprio l’aumento dei prezzi alimentari sia un grosso cruccio e che si prevede in chiusura del 2023 a +6% per i prezzi al consumo, sebbene a “incidere siano molti fattori che non dipendono dall’Italia”.
La misura, però, è stata criticata dalle Opposizioni e dalla Cgil di Landini, con la segretaria confederale, Barbaresi , che ha dichiarato: “Dopo aver tolto il Reddito di Cittadinanza a 500mila nuclei familiari in condizioni di povertà e disagio, il governo lancia in pompa magna quello che è semplicemente un contributo una tantum di 383 euro per l’acquisto di beni alimentari di prima necessità: praticamente l’equivalente di un solo caffè al giorno”, mentre di “un insulto” ha parlato poi il segretario di Sinistra italiana, Fratoianni, mentre per il co-portavoce dei Verdi , Bonelli ,si tratta di un“palliativo” .
Sempre a Palazzo Chigi, nel primo pomeriggio di ieri , si è tenuta, sempre a Palazzo Chigi, la cabina di regia sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, presieduta dal ministro per gli Affari Europei , la Coesione , il Sud e lo stesso Pnrr, Fitto, con i ministri Luca Ciriani (Rapporti con il Parlamento), Francesco Lollobrigida (Agricoltura), Maria Elisabetta Casellati (Riforme istituzionali), Daniela Santanchè (Turismo), Carlo Nordio (Giustizia), Adolfo Urso (Imprese), Marina Calderone (Lavoro), Orazio Schillaci (Salute), Gennaro Sangiuliano (Cultura) e Gilberto Pichetto (Ambiente), i rispettivi staff tecnici, Carlo Alberto Manfredi Selvaggi, a capo della nuova Struttura di missione del Pnrr, e il Presidente dell’Anci Antonio Decaro. La cabina di regia sul Pnrr ha quindi approvato le modifiche agli obiettivi della quarta rata del valore di 16 miliardi di euro e 10 modifiche su 27 obiettivi condivise con la Commissione UE.
La cabina di regia è poi stata seguita da una conferenza stampa nella quale il ministro Fitto ha spiegato: “Sul Pnrr, il governo sta portando avanti un lavoro serio e costruttivo, ma siamo di fronte a diverse fake news: non c’era nessuna convocazione urgente della cabina di regia, che è avvenuta nel tardo pomeriggio di ieri, perché abbiamo avuto il via libera tecnico dell’Europa, dunque solo allora è partita la convocazione. Le dieci modifiche agli obiettivi della quarta rata del Pnrr, che hanno ottenuto oggi il via libera della cabina di regia riunita a Palazzo Chigi, riguardano diversi ministeri, ovvero i ministeri delle Infrastrutture, delle Imprese, dell’Istruzione, della Cultura. Rispetteremo la data di scadenza del 31 agosto per modifiche e revisione, sui ritardi vorrei critiche nel merito dall’opposizione. Andrò in Parlamento il 18 per la relazione semestrale, e penso di essere andato in Parlamento un numero di volte non paragonabile rispetto a quanto accaduto nei due anni precedenti. Il tema dei ritardi è particolare: non ho ancora ascoltato un riferimento preciso a un ritardo imputabile a noi che sia oggettivo.
In merito alla erogazione della terza rata, il cui termine per il pagamento è scaduto il mese scorso , il ministro Fitto ,smentendo così l’indiscrezione di stampa secondo cui l’Italia avrebbe potuto ottenere la terza rata rinunciando a una parte dei fondi, ha chiarito: “Al momento tre Paesi hanno chiesto il pagamento della terza rata, Spagna, Italia e Grecia, e nessuno ha chiesto quello della quarta. Se noi siamo in ritardo, gli altri che situazione hanno?. Se tutto andrà come deve , saremmo il primo Paese a chiedere la quarta rata. E verrà richiesta intera, non immaginando un definanziamento. L’intesa con la Commissione Ue su queste modifiche non è accompagnata dalla promessa di liquidare le risorse entro fine anno. Sono garanzie che non può dare nessuno. Fare velocemente, ma non in fretta, perché si rischiano errori decisivi”.
Critiche le Opposizioni, con la segretaria del Pd, Schlein che ha esortato la Presidente Meloni a riferire in Parlamento sul “perché non si sia visto ancora un euro della terza rata”, riecheggiata dal deputato del Terzo Polo Italia Viva-Azione, Faraone, che, su Twitter, ha scritto: “ll fatto che non si sia ancora visto un euro della terza rata del PNRR, e che anche la quarta rischia di slittare, è molto preoccupante per il Paese” e da AVS, che ha chiesto che “la Presidente Meloni riferisca urgentemente al Parlamento sulle revisioni al Pnrr”, accusando il Governo di “approssimazione, anche per i tempi incerti della quarta rata”.
Stessa posizione per il leader di Azione , Calenda , che, proponendo di usare il “suo” meccanismo di Industria 4.0 per far diventare il Pnrr l’ Inflation Reduction Act italiano, ha sottolineato: “Siamo all’emergenza nazionale: Azione è pronta a collaborare in ogni modo ma per favore smettiamola con il ‘tutto bene'”, mentre per il M5S da “Da Fitto sono arrivati inutili giri di parole”.
Sul fronte dei lavori parlamentari, invece, prosegue la discussione in Aula alla Camera sul Dl delega relativa alla Riforma fiscale, con le modifiche apportate al testo che prevedono: l’obbligo di fornire “motivazione degli atti impositivi, anche mediate indicazione delle prove sulle quali si basa la pretesa” a carico dell’Agenzia delle Entrate e non più del contribuente, “il principio secondo cui le disposizioni fissate dallo Statuto del Contribuente diverranno “principi generali dell’ordinamento e criteri di interpretazione adeguatrice della legislazione tributaria”, ovvero, qualora su una norma fiscale sorgesse un dubbio interpretativosi farà riferimento a quanto determinato nello Statuto, per cui la bilancia penderà dalla parte dei contribuenti, la determinazione dell’obbligo per l’Agenzia delle Entrate di realizzare un contraddittorio preventivocon i cittadini o con le imprese prima di emettere un qualsiasi atto di accertamento e il rafforzamento del concetto di “legittimo affidamento” del contribuente, già contenuto nello Statuto all’art.10, secondo cui i rapporti tra privati o aziende e Fisco si devono basare sul principio della buona fede e della collaborazione.
Un Dl delega legato alla Riforma fiscale, per il Governo da chiudere entro l’estate, che non piace alle Opposizioni, in particolare al Pd, in quanto favorirebbe e accrescerebbe le disuguaglianze e l’evasione, cui i dem hanno contrapposto la propria proposta di riforma del Fisco, presentata ieri a Montecitorio, oltre che dalla segretaria Schelin, anche dai relatori della stessa: la capogruppo alla Camera, Braga, i responsabili economici dem, Misiani e Guerra.
La “controriforma” fiscale del Pd prevede un intervento sulle rendite e i redditi da capitale, dove le aliquote sono più basse per abbassare le tasse su lavoro e sulle imprese e rendere il sistema fiscale più equo per “fornire un futuro ai servizi per i cittadini”, nonché l’aumento del grado di progressività sulle imposte di successione , l’introduzione di una Irpef duale sul modello tedesco con la sostituzione degli attuali scaglioni e aliquote con un sistema progressivo “ad aliquota continua” e relativo utilizzo delle maggiori entrate derivanti dalla revisione di detrazioni e deduzioni Irpef per ridurre il carico sui soli soggetti che pagano quell’imposta, la razionalizzazione e stabilizzazione degli incentivi per gli investimenti derivati da IRES, selettività nella riscossione e riscossione di tutti i crediti certi, senza pianificazioni fiscali, né stabilizzazioni a dieci anni per la riscossione con rateizzazione, che andranno circoscritte solo in caso di reale difficoltà a pagare da parte del contribuente, il taglio del cuneo fiscale, la razionalizzazione degli incentivi e la riforma del catasto con nuove imposte sulle rendite catastali “con riferimento ai valori di mercato degli immobili, eliminando la giungla dei moltiplicatori esistenti, garantendo la parità di gettito, redistribuendo il gettito fra i contribuenti senza aumentare l’onere complessivo”.
Non solo riforma fiscale, però, sul tavolo del Governo, che cerca di stemperare le tensioni con la Magistratura , ma anche la Riforma della Giustizia, con il Guardasigilli Nordio, che , qualche giorno fa, in un’intervista a Libero, smentendo che i casi Santanchè, Delmastro e del figlio del Presidente del Senato, La Russia siano un attacco all’Esecutivo , in quanto fatti indipendenti tra loro, ha confermato l’intenzione dell’Esecutivo di andare avanti con la prima parte della Riforma, volta a introdurre modifiche al sistema degli avvisi di garanzia, all’abuso d’ufficio e all’imputazione coatta.
Tuttavia, il ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare, Lollobrigida, secondo quanto riportato da Il Foglio e da Il Fatto Quotidiano, in una conversazione con i giornalisti, ieri, a margine della presentazione in conferenza stampa della social card , pur rinnovando la sua fiducia nei giudici, avrebbe affermato al riguardo delle inchieste su Santanchè, Delmastro e sul figlio del Presidente del Senato, La Russa: “C’è un certo scadenzario in queste inchieste molto sospetto. Anzi preoccupante, mi verrebbe da dire. D’altronde siamo gli eredi di Berlusconi e queste sono le conseguenze. Prima è toccato a lui, ora tocca a noi. Berlusconi aveva raccolto in sé tutte le potenzialità delle inchieste dei magistrati, adesso che non c’è più ha liberato energia. Ieri sera (lunedì, ndr) in tv ho sentito parlare il giornalista Daniele Capezzone (su Rete 4 ) e mi ha convinto molto, perché parlava delle inchieste che finiscono in niente. Certo, bisogna rilevare che c’è un certo scadenzario di inchieste da parte della magistratura, che messe in fila tutte insieme sono un po’ sospette…ma c’è piena fiducia nei giudici”.
In merito al caso che riguarda il Sottosegretario alla Giustizia, Delmastro, secondo quanto riportato dall’Ansa, il gruppo dei togati progressisti di Area avrebbe chiesto al Comitato di presidenza l’apertura di una pratica a tutela della gip di Roma Emanuela Attura ,che ha disposto l’imputazione coatta per il sottosegretario, nell’inchiesta relativa al caso Cospito. Dunque, sarebbe stato sollecitato un intervento formale del Csm per stigmatizzare l’attacco rivolto dal governo alla gip con la nota di fonti di Palazzo Chigi in cui si attribuiva a una parte della magistratura la volontà di schierarsi con l’opposizione.
Sul dossier Giustizia e sui casi giudiziari che riguardano il ministro del Turismo Santanchè , il sottosegretario alla Giustizia Delmastro e il figlio del Presidente del Senato, La Russa, la Presidente del Consiglio Meloni, nel corso della conferenza stampa al termine del vertice Nato di Vilnius, ha dichiarato: “Nessun conflitto con la magistratura, sicuramente non da parte mia. Chi confida nel ritorno di uno scontro tra politica e magistratura che rimanda ad altre epoche resterà deluso. I casi del sottosegretario Andrea Delmastro e del ministro Daniela Santanché e la vicenda del figlio del Presidente del Sena La Russa sono tre casi diversi, da valutare ciascuno a sé. I primi due hanno entrambi risvolti politici, perché hanno fatto emergere delle anomalie nel funzionamento della giustizia che non solo meritano una riflessione specifica, ma confermano anche la necessità di correttivi che il centrodestra indica da sempre e che prescindono anche dal singolo caso. Del resto, si tratta di misure chiaramente scritte nel programma e, dunque, “mi hanno sorpreso alcune dichiarazioni dell’Anm che li hanno collegati questi casi, come se ci fosse un intento punitivo del governo verso la magistratura. Qual è il nesso?. Qual è il nesso di una polemica che può nascere su un fatto specifico e dire ‘allora la separazione delle carriere è un fatto punitivo’. Io credo che si rischi di scivolare su un dibattito che non aiuta. Perché io non penso che vada messo insieme quello che il governo ha nel proprio programma in termini di riforma della giustizia e le scelte che i magistrati fanno, quindi consiglio prudenza. Ma in ogni caso, sono due materie completamente diverse. Occorre distinguere e non c’è alcuna volontà da parte del governo di aprire un conflitto. Noi intendiamo mantenere gli impegni che abbiamo preso con gli italiani, questo sì, e non intendiamo farlo contro i magistrati, anzi speriamo di poterlo fare con il contributo dei magistrati, perché io sono convinta che la stragrande maggioranza dei magistrati in Italia sia consapevole del fatto che ci sono dei correttivi da portare avanti e voglia collaborare, dare una mano, offrire il proprio punto di vista, offrire le proprie proposte, come sempre accade nelle nazioni normali. Penso che questo sia il modo giusto di procedere, non quello, come sembra da alcune dichiarazioni un po’ apocalittiche di alcuni esponenti dell’Associazione, di rappresentarsi come una sorta di guardiani del bene contro il male, perché non mi pare insomma che sia questo il mondo nel quale vogliamo vivere no? Il mondo nel quale vogliamo vivere è un mondo nel quale ognuno ha le proprie responsabilità, le assume, cerca di collaborare per il bene complessivo della nazione che è quello che cerco di fare ogni giorno. La vicenda dell’imputazione coatta di Delmastro, certamente la più politica delle tre, poiché politico è anche il merito, attiene alla terzietà del giudice, che è il motivo che muove ad esempio il tema della separazione delle carriere. Mi ha molto colpito, perché con la terzietà il giudice non dovrebbe sostituirsi al pm formulando imputazioni che lui non intende formulare. Ho chiesto quante volte fosse successo e mi è stato risposto che si tratta di casi irrilevanti sul piano statistico. Quanto al caso Santanché, nel merito si tratta di una questione extrapolitica, perché riguarda Santanchè-imprenditrice, non Santanchè-ministro, ruolo che per altro sta ricoprendo molto bene. Ciò detto, ricordando che il merito di questa vicenda è questione che attiene alle aule di giustizia e non alle trasmissioni tv, l’anomalia di questa vicenda sta nell’avviso di garanzia recapitato a un quotidiano e non a lei, nel giorno in cui va in Aula. Questa è la questione che ho posto io. Anche questa è faccenda che riguarda il funzionamento della giustizia e non solo il caso specifico. Qualcosa non funziona. Io segnalo un problema di procedura. E i problemi di procedura rendono più difficile per tutti anche la gestione del merito. Un avviso di garanzia non rende automatiche le dimissioni di un ministro, a maggior ragione con queste modalità. Infine, la vicenda che riguarda il figlio del Presidente del Senato La Russa, è una questione completamente diversa. Capisco molto bene, da madre, la sofferenza del Presidente Ignazio La Russa, anche se non sarei intervenuta nel merito della vicenda. Tendo a solidarizzare, per natura, con una ragazza che ritiene di aver subito una violenza e decide di denunciare, non mi pongo il problema dei tempi, però anche qui bisognerà capire nel merito cosa è accaduto. Mi auguro che la politica ne resti fuori. Come Governo abbiamo approvato qualche settimana fa il disegno di legge sulla violenza contro le donne, che è stato apprezzato come importante passo avanti nei confronti delle vittime. Quindi, è il nostro lavoro che parla per noi”.
In seguito alle dichiarazioni della Premier Meloni da Vilnius, la segretaria del Pd, Schlein, ha commentato : ” Un brutto spettacolo per il Paese: difende l’indifendibile. Riesce a dire tutto e il suo contrario. Questo abbiamo sentito nelle contraddittorie dichiarazioni sulla giustizia della premier Giorgia Meloni”.
Altra questione , al vaglio dell’Esecutivo, gli scioperi di treni e aerei proclamati , rispettivamente, per il 13 e il 15 luglio, per via del mancato rinnovo dei contratti.
Il Vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Salvini, ha dunque inviato una lettera, incontrato e convocato i sindacati per un tavolo nel pomeriggio di oggi per rivedere tale mobilitazioni al fine di non creare disagi a cittadini e turisti in pieno esodo vacanziero, ma i sindacati Cgil, Cisl e Uil hanno escluso la revoca delle agitazioni. Il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti , allora, ha inviato ai sindacati un provvedimento di riduzione della durata delle astensioni già proclamate, dalle 3 del mattino fino alle 2 di venerdì 14.
Con il provvedimento firmato dal ministro Salvini, lo sciopero terminerà alle ore 15, anche grazie all’assicurazione, maturata durante il tavolo al ministero , con Salvini garante , dell’immediata ripresa delle trattative sindacali su tutti i punti oggetto della mobilitazione sindacale e sulla scorta di una nota della Commissione Garanzia Scioperi e di quanto detto dal segretario Cisl Sbarra: “I margini per una revoca dello sciopero dei trasporti ferroviari, proclamato dalle categorie a partire da questa notte non ci sono, in ogni caso, verranno assicurati e garantiti i treni a lunga percorrenza, così come i servizi ferroviari regionali su alcune fasce orarie: dalle 6 alle 9, dalle 18 alle 21″.
Nel frattempo, in ambito economico, l’Istat ha reso noti i dati sulla produzione industriale di maggio, che registrano un aumento dell’1,6% rispetto ad aprile, mentre nel periodo marzo-maggio il livello della produzione è diminuito dell’1,8% rispetto ai tre mesi precedenti.
Pertanto, spiega Istat nella sua nota di commento: “La produzione industriale torna a crescere a maggio, in termini congiunturali, dopo quattro flessioni consecutive. L’incremento coinvolge tutti i principali comparti.
Considerando gli ultimi tre mesi, tuttavia, la produzione continua a mostrare un calo congiunturale, che si estende a tutti i settori di attività, con le uniche eccezioni rappresentate dai prodotti della raffinazione petrolifera e dai mezzi di trasporto.
In termini tendenziali, al netto degli effetti di calendario, l’indice complessivo è in diminuzione a maggio, come pure quelli relativi ai principali raggruppamenti di industrie, con l’eccezione dei beni strumentali”.
Di tutt’altro segno, i dati dell’ Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, che nelle sue Prospettive dell’occupazione Ocse 2023, vede in Italia il calo dei salari reali più forte che negli altri Paesi dell’area.
Per Ocse, infatti: “Alla fine del 2022 , i salari reali erano calati del 7% rispetto al periodo precedente la pandemia. La discesa è continuata nel primo trimestre 2023, con una diminuzione su base annua del 7,5%”, mentre in previsione “i salari nominali aumenteranno del 3,7% nel 2023 e del 3,5% nel 2024, e l’inflazione dovrebbe attestarsi al 6,4% nel 2023 e al 3% nel 2024. In Italia, i salari fissati dai contratti collettivi sono diminuiti in termini reali di oltre il 6% nel 2022. Si tratta di un calo particolarmente significativo se si considera che, a differenza di altri Paesi, la contrattazione collettiva copre, in teoria, tutti i lavoratori dipendenti”.
Quindi, l’Organizzazione con sede a Parigi, prevede che , in base all ‘indicizzazione dei contratti collettivi alle previsioni Istat dell’inflazione al netto dei beni energetici importati (Ipca-Nei), recentemente riviste significativamente al rialzo, “i minimi tabellari potranno recuperare parte del terreno perduto nei prossimi trimestri. Tuttavia, i significativi ritardi nel rinnovo dei contratti collettivi (oltre il 50% dei lavoratori è coperto da un contratto scaduto da oltre due anni) rischiano di prolungare la perdita di potere d’acquisto per molti lavoratori” e sottolinea che: “Le politiche attive del mercato del lavoro “sono un pilastro fondamentale del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Se l’obiettivo iniziale di numero di persone in cerca di lavoro da prendere in carico è stato raggiunto, è ora essenziale garantire un sostegno effettivo e adeguato in tutte le regioni e rafforzare la verifica dei percorsi formativi realizzati”.
Infine, se nel Parlamento italiano, il Senato ha approvato all’unanimità la pdl contro la pirateria digitale, a prima firma del senatore di FdI, Mollicone, che, avendo già ottenuto il sì della Camera, ora è legge, il Parlamento UE, invece, ha approvato la “legge sul ripristino della natura” ,respingendo con 324 voti di Socialisti, Verdi, Sinistre e di gran parte dei Liberali, contro312 e 12 astenuti, la mozione di rigetto presentata dal Ppe e dalla destra, che puntava a una nuova mediazione con la Commissione e la maggioranza.
Il provvedimento approvato in UE rende la protezione della natura e il ripristino degli habitat europei un obbligo di legge per il ripristino degli ecosistemi degradati e per fermare la perdita di biodiversità. Tra gli obiettivi c’è anche quello di combattere il cambiamento climatico e di ripristinare entro il 2030 almeno il 20% delle superfici terrestri e marine dell’Unione e il 15% dei fiumi nella loro lunghezza e di realizzare, elementi paesaggistici ad alta biodiversità su almeno il 10% della superficie agricola utilizzata.
Soddisfatto il capodelegazione Pd all’Eurocamera, Benifei, che , su Twitter, ha scritto: “Vittoria! Il Parlamento Europeo approva la legge sul ripristino della natura. Sconfitto il Ppe alleato per questo voto con l’estrema destra: un segnale per il futuro. L’Europa va avanti, senza mai dimenticare il lavoro e le risorse necessarie. No a pericolosi passi indietro”.
Critico, invece, l’eurodeputato della Lega, Zanni, che ha affermato: “Altro che ‘ripristino della natura’, a farne le spese, ancora una volta, sono i cittadini europei. E a dispetto delle belle parole, il provvedimento per cui le sinistre festeggiano è uno schiaffo ad agricoltori e pescatori, avrà conseguenze disastrose e andrà a colpire duramente la loro attività”.
Per il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Urso, intervenuto all’assemblea di Confagricoltura, dal tema “L’agricoltura italiana verso il futuro”: “Il voto di oggi del Senato sull’agricoltore custode dell’ambiente è significativo e importante, perché riconosce l’agricoltore come colui che meglio tutela il territorio: il voto di oggi è il futuro dell’agricoltura, il voto del Parlamento Ue sulla legge sulla natura è il passato dell’Europa, perché è frutto di una visione ideologica che non tiene più conto della realtà. Io credo che l’Europa debba cambiare passo e regolamento, il documento di oggi parla di ripristino della natura e credo che bisogna pensare al ripristino del buon senso e sono certo che il nuovo Parlamento che uscirà dal voto dei cittadini europei dovrà approvare il ripristino del buon senso in Europa. Perché non si può chiedere da una parte di garantire l’autonomia e la sovranità europea anche sul piano alimentare e dall’altra imporre la riduzione delle terre coltivabili del nostro paese”, ha rimarcato il ministro. Un voto, quello europeo, ha concluso Urso, che non tiene conto “di quello che è accaduto con la pandemia in cui sono mancati beni primari, di quello che è accaduto con l’invasione della Russia in Ucraina in cui perfino il grano è diventato un elemento della guerra ibrida contro l’occidente, di quello di cui tutti hanno preso atto e cioè che l’alimentazione è un bene primario e ne va garantita la produzione e l’approvvigionamento nel proprio paese perché fa parte della sfera della sicurezza nazionale”.
Con 5 voti favorevoli, 4 contrari e 3 astenuti, approvate in UE anche le nuove regole sulla pesca illegale dell’anguilla europea , il cui stato di conservazione è a livelli critici, specifica le procedure relative alla cattura di altre specie, come il gambero rosso gigante, il gambero blu, il gambero rosso e il corallo rosso, in particolare l’autorizzazione delle navi, l’attività di pesca, la registrazione delle catture, la creazione di aree, restrizioni spaziali o temporali e punti di sbarco designati.
Regolamentata dalla UE anche la pesca mista nel Mediterraneo, che dovrebbe essere limitata alle aree di riproduzione degli stock, per assicurare il recupero delle specie.
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