-Cronaca delle celebrazioni, da parte delle più alte cariche dello Stato e dei familiari, del ventottesimo anniversario della strage di Capaci, l’attentato mafioso, compiuto da Cosa Nostra,nella quale persero la vita il giudice Giovanni Falcone, la moglie, Francesca Morvillo, anche lei magistrato, e i tre agenti della scorta : Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani. Tuttavia, agli eventi tradizionalmente previsti in occasione di tale ricorrenza, quest’anno resi impossibili dall’emergenza sanitaria del Covid19 e dalle misure anti-assembramento adottate per fronteggiarla, si è sostituito un flash mob indetto dalla Fondazione Falcone, presieduta dalla sorella del giudice, dedicato agli operatori della sanità e delle forze dell’ordine che hanno combattuto il virus, alle vittime e alle loro famiglie . Per tutti loro, “eroi del dovere”: lenzuoli bianchi stesi dai balconi delle abitazioni alle 18:00, ora dell’esplosione.
di Federica Marengo sabato 23 maggio 2020
Come ogni anno, la nave della legalità, con a bordo studenti provenienti da tutta l’Italia, avrebbe dovuto compiere il suo viaggio da Civitavecchia a Palermo per accompagnare giovani e giovanissimi alle celebrazioni e alla manifestazione in memoria del giudice Giovanni Falcone, della moglie di quest’ultimo, Francesca Morvillo e dei tre agenti della scorta : Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani, uccisi a Capaci, dall’attentato mafioso compiuto da Cosa Nostra, mentre viaggiavano con le loro auto sull’Autostrada Palermo-Mazara del Vallo, ma, in questo 2020, funestato dall’emergenza sanitaria del Covid19 , ha dovuto modificare anch’essa,come tutti noi, la sua rotta e restare ormeggiata al porto di Genova ,per ospitare a bordo i malati di SarsCov2.
Così, il Presidente della Repubblica Mattarella, non potendo pronunciare il suo discorso dinnanzi alla folla dei ragazzi, accompagnati dai loro insegnanti, ha rivolto loro un videmessaggio pubblicato sul canale youtube del Quirinale.
“I due attentati di quel 1992 segnarono il punto più alto della sfida della mafia nei confronti dello Stato e colpirono magistrati di grande prestigio e professionalità che, con coraggio e con determinazione, le avevano inferto durissimi colpi, svelandone organizzazione, legami, attività illecite, ha principiato il Capo dello Stato, continuando, “I mafiosi, nel progettare l’assassinio dei due magistrati, non avevano previsto un aspetto decisivo: quel che avrebbe provocato nella società. Nella loro mentalità criminale, non avevano previsto che l’insegnamento di Falcone e di Borsellino, il loro esempio, i valori da loro manifestati, sarebbero sopravvissuti, rafforzandosi, oltre la loro morte: diffondendosi, trasmettendo aspirazione di libertà dal crimine, radicandosi nella coscienza e nell’affetto delle tante persone oneste. La mafia si è sempre nutrita di complicità e di paura, prosperando nell’ombra. Le figure di Falcone e Borsellino, come di tanti altri servitori dello Stato caduti nella lotta al crimine organizzato, hanno fatto crescere nella società il senso del dovere e dell’impegno per contrastare la mafia e per far luce sulle sue tenebre, infondendo coraggio, suscitando rigetto e indignazione, provocando volontà di giustizia e di legalità”.
Infine, l’esortazione : “I giovani sono stati tra i primi a comprendere il senso del sacrificio di Falcone e di Borsellino, e ne sono divenuti i depositari, in qualche modo anche gli eredi. Dal 1992, anno dopo anno, nuove generazioni di giovani si avvicinano a queste figure esemplari e si appassionano alla loro opera e alla dedizione alla giustizia che hanno manifestato. Cari ragazzi, il significato della vostra partecipazione, in questa giornata, è il passaggio a voi del loro testimone. Siate fieri del loro esempio e ricordatelo sempre”.
Un messaggio, quello del Presidente della Repubblica, giunto ai giovani di tutto il Paese, mentre a Roma, presso il ministero dell’Istruzione, la banda della Polizia, intonando l’Inno di Mameli , dava il via alle celebrazioni ufficiali, e a Palermo, la Professoressa,Maria Falcone , sorella del giudice, Tina Montinaro, moglie del caposcorta Antonio Montinaro, il Prefetto di Palermo, Giuseppe Forlani, il Questore di Palermo ,Renato Cortese, il Comandante provinciale dei Carabinieri, Arturo Guarino e il Comandante provinciale della Guardia di Finanza ,Antonio Quintavalle, deponevano una corona di alloro davanti alla stele commemorativa posta sul luogo della strage (l’autostrada Palermo-Mazara del Vallo), per poi presiedere alla Messa in suffragio delle vittime di mafia, officiata nella chiesa di San Domenico, pantheon degli uomini illustri siciliani e luogo di sepoltura di Falcone.
Da qui, in poi, un lungo susseguirsi di riflessioni e omaggi ad opera delle più alte cariche dello Stato, a cominciare dalla presidente del Senato, Alberti Casellati,che in un video-messaggio, ha detto: “Falcone e Borsellino si erano caricati sulle spalle il peso di una battaglia enorme. Lo hanno fatto con una fede incrollabile nella giustizia. Celebrarne la memoria deve essere quindi l’occasione per ricordare che vincere le mafie significa soprattutto difendere la nostra società. Perché la mafia si prende gli spazi che lo Stato dimentica .Oggi è la Giornata della Legalità dedicata a due magistrati simbolo della lotta alla mafia, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. La ferocia mafiosa che ha spento le loro vite ha colpito al cuore milioni di italiani.
Oggi, con l’emergenza economica in atto, con famiglie, imprese e cittadini in ginocchio, il rischio è che le mafie siano pronte a fare da banche alle imprese e da ufficio di collocamento per chi perde il lavoro. Questo non può accadere.
Lo Stato faccia lo Stato. Faccia sentire ai cittadini che c’è, che li sostiene, che li aiuta e che la legalità è l’unica strada giusta per assicurare a tutti una vita veramente libera; libera dall’oppressione, libera dalla paura. Se Palermo chiama Italia, l’Italia c’è”.
A seguire, il Presidente della Camera Fico che, su Twitter, ha scritto: “Il 23 maggio 1992 lo ricordo come un giorno pieno di tristezza, emozioni e rabbia. Da quel giorno Palermo, la Sicilia e tutto il Paese hanno reagito. E quella reazione ha contribuito alla mia formazione e al mio impegno civile”, e il Premier Conte che ,su Facebook, ha evidenziato: “L’omicidio di Giovanni Falcone avrebbe dovuto rappresentare, nei piani di “Cosa nostra”, il trionfo della mafia sullo Stato e sulle istituzioni. Ma quella esplosione a Capaci il 23 maggio del 1992 ha risvegliato le coscienze, ha reso più consapevole la lotta contro la mafia da parte di un popolo resiliente che non si è piegato e che proprio nella ricorrenza di questo anniversario ha deciso di celebrare la “Giornata della legalità”.L’anno scorso a Palermo ho incontrato tanti giovani che 28 anni fa non erano nati, ma che in Falcone e Borsellino hanno visto figure di grande ispirazione, modelli da seguire. Da loro ho avuto la conferma che le “idee restano” anche se “gli uomini passano”. Ma di Giovanni Falcone, di Paolo Borsellino e di tutti i martiri della mafia ci resterà indelebile il ricordo, vivo l’esempio. Oggi non potremo essere in piazza. La “Fondazione Falcone” ci invita a riempire i balconi e le finestre di lenzuoli bianchi per continuare a scrivere la storia di un Paese che continua orgogliosamente a ripudiare tutte le forme di mafie.
Adesso più che mai dobbiamo vigilare. Le mafie si nutrono delle difficoltà dei cittadini. Per questo, di fronte alla pandemia che sta danneggiando il nostro tessuto occupazionale, il nostro sistema produttivo, la risposta dello Stato deve essere forte, rapida e incisiva.
Lo dobbiamo a Giovanni Falcone, a Francesca Morvillo, a Vito Schifani, a Rocco Dicillo, ad Antonio Montinaro. A Paolo Borsellino, a tutti i magistrati, ai politici, agli agenti delle scorte, alle forze dell’ordine, ai civili, alle vittime innocenti, agli uomini e alle donne che, facendo il loro dovere, con amore e dedizione, ogni giorno, ci dimostrano che l’Italia è un grande Paese e ci rafforzano nella convinzione che il “piano” delle mafie è destinato a fallire”.
Un’esortazione a reagire prontamente, scongiurando il rischio di infiltrazioni mafiose nel sistema produttivo, quella del Presidente del Consiglio, riecheggiata anche dalla ministra dell’Interno, Lamorgese, che, in un videomessaggio, ha dichiarato: “Ora più che mai, in questa situazione senza precedenti, lo Stato deve tenere alta la guardia. Le istituzioni e la società civile hanno tutti gli anticorpi necessari per impedire alla mafia di approfittare di questa gravissima emergenza. Come ci hanno insegnato i magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, anche lui temuto e per questo assassinato da Cosa nostra, le mafie sanno di poter contare su una grande capacità di adattamento. E per questo sfruttano ogni occasione utile, anche ora l’emergenza sanitaria per il Covid19, perché le opportunità di investimenti opachi rappresentano da sempre la chiave d’accesso che apre la porta all’inquinamento dell’economia sana a favore di quella illegale. Il ricordo e l’onore tributato alla memoria del giudice Giovanni Falcone, di sua moglie Francesca Morvillo e degli agenti Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Dicillo impone a tutti noi, anche in questo 28/o anniversario della strage di Capaci, il dovere di non disperdere un impegno quotidiano per la legalità che ancora oggi manifesta tutta la sua carica ideale, sottolinea. La mafia ,che 28 anni fa ha assassinato il giudice Giovanni Falcone, temeva soprattutto la forza, l’esperienza e la tenacia di un magistrato impegnato per anni a sezionare la struttura segreta di Cosa nostra, con le sue ramificazioni e le sue trame nel settore delle imprese e nel mondo degli appalti pubblici. Quel patrimonio di idee e di conoscenze, cementato in una cultura dell’indagine rigorosa perché condotta senza facili scorciatoie, è rimasto intatto nell’eredità che ci ha lasciato il giudice Falcone, la cui memoria è ormai nel sentimento comune dei cittadini e dei tanti giovani che nel 1992 neanche erano nati. Soprattutto a loro dobbiamo dire che lo Stato c’è. Che Magistratura e forze di Polizia si impegnano tutti i giorni e che fanno registrare importanti successi. E dobbiamo dire loro anche che la lotta contro le mafie continua con la stessa intensità, seppure in un contesto storico e sociale mutato e in continua evoluzione”.
Un messaggio, è poi arrivato anche dal Capo della Polizia, Franco Gabrielli, intervento alla cerimonia ufficiale presso il Ministero dell’Istruzione: “I caduti nelle stragi di Capaci e via D’Amelio ed i sopravvissuti agli attentati sono eroi per caso ,che sapevano perfettamente di essere nella tacca di mira di una delle organizzazioni criminali più efferate e più capaci di crudeltà, eppure non hanno mai fatto un passo indietro e si sono presentati a questo appuntamento tragico, forti del loro coraggio, forti della loro convinzione di servire le Istituzioni. Sono dei bellissimi modelli ed esempi a cui fare riferimento. Oggi più che mai lei mafie, Cosa Nostra, camorra, ‘Ndrangheta e le tante altre mafie etniche rappresentano per noi un obiettivo primario e io credo che lo Stato sia pronto; però abbiamo bisogno anche dell’aiuto dei cittadini”, e dal Procuratore Antimafia Cafiero De Raho , presente anch’esso al MIUR, che ha affermato: “Falcone e Borsellino sono stati dei maestri, colleghi che abbiamo guardato come modelli. Sono stati portatori di una nuova cultura del contrasto alle mafie con la specializzazione, attraverso l’individuazione dei flussi finanziari, attraverso la cooperazione giudiziaria. È certamente un momento difficile per l’economia, c’è una sofferenza generalizzata e le mafie approfittano proprio della sofferenza della gente, delle difficoltà economiche in cui ci si dibatte. Per questo lo Stato deve intervenire con urgenza dando liquidità, ma continuando a fare controlli. La scuola è fonte di formazione, di diffusione del sentimento di condivisione e di solidarietà e soprattutto insegna il diritto di libertà che è il patrimonio più importante che può avere un uomo, che è legato strettamente alla dignità. Dignità e libertà costituiscono quasi un sinonimo, fondamentalmente perché è alla base della nostra democrazia e credo che uno studente che viene fuori da una formazione in cui è certo che il proprio patrimonio fondamentale è rappresentato da questi diritti, sarà un uomo che nella società darà progresso, sviluppo e non accetterà mai condizionamenti o nessun tipo di violenza o intimidazione”.
Quindi, l’appello e il ricordo del Procuratore Capo di Palermo, Francesco Lo Voi, che, nel corso della Conferenza dei Rettori in streaming, ha detto: “La lotta alla mafia è una nuova resistenza, non possiamo permetterci il lusso di combatterla a giorni alterni e di ricordare le vittime della mafia solo durante gli eventi di commemorazione. Abbiamo il dovere di farlo ogni giorno. Giovanni Falcone e Paolo Borsellino sono stati unici e magistrati come loro purtroppo non ce ne sono stati più e non ce n’è sono adesso. C’è stato forse qualche imitatore, sicuramente in buona fede ma non sono gli originali. Gli imitatori fanno ridere, a volte. La mafia continua ad avere la faccia truce dell’estortore, dell’omicida: una faccia truce pericolosa. Ma più pericolose sono le facce pulite che unitamente alla mafia tentano, e spesso riescono a infiltrarsi nel mondo dell’imprenditoria, della finanza, dell’economia, non solo al Sud ma anche in Emilia, in Lombardia, nel Veneto, nel Lazio e in altre parti. E queste facce pulite riescono a infiltrarsi anche nell’antimafia, abbiamo dovuto soffrire e subire anche questo aspetto”.
Poi, nel pomeriggio, intorno alle 17:58, l’orario dell’attentato, come di consueto, la banda della Polizia ha intonato il “Silenzio”, sotto l’Albero di Falcone, in via Notarbartolo, dove il giudice risiedeva. Quest’anno però, causa Covid19 e le misure di sicurezza per contenere il contagio, non vi è stata la partecipazione dei cittadini e il corteo di giovani, con in testa Libera contro le mafie, l’Associazione di Don Ciotti, che, ha però ricordato Falcone con queste parole: “Giovanni Falcone diceva che la lotta alla mafia è una battaglia di legalità e di civiltà. Allora diciamo con forza che non basta scrivere le leggi nei codici se prima non le abbiamo scritte nelle nostre coscienze perché sono troppo le coscienze passive, un po’ addomesticate che trasformano la legalità in qualcosa di strumentale, malleabile, calibrata a seconda degli interessi. Rischiamo di fare della legalità, un idolo ma anche un uso sedativo perché la legalità è una di quelle parole che ti fanno sentire con la coscienza a posto e dalla parte giusta. E abbiamo visto nei fatti, purtroppo,che persone hanno usata per copertura, esibita come credenziali, usata come un lasciapassare. In questi anni si è parlato molto di legalità dimenticando che senza civiltà, cioè la giustizia sociale, i diritti, l’educazione, la cultura, le politiche sociali, il lavoro, la legalità resta una bella parola, ma una parola astratta, una parola lontana. Prima di parlare di legalità dobbiamo riflettere , innanzitutto sulla responsabilità perché la responsabilità è la base della nostra libertà e della legalità. Occorre oggi un nuovo paradigma. Al di là dell’aspetto repressivo, il lavoro dei magistrati, delle forze dell’ordine, di segmenti delle istituzioni a cui va stima e gratitudine, bisogna considerare le mafie, la corruzione, la criminalità organizzata come parte ormai organica di un più ampio sistema di ingiustizie. Allora c’è un forte richiamo alle nostre responsabilità, ma anche alla responsabilità della politica. La politica deve fare di più. La politica torni ad essere servizio al bene comune, affermazione dei diritti, riduzione delle disuguaglianza. La politica è l’etica della comunità. Oggi, però, devo dire che in molte realtà c’è un divorzio tra l’etica e la politica. Abbiamo bisogno di una memoria viva che si traduca tutti i giorni in responsabilità e impegno. Dobbiamo trasformare la memoria del passato in un’etica del presente. Se Giovanni Falcone fosse ancora vivo e vedesse lo stato di salute delle mafie direbbe forse che saranno sconfitte solo quando tutti noi torneremo a essere più umani, più giusti, più responsabili, più coraggiosi per lottare per la ricerca della verità e della giustizia. Solo quando faremo della nostra Costituzione un’etica, una pratica di vita”.
Nessuna marcia e nessun raduno, dunque, ma un flash mob ,organizzato dalla Fondazione Falcone, presieduta dalla sorella del giudice, Maria Falcone, che ha invitato gli italiani ad appendere dal balcone di casa un lenzuolo bianco e ad affacciarsi all’unisono alle 18:00, dedicando la manifestazione , dal titolo “Il coraggio di ogni giorno”, a tutti gli operatori della sanità e delle forze dell’ordine ,che hanno combattuto il Covid-19, adempiendo al loro dovere, e alle loro famiglie, cui ha inviato “una carezza”.
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