Nel pomeriggio di sabato 26 gennaio, Papa Francesco ha raggiunto il Campo San Juan Pablo II Metro Park di Panama, per presiede alla Veglia. Accolto da una folla di 600 mila giovani, che hanno ascoltato il suo discorso prima della Adorazione eucaristica, li ha esortati a rispondere di sì a Gesù come ha fatto la Vergine Maria.
di Federica Marengo lunedì 28 gennaio 2019
Sabato 26 gennaio, Papa Francesco è arrivato al Campo San Juan Pablo II Metro Park di Panama, a bordo della Papamobile, intorno alle 18:15. Poi, accolto da una folla entusiasta di 600 mila giovani, ha raggiunto il palco per presiedere alla Veglia. Dietro il suo seggio, una gigantografia di Gesù sorridente e a braccia aperte, ha fatto da sfondo all’incontro con alcuni ragazzi intervenuti per raccontare le loro esperienze di vita: dapprima, due giovani genitori di una bambina affetta da handicap, poi un ragazzo uscito dal tunnel della droga e, infine, un giovane palestinese, che ha testimoniato il suo incontro con Gesù avvenuto durante la GMG del 2016 a Cracovia.
Quindi, dopo averli ascoltati, Francesco ha preso la parola per pronunciare il suo discorso : “Cari giovani, il Vangelo ci insegna che il mondo non sarà migliore perché ci saranno meno persone malate, disabili, fragili o anziane di cui occuparsi e neppure perché ci saranno meno peccatori, ma che sarà migliore quando saranno di più le persone che, come questi amici, sono disposte e hanno il coraggio di dare alla luce il domani e credere nella forza trasformatrice dell’amore di Dio. E il progresso della società non sarà solo per arrivare a possedere l’ultimo modello di automobile o acquistare l’ultima tecnologia sul mercato”.
Poi, in merito alle testimonianze ascoltate e al dono di una nuova vita che Dio fa agli uomini, ha detto: “Quella vita, non è una salvezza, appesa nella nuvola, né una nuova “applicazione” da scoprire o un esercizio mentale frutto di tecniche di crescita personale. Neppure un tutorial con cui apprendere l’ultima novità. La soluzione che il Signore ci dona è un invito a partecipare a una storia d’amore che si intreccia con le nostre storie; che vive e vuole nascere tra noi perché possiamo dare frutto lì dove siamo, come siamo e con chi siamo. Lì viene il Signore a piantare e a piantarsi: è lui il primo nel dire sì alla nostra vita , alla nostra storia, e desidera che anche noi diciamo sì insieme a Lui. Lo stesso avviene con Maria. Dio, la invitò a far parte di questa storia d’amore. Senza alcun dubbio, la giovane di Nazaret non compariva nelle “reti sociali” dell’epoca, non era una “influencer”, però, senza volerlo, né cercarlo è diventata la donna che ha avuto la maggiore influenza nella storia. Maria, la “influencer di Dio”. Con poche parole ha saputo dire sì e confidare nell’amore e nelle promesse di Dio, unica forza capace di fare nuove tutte le cose. Questa sera, ascoltiamo anche come il sì di Maria riecheggia e si moltiplica di generazione in generazione. Molti giovani, sull’esempio di Maria rischiano e scommettono, guidati da una promessa. Volete essere “influencer” nello stile di Maria, che ebbe il coraggio di dire: “Avvenga per me”?. Solo l’amore ci rende più umani, più pieni, tutto il resto sono buoni, ma vuoti placebo”.
E, infine, prima dell’Adorazione Eucaristica, ha rivolto ai giovani un’esortazione e il consueto invito a pregare per Lui: “Tra un po’, davanti al Signore Eucarestia, non abbiate paura di dirgli che anche voi desiderate partecipare alla sua storia d’amore nel mondo. Essere un “influencer” nel secolo XX1 significa essere custodi delle radici, custodi di tutto ciò che impedisce alla nostra vita di diventare “gassosa” ed evaporare nel nulla. Non basta, infatti, stare tutto il giorno connessi per sentirsi riconosciuti e amati. Occorre dire sì al Signore. E questo significa avere il coraggio di abbracciare la vita come viene , con tutta la sua fragilità e piccolezza e molte volte persino con tutte le sue contraddizioni e mancanze di senso. Abbracciare la vita si manifesta anche quando diamo il benvenuto a tutto ciò che non è perfetto, puro o distillato, ma non per questo è meno degno di amore. Forse che qualcuno per il fatto di essere disabile o fragile non è degno di amore?. Qualcuno, per il fatto di essere straniero, di avere sbagliato, di essere malato o in prigione non è degno di amore?. Così fece Gesù : abbracciò il lebbroso, il cieco e il paralitico, abbracciò il fariseo e il peccatore. Abbracciò il ladro sulla croce e abbracciò e perdonò persino quelli che lo stavano mettendo in croce”. Amici, vi chiedo anche che , in quel faccia a faccia con Gesù, preghiate per me, perché anch’io non abbia paura di abbracciare la vita, custodisca le radici e dica con Maria: “Avvenga per me secondo la tua parola””.
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