di Federica Marengo sabato 30 settembre 2023
-Mentre la Presidente del Consiglio Meloni, di ritorno dal summit Euro Med9 dei Paesi del Mediterraneo ,durante il quale si sono rinsaldati i rapporti con la Presidente della Commissione UE, Von der Leyen e con il Presidente francese Macron sul nodo migranti, si prepara per il Consiglio informale di Granada del 6 ottobre, che vedrà ancora una volta al centro il tema dell’immigrazione, tra i dossier prioritari per il Governo italiano e, a Bruxelles è in stallo l’intesa sul Patto per la migrazione e l’asilo, che supererebbe l’accordo di Dublino, restano le tensioni con Berlino sulle navi Ong, con l’Esecutivo italiano, che all’iniziativa di finanziamento di queste ultime da parte del Governo tedesco, ha contrapposto la proposta che i migranti salvati dalle ONG vengano portati nel paese di cui battono bandiera.
Il cancelliere tedesco Scholz, inoltre, stamane ha annunciato che saranno intensificati i controlli alle frontiere con Polonia, Repubblica Ceca, Austria e Svizzera per limitare il numero dei richiedenti asilo, essendo troppi i rifugiati in Germania.
A ciò, si aggiunge la notizia arrivata oggi da Catania, dove il Tribunale ha accolto il ricorso di 3 migranti tunisini (secondo i media , in realtà , i migranti sarebbero stati 4, ma il provvedimento per il quarto cittadino tunisino richiedente asilo non sarebbe stato esaminato ,in quanto avrebbe rinunciato alla domanda) sbarcati a metà settembre a Lampedusa e portati nel nuovo centro di Pozzallo, giudicando il recente decreto del governo “illegittimo in più parti”, specie , come evidenziato da fonti legali, nella nuova procedura , che prevede “il trattenimento e la cauzione di 5.000 euro da pagare per non andare nel centro”.
A decidere il trattenimento nel centro per i 3 migranti era stato il Questore di Ragusa, ma la giudice del Tribunale di Catania, non ha convalidato tale fermo, disponendone l’immediata liberazione, poiché, come espresso nella motivazione, ha ritenuto illegittimo sia il trattenimento sia la richiesta di cauzione in cambio della libertà.
Per la giudice,infatti, il decreto del Governo “determinando in 4938,00 euro l’importo per la prestazione della garanzia finanziaria per l’anno 2023, da versare in un’unica soluzione mediante fideiussione bancaria o polizza fideiussoria assicurativa, e precludendo la possibilità che esso sia versato da terzi, non è compatibile con gli articoli 8 e 9 della direttiva 2013/33, come interpretati dalla Corte di Giustizia”, in quanto “Deve infatti escludersi che la mera provenienza del richiedente asilo da Paese di origine sicuro possa automaticamente privare il suddetto richiedente del diritto a fare ingresso nel territorio italiano per richiedere protezione internazionale”.
In sintesi, per la magistrata, la normativa italiana non può essere applicata, non essendo coerente con quella europea, in quanto non si può privare una persona del diritto di fare ingresso nel territorio italiano per chiedere protezione internazionale solo perché proveniente da un paese di origine ritenuto sicuro.
Immediata , la reazione del Ministero dell’Interno, che ha reso nota la decisione di impugnare il provvedimento. Quindi, la fondatezza dei richiami giuridici contenuti nel provvedimento sarà sottoposta al vaglio di un altro giudice. Il Viminale, infatti, in una nota, ha evidenziato: “La procedura accelerata di frontiera, è uno degli aspetti che, già contenuto nella direttiva europea 2013/33/Ue, trova oggi l’unanime consenso dei Paesi europei nell’ambito del costruendo nuovo Patto per le migrazioni e l’asilo; e che il Governo italiano ha disciplinato nel decreto Cutro. Peraltro, relativamente a due dei provvedimenti di non convalida del trattenimento, si tratta di due cittadini tunisini destinatari di provvedimenti di espulsioni già eseguiti (ciò nonostante rientrati nel territorio italiano) che nel corso dell’udienza per la convalida hanno invocato in un caso la protezione per la necessità di “fuggire perché perseguitato per caratteristiche fisiche che i cercatori d’oro del suo Paese, secondo credenze locali, ritengono favorevoli delle loro attività (particolari linee della mano)”; nell’altro “per dissidi con i familiari della sua ragazza, i quali volevano ucciderlo, ritenendolo responsabile del decesso di quest’ultima”.
Immediate anche le reazioni della Maggioranza, con la deputata di FdI, Sara Kelany, responsabile del Dipartimento immigrazione, che ha dichiarato: “Il tribunale di Catania, non convalidando il trattenimento dei quattro tunisini soggetti alle nuove procedure accelerate di frontiera disposte dal governo, ha assunto delle decisioni politiche e ideologiche. Le ordinanze appaiono infatti poco ancorate al quadro normativo vigente e immagino che saranno impugnate dall’avvocatura dello Stato. Spiace dover constatare come ancora una volta si pieghi il diritto all’ideologia”.
I capigruppo alla Camera e al Senato della Lega, Molinari e Romeo, invece, hanno commentato: “Tunisini liberati a tempo di record. Stupisce che la giustizia italiana di fronte al solito ricorso di un immigrato ritrovi velocità e scatto che gli italiani invocano da anni. È vergognoso che Salvini per aver esercitato le proprie funzioni da ministro dell’Interno sia in tribunale insieme a Richard Gere. Anzi no, lui è a Hollywood. Questo è il film della sinistra che rende ridicolo il nostro Paese”.
Dall’Associazione Nazionale Magistrati, però, è arrivata la replica del Presidente Santalucia, che, in merito alla decisione del Tribunale di Catania, ha affermato: “Noi non partecipiamo all’indirizzo politico e governativo, facciamo giurisdizione. È fisiologico che ci possano essere provvedimenti dei giudici che vanno contro alcuni progetti e programmi di governo. E questo non deve essere vissuto come una interferenza , questa è la democrazia”.
All’Opposizione , invece, il Pd, con la senatrice Cucchi, ha annunciato la presentazione di un’interrogazione parlamentare sui Centri per il rimpatrio e un possibile esposto.
Non solo immigrazione, però. Sul tavolo del Governo, altra priorità e la scrittura della Legge di Bilancio. Nella relazione al Parlamento sulla Nota di Aggiornamento al Documento di Economia e Finanza, varata in Consiglio dei Ministri e inviata a Bruxelles, si legge che : “Gli spazi finanziari che si rendono disponibili, quale differenza tra gli andamenti tendenziali e programmatici aggiornati, che includono anche la maggiore spesa per interessi passivi conseguente al maggior disavanzo, sono pari a 3,2 miliardi nel 2023, 15,7 miliardi nel 2024 e 4,6 miliardi nel 2025”, cioè in tutto 23,5 miliardi in tre anni. Nel 2026, invece, il saldo obiettivo implica una correzione di 3,8 miliardi di euro rispetto all’indebitamento netto tendenziale, che consente di riportare lo stesso al di sotto della soglia del 3%. Le risorse in deficit per il 2023 pari a 3,2 miliardi di euro, attraverso un provvedimento d’urgenza, saranno destinate, in particolare, al conguaglio anticipato dell’adeguamento Istat per i trattamenti pensionistici previsto per l’anno 2024, a misure per il personale delle pubbliche amministrazioni e alla gestione dei flussi migratori, lo spazio in deficit ricavato nel 2024 per la Manovra è di 15,7 miliardi. Nel 2024 e 2025 ,le risorse saranno utilizzate, nell’ambito del prossimo disegno di legge di bilancio, per il taglio al cuneo fiscale sul lavoro anche nel 2024 e l’attuazione della prima fase della riforma fiscale, il sostegno alle famiglie e alla genitorialità, la prosecuzione dei rinnovi contrattuali della Pubblica amministrazione con particolare riferimento alla sanità, il potenziamento degli investimenti pubblici, con priorità per quelli previsti del PNRR, nonché il finanziamento delle politiche invariate. Nell’attuale fase di progressiva discesa e stabilizzazione dei prezzi dei beni energetici, iniziata dalla fine del 2022, le misure di sostegno saranno gradualmente ritirate entro il 2024, mantenendo una politica fiscale prudente, anche alla luce della disattivazione della clausola di salvaguardia generale del Patto di Stabilità e Crescita prevista per la fine dell’anno in corso”.
Nella premessa alla Nadef, il ministro dell’Economia Giorgetti ha quindi spiegato: “La situazione economica e di finanza pubblica è più delicata di quanto prefigurato in primavera. In una situazione in cui la finanza pubblica è gravata dall’onere degli incentivi edilizi, dal rialzo dei tassi e dal rallentamento del ciclo economico internazionale, è necessario fare scelte difficili. Il governo ha scelto di affrontare i problemi più impellenti: inflazione, povertà energetica e alimentare, decrescita demografica , promuovendo al contempo gli investimenti, l’innovazione, la crescita sostenibile e la capacità di reagire dell’economia”.
Il titolare di Via XX Settembre, poi, in un passaggio della premessa alla Nadef, ha evidenziato: “Per garantire la sostenibilità del debito e coerentemente con una gestione più dinamica delle partecipazioni pubbliche, il nuovo scenario programmatico prevede proventi da dismissioni pari ad almeno l’1% del Pil nel 2024-2026. Si tratterà di dismissione di partecipazioni societarie pubbliche, rispetto alle quali esistono impegni nei confronti della Commissione europea legati alla disciplina degli aiuti di Stato, oppure la cui quota di possesso del settore pubblico eccede quella necessaria a mantenere un’opportuna coerenza e unitarietà di indirizzo strategico”.
Sempre nell’ambito della Manovra, al vaglio dell’Esecutivo, vi sarebbe una detassazione per le famiglie dai 3 figli in su e il capogruppo alla Camera, in quota Fdi, Foti , in un’intervista al Quotidiano Nazionale, tornando sulla Nadef e sull’allarme Spread, ha sottolineato: “Chi ha la sfera di cristallo sulle previsioni di crescita del Pil è bravo. Vorrei ricordare che tutti pronosticavano che a inizio anno l’Italia sarebbe andata in recessione, che grazie alle misure preventive del Governo Meloni non abbiamo invece conosciuto. Le previsioni della Nadef sono in linea con gli andamenti macroeconomici e contengono dati molto realistici. E’ risibile, la narrazione delle sinistre alla frutta che su questi temi provano a giocarsi la carte dello spread, ma sono evidentemente smemorate. In questo momento, lo spread italiano è esattamente al 20% in meno di quando toccò quota 250 col governo Monti. Mi pare sia una lettura tutta politica. Del resto, nei giorni scorsi l’ex ministro Giovanni Tria ha definito questa Nota prudente e corretta, come il caso richiede, soprattutto dopo la vicenda del Superbonus e il Bonus facciate, che indubbiamente influisce. Il governo ha scelto un’impostazione di bilancio seria e di buon senso. Pertanto, i suoi indirizzi chiave sono la conferma del taglio del cuneo. La prima fase della riforma fiscale. Il sostegno alla genitorialità e il rinnovo dei contratti del Pubblico impiego, con particolare riferimento alla sanità. Senza dimenticare gli investimenti pubblici, a partire da quelli già calendarizzati del Pnrr. Vorrei anche fare presente che la Nadef prevede misure incisive di contenimento della spesa pubblica, per una previsione di 2 miliardi. Devo dire che, se anche l’indebitamento netto in rapporto al Pil viene rivisto al rialzo, soprattutto per il 2024, l’aggiustamento prefigurato e l’andamento dell’aggregato di spesa mi paiono del tutto in linea con la raccomandazione del Consiglio europeo e il futuro assetto delle regole di bilancio dell’Ue. Necessità e provvedimenti, calcoli e previsioni su cui spiccano ruolo e ricadute di cuneo fiscale e inflazione. Proprio cuneo fiscale ,già in busta paga dei lavoratori, si tratta di una misura temporanea divenuta stabile: invece che per sei mesi si potrà farci affidamento per il prossimo anno. Se si vogliono stimolare i consumi bisogna mettere soldi nelle tasche dei cittadini. Il taglio del cuneo, come quello delle aliquote, potrà rappresentare una buona boccata di ossigeno sia per le famiglie che per i consumi. Un’iniziativa che va ad aggiungersi a quelle intraprese per spegnere le“fiammate” della Bce, a cui si aggiunge anche il carrello tricolore anti-inflazione al via domenica: un’ulteriore conferma, indicativa della capacità di questo governo di mettere attorno a un tavolo i vari attori per moderare i prezzi e contenere l’inflazione. È una Nota che potremmo definire di responsabilità, molto ben meditata. Poi sono previsioni. E come tutte, soggette a verifica”.
Critiche, però, alla Nadef arrivano dalle Opposizioni, con il Presidente del M5S Conte che, in un’intervista a La Stampa, ha dichiarato: “A Giorgia Meloni do uno zero virgola in pagella, perché con i numeri della Nadef strozza l’Italia che si era ripresa dopo la pandemia. In questo modo i mercati si preoccupano e lo spread sale a causa di un governo fermo, che non offre una visione e una prospettiva di crescita. Da quando è premier , Giorgia Meloni ha sposato una logica burocratica dei conti pubblici. È giusto farli quadrare, ma devono quadrare anche quelli delle famiglie italiane: non vediamo nulla per affrontare i rincari del carrello della spesa, dei mutui e dei carburanti. Tagliando investimenti e crescita si condanna l’Italia, vanificando il +12% di Pil nel biennio ottenuto dal nostro governo. Sul Superbonus , ad averne di misure che attivano un milione di posti di lavoro. Le politiche di crescita non possono essere valutate in modo disonesto, solo dal lato dei costi, senza menzionare i ritorni, cioè i 100 miliardi di maggiori entrate che le mie politiche espansive hanno contribuito a generare nel biennio 2020-22. Fratelli d’Italia vive in perenne dissociazione: tifavano per il Superbonus e ora lo usano per coprirei loro fallimenti. Nella legge di bilancio, le risorse a disposizione le userei per risollevare la Sanitàal collasso, per finanziare aiuti alle famiglie in difficoltà e per evitare tagli all’istruzione e alla ricerca, affinché l’Italia non sia fanalino di coda in Europa. In particolare, sulla Sanità ,una proposta comune deve passare anche da una riforma del titolo V della Costituzione, per far tornare la gestione della sanità allo Stato e spezzare il legame tra politica e nomine sanitarie nei territori. Confidiamo che gli altri partiti di opposizione siano d’accordo”.
Infine, in intervista televisiva, rispondendo a una domanda sui rapporti del M5S con il Pd e su un’alleanza strutturale tra i due partiti, ha spiegato: “Il M5s ,non è disponibile a fare accordi per gestire il potere con nessuno. Non facciamo parte di nessuna ‘ditta’. Noi portiamo avanti le nostre battaglie, vogliamo chiarimenti politici e vogliamo essere rispettati per le posizioni politiche che prendiamo. E se in tutto questo c’è qualcuno che avverte una lesa maestà e denota atteggiamenti arroganti, noi li rispediamo al mittente. Se alludo a Elly Schlein? Beh vedo delle reazioni nervose da quello che leggo in questi giorni. Noi non offendiamo nessuno, ma non permettiamo a nessuno che non ci sia un confronto e un chiarimento su quelle che sono le nostre posizioni politiche. Noi non andiamo avanti con chiunque sulla base di cartelli elettorali, andiamo avanti solo prendendo impegni seri e chiari con i cittadini”.
Tutto ciò, mentre Confindustria ,nella sua congiuntura flash, ha lanciato l’allarme: “Dopo la caduta nel secondo trimestre, il Pil italiano è stimato debole anche nel terzo e le attese sul quarto non sono migliori: al calo di industria e costruzioni si affianca la battuta d’arresto nei servizi. Non si fermano i rialzi dei tassi Bce, il credito è in caduta insieme alla liquidità, il costo dell’energia torna a salire. Ne risentono consumi e investimenti, mentre latita la domanda estera”.
Ripercussioni poi anche su mutui a tasso variabile, in particolare per le famiglie, sulle industrie, su cui pesano : inflazione , aumento dei ritardi nei pagamenti e il deterioramento dei vecchi prestiti e sul turismo, che a luglio ha dato i primi segni di incertezza nel mercato del lavoro.
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