Tornano sabato 23 e domenica 24, le Giornate FAI di primavera, la campagna che da ventisette anni il Fondo Ambiente italiano dedica alla riscoperta di complessi monumentali, palazzi storici, ville e giardini, aperti al pubblico, per una due giorni all’insegna della storia e della cultura. Novità di quest’anno : il tema dell’Arte come “ponte tra le culture” e la presenza di oltre 100 apprendisti ciceroni di lingue diverse. Tra i 1.100 luoghi visitabili in tutta Italia, anche Villa Doria d’Angri, dimora napoletana della prima metà dell’ Ottocento, appartenuta al Principe genovese Marcantonio.
di Federica Marengo sabato 23 marzo 2019
Primavera: tempo di Giornate del FAI. Anche quest’anno, il ventisettesimo, torna la due giorni (23 e 24 marzo) e che il Fondo Ambiente italiano dedica alla riscoperta di complessi storici e monumentali, ville e giardini, inaccessibili durante il resto dell’anno, permettendo così a un pubblico di curiosi o di appassionati di arte di accedere a dei veri e propri tesori del nostro patrimonio artistico e culturale.
Mille e cento, saranno infatti i luoghi visitabili, in oltre 430 località del Belpaese, da Nord a Sud, passando per il Centro, dove i visitatori troveranno ad accoglierli apprendisti ciceroni (circa 40 mila, appartenenti a 322 gruppi delegati Fai).
Novità delle giornate 2019, il tema, filo conduttore che unirà simbolicamente tra loro i siti visitati, ovvero: il “Fai come ponte tra culture”, “per raccontare l’Italia, attraverso le diverse influenze culturali straniere disseminate nei beni aperti nelle diverse Regioni italiane”. Più di 100 volontari, di varie nazionalità, dunque, faranno da guida, descrivendo in lingua straniera dimore storiche e palazzi.
“Molti di questi luoghi testimoniano la ricchezza determinata dall’incontro e dalla fusione tra la nostra tradizione e quella dei paesi europei, asiatici, americani e africani”, ha dichiarato il Presidente del FAI, Andrea Carandini, illustrando alla stampa i luoghi scelti per quest’anno, tra i quali : Villa Doria D’d’Agri, dimora partenopea, risalente alla prima metà dell’Ottocento, voluta dal principe di origini genovesi e casata marinaresca, Marcantonio Doria d’Angri, oggi sede dell’Università Parthenope.
La villa, sita in via Francesco Petrarca, nell’elegante quartiere collinare di Posillipo, fu donata alla famiglia d’Angri nel 1592 da Vittoria Carafa e trasformata da masseria in villa neoclassica nel 1833, grazie all’operato dell’architetto Bartolomeo Grasso.
Ceduta nel 1837, dopo la morte del Principe, la villa fu acquistata soltanto nel 1857 dalla nobile inglese Ellinor Susanna Maitland, che, nel 1880, secondo le cronache del tempo, vi ospitò i musicisti e compositori, Richard Wagner e Joseph Rubinstein. Qui, si narra che il compositore tedesco abbia completato l’opera “Parsifal” e abbia scritto la sua autobiografia “La mia vita”. Infatti, una delle sale in cui quest’ultimo soggiornò, chiamata “Sala degli Specchi”, è stata denominata “Sala Wagner”.
La struttura, su due piani costituiti da tre ordini di arcate decorate a bugne in stucco, si erge su un basamento roccioso di tufo, all’interno di un vasto appezzamento di terreno , che in parte volge verso la collina e in parte degrada verso il mare, offrendo una vista panoramica sul golfo dalla terrazza che corona l’edificio e sui cui quattro lati si aprono loggiati con colonne in stile ionico.
I loggiati laterali poi, affacciano su giardini pensili, impreziositi da fontane e giochi d’acqua e su alcune rampe, lambite intorno da vigneti e alberi da frutto, che, ai tempi, conducevano fino alla spiaggia di Mergellina.
A completare l’ assetto esterno della villa, una pagoda cinese di forma ottagonale, posta su un bastione circolare in roccia tufacea, ideata dall’architetto Antonio Francesconi, con l’intento di attirare l’attenzione e destare stupore, usando uno stile in contrasto con quello neoclassico della struttura sovrastante.
Le sale interne, abbellite con marmi, stucchi, maioliche e specchi, presentano, invece, decorazioni con motivi pompeiani, realizzati dall’archeologo-architetto, allora direttore degli scavi nella necropoli di Pompei, Guglielmo Bechi.
Previsti nella mattinata del 23 e del 24, oltre alle visite guidate in lingua araba, creola, francese, spagnola, portoghese e ucraina, i concerti dell’Istituto Comprensivo Ruggero Bonghi e dell’Orchestra dell’Università Pathenope.
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