di Federica Marengo sabato 2 dicembre 2023
-Ripresi questa mattina, i bombardamenti israeliani e il lancio di razzi palestinesi dopo una settimana di tregua e di scambi di ostaggi e prigionieri, i negoziatori israeliani, che stavano proseguendo i negoziati in Qatar per una nuova tregua con Hamas nella Striscia di Gaza, sono tornati in Israele, in quanto, come reso noto dall’ufficio del primo ministro israeliano, “Il dialogo è arrivato a un’impasse”.
Quindi, l’esercito israeliano ha ripreso le operazioni di attacco su Gaza, e in particolare sul sud della Striscia e su Khan Yunis ,colpendo circa 400 obiettivi.
Pertanto, il portavoce militare di Israele ha ordinato l’immediata evacuazione degli abitanti. Al riguardo, Hamas ha diffuso un nuovo bilancio delle vittime: almeno 300 sarebbero i palestinesi uccisi dalla ripresa dei combattimenti e ha fatto sapere , tramite il capo dell’ufficio politico , Saleh al-Arouri, che ha rilasciato un’intervista ad Al Jazeera, che “non rilascerà altri ostaggi senza un cessate il fuoco permanente e il rilascio di tutti i prigionieri palestinesi” e che “attualmente non sono in corso negoziati per una tregua, poiché Israele ha deciso che non vuole rinnovare i contatti per uno scambio di prigionieri basato su nuovi termini”.
Proteste si sono tenute davanti alla casa del Premier israeliano, Netanyahu, che, ieri, ha esortato l’esercito ad andare “Avanti fino alla distruzione di Hamas”e, che, in serata terrà una conferenza stampa. Al termine delle manifestazioni, sei persone sono state arrestate.
Il Presidente francese Macron, ha dichiarato: “L’obiettivo della “distruzione totale di Hamas deve essere chiarito da Israele, perché rischia di generare dieci anni di guerra. La distruzione totale di Hamas, cos’è? Qualcuno pensa che sia possibile? Se è così, la guerra durerà dieci anni e non credo che nessuno sappia definire seriamente questo obiettivo. Quindi questo obiettivo deve essere chiarito. La buona lotta contro il terrorismo non è un bombardamento sistematico e permanente”.
La vicepresidente USA, Kamala Harris , invece, nel corso di una conferenza stampa, ha affermato che “Israele ha una legittima ragione militare per difendersi, ma deve fare di più per proteggere i civili. I diritti umani internazionali devono essere rispettati. Troppi palestinesi sono stati uccisi dallo scoppio della guerra, il 7 ottobre”.
Tuttavia, il ministro della Difesa israeliano,Yoav Gallant, ha fatto sapere che: “Hamas ha infranto gli accordi quando si è rifiutato di rilasciare 17 ostaggi: 15 donne e due bambini. Per questa ragione,ieri, l’esercito israeliano ha ricevuto l’ordine di accrescere e potenziare le attività militari a Gaza. La pressione militare consente di raggiungere due obiettivi: arrecare danni a Hamas e favorire la liberazione degli ostaggi. Israele, ha recuperato 110 ostaggi e i corpi di tre prigionieri. Nessun esercito ha mai fatto meglio contro gruppi terroristici. Israele ha inoltre ucciso migliaia di terroristi”.
Il ministro degli Esteri israeliano Ely Cohen, invece, commentando il sostegno del Presidente turco Erdogan ad Hamas, ha scritto su X: “Israele ha detto che la Turchia, se vuole, potrà accogliere i membri dell’ala militare di Hamas, che alla fine del conflitto fossero ancora vivi. L’organizzazione Hamas-Isis cesserà di esistere a Gaza, libereremo Gaza da Hamas, per il bene della sicurezza di Israele e per creare un futuro migliore agli abitanti della regione. La vostra presidenza ,potrà poi accogliere nel suo Paese i terroristi di Hamas, che non siano stati eliminati e che siano fuggiti da Gaza”.
Nel frattempo, a Dubai, dove fra ieri e oggi, ha partecipato ai lavori della 28° Conferenza delle Nazioni Unite sul Clima, la Presidente del Consiglio, Meloni,a margine dell’evento, ha avuto un incontro con il Presidente della Repubblica araba d’Egitto, Abdelfattah al-Sisi.
Un incontro ,come riferisce una nota di Palazzo Chigi: “Incentrato sulle relazioni bilaterali e in particolare sulle prospettive di crescita per l’interscambio commerciale e il rafforzamento della collaborazione energetica e delle interconnessioni tra Egitto e l’Europa tramite l’Italia. La grave crisi in corso in Medio Oriente è stato un altro argomento centrale dell’incontro dove si è convenuto sulla continuazione di una urgente e coordinata azione diplomatica volta a contenere la sua ulteriore espansione e le relative conseguenze umanitarie. Il Presidente Meloni ha ringraziato il Presidente Sisi per la collaborazione diplomatica e logistica nel dispiegare gli aiuti umanitari italiani per Gaza nel porto egiziano di Al Arish e per il prossimo arrivo della nave Vulcano con gli aiuti medici. L’Italia e l’ Egitto hanno convenuto di continuare a lavorare in uno spirito di rafforzata collaborazione al fine di giungere ad una pace sostenibile a Gaza”.
A seguire, la Premier ha incontrato anche il Presidente degli Emirati Arabi Uniti, Mohammed bin Zayed Al Nahyan.
Sempre secondo quanto riportato da una nota di Palazzo Chigi: “I due Leader hanno espresso grande soddisfazione per gli eccellenti rapporti bilaterali, testimoniati anche dall’andamento delle relazioni economiche fra le due Nazioni. Meloni si è congratulata con il Presidente per l’organizzazione e per i risultati della COP28, condividendo gli investimenti fatti dall’Italia nella lotta ai cambiamenti climatici. Il Presidente del Consiglio ha, inoltre, espresso i suoi migliori auguri al Presidente Mohammed bin Zayed per la Festa Nazionale degli Emirati Arabi Uniti. Sono state approfondite le possibilità di rafforzamento delle relazioni economiche bilaterali e i due Leader hanno successivamente avuto un aggiornato scambio di vedute sul conflitto a Gaza e sugli aiuti umanitari a sostegno della popolazione civile”.
Ultimo incontro diplomatico della Presidente Meloni, riportato da Palazzo Chigi, quello con il Primo Ministro del Giappone, Fumio Kishida, nel quale: “I due Capi di Governo hanno espresso forte apprezzamento per la collaborazione instaurata in ambito G7, anche in vista del passaggio di consegne dalla Presidenza giapponese alla Presidenza italiana nel 2024. Hanno condiviso l’importanza degli esiti della COP28 per la lotta al cambiamento climatico e del rafforzamento del percorso globale verso la transizione ecologica, evidenziando gli impegni sostanziali assunti dai rispettivi Governi su questo fronte.Meloni e Kishida hanno sottolineato il grande impulso che l’avvio del Partenariato Strategico bilaterale, lo scorso gennaio, ha dato all’ulteriore rafforzamento della collaborazione bilaterale in tutti i settori, dalla cooperazione politica a quella economico-industriale, scientifica e culturale. Hanno inoltre reiterato la valenza strategica del Programma aeronautico GCAP e della cooperazione in ambito sicurezza e difesa.I due Leader hanno quindi affrontato le principali questioni all’ordine del giorno nello scacchiere internazionale, partendo dal conflitto a Gaza e dall’importanza di assicurare sostegno umanitario alla popolazione civile. Hanno inoltre discusso della guerra in Ucraina e dell’esigenza di preservare la stabilità nell’Indo-Pacifico”.
Quest’oggi, la Presidente Meloni è intervenuta alla sessione plenaria “High Level Segment for Heads of State and Government e nel suo discorso ha sottolineato: “Questo Vertice, per il quale ringrazio la leadership degli Emirati Arabi Uniti, rappresenta un momento chiave nel nostro impegno per contenere l’aumento della temperatura globale entro 1,5°C. Siamo arrivati al primo Global Stocktake e, sebbene ci siano ragioni per essere ottimisti, l’obiettivo rimane lontano. La COP28 deve essere un punto di svolta. Siamo chiamati a stabilire una direzione chiara e a mettere in atto azioni concrete – ragionevoli ma concrete – come la triplicazione della capacità di generazione di energia rinnovabile nel mondo entro il 2030 ed il raddoppiamento del tasso globale di miglioramento annuale dell’efficienza energetica, come indicato anche dalla Presidenza.L’Italia sta facendo la sua parte nel processo di decarbonizzazione, e lo fa in modo pragmatico, ovvero con un approccio tecnologicamente neutrale, privo di inutili radicalismi. La mia idea è che se vogliamo essere efficaci, se vogliamo una sostenibilità ambientale che non comprometta la sfera economica e sociale, ciò che dobbiamo perseguire è una transizione ecologica e non ideologica .Stiamo gradualmente sostituendo la produzione di energia a carbone con le energie rinnovabili, abbiamo adottato un nuovo Piano per l’Energia e il Clima e stiamo dedicando risorse e attenzione ai biocarburanti, tanto da essere tra i fondatori della Global Biofuels Alliance. Nel contesto europeo, abbiamo tracciato un percorso per raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050 e per ridurre le emissioni di almeno il 55% entro il 2030.
Ma siamo anche impegnati a garantire, attraverso il programma UE “Fit for 55″, un approccio multisettoriale che rafforzi i mercati del lavoro e attenui l’impatto sui nostri cittadini. E questo è un punto fondamentale, perché se pensiamo che la transizione verde possa comportare costi insostenibili, soprattutto per i più vulnerabili, la condanniamo al fallimento. L’Italia intende destinare una quota estremamente significativa del Fondo italiano per il clima – la cui dotazione complessiva è di 4 miliardi di euro – al continente africano. Ma non attraverso un approccio di beneficenza, perché l’Africa non ha bisogno di beneficenza. Ha bisogno di essere messo nelle condizioni di competere su un piano di parità, per crescere e prosperare grazie alla moltitudine di risorse di cui il continente dispone. Una cooperazione tra pari, rifiutando approcci paternalistici e predatori. L’energia è uno dei cardini del Piano Mattei per l’Africa, il piano di cooperazione e sviluppo a cui l’Italia sta lavorando con grande determinazione per costruire partenariati reciprocamente vantaggiosi e sostenere la sicurezza energetica delle Nazioni africane e mediterranee. In questo modo stiamo anche lavorando per diventare un polo strategico per l’energia pulita, sviluppando le infrastrutture e capacità di generazione necessarie, nella nostra Patria e nel Mediterraneo. Dopo la Conferenza di Roma su Sviluppo e Migrazioni, sono stati istituiti due nuovi strumenti finanziari per affrontare le cause profonde della migrazione, combattere i trafficanti di esseri umani e garantire il diritto a non emigrare. Continueremo a sostenere il Green Climate Fund anche nel prossimo ciclo e, come ho già annunciato ieri, contribuiremo con 100 milioni di euro al nuovo loss and damage fund, fortemente voluto dalla Presidenza emiratina .E tutte queste priorità saranno anche al centro della Presidenza italiana del G7, nel 2024. In conclusione, voglio ringraziare la Presidenza emiratina e Sultan Al Jaber ed esprimo le mie congratulazioni per una COP28 di assoluto successo. Siamo tutti consapevoli, colleghi, che molti degli sforzi che stiamo facendo oggi probabilmente produrranno risultati visibili quando molti di noi non avranno più ruoli di responsabilità. Ma farlo comunque, non per noi stessi ma per coloro che verranno dopo di noi, definisce il valore della nostra leadership. Come scrisse Warren Buffet, “C’è qualcuno seduto all’ombra oggi perché qualcun altro ha piantato un albero molto tempo fa”.
A margine della Cop28, poi, la Premier Meloni, ha tenuto un punto stampa nel quale ha risposto ad alcune domande, in particolare sul tema che ha animato il dibattito politico nell’ultima settimana: quello del rapporto tra politica e Magistratura.
La Presidente del Consiglio quindi ha dichiarato: “Penso che non ci sia uno scontro tra politica e magistratura, ma questo non vuol dire non segnalare che poi in ogni ambito ci sono dei problemi, e il problema in una piccola parte della magistratura è ritenere che i provvedimenti di alcuni governi che non sono in linea con una certa visione del mondo debbano essere contrastati, come è accaduto ad esempio sull’immigrazione. Ho trovato francamente fuori misura dire che la riforma costituzionale aveva una deriva antidemocratica, a me sembrano dichiarazioni che vanno bene per la politica questo non si può non notare. Ma non vuol dire aprire uno scontro tra un mondo e un altro mondo, significa segnalare dove ci sono delle cose che sono obiettivamente un po’ fuori dalle righe. Noi dall’inizio del governo abbiamo lavorato per rafforzare il ruolo della magistratura per arrivare all’obiettivo comune che è combattere la criminalità, non gli avversari, ma la criminalità. Su questo sono schierata dalla stessa parte da sempre. Io non penso che non si possa criticare la riforma costituzionale, lo considero perfettamente legittimo. Il problema è se l’Associazione nazionale magistrati fa come dichiarazione pubblica quello che è un attacco. Penso che poi vada guardato come, dall’inizio del nostro governo, noi abbiamo lavorato per rafforzare il lavoro della magistratura nel fare il proprio lavoro, nella lotta alla mafia. Su questo io sono sempre schierata dalla stessa parte. Con quella stragrande maggioranza di magistrati che pensano che il loro lavoro sia questo e non contestare le scelte di una politica che non condivide”.
La corrente Magistratura democratica, in queste ore, ha pubblicato una nota, nella quale ha sottolineato: “Negli ultimi giorni Magistratura Democratica è stata oggetto di gravi attacchi da parte di esponenti di primo piano del governo e dei media. È stata accusata di avere coltivato ‘scopi cospirativi’ e di voler svolgere un ruolo di ‘opposizione giudiziaria’. Md respinge con fermezza tali accuse. L’aggressione politico-mediatica che ci ha investito non ha dunque alcuna giustificazione ma vorrebbe costringerci a rendere conto di una libertà, quella di associarsi e di riunirsi, prevista dalla Costituzione. Siamo un’associazione di magistrati, senza legami con alcun partito e senza ambizioni di condizionare in alcun modo il libero confronto delle rappresentanze politiche. Oggetto della nostra riflessione è la tutela dei diritti fondamentali della persona; diritti di cui sono ‘padroni’ gli esseri umani in quanto tali e non le contingenti maggioranze politiche. Di fronte ad essi anche l’autorità della legge incontra dei limiti, trattandosi di diritti riconosciuti fondamentali e inviolabili dalla Costituzione, dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea e da altre fonti Ue, dalla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo. L’associazione si impegna sul terreno della riflessione giuridica e dell’associazionismo giudiziario per ottenere un solo risultato: far sì che i diritti fondamentali affermati dalla Costituzione e dalle fonti sovranazionali non siano diritti teorici ed illusori, ma concreti ed effettivi. Con questo spirito e questi obiettivi lavoriamo negli uffici giudiziari e teniamo viva la nostra associazione. Lo facciamo in modo pubblico e del tutto trasparente, secondo le modalità previste dallo statuto che è liberamente accessibile sul nostro sito, così come lo sono gli esiti e in molti casi anche le registrazioni delle nostre riunioni, tra le quali il recente congresso tenuto a Napoli dal 10 al 12 novembre 2023. La pubblicità del nostro agire è la miglior confutazione delle accuse di trame cospirative. Non intendiamo rispondere a questa provocazione. Rivendichiamo la nostra indipendenza dal potere politico, la nostra libertà di pensiero e il nostro impegno giuridico, non solo come un diritto ma soprattutto come un obbligo costituzionale: quello di interpretare l’esercizio della giurisdizione, che è soggetta solo alla legge e ha l’obbligo di rispettare la gerarchia tra fonti sovranazionali e fonti nazionali, sempre di più nel senso della reale e migliore attuazione dei diritti umani e universali di ogni persona”.
Inoltre, ventisei presidenti di Corti d’Appello hanno scritto al ministro della Giustizia Nordio per fermare la prossima riforma della prescrizione, già calendarizzata alla Camera. Come si legge nella lettera, anticipata in parte dai quotidiani La Repubblica e il Fatto Quotidiano, nella quale si illustrano ed evidenziano al Guardasigilli le conseguenze anche in rapporto all’attuazione del Pnrr: “Esperienze devastanti si registrano soprattutto per la gestione dei ruoli gravosi delle Corti d’Appello, che sono uffici già sofferenti per pesanti e mai risolte carenze di organico del personale amministrativo, uffici notoriamente considerati i colli della bottiglia della sorte dei singoli procedimenti. Per questa ragione chiediamo che le eventuali nuove discipline siano accompagnate da esaurienti e coeve disposizioni transitorie. Ogni eventuale modifica imporrà, necessariamente, un’altra rivisitazione di una parte molto consistente della pendenza di ciascun ufficio. Con un Appello tuttora governato dalla carta, la rivisitazione imporrà il materiale accesso a decine di migliaia di fascicoli cartacei pendenti. E non a costo zero, perché sarà necessario tanto tempo di magistrati e personale amministrativo che fronteggiano scoperture di organico rilevantissime, sottratto alle udienze i cui tempi inevitabilmente si allungheranno. Infine il cambio della prescrizione costringerà a ricalcolare tutti i tempi dei processi, manualmente, fascicolo per fascicolo, in rapporto alla legge vigente sulla prescrizione. L’ assenza di una tempestiva, chiara, esauriente disciplina transitoria renderebbe il gravosissimo lavoro ingovernabile e ciò in periodo di Pnrr e pertinenti obiettivi da raggiungere Se il governo non dovesse rendersi conto di questi problemi ciò determinerebbe il rischio intensissimo di lavorare più volte a vuoto, e ciò in un contesto di ben note attuali carenze pesantissime, di risorse umane e di sistemi informatici inefficaci, e potrebbe condurre alla paralisi dell’intera attività delle Corti di Appello”.
Tornando al punto stampa della Presidente del Consiglio, a margine della Cop28, alla domanda sullo stop al mercato tutelato dell’energia, in merito al quale le Opposizioni hanno espresso le loro critiche ,parlando di “Tassa Meloni”, ha risposto: “Prima del mio alleato Salvini, mi hanno chiesto di fare qualcosa quelli che ce l’hanno messa la riforma del mercato tutelato. La fine del mercato tutelato è stata stabilita nel 2017, governi Renzi e Gentiloni, votata dall’allora maggioranza del governo Draghi. Io ho votato contro e contestato apertamente la fine del mercato tutelato. Mentre gli altri la votavano. Dopodiché, per blindarla, è stata inserita nel Pnrr e nella terza rata del Pnrr, che era un obiettivo già centrato quando siamo arrivati. Allora, io posso capire che il Pd ha deciso che ha fatto una cosa sbagliata. Ma prima di spiegare a me come la risolvo, perché non chiedono scusa?. Non si può far finta che le cose erano giuste prima; e quando arriva un altro governo diventano, perché io ho sempre tenuto la stessa posizione sul tema. Sono loro che stanno dicendo che hanno fatto una riforma che colpiva gli italiani. Allora prima lo dichiarino e poi io volentieri aiuto a risolvere il problema. Ora, dunque il tema è che oggi siamo con un obiettivo centrato, con una rata pagata del Pnrr e quindi la questione è spinosa. In ogni caso noi, d’accordo con la Commissione Ue, stiamo cercando di capire soprattutto come si fa a impedire che le bollette aumentino. A me questo interessa, ed è un lavoro su cui il governo si sta molto spendendo in queste ore”.
Riguardo alla Cop28 e alla dichiarazione con la quale 22 Paesi (tra cui: Bulgaria, Canada, Corea del Sud, Emirati Arabi Uniti, Finlandia, Francia, Ghana, Giappone, Moldavia, Mongolia, Marocco, Paesi Bassi, Polonia, Romania, Slovacchia, Slovenia, Ucraina, Ungheria, Regno Unito e Stati Uniti ) hanno chiesto di triplicare il nucleare entro il 2050, come risposta all’obiettivo di zero emissioni nette, ha spiegato: “Su queste questioni bisogna essere sempre molto pragmatici e non ideologici: io non ho preclusioni su nessuna tecnologia che possa essere sicura e che possa aiutarci a diversificare la nostra produzione energetica. Non sono certa che oggi, cominciando da capo sul tema del nucleare, l’Italia non si troverebbe indietro, ma se ci sono evidenze del fatto che noi si possa invece avere un approccio con un risultato positivo sono sempre disposta a parlarne. Credere piuttosto che la grande sfida italiana, sia il tema della fusione nucleare, anche se diciamo è un po’ più in là da venire ma senza visione non si va da nessuna parte. La fusione nucleare potrebbe essere la soluzione domani di tutti i problemi energetici, delle crisi che nascono dalle questioni energetiche, ed è una di quelle tecnologie sulla quali l’Italia è più avanti di altre. Questo è sicuramente un elemento sul quale troverete sempre la mia massima concentrazione e il mio massimo sostegno, perché io credo che l’Italia debba avere la capacità di pensare in grande e questo è uno di quei temi in cui può farlo, e sta agendo in grande”. Sulla questione delle fonti fossili, ha affermato: “È un obiettivo che dobbiamo continuare a centrare. Chiaramente lo dobbiamo fare mentre produciamo altre fonti energetiche. Apprezzo il fatto che, nelle conclusioni, il vertice abbia dichiarato target raggiungibili come la capacità di triplicare la produzione di energia da rinnovabili entro il 2030 o la capacità di raddoppiare annualmente l’efficienza energetica. “Si sono fatti importanti passi in avanti. Io penso che i passi in avanti devono essere sempre concreti e penso che sia stato dimostrato senso di responsabilità. Penso che l’obiettivo del Loss and Damage, ad esempio, sia un obiettivo concreto e utile e altri obiettivi sono raggiungibili e concreti. Io non sono neanche stata d’accordo sul fatto che si dicesse la Cop28 non potesse essere ospitata da una nazione che produce fossili, perché ,se non si coinvolgono anche queste Nazioni, visto che gli obiettivi sono globali, alla fine non ci arriverai mai. Gli obiettivi sono chiari per tutti, anche per le nazioni che dovrebbero essere più rigide da questo punto di vista. È la tempistica chiaramente che deve essere sostenibile, ma sostenibile perché come ho detto tante volte e ribadito anche qui pubblicamente, la sostenibilità climatica-ecologica deve camminare insieme alla sostenibilità sociale ed economica altrimenti ci porta dritti alla deindustrializzazione. Bisogna avere un approccio non ideologico, ma pragmatico. Bisogna ,secondo me, lavorare sulla neutralità tecnologica molto di più, ed è una posizione che il governo italiano porta avanti. E costruire passi che siano veloci, ma che sia possibile centrare perché se noi continuiamo a darci degli obiettivi che sono irraggiungibili ci ritroveremo qui tra 5 anni e scopriremo che non li abbiamo raggiunti”.
In ultimo, alla domanda se ritenesse che la questione energetica avesse a che fare con la sicurezza o con il cambiamento climatico, ha risposto: “È la stessa cosa. L’Europa ha progressivamente rinunciato al controllo sulle supply chain fondamentali per poi ritrovarsi priva di qualsiasi controllo sulle questioni centrali al momento dell’esplosione delle crisi. Così dipendiamo da Paesi dei quali non sempre possiamo fidarci, dunque ora uno dei problemi dell’Ue è il controllo sulle supply chain fondamentali, tra le quali l’energia”.
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