-Governo, con la mediazione del Colle, il leader di Italia Viva, Renzi, apre all’approvazione al Recovery Plan. Il testo, al centro del Consiglio dei Ministri, fissato per domani. Crisi, congelata, ma restano le tensioni con i renziani, che minacciano dimissioni: verso la conta in Aula o un rimpasto. Pd , M5S e LeU fanno quadrato intorno al Premier: “Conte, punto di equilibrio. Rilancio del patto di legislatura o voto anticipato”. Previsto in settima anche un vertice per approvare il nuovo scostamento di bilancio da 24 miliardi per il quinto decreto Ristori con le misure per le attività più colpite dalle misure anti Covid19. Le Opposizioni di Centrodestra: “Basta con le liti. Unica soluzione: le elezioni. Pronti a Governare”. Intanto, l’agenzia di rating Moody’s, rivede al ribasso il Pil dell ‘Europa e dell’Italia: 5,6% nel 2021, ritorno ai livelli pre-crisi nel 2022. Incertezza dovuta a pandemia e alle azioni dei Governi costretti a reintrodurre misure restrittive.
-Covid19, in mattinata, riunione Governo-Regioni sul nuovo Dpcm. Sul tavolo, la stretta ai parametri per collocare le Regioni in area Arancione e Rossa, lo stop all’asporto dei bar dopo le 18:00 (contestata dal Presidente della Liguria Toti), il blocco della mobilità tra le Regioni anche in area Gialla (dove potrebbero riaprire i Musei), e le visite presso le abitazioni di non più di due parenti o amici . Tuttavia, le Regioni Campania, Friuli Venezia Giulia e Lombardia chiedono una zona Arancione nazionale. Nuova riunione giovedì, dopo l’intervento alle Camere del ministro della Salute Speranza per illustrare il provvedimento e ulteriore passaggio in CdM, prima dell’entrata in vigore il 16 gennaio. Scuola, rientro in aula al 50% per le scuole Superiori solo in 3 Regioni (Toscana, Abruzzo e Valle d’Aosta), 15, ancora in Didattica a distanza su decisione dei Presidenti di Regione. La protesta di studenti, insegnanti e genitori da Nord a Sud. La ministra dell’Istruzione Azzolina: “Il Governo ha fatto il possibile per la ripartenza. La didattica a distanza ha funzionato in emergenza, ma a lungo andare sta portando ad un aumento della dispersione scolastica”.
di Federica Marengo lunedì 11 gennaio 2021
“A me, del cambio di Governo interessa zero. Il problema non è come si cambia il Governo, ma come si affronta questa pandemia. Io sono antipatico, non guardate me, ma guardiamo la sostanza. Noi abbiamo il maggior numero di morti, , il peggior livello di Pil e il Paese che ha fatto le chiusure più toste, io dico non buttiamo via i soldi che abbiamo. Non ci frega nulla delle poltrone, ma non si buttino via i soldi che non torneranno mai più. O li spendiamo bene o spendeteli senza di noi. Io voglio avere la coscienza a posto”. Così, il leader e fondatore di Italia Viva, Renzi, questa mattina, ai microfoni di Rtl 102.5, annunciando poi l’approvazione del Recovery Plan, che , secondo indiscrezioni di stampa,sarebbe frutto di una mediazione da parte del Quirinale, volta a mettere in sicurezza il piano di riforme e investimenti per accedere ai finanziamenti UE: “Approviamo questo benedetto Recovery, che sono in larga parte prestiti e vanno spesi per creare posti di lavoro, per dare soldi alla sanità. Il 22 luglio ho detto ‘spendiamo i soldi’, se qualcuno mi dice ‘facciamo veloci’ io dico ‘corri, presenta questo Recovery, e usiamolo ma in cose utili'”.
Poi, in merito alle tensioni con il Premier e la Maggioranza e l’ipotesi di una conta in Aula, al Senato, per verificare la Maggioranza, ha spiegato: “Io non ho mai chiesto la conta in Aula, Conte ha detto ‘ci vedremo in aula’, non siamo noi a cercare la conta, noi chiediamo più vaccini, più soldi a cultura e teatro, ai giovani. Su questi temi è possibile essere accusati come irresponsabili? Sui post danno tutti ragione a noi ma io voglio vederlo nei documenti, quando ci daranno documenti lo saprò dire, se ora Conte e Casalino vogliono la conta in aula spero solo che abbiano fatto bene i conti dei numeri”.
Infine, proprio sul ruolo del Presidente della Repubblica, Mattarella, nella crisi, ha evidenziato: “Il Presidente della Repubblica ha detto parole che tutti noi condividiamo, ma suggerisco di non tirarlo per la giacchetta. E’ un arbitro, non si mette a dire a un dirigente politico ‘fai questo o quest’altro’”.
Tuttavia, tale apertura, che dovrebbe concretizzarsi domani, durante il Consiglio dei Ministri finalizzato proprio all’approvazione del documento, non sembra placare i venti di crisi che aleggiano sul Governo giallo-rosso, anche alla luce delle successive dichiarazioni della ministra per le Politiche Agricole, in quota renziana, Bellanova, che, nel corso di un’intervista a SkyTg24, ha ribadito: “Serve un colpo di reni, e in questo momento questo Governo sta dimostrando di non essere in grado di farlo. Se le proposte di Italia Viva non saranno accolte nel Recovery Plan le Ministre di Iv sono pronte a dimettersi. Non è tutto risolvibile con il Recovery (restano sul tavolo anche la questione della cessione delle deleghe ai Servizi Segreti avocata a sé dal Premier e l’attivazione del Mes sanitario). Noi non determineremo la crisi prima del passaggio in Consiglio dei Ministri . Altrettanto importante, per Iv, è la necessità di un approfondimento programmatico. Non è il gioco del ‘più uno’: il problema di un accordo di programma è precedente al tema Recovery. Lo avevamo chiesto a luglio dicendo che va immaginato un futuro per questo Paese. Il Recovery stanzia 209 miliardi che non vanno utilizzati per mancette. Ma arrivano o no le proposte dal resto del governo? Abbiamo detto che quel piano non andava bene, non andava bene la governance, non andavano bene quelle 130 pagine in cui non si capiva come, con quali tempi e quali finalità sarebbero state utilizzate le risorse. Siamo all’11 gennaio e il Recovery Plan non c’è stato ancora consegnato. Sono un po’ stufa degli appelli a fare presto: appelli a fare presto su che cosa non si capisce. Per ora abbiamo 13 paginette, abbiamo delle tabelle ma ancora non ci siamo. Noi non bloccheremo il Recovery, ma oggi non posso dire come voteremo perché ancora non abbiamo il testo. E questo è un problema per la qualità della nostra democrazia. Se Conte porta avanti la ricerca dei responsabili e il suo portavoce (Casalino) va dicendo che ci asfalta in Parlamento, prendiamo atto perché non ci può essere una Maggioranza nella Maggioranza”.
Intanto, però il Premier Conte, fiducioso di superare la crisi all’interno della Maggioranza, sembra voler accelerare sul via libera al Recovery Plan, come confermato da lui stesso ai microfoni del Tg3: “Il Recovery Plan dobbiamo approvarlo domani sera. Vogliamo fare il Consiglio dei Ministri domani sera, dobbiamo correre. Noi lavoriamo per costruire. Il momento è così difficile, dobbiamo assolutamente mettercela tutta per offrire risposte ai cittadini”, trovando una sponda nel Pd, con Goffredo Bettini, che dalle colonne de Il Corriere della Sera, ha fatto quadrato intorno al Presidente del Consiglio, escludendo, in caso di crisi, le dimissioni e la sostituzione di Conte: “In Italia siamo di fronte a una sorta di ‘tempesta perfetta. Occorre arginarla e non aiutarla a divampare. Si deve andare presto al sodo: decidere, lavorare,rinunciare alle ripicche e alle tattiche estenuanti. Si deve dare una guida serena e solida agli italiani. In queste ore, Conte ha ribadito la sua volontà unitaria. Si sono compiuti passi in avanti decisivi sul Recovery plan. Una volta approvato si tratta di stabilire un accordo solenne, vincolante e chiaro circa le priorità di un programma di fine legislatura. Altro che rimpastino. Stiamo parlando di cose da fare, non di qualche ministero da distribuire. I passaggi da compiere li decideremo insieme. Innanzitutto con Conte e rispettando la sensibilità del presidente Mattarella. Un Governo più politico è una garanzia per la stabilità dello stesso Conte. A condizione che prevalga un sentimento di lealtà e di solidarietà per un’impresa comune. Renzi vuole dei cambiamenti. E questo può andar bene. Li ha sollecitati anche il Pd. Ma poi mette in campo una quantità di proposte che sembrano voler più demolire che ricostruire. E lo fa con troppa arroganza. Non è il momento di rottamare, ma di ripartire per ricostruire. Zingaretti ,in questo sta tenendo la barra dritta. Le elezioni sarebbero una storica sconfitta per tutti . Non penso che si possa sostituire Renzi con un gruppo di responsabili. Anche se ritengo utile interloquire in particolare con quella parte liberale di Forza Italia che in questi giorni ha posto questioni politiche con grande responsabilità e intelligenza. Ci possono essere convergenze sulla giustizia, sulla legge elettorale proporzionale e su altri nodi da sciogliere. L’attuale Premier ha lavorato bene e il Pd lo sostiene con il suo profilo autonomo, ma con la massima convinzione. È per noi un punto di equilibrio imprescindibile. Altri scenari non ci appartengono. Il rapporto con Renzi nelle settimane passate è stato problematico, ma franco e intenso, mai, da parte del Pd, volto a ordire manovre di accerchiamento. Siamo un grande partito che dialoga con tutti”.
Sulla stessa linea, anche il Vicesegretario dem , Orlando, che nella trasmissione di Rai Tre, Agorà, ha dichiarato: “L ‘accordo in generale non lo darei per fatto, ci sono molte questioni aperte. Ma sul Recovery siamo contenti che sia passata la nostra linea. Non è una cosa di questo Governo e di questa Maggioranza, è fondamentale che si metta in sicurezza e che non si intralci il percorso per portarlo in Parlamento”, così come LeU, che ha esortato Italia Viva a “smettere di giocare”, e il M5S, che , blindando Conte e i propri Ministri, nell’eventualità di un rimpasto o Conte Ter, ha sollecitato a fare presto su Recovery Plan e nuovo decreto Ristori.
Critiche ,nei confronti dell’Esecutivo, “impegnato solo nelle liti per le poltrone”, le Opposizioni, con la Lega che non vede altra prospettiva che un Governo di Centrodestra o le elezioni anticipate, posizione condivisa anche da Fratelli d’Italia, che parla di “democrazia sospesa”, e da Forza Italia, con il Presidente Berlusconi, che ,pur dicendosi disponibile a collaborare su Recovery Plan e quinto decreto Ristori, ed esortando l’Esecutivo “a fare presto”, sottolinea il suo No all’ingresso del partito in un “Governissimo”.
Non solo Recovery Plan, però. Atteso, in settimana infatti un vertice di Governo per discutere del nuovo scostamento di bilancio da 24 miliardi da chiedere in Parlamento per finanziare il quinto decreto Ristori, confermato ieri, dopo l’annuncio dato nei giorni scorsi dalla Viceministra all’Economia, Castelli, in un’intervista rilasciata dal Ministro dell’Economia Gualtieri, nella quale, quest’ultimo, ha toccato anche il tema del Recovery Plan: “Una crisi di Governo sarebbe incomprensibile. Il dialogo con i partiti di Maggioranza è stato molto utile perché ha permesso di migliorare l’impostazione del piano e rafforzarne coerenza e visione strategica . Su questa base ora si sta finalizzando la revisione del testo. Auspico che martedì sia approvata dal Consiglio dei Ministri per poi avviare subito il confronto con il Parlamento, con le forze sociali e con la Commissione Europea. Dobbiamo concludere il lavoro nei tempi previsti. Inoltre abbiamo altri appuntamenti importanti come lo scostamento di bilancio e il nuovo decreto sui ristori, che sono indispensabili e urgenti, soprattutto alla luce della necessità di proseguire con le misure restrittive di contenimento della pandemia. Non vanno messi a rischio. Continuo a essere fiducioso che prevarrà in tutti il senso di responsabilità verso gli italiani. Credo che il metodo dell’ascolto che stiamo praticando per la revisione del Recovery consenta un più generale rilancio dell’azione del Governo e della coalizione. Come ha detto Nicola Zingaretti, c’è da definire un programma di priorità, un vero e proprio “patto di legislatura”, raccogliendo i contributi di tutte le forze politiche della Maggioranza ed è positivo l’impegno del Presidente Conte a presentare una proposta in tal senso. Non penso invece che precipitare il Paese nel caos e nell’incertezza sarebbe compreso e apprezzato dalle famiglie, dai lavoratori e dalle imprese, che si aspettano meno polemiche e più fatti. Da Italia viva, come da tutte le altre forze della coalizione e da molti osservatori, sono giunti contributi e osservazioni preziose, e lo schema presentato tiene conto di molte di queste Lo hanno riconosciuto gli stessi esponenti di Italia viva nella riunione di Maggioranza venerdì. Sull’entità delle risorse a debito occorre salvaguardare la sostenibilità della finanza pubblica. Ma anche su questo punto , che è delicato, il dialogo e il confronto hanno consentito di ridurre la quota per i progetti in essere e di potenziare le risorse per i nuovi progetti del piano per oltre venti miliardi. Cosi, grazie anche al contributo del Ministro per la Coesione Provenzano, una quota di prestiti europei ci consentirà di anticipare l’impiego di risorse non programmate. Significa accelerare e qualificare la spesa, aumentare gli investimenti al Sud. Vi sarà poi, un forte potenziamento degli interventi sulla Ricerca, la formazione, le politiche attive del lavoro, le infrastrutture sociali, il Turismo e la Cultura. Sono rafforzate sensibilmente le tre grandi priorità orizzontali del piano: le donne, i giovani e il Mezzogiorno. Per lo scostamento, si sta valutando un intervento da un punto e mezzo di prodotto interno lordo, cioè circa 24 miliardi di cui circa un miliardo e mezzo per l’acquisto, la distribuzione e la somministrazione dei vaccini. Sulla Sanità nel provvedimento in arrivo sono previsti nel complesso più di tre miliardi supplementari. Poi ovviamente rifinanzieremo il sostegno ai Comuni e la copertura della Cassa integrazione. Non solo i ristori. L’idea è di farne solo uno, che valga per tutto l’anno. Significa far salire il deficit pubblico verso o oltre il 12% del Pil. Vareremo un pacchetto di misure al quale stiamo già lavorando e che ci auguriamo sia l’ultimo scostamento. È evidente però che non possiamo ancora avere certezze assolute sull’andamento della pandemia. Per quanto riguarda la finanza pubblica, la previsione della legge di bilancio è di un deficit del 7% del Pil. Ad esso si dovrà aggiungere il costo del nuovo pacchetto di sostegno all’economia e l’impatto di un’eventuale revisione al ribasso della crescita. Tuttavia, allo stato attuale non c’è assolutamente motivo di prevedere un deficit a due cifre in rapporto al Pii. Complessivamente circa 16 mila per la semplificazione delle procedure e l’attuazione del piano, per la digitalizzazione della Pubblica Amministrazione e lo smaltimento di tutto l’arretrato della giustizia soprattutto civile; un’opportunità importante anche per rafforzare il necessario ingresso di giovani energie e competenze nella Pubblica Amministrazione. Per quanto riguarda l’economia, nonostante le restrizioni dovute alla seconda ondata pensiamo di chiudere il 2020 poco distanti dalle previsioni della Nota di aggiornamento d’autunno anche gli ultimi dati sulla produzione industriale sono incoraggianti e dimostrano che le misure adottate per conte . Nel nuovo piano previste 16 mila assunzioni, ma senza riforme sono impossibili. Ci aspettiamo che i primi mesi dell’anno risentano negativamente dell’andamento della pandemia, e nel complesso i rischi per la previsione sono al ribasso. Però riteniamo ancora che il Pil possa recuperare parte della caduta registrata nel 2020. Molto dipenderà dalla capacità di attivare tempestivamente gli investimenti aggiuntivi del Recovery pian previsti per il 2021, che rafforzeranno le misure di stimolo previste dalla legge di bilancio”.
A proposito di dati macroeconomici e degli effetti della pandemia su questi ultimi, l’agenzia di rating Moody’s , che ha tagliato le stime del Pil italiano ed Europeo per l’incertezza dovuta alla pandemia e alle misure restrittive, ha spiegato in una nota: “Nel 2021, l’economia dell’Italia crescerà del 5,6% ,dopo il -9% del 2020. Italia, Francia e Spagna impiegheranno almeno fino al 2022 per tornare ai livelli pre-crisi. Per l’Europa, Moody’s prevede che la economica sarà lenta, irregolare e fragile. Nel 2021, il Pil europeo crescerà a +4,6%, dopo una contrazione del 7,7% nel 2020. Solo la Lituania, tornerà ai livelli pre-crisi nel 2021. Per tutti gli altri Paesi i rischi rimangono elevati e volti al ribasso, per gli sviluppi incerti della pandemia e le potenziali azioni dei Governi, costretti in molti casi a reintrodurre le restrizioni, che manterranno fino ai primi mesi di quest’anno. Italia e Spagna sono particolarmente esposte alle restrizioni interne, perché hanno delle economie molto dipendenti dal settore dei servizi .In particolare, risentiranno del minor afflusso di turisti. La domanda di Turismo internazionale è improbabile che torni ad avvicinarsi ai livelli precedenti fino a quando un vaccino efficace non sarà largamente in circolazione o non si avrà un trattamento che ridurrà significativamente i decessi. Inoltre, Italia, Francia e Spagna registreranno dei tassi di crescita più elevati nel 2021, ma ciò riflette in gran parte un rimbalzo meccanico dopo le notevoli contrazioni dello scorso anno e la loro produzione rimarrà ben al di sotto dei livelli pre-crisi”.
Quanto all’aspetto sanitario dell’emergenza, invece, in mattinata riunione de ministro Boccia (Affari Regionali) e Speranza (Salute) con le Regioni, dopo il vertice di ieri sera del Premier Conte con i capidelegazione di Maggioranza, sulle nuove misure anti Covid19 ,che confluiranno nel Dpcm, che entrerà in vigore dal 16 gennaio, dopo il passaggio, domani, del ministro della Salute Speranza alle Camere per l’esposizione dei contenuti del provvedimento e un’ulteriore riunione con le Regioni, prevista per giovedì.
Tra le nuove norme: la stretta sui parametri per collocare le Regioni in zona Arancione (indice di contagio RT a 1) e in zona Rossa (indice di contagio RT a 1,25), il divieto di spostamento tra le Regioni (salvo che per motivi di necessità comprovati da autocertificazione) , anche tra quelle poste in zona Gialla, la possibilità limitata a due persone di recarsi in visita presso le abitazioni di parenti o amici (esclusi dal conteggio gli under 14) e lo stop all’asporto per i bar dopo le 18:00 (cui si è opposto il Presidente della Liguria Toti,in quanto danneggerebbe ulteriormente a livello economico le attività).
Al vaglio, anche l’ipotesi di riaprire i Musei nelle Regioni collocate in zona Gialla, e di istituire una zona bianca con un indice RT al di sotto dello 0,5 e con 50 contagi per ogni 100 mila abitanti. Non sarebbe invece presente la zona Arancione nazionale nel fine settimana
Avanzata poi, dalle Regioni Lombardia, Friuli Venezia Giulia e Campania, la richiesta di istituire una zona Arancione a livello nazionale.
“Il divieto di ospitare a casa più di due parenti o amici si è dimostrata una norma ragionevole che ha funzionato nel periodo natalizio. Credo che avrebbe senso confermarla”, ha commentato il ministro della Salute Speranza, ai microfoni del programma “Non e’ un paese per giovani”, spiegando: “Domani, sarà il Parlamento ad esprimersi ed entro giovedì venerdì avremo un testo definitivo. La situazione epidemiologica non è da sottovalutare, l’epidemia è ancora molto forte e per questo servono ancora restrizioni e comportamenti corretti. Sospendere l’asporto dopo le 18? è una riflessione che stiamo facendo in queste ore. Purtroppo in alcuni casi attorno all’asporto poi si costruiscono assembramenti negli spazi antistanti. Ascolteremo il Cts, le regioni, il Parlamento, ma non possiamo permetterci ancora aggregazioni di persone, siamo ancora in una fase epidemica. Il vaccino è la nostra luce, ma l’impatto reale del vaccino sull’epidemia ha bisogno ancora di tempo e non possiamo permetterci leggerezze . Senza le misure restrittive introdotte per le vacanze di Natale avremo altri numeri, e anche nel resto d’Europa, c’è una situazione complessa”, mentre il ministro per gli Affari Regionali Boccia ha rassicurato sull’arrivo repentino di ristori per le attività più colpite dalle misure restrittive e obbligate alla chiusura.
Infine, rientro in presenza per gli studenti delle Superiori al 50% solo in tre Regioni: Toscana, Abruzzo e Valle d’Aosta, mentre ben 15 Regioni, con i loro Presidenti, hanno optato per la proroga della Didattica a distanza con un calendario dei rientri compreso fra il 18 gennaio al 1 febbraio.
Tale decisione, però, ha suscitato le proteste di studenti, docenti e genitori, supportati dai sindacati della scuola, che hanno manifestato fuori dai propri istituti, da Nord a Sud, disertando la Didattica a distanza, per chiedere il ritorno all’insegnamento in presenza e in sicurezza.
Sulla questione, si è così espressa la ministra dell’Istruzione Azzolina ai microfoni di Rai Radio Uno: “Da parte mia non vuole esserci nessuna polemica con nessun Presidente di Regione. Ma restano i fatti. Il 23 di dicembre abbiamo stipulato un’intesa con tutte le Regioni, che ci hanno garantito un rientro degli studenti delle scuole superiori al 50%. È partito un lavoro enorme, abbiamo scaglionato gli orari, sono stati messi molti più bus. Credo che ci siano Regioni che hanno lavorato molto bene, come la Toscana. Io ho fatto tutto quello che potevo fare, insieme al Governo. Adesso sono le Regioni che hanno la possibilità di riaprirle o meno. Ora chiedo ai Presidenti di Regione di trattare la scuola come le altre attività produttive, perché i costi della chiusura sono lo stesso altissimi. È difficile che gli studenti possano comprendere tutto questo, li capisco. La scuola è un servizio pubblico essenziale. Alla loro età se mi avessero tolto la scuola sarei stata anche io arrabbiata. Ma ho il dovere di dire loro che il governo ha fatto tutto quello che poteva. La didattica a distanza ha funzionato in emergenza, ma che, a lungo andare, sta portando ad un aumento della dispersione scolastica. Gli studenti hanno bisogno di sfogare la loro socialità, allora tanto vale che lo facciano in un ambiente come la classe . Il rischio zero non esiste in nessun ambito, ma tutti hanno riconosciuto ormai che all’interno delle scuole il rischio è molto basso. La scuola si è organizzata molto bene questa estate, e ora si è lavorato molto anche per contenere il rischio fuori dalla scuola”.
Parole, a cui ha replicato il segretario del Pd e Presidente della Regione Lazio , Zingaretti, che, in una nota, ha scritto: “Tutti vogliamo che la scuola riapra. Non ci si divida su questo. L’Italia non merita un tale spettacolo. Per tutti è fondamentale e tutti soffriamo dello shock che il virus ha prodotto nelle nostre vite. Il costo economico e sociale è e sarà drammatico, e lo pagheranno soprattutto i giovani: pagheranno di più i debiti che stiamo facendo, la fragilità del mercato del lavoro e, se non ci sbrighiamo a partire con la ricostruzione, pagheranno di più l’arretratezza strutturale al quale il nostro Paese sarà condannato. Su questo, bene ha fatto il Governo a correggere il piano Recovery aumentando e di molto gli investimenti che hanno un impatto sulle nuove generazioni. Per la ripresa dunque, soprattutto per i giovani, è di fondamentale importanza uscire al più presto dal tunnel. Questo si fa in due modi: contenendo la curva del contagio che potrebbe assumere come in molti paesi dimensioni inimmaginabili e uccidere migliaia di esseri umani, e proseguendo la campagna vaccinale. Ad oggi siamo quasi a 80.000 morti. La scienza sta facendo miracoli, ma la quantità di dosi prodotte in questo momento ci deve far parlare ancora di mesi di duro lavoro e non di settimane. Va detto che, a fronte del comportamento eroico della maggioranza di persone che ha rispettato le regole, fatto sacrifici, e assunto posizioni responsabili, molti altri in queste settimane hanno invece, in maniera folle, praticato comportamenti irresponsabili danneggiando tutti: cene, feste, incontri e furbizie che a mio giudizio andrebbero sanzionate con maggiore durezza. Non li chiamo “furbetti” ,ma vanno puniti per il rispetto che dobbiamo a chi le regole le rispetta. Oggi, la curva non si è arrestata. Anzi è in aumento. Deve essere chiaro che l’apertura in presenza delle scuole porterà ad un ulteriore aumento della curva ed è molto probabile che presto molte aree torneranno in zona rossa. Quindi, nuovi contagi, nuovi ricoveri, terapie intensive piene e aumento delle morti degli esseri umani. Non è un caso che hanno riaperto le regioni con alle spalle mesi di dure chiusure con radicali misure di contenimento. Questo deve essere ben chiaro a tutti e a tutte, senza ipocrisie o silenzi. Qualcuno ha detto: “Anticipiamo il vaccino subito al mondo della scuola. Anzi, a questo punto anche dell’Università e Ricerca2. Se si abbandona il criterio dell’età perché no? Non sono contrario a priori, ma bisogna sapere cosa significa. Si dovrebbero modificare le linee guida, ma questo vorrebbe dire a malati e immunodepressi, anziani che rischiano la vita di mettersi in fila ad aspettare. Qualcuno di loro sarà molto a rischio. Occorrono milioni di dosi, forse solo per le scuole superiori ai tre milioni. Quindi mesi di attesa. Ecco, affrontare il ritorno a scuola significa questo. Non in maniera un po’ furba dipingere come un irresponsabile chi si assume responsabilità nel governo del contagio, affrontando la sua complessità e drammaticità. Anche i membri del Governo che intervengono senza offrire soluzioni non si rendono conto che in primo luogo danneggiano il Governo di cui fanno parte. Ricordo che i presidenti di regione hanno, non il diritto, ma il dovere qualora la curva epidemiologica varia, di assumere decisioni a tutela della salute e della vita. Lo prevede la Costituzione ed è coerente anche con gli orientamenti finora adottati dal Governo”.
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