Al termine della Via Crucis, svoltasi al Colosseo, quest’anno su meditazioni affidate a Suor Eugenia Bonetti, missionaria della Consolata e Presidente dell’Associazione, “Slaves no more”, Papa Francesco ha ricordato nella Sua preghiera al Signore, i drammi e le sofferenze di oggi: dai migranti, ai minori abusati, passando per le famiglie spezzate, i consacrati fedeli rifiutati, la Chiesa divisa e l’ambiente violato.
di Federica Marengo sabato 20 aprile 2019
Arrivato al Colosseo, a bordo della sua utilitaria, Papa Francesco è stato accolto dalla sindaca Virginia Raggi. Poi,dopo aver salutato Suor Eugenia Bonetti, missionaria della Consolata, Presidente dell’Associazione “Slaves no more” e coordinatrice della rete internazionale “Talitha Ku”, contro la tratta delle persone e in particolare delle donne, avviate alla prostituzione, a cui , quest’anno, sono state affidate le meditazioni a commento delle 14 stazioni della Via Crucis, ha preso posto sulla terrazza di fronte al monumento simbolo della Capitale e del martirio cristiano, per presiedere al rito.
La Croce, portata nella prima e nell’ultima stazione dal vicario di Roma, il cardinale Angelo De Donatis, è stata affidata: ad alcune famiglie (due italiane e una polacca), alle suore Pallottine del Brasile e dell’India, a quelle della Consolata e alle Canossiane, ai volontari dell’ Unitalsi, di Casa Ruth e di Unità di strada, ai missionari siriani e ai frati della Terra Santa.
Al centro delle meditazioni, i “nuovi crocifissi di oggi” : le madri rimaste in Africa, che soffrono, come Maria ai piedi della Croce, nel sapere o nel vedere il proprio figlio/figlia lontano/a o morto/a,per malattie, mancanza di cibo, acqua, cure mediche, opportunità di vita e di futuro, i migranti, rinchiusi nei campi di raccolta simili ai lager nei Paesi di transito e respinti nei Paesi di approdo, dove viene precluso loro un porto sicuro, i poveri, sfruttati dai ricchi, i migranti costretti a vivere nelle baracche, ai margini della società o morti in mare durante le traversate, organizzate e guidate da trafficanti senza scrupoli. E ancora: le prostitute, schernite, abusate, aggredite con il fuoco lungo le strade delle città, i senza fissa dimora, i giovani senza lavoro, senza speranza e prospettive, i bambini discriminati per via della loro provenienza, del colore della pelle e del loro ceto sociale, costretti a lavorare nei campi, venduti e comprati da trafficanti di carne umana per trapianti di organi o per incrementare il business della prostituzione, i volontari, “nuovi samaritani del terzo millennio”, quanti vivono nel disprezzo, nello scherno, nella solitudine, nell’abbandono e nel tradimento, le vittime della tratta e quanti muoiono nel deserto o in mare per scappare da guerre, persecuzioni,dittature , siccità e carestie.
Quindi, in conclusione della Via Crucis e delle relative meditazioni, l’invocazione a Dio, affinché con la Risurrezione, “faro di speranza, di gioia, di vita nuova e fratellanza” , “ogni figlio e figlia dell’uomo sia riconosciuto davvero nella sua dignità di figlio e figlia di Dio e mai più trattati da schiavi”.
Poi, è stata la volta del Papa, che, nel suo intervento, ha invocato Gesù, unica speranza in grado di salvare l’uomo, pregandolo di aiutare l’umanità a vedere nella Sua Croce tutte le croci del mondo. Ecco, di seguito il testo della preghiera composta dal Santo Padre Francesco : “Signore Gesù, aiutaci a vedere nella Tua Croce tutte le croci del mondo: la croce delle persone affamate di pane e di amore;
la croce delle persone sole e abbandonate perfino dai propri figli e parenti;
la croce delle persone assetate di giustizia e di pace;
la croce delle persone che non hanno il conforto della fede;
la croce degli anziani che si trascinano sotto il peso degli anni e della solitudine;
la croce dei migranti che trovano le porte chiuse a causa della paura e dei cuori blindati dai calcoli politici;
la croce dei piccoli, feriti nella loro innocenza e nella loro purezza;
la croce dell’umanità che vaga nel buio dell’incertezza e nell’oscurità della cultura del momentaneo;
la croce delle famiglie spezzate dal tradimento, dalle seduzioni del maligno o dall’omicida leggerezza e dall’egoismo;
la croce dei consacrati che, strada facendo, hanno dimenticato il loro primo amore;
la croce dei tuoi figli che, credendo in Te, cercando di vivere secondo la Tua parola, si trovano emarginati e scartati perfino dai loro familiari e dai loro coetanei;
la croce delle nostre debolezze, delle nostre ipocrisie, dei nostri tradimenti, dei nostri peccati e delle nostre numerose promesse infrante;
la croce della Tua Chiesa che, fedele al Tuo Vangelo, fatica a portare il Tuo amore perfino tra gli stessi battezzati;
la croce della Chiesa, la Tua sposa, che si sente assalita continuamente dall’interno e dall’esterno; la croce della nostra casa comune che appassisce seriamente sotto i nostri occhi egoistici e accecati dall’avidità e dal potere.
Signore Gesù, ravviva in noi la speranza delle risurrezione e della Tua definitiva vittoria contro ogni male e ogni morte. Amen!”.
Nel pomeriggio, il Papa Bergoglio, aveva celebrato il rito della Passione di Cristo nella Basilica di San Pietro, scandito dalla prostrazione dinanzi alla Croce, dal Reminiscere, dalla Liturgia della Parola ( il racconto della Passione secondo Giovanni), dall’omelia, pronunciata dal predicatore della Casa Pontificia, padre Raniero Cantalamessa, dalla Preghiera universale e, infine, dall’adorazione della Santa Croce e dall’Eucarestia.
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