Domenica 27 gennaio, Papa Francesco ha celebrato la Messa conclusiva della GMG, nel Campo San Juan Pablo II, alla presenza di oltre 700mila giovani. Subito dopo, si è recato in visita alla Casa Hogar del Buen Samaritano, centro che ospita giovani ammalati di Aids, dove ha recitato l’Angelus. Nel tardo pomeriggio, la partenza per Roma.
di Federica Marengo lunedì 28 gennaio 2019
Si è conclusa domenica 27 gennaio, con la Messa celebrata da Papa Francesco, presso il Campo San Juan Pablo II Metro Park di Panama, alla presenza di oltre 700 mila giovani, la GMG 2019. Nella spianata, già sede della Veglia di sabato notte, Francesco, arrivato a bordo della Papamobile, è stato accolto da una folla festante, poi, placatasi all’inizio della funzione.
A salutare e a ringraziare il Papa, a nome di tutti, l’arcivescovo di Panama, José Domingo Ulloa Mendieta, che ha detto: “Ora comincia una nuova tappa nella evangelizzazione di questo continente della speranza e dell’amore , nel quale la gioventù ci spinge a essere una Chiesa in uscita , con volto giovanile e rinnovato, a non avere paura di incontrarci con il mondo per annunciare la Buona Novella, con la passione dei discepoli e dei missionari di Cristo”.
Poi, la celebrazione è entrata nel vivo, raggiungendo il culmine al momento dell’omelia, nella quale Bergoglio ha esortato i ragazzi a : “Non considerare la vita come una promessa che vale solo per il futuro e non ha niente a che vedere con il presente. Come se essere giovane fosse sinonimo di “sala d’attesa”per chi aspetta il turno della propria ora. E nel “frattanto” di quell’ora, inventiamo per voi o voi stessi inventate un futuro igienicamente ben impacchettato e senza conseguenze, ben costruito e garantito con tutto “ben assicurato”. Questa è la finzione della gioia. Così, vi tranquillizziamo e vi addormentiamo perché non facciate rumore, perché non facciate domande a voi stessi e agli altri, perché non mettiate in discussione voi stessi e gli altri; e in questo “frattanto”, i vostri sogni perdono quota, cominciano ad addormentarsi e diventano “ illusioni” rasoterra, piccole e tristi, solo perché consideriamo o considerate che non è ancora il vostro adesso; che siete troppo giovani per coinvolgervi nel sognare e costruire il domani. Non può e non deve essere così. Uno dei frutti del recente Sinodo è stata la ricchezza di poterci incontrare e, soprattutto, ascoltare. La ricchezza dell’ascolto tra generazioni, la ricchezza dello scambio e il valore di riconoscere che dobbiamo sforzarci di favorire canali e spazi in cui coinvolgerci nel sognare e costruire il domani già da oggi. Uno spazio che non si regala né lo vinciamo alla lotteria, ma uno spazio per cui anche voi dovete combattere. Perché voi, cari giovani, non siete il futuro , ma l’adesso di Dio. Lui vi convoca e vi chiama nelle vostre comunità e città ad andare in cerca dei nonni, degli adulti; ad alzarvi in piedi e insieme a loro prendere la parola e realizzare il sogno con cui il Signore vi ha sognato. Non domani, ma adesso. Se vi innamorerete di Cristo, questo amore vi spingerà. Sarà quello che vi farà alzare al mattino e vi spronerà nei momenti di stanchezza, quello che vi spezzerà il cuore e che vi riempirà di meraviglia, gioia e gratitudine. Sentite di avere una missione e innamoratevene e da questo dipenderà tutto. Per Gesù, infatti, non c’è un “frattanto”, ma amore di misericordia che vuole penetrare nel cuore e conquistarlo. Esso vuole essere il nostro tesoro, perché non è un “frattanto” nella vita o una moda passeggera, è amore di donazione che invita a donarsi. E’ amore concreto, vicino, reale; è gioia festosa che nasce scegliendo di partecipare alla pesca miracolosa della speranza e della carità, della solidarietà e della fraternità di fronte a tanti sguardi paralizzati e paralizzanti per le paure e l’esclusione, la speculazione e la manipolazione. Fratelli, il Signore e la sua missione non sono un “frattanto” nella nostra vita, qualcosa di passeggero: sono la nostra vita!. Per tutti questi giorni, in modo speciale, ci ha accompagnato come musica di sottofondo il Fiat di Maria. Lei, non solo ha creduto in Dio e nelle sue promesse come qualcosa di possibile, ha creduto a Dio e ha avuto il coraggio di dire “sì” per partecipare a questo adesso del Signore. Volete vivere la concretezza del suo amore?, il vostro “sì” continui ad essere la porta d’ingresso, affinché lo Spirito Santo doni una nuova Pentecoste al mondo e alla Chiesa”.
Al termine della Messa, invece, un annuncio a sorpresa del cardinale Kevin Joseph Farrel, prefetto del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita, ha svelato la nazione che ospiterà la prossima GMG: il Portogallo, mentre un post pubblicato sull’account Twitter del Pontefice ha confermato la notizia, dando appuntamento ai giovani a Lisbona, nel 2022.
Intensa, anche la vista che Francesco ha fatto, subito dopo la Messa, ai malati di Aids accolti dalla Casa Hogar del Buen Samaritano, svoltasi alla presenza dei giovani del Centro Giovanni Paolo II, della Casa-famiglia San Guseppe delle Sorelle della Carità e della Casa dell’Amore della Congregazione di Gesù Kkottongae in Corea.
Salutato dal direttore della Casa, don Domingo Escobar, il Papa ha pronunciato un discorso, riportato dai Media vaticani, nel quale ha sottolineato che : “Il prossimo è una persona, un volto che incontriamo nel cammino e dal quale ci lasciamo muovere e commuovere : muovere dai nostri schemi e priorità e commuovere intimamente da ciò che vive quella persona, per farle posto e spazio nel nostro andare. L’indifferenza ferisce e uccide. Il prossimo è prima di tutto una persona, qualcuno con volto concreto, reale e non qualcosa da oltrepassare e ignorare , qualunque sia la sua situazione. E’ un volto che rivela la nostra umanità tante volte sofferente e ignorata. E’ un volto che scomoda felicemente la vita perché ci ricorda e ci mette sulla strada di ciò che è veramente importante”.
Insieme agli ospiti del Centro poi, ha recitato l’Angelus, pregando per il Venezuela (“Mi sento vicino al popolo venezuelano e chiedo al Signore che , in questo momento di difficoltà, si possa cercare una soluzione per superare la crisi rispettando i diritti umani e cercando il benessere di tutti i cittadini del Paese”), per le vittime dell’attentato terroristico nella Cattedrale di Jolo nelle Filippine, per i 21 cadetti di una scuola di Polizia in Colombia, vittime anch’essi di un attentato terroristico e per i morti causati dal crollo di una diga in Brasile.
Preghiere, a cui ha aggiunto il ricordo, nel giorno dedicato alla memoria della Shoah, delle vittime dell’Olocausto (“Dobbiamo mantenere vivo il ricordo del passato e imparare dalle pagine della nostra storia in modo da non fare più gli stessi errori. Continuiamo a sforzarci, instancabilmente , a coltivare giustizia, aumentare la concordia e sostenere l’integrazione, essere strumenti di pace e costruttori di un mondo migliore”).
Alle 18:15 (ora locale), infine, dopo un incontro allo Stadio Rommel Fernandez con i volontari della GMG, impegnati nell’assistenza ai pellegrini, Francesco ha lasciato Panama per far ritorno a Roma.
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