di Federica Marengo martedì 30 luglio 2024
-La Presidente del Consiglio Meloni è in visita ufficiale in Cina da domenica scorsa. Al fine di rilanciare i rapporti bilaterali con Pechino, dopo l’addio alla Via della Seta, la Premier ha avuto un primo incontro con l’omologo Li Qiang con il quale, in occasione del ventesimo anniversario del Partenariato strategico Globale tra Cina e Italia e, a settecento anni dalla scomparsa di Marco Polo, ha siglato un Memorandum di collaborazione industriale nel corso della partecipazione alla settima edizione del Business Forum italiano, durante il quale ha tenuto un intervento.
Nel suo discorso, la Premier Meloni, ha sottolineato: “Gli antichi rapporti tra Italia e Cina sono caratterizzati da una cooperazione economica e commerciale molto significativa, una dimensione strategica che dobbiamo continuare a coltivare anche e soprattutto di fronte alla complessa situazione internazionale nella quale ci troviamo. Penso chiaramente all’aggressione russa e ai danni dell’Ucraina, penso alla crisi in Medio Oriente, penso alle tensioni nel Mar Rosso, all’instabilità crescente in Africa. Sono tutte crisi che, rimettendo in discussione l’ordine internazionale basato sulle regole, si ripercuotono inevitabilmente anche sulla sicurezza e sull’integrazione economica globale. E queste crisi, insieme allo shock della pandemia, ci hanno posto di fronte anche agli effetti collaterali della globalizzazione, ai rischi legati al fatto di avere catene di approvvigionamento globali. Perché se è vero che l’economia mondiale ha molto beneficiato dalla liberalizzazione dei commerci, è anche vero che i dividendi di questo processo non si sono sempre distribuiti in maniera equilibrata, non si sono distribuiti in maniera equilibrata tra le Nazioni e non si sono distribuiti in maniera equilibrata tra i diversi fattori di produzione all’interno di ciascuna Nazione. È una realtà con la quale noi siamo chiamati a fare i conti, perché tutto questo pone un rischio oggettivo in termini di sicurezza economica”.
Poi, riguardo al tema dell’Intelligenza artificiale, la Presidente Meloni, ha sottolineato: “All’aumento delle tensioni geopolitiche si somma chiaramente una tendenza alla frammentazione geo-economica e su tutto questo scenario già complesso, impatta l’emersione di tecnologie che sono dirompenti. La citava il Primo Ministro, il tema, ad esempio, dell’intelligenza artificiale generativa – è stato oggetto di una parte del nostro proficuo confronto – che è inevitabilmente destinata a incidere profondamente sui nostri tessuti sociali e sui nostri tessuti economici, a cambiare integralmente interi segmenti produttivi. Sarebbe per noi un errore ignorare i crescenti rischi di polarizzazione, di ulteriore verticalizzazione della ricchezza, per non dire di quelli associati alla perdita di controllo umano sulle decisioni che prenderanno le macchine che intanto vengono impiegate nei più svariati settori, inclusi quelli medici, quelli della sicurezza, addirittura quelli del campo militare. Affrontare queste sfide chiaramente richiede una collaborazione costruttiva e molto”.
Quindi, a seguire, il richiamo a “relazioni commerciali equilibrate e reciprocamente vantaggiose” tra Italia e Cina: “Sono questi elementi, assieme al rispetto dei principi di reciprocità e di parità di condizione, che costituiscono da sempre la chiave di volta nelle relazioni tra le Nazioni. Oggi, più che mai, se noi non vogliamo rischiare che siano irrimediabilmente compromesse pace e stabilità, abbiamo bisogno, anche nei rapporti economici e commerciali, di una strategia che sia sempre più condivisa, che sia basata su decisioni che non ci danneggino l’un l’altro e che seguano alcuni principi di base, tra questi sicuramente promuovere la capacità di competere rendendo le nostre economie e le catene di produzione e di approvvigionamento più resilienti agli shock, più diversificate, in grado di generare innovazioni tecnologiche senza che si perda capacità manifatturiera. Liberare il potenziale del settore privato, agevolandone una crescita sana al riparo dai sostegni a volte distorsivi della concorrenza e, ancora, tenere presente l’esigenza della proporzionalità per fare sì che gli strumenti di difesa economica siano commisurati al reale livello di rischio e non producano una compressione involontaria della libertà economica e commerciale, anche internazionale, principio che è tratto distintivo di una democrazia come l’Italia e di una società aperta come la nostra. La nostra Nazione chiaramente resta desiderosa di cooperare, è ovviamente fondamentale per noi che i nostri partner si dimostrino genuinamente cooperativi, che giochino secondo le regole, per assicurare che tutte le aziende possano operare sui mercati internazionali in condizioni di parità, perché se vogliamo un mercato libero quel mercato deve essere inevitabilmente anche equo. Questo approccio ci offre anche l’opportunità storica di costruire un nuovo modello di cooperazione con gli attori del Sud globale, a cominciare dall’Africa, che è un interlocutore per noi fondamentale, – siamo una Nazione mediterranea, – ci offre l’occasione anche di dimostrare che si può collaborare in modo leale, trasparente e reciprocamente vantaggioso, perché questa è l’unica vera cooperazione di lungo periodo, e le relazioni tra Italia e Cina sono state qui generalmente ispirate a questi principi, sono relazioni che nonostante gli shock degli ultimi anni si sono dimostrate solide e resistenti”.
Infine, la Presidente del Consiglio Meloni, in merito al Memorandum siglato tra Italia e Cina ha spiegato: “L’interscambio è cresciuto, si è assestato nel 2023 a circa 67 miliardi di euro con un ampio potenziale credo ancora inespresso, ne abbiamo parlato. Non possiamo nascondere il problema del forte squilibrio con un importante deficit per l’Italia, è una questione di grande rilevanza che vogliamo affrontare insieme e portare verso un progressivo bilanciamento. Su questo il Governo italiano è ovviamente pronto a lavorare insieme alle autorità cinesi, insieme al settore privato. Sono convinta che il dialogo su questo tema, cioè sul miglioramento delle
condizioni di accesso al mercato cinese e sulla tutela della proprietà intellettuale, possa produrre effetti ben più benefici di quelli che noi possiamo oggi immaginare. Per questo sono contenta di vedere qui oggi tanti protagonisti del Made in Italy, che è qualità, creatività, tradizione, identità, che è un potentissimo diffusore di cultura, di conoscenze, di tradizione e di innovazione, sapientemente miscelate e capace di attraversare epoche e confini. Promuovere, valorizzare e salvaguardare queste eccellenze sui mercati esteri è una priorità assoluta del Governo italiano, perché – come ricordavo al Primo Ministro – l’Italia non può competere sulla quantità del prodotto, né intende farlo. Però sappiamo anche che non molti riescono a competere con noi sulla qualità del prodotto e dunque inevitabilmente, l’eccellenza rimane il nostro primo obiettivo e rimane la nostra principale strategia. Alle nostre culture e storie millenarie si unisce una straordinaria spinta anche verso le nuove tecnologie e lo dimostra il fatto che i protagonisti del nostro interscambio sono settori ad alto valore aggiunto. Penso alla farmaceutica, penso alla meccanica, alla biomedicina, che da soli fanno il 40% delle esportazioni italiane verso la Cina. Rafforzare la cooperazione economica significa anche promuovere buoni investimenti diretti, in entrata e in uscita, reciprocamente vantaggiosi, trasparenti e sostenibili, che garantiscano ricadute positive in termini di posti di lavoro, di qualità e sviluppo dei luoghi che li ricevono. Attrarre investimenti esteri ci consente di alimentare la crescita economica della nostra Nazione e la sua crescita occupazionale. È importante che siano investimenti buoni, e cioè sono quegli investimenti da cui possiamo trarre beneficio in termini di incremento della produttività e del valore aggiunto, che consentono di aggiornare le competenze manageriali e tecnologiche indispensabili per fronteggiare la concorrenza, che contribuiscono al generale rafforzamento della presenza oltre confine delle nostre aziende, favorendo forme virtuose di partenariato con società straniere, a fronte chiaramente di piani di sviluppo industriali trasparenti e verificabili. Quando parliamo dell’Italia e del suo potenziale manifatturiero, noi parliamo di uno straordinario tessuto imprenditoriale e di filiera sul territorio. Parliamo di oltre 3.000 piccole e medie imprese innovative e di eccellenza. In molti settori, basti pensare al settore automobilistico, noi siamo tra le poche Nazioni che sono in grado di offrire una capacità di filiera, dal design alla componentistica, passando per la manifattura. È importante che anche il mondo imprenditoriale cinese sia cosciente dei vantaggi comparativi, delle regole del mercato italiano, di quanto sia oggi dinamico e aperto ai buoni investimenti e anche sotto questo profilo c’è un importante lavoro che ci piacerebbe fare insieme, che stiamo cercando di fare insieme, finalizzato al riequilibrio degli investimenti. L’impresa italiana in Cina, come sapete, continua a fare la sua parte, non mi dilungo su esempi specifici, ma metto in rilievo un semplice dato. Gli investimenti cinesi in Italia sono oggi circa un terzo di quelli italiani in Cina, è un divario che ci piacerebbe colmare nel modo giusto e colmarlo rappresenta dal mio punto di vista un’ottima occasione per noi. L’Italia chiaramente rimane disponibile ad ascoltare chi vuole produrre, investire, condividere nuovi spazi industriali, creare occupazione e ricchezza, proprio come finora hanno sempre fatto i nostri imprenditori all’estero. Il legame tra imprese, risorse umane e territori, è da sempre la chiave del nostro successo. Oggi stiamo lavorando per garantire che l’Italia sia sempre più una destinazione competitiva, equa, attraente per le imprese globali e il Memorandum di collaborazione industriale che abbiamo sottoscritto è un passo assolutamente significativo in questa direzione. Comprende ora settori industriali strategici come la mobilità elettrica, le rinnovabili, settori dove peraltro la Cina già da tempo opera sulla frontiera tecnologica, il che inevitabilmente richiede di agire come una economia pienamente sviluppata, qual è, condividendo anche con i partner le nuove frontiere della conoscenza. Noi rimaniamo un’economia solida, strategicamente posizionata in Europa e nel Mediterraneo. Il livello della ricerca dell’innovazione e la forza del nostro sistema manifatturiero sono da sempre i nostri punti d’eccellenza. Oggi possiamo vantare anche un’importante stabilità politica che dalle nostre parti è un fatto a volte raro e anche questo è molto importante, perché avere stabilità politica consente di mantenere intatta la strategia, ed è un valore aggiunto per chi riceve gli investimenti e per chi investe in una Nazione. Non voglio dimenticare la valenza economica di un settore strategico come il turismo, che il mio Governo continuerà a sostenere con grande determinazione, e vale la pena ricordare che Italia e Cina, entrambe eredi di un patrimonio culturale straordinario, rivaleggiano in un avvincente testa a testa nella graduatoria del maggior numero di siti che sono patrimonio dell’UNESCO. E quindi, in conclusione e ringraziando ancora tutti, credo che Italia e Cina abbiano ancora molta strada da fare insieme e penso che tocca a noi lastricarne il percorso, con determinazione, con concretezza, e con rispetto reciproco”.
Nella giornata di ieri, invece, la Premier ha tenuto un intervento presso il World Art Museum di Pechino, nell’ambito dell’inaugurazione della mostra: “Viaggio di Conoscenze. Il Milione di Marco Polo e la sua eredità tra Oriente e Occidente”, dedicata al mercante, viaggiatore, diplomatico e scrittore veneziano ,scomparso settecento anni fa.
Nel suo discorso, la Presidente Meloni ha detto: “Marco Polo è stato uno degli italiani più grandi di tutti i tempi. È stato un uomo che nella sua esistenza epica ha costruito ponti tra Occidente e Oriente, ha influenzato per secoli la visione che noi europei e occidentali abbiamo avuto dell’Asia, particolarmente della Cina.
Perché quello di Marco Polo, come recita il titolo di questa mostra, non è stato solamente un viaggio fisico attraverso l’antica Via della Seta, ma è stato soprattutto un viaggio culturale, un viaggio di idee, un viaggio di scoperte, un viaggio appunto di conoscenze.
Marco Polo ha portato con sé quel bagaglio di conoscenze, contribuendo a modificare la percezione che in Italia e in Europa si aveva dell’Impero Cinese, in un tempo nel quale le distanze erano talmente grandi da poter sembrare incolmabili.
Le pagine de Il Milione nelle quali Marco Polo racconta la Cina, si sono trasformate in qualcosa di ben più grande di un semplice diario di viaggio. Sono diventate una finestra, un portale verso una cultura che allora in pochi in Europa potevano immaginare. Marco Polo ha tracciato una strada che dall’Italia conduce alla Cina e dalla sua epoca alla nostra.
A volte il tragitto è parso più agevole, altre volte è sembrato più in salita, però fin da allora quella strada è rimasta sempre percorribile. E io penso che stia a noi oggi creare insieme le condizioni per mantenerla tale, che possano continuare a transitare su quel cammino e su quella strada le relazioni economiche, scientifiche e culturali che sono alla base della cooperazione tra le nostre due Nazioni. Due civiltà millenarie, consapevoli di una doppia missione. Da una parte, di saper custodire ciò che di straordinario i nostri padri ci hanno consegnato in eredità, e dall’altra saper accompagnare quell’eredità e quel patrimonio nel presente e nel futuro, rendendoli così anche premessa e spunto per raggiungere nuovi traguardi.
Difendere ciò che siamo è lo strumento più efficace che abbiamo anche per comprendere l’altro. E comprendere l’altro è essenziale per poter meglio affrontare le grandi sfide globali di quest’epoca complessa. La profondità dei nostri rapporti si rispecchia, come diceva il Ministro, nel bassorilievo che abbiamo alle nostre spalle, che è dedicato alla millenaria storia cinese, chiaramente a grandissime linee, perché è una storia molto più lunga e complessa di quello che si può racchiudere in una stanza, però in quel bassorilievo e in quella storia, come ricordava il Ministro, sono raffigurati solamente due stranieri.
Ed entrambi quegli stranieri sono due italiani. Uno è Marco Polo, l’altro è Matteo Ricci.
Se Marco Polo ha fatto conoscere la Cina agli occidentali, Matteo Ricci ha aiutato il popolo cinese ad aprire il proprio orizzonte, a capire l’Europa e l’Occidente.
Però tanto basta a comprendere quanto sia profondo il valore delle relazioni tra l’Italia e la Cina. Allora io non posso che ringraziare tutte le istituzioni italiane e cinesi che hanno contribuito alla realizzazione di questa mostra, il Ministero degli Esteri, l’Ambasciata Italiana, l’Istituto di Cultura, la Treccani, la Municipalità di Pechino, il World Art Museum, ma anche i tanti musei che hanno messo a disposizione le loro collezioni e tutti ovviamente coloro, qui ce ne sono molti, che hanno voluto sostenere questo progetto.
Come sapete, questa non è l’unica iniziativa avviata dall’Italia per celebrare la grandezza di Marco Polo. Il Ministero della Cultura ha istituito un Comitato nazionale per le celebrazioni che si occupa delle diverse attività, sia in patria che all’estero, a partire dal prossimo arrivo a novembre allo Shanghai Museum della grande mostra che è ora in corso a Palazzo Ducale di Venezia, che ripercorre lo straordinario viaggio descritto da Il Milione.
Io ho spiegato già le ragioni storiche per le quali noi celebriamo Marco Polo a sette secoli di distanza dalla sua morte, però io penso che in fondo noi ricordiamo quest’uomo anche per l’insegnamento di vita che ci ha lasciato. Perché se Marco Polo non avesse osato, tanto da intraprendere un viaggio che fino ad allora era ritenuto inimmaginabile, impossibile, fuori portata, se non avesse sfidato l’ignoto, la storia sarebbe probabilmente andata diversamente.
Allora noi ricordiamo Marco Polo soprattutto per ricordare a noi stessi, che la storia in fondo siamo noi. Soprattutto quando non abbiamo paura di osare, soprattutto quando inseguiamo le nostre convinzioni, soprattutto quando non ci lasciamo condizionare dai limiti nei quali gli altri credono. Vale per tutti e vale per sempre.
Partendo da questo, io penso che la memoria senza azione non abbia in fondo un gran valore. Se è vero che dal coraggio e dalla capacità di osare è nato anche il legame secolare che unisce le nostre due Nazioni, allora penso anche che il modo migliore è di celebrare quella storia, quella vicenda, questa ricorrenza a sette secoli di distanza sia rendendo quel legame – che è prima di tutto un legame culturale, che si fonda sul rispetto – più solido ed è ciò che siamo qui per fare con la nostra visita.
Quindi grazie davvero a tutti, grazie a tutte le autorità che hanno lavorato a questa iniziativa, grazie al Ministro e grazie al Governo per l’accoglienza di questi giorni”
Successivamente, la Premier ha incontrato il Presidente Xi Jinping, con cui ha parlato dei dossier internazionali (guerra in Ucraina e in Medio Oriente) e del piano di azione triennale, siglato per rafforzare la fiducia tra le due nazioni , stringere la cooperazione in diversi campi e riequilibrare le relazioni commerciali.
Tra i punti del piano : cultura, turismo, salute, scienza , sicurezza alimentare, sviluppo sostenibile e l’impegno bilaterale riguardo al riequilibrio delle relazioni commerciali, in modo da assicurare parità di condizioni per le rispettive aziende.
Nel Memorandum, inoltre, si sottolinea la necessità che Italia e Cina si oppongano al protezionismo e all’unilateralismo e che gestiscano gli accordi commerciali attraverso il dialogo, come previsto dall’organizzazione mondiale del Commercio.
Stabilito anche il supporto alle imprese, con il coinvolgimento dell’Istituto di Commercio estero e delle Camere di Commercio e l’impegno a migliorare l’accesso al mercato anche dell’e-commerce, eliminando le barriere non tariffarie.
Scopo dell’accordo, poi, è anche quello di tutelare la proprietà intellettuale con la collaborazione tra le authority cinese e italiana e di garantire una maggiore collaborazione anche per lo sviluppo dell’economia digitale, delle energie rinnovabili e della mobilità sostenibile, partendo dalle auto elettriche.
Al termine del bilaterale con il Presidente Xi Jinping, Palazzo Chigi ha pubblicato una nota nella quale si legge: “I due Leader hanno condiviso il positivo sviluppo delle relazioni fra Italia e Cina nel contesto del ventennale del Partenariato Strategico Globale, ponendo l’accento sull’importanza di una cooperazione equilibrata, mutualmente vantaggiosa e basata sulla reciproca fiducia. Nel corso dei colloqui sono stati discussi i principali temi del rapporto bilaterale, dalle questioni economico-commerciali alla collaborazione in ambito scientifico e culturale. I due Leader hanno poi affrontato i temi prioritari dell’agenda internazionale, dalla guerra in Ucraina ai rischi di un ulteriore aggravamento della situazione in Medio Oriente. Hanno inoltre discusso delle crescenti tensioni nell’Indo-Pacifico. Il Presidente Meloni e il Presidente Xi si sono infine soffermati su alcune delle grandi questioni della governance globale di comune interesse, dall’Intelligenza Artificiale alla lotta contro il cambiamento climatico, al processo di riforma del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite”.
Stamane, invece, prima di recarsi a Shanghai per incontrare il segretario locale del partito comunista, vicino al Presidente Xi Jinping e Presidente della municipalità dove risiede la comunità imprenditoriale italiana più rilevante della Cina, ultima tappa della sua visita ufficiale, la Presidente del Consiglio Meloni ha tenuto un punto stampa nel quale ha toccato vari temi, a partire dalla guerra in Medio Oriente, riguardo cui si è detta “preoccupata” per l’escalation di violenza in Libano, evidenziando: “Ogni volta che ci sembra di essere un po’ più vicini all’ipotesi di un cessate il fuoco accade qualcosa. Significa che ci sono diversi soggetti regionali che puntano a un’escalation e che puntano sempre a costringere Israele a una reazione. Lo dico anche per invitare Israele a non cadere in questa trappola. Io sono in contatto con il ministro degli esteri, sono in contatto con il governo, sono in contatto con gli alleati bisogna continuare a passare messaggi di moderazione e in questa fase la Cina sicuramente anche qui può essere un interlocutore molto importante. Sappiamo dei rapporti solidi che esistono con Teheran, con l’Arabia, sicuramente diciamo nel lavoro per la normalizzazione nei rapporti tra paesi arabi e Israele la Cina è un interlocutore molto importante”.
Poi, in merito alla guerra in Ucraina, la Premier ha detto: ” Quello con Xi Jin Ping è stato un dialogo ampio e franco e rispettoso che chiaramente ha coinvolto anche tutte le materie dell’agenda internazionale, sulle quali chiaramente la Cina rimane indispensabile dalla guerra di invasione all’Ucraina alle tensioni che si vanno moltiplicando, dal governo dell’intelligenza artificiale fino alla riforma del consiglio di sicurezza dell’ONU e le questioni climatiche. L’abbiamo fatto con trasparenza con lealtà con franchezza penso che penso e spero ciò che possa essere utile ecco per ingaggiare un interlocutore che è sicuramente molto molto importante in questa fase. Al presidente cinese, ho ribadito le mie convinzioni, l’aggressione russa all’Ucraina è un attacco frontale alla convivenza pacifica tra i popoli, alle regole del diritto internazionale. Quando le regole del diritto internazionale vengono messe in discussione chiaramente producono un domino che noi stiamo già vedendo, anche economico. Questo probabilmente può convenire a Putin ma credo non convenga a nessun altro. E’ evidente che il sostegno cinese alla capacità industriale russa è un tema e l’abbiamo ribadito ovviamente ma io penso che la Cina partendo dai principi di sovranità integrità territoriale che pure sempre rivendica possa diventare un soggetto diciamo risolutore per la identificazione di una pace giusta in Ucraina. Siamo stati abbastanza chiari nel porre la questione provando a ragionare insieme su quali siano gli interessi che ha ciascuno. Penso che la Cina non abbia alcuna convenienza in questa fase a sostenere la capacità industriale russa, anche se come sappiamo non interviene direttamente, è evidente che questo crea una frizione perché lo abbiamo scritto in tutti i modi possibili e immaginabili e lo abbiamo ribadito e io spero che ci si renda conto che questa nazione può giocare veramente un ruolo dirimente. Il Presidente Xi diceva ieri che la Cina lavora sempre per la convivenza pacifica tra i popoli ecco mi piacerebbe che si facessero dei passi in questo senso”.
Ancora, a una domanda sulla lettera scritta e inviata alla Presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, alla luce del Report di Bruxelles sullo stato di diritto e sulla libertà di informazione pubblicato di recente, la Presidente del Consiglio Meloni, ha risposto: “Non vedo ripercussioni negative per l’Italia, non ritengo che i rapporti con la Commissione europea stiano peggiorando. La lettera che io ho inviato non è una risposta alla Commissione europea o a un momento di frizione con la Commissione europea, è una riflessione comune sulla strumentalizzazione che è stata fatta di un documento tecnico nel quale mi corre l’obbligo di ricordare che gli accenti critici non sono della Commissione europea. Capisco il tentativo di strumentalizzare, cioè conosco il tentativo di cercare il soccorso esterno da parte di una sinistra in Italia che evidentemente è molto dispiaciuta di non poter utilizzare, per esempio, il servizio pubblico come fosse una sezione di partito, però su questo non posso aiutare proprio perché credo nella libertà di informazione e di stampa”.
Poi, riguardo alle indiscrezioni sulle ipotesi di privatizzazione della Rai ha chiarito: “Non so da dove siano uscite”, aggiungendo: “ Sono assolutamente laica sulla governance di Viale Mazzini. Non è una riforma che ho fatto io, non l’ho neanche particolarmente difesa, quindi se quelli che l’hanno scritta oggi dicono che è pessima, possiamo parlarne”.
Infine, in merito alla visita ufficiale in Cina , all’addio all’accordo della Via della Seta , stipulato dal Governo Conte, e alle critiche da parte del M5S ,la Premier ha dichiarato: “Io ho sempre detto che non condividevo l’ingresso italiano nella Via della Seta, di conseguenza è stata una scelta di coerenza quella di decidere di uscire. Ma ho sempre detto che la presenza italiana nella Via della Seta non era l’unico modo per avere rapporti e anche per far crescere i nostri rapporti con la Cina. Sono molto soddisfatta dall’esito della missione. Volevamo che fosse una visita con dei risultati concreti, quei risultati ci sono stati. C’è stata la firma di un Piano d’azione triennale e la firma di sei intese su materie per noi molto importanti che vanno dalla cooperazione industriale alla tutela delle indicazioni geografiche, la sicurezza alimentare, le materie ambientali, l’istruzione. Era stato promesso che con l’ingresso dell’Italia nella Via della Seta si sarebbe riequilibrata la bilancia commerciale. La bilancia commerciale nel 2022, quando siamo arrivati noi ,produceva un disavanzo per l’Italia di 41 miliardi di euro, quindi evidentemente non ha funzionato”.
Nel frattempo, a Roma, sul fronte dei lavori parlamentari, la Camera, dopo il via libera di ieri alla fiducia, ha approvato con 169 voti favorevoli e 101 contrari ,il Disegno di legge recante disposizioni urgenti per le infrastrutture e gli investimenti di interesse strategico, per il processo penale e in materia di sport, che ora passa al Senato per l’ok definitivo e , con 152 voti favorevoli, 11 astenuti e 70 contrari, il Disegno di legge recante disposizioni urgenti sulle materie prime critiche di interesse strategico.
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