di Federica Marengo sabato 19 aprile 2025

-Nella mattina di domenica 13 aprile, domenica delle Palme, si è svolta in piazza San Pietro la processione con il rito liturgico che commemora l’ingresso trionfale di Gesù a Gerusalemme.
I fedeli e le fedeli, attraversata la piazza e , superato l’obelisco, si sono fermati presso il sagrato della Basilica, recando in mano palme e rami di ulivo.
Al termine della processione, si è svolta la celebrazione della Messa, presieduta, su delega di Papa Francesco, ancora in convalescenza, dal cardinale Leonardo Sandri, Vice Decano del Collegio cardinalizio, che ha letto l’omelia preparata dal Pontefice, incentrata sul passo evangelico del giorno dell’evangelista Luca, che rievoca la Passione del Signore, a la figura di Simone di Cirene, che, preso dai soldati romani, è costretto ad aiutare Gesù a portare la croce sulla strada per il Calvario.
Papa Francesco, quindi, soffermandosi su tale figura, invita a riflettere sul suo gesto, “ambivalente”, spiegando: “Da un lato, infatti, il Cireneo viene obbligato a portare la croce: non aiuta Gesù per convinzione, ma per costrizione. Dall’altro, egli si trova a partecipare in prima persona alla passione del Signore. La croce di Gesù diventa la croce di Simone. Non però di quel Simone detto Pietro che aveva promesso di seguire sempre il Maestro. Quel Simone è scomparso nella notte del tradimento, dopo aver proclamato: “Signore, con te sono pronto ad andare anche in prigione e alla morte”. Dietro a Gesù non cammina ora il discepolo, ma questo cireneo. Eppure il Maestro aveva insegnato chiaramente: “Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua”. Simone di Galilea dice, ma non fa. Simone di Cirene fa, ma non dice: tra lui e Gesù non c’è alcun dialogo, non viene pronunciata una parola. Tra lui e Gesù c’è solo il legno della croce. Per sapere se il Cireneo ha soccorso o detestato l’esausto Gesù, col quale deve spartire la pena, per capire se porta o sopporta la croce, dobbiamo guardare al suo cuore. Mentre sta per aprirsi il cuore di Dio, trafitto da un dolore che rivela la sua misericordia, il cuore dell’uomo resta chiuso. Non sappiamo cosa abiti nel cuore del Cireneo. Mettiamoci nei suoi panni: sentiamo rabbia o pietà, tristezza o fastidio? Se ricordiamo che cosa ha fatto Simone per Gesù, ricordiamo pure che cosa ha fatto Gesù per Simone, come per me, per te, per ognuno di noi: ha redento il mondo. La croce di legno, che il Cireneo sopporta, è quella di Cristo, che porta il peccato di tutti gli uomini. Lo porta per amore nostro, in obbedienza al Padre, soffrendo con noi e per noi. È proprio questo il modo, inatteso e sconvolgente, col quale il Cireneo viene coinvolto nella storia della salvezza, dove nessuno è straniero, nessuno è estraneo”.
Da qui, il Pontefice ha posto un interrogativo: “Quanti cirenei portano la croce di Cristo! Li riconosciamo? Vediamo il Signore nei loro volti, straziati dalla guerra e dalla miseria?”, rispondendo: “Davanti all’atroce ingiustizia del male, portare la croce di Cristo non è mai vano, anzi, è la maniera più concreta di condividere il suo amore salvifico. La passione di Gesù diventa compassione quando tendiamo la mano a chi non ce la fa più, quando solleviamo chi è caduto, quando abbracciamo chi è sconfortato. Fratelli, sorelle, per sperimentare questo grande miracolo della misericordia, scegliamo lungo la Settimana Santa come portare la croce: non al collo, ma nel cuore. Non solo la nostra, ma anche quella di chi soffre accanto a noi; magari di quella persona sconosciuta che il caso , ma è proprio un caso? , ci ha fatto incontrare”.
Infine, a conclusione della Sua omelia, il Santo Padre, ha auspicato che, in preparazione della Santa Pasqua del Signore, tutti diventino “cirenei gli uni per gli altri”.
Al termine delle celebrazioni, Papa Francesco è giunto in piazza San Pietro a sorpresa, accompagnato dal suo infermiere e ha pronunciato un breve saluto ai fedeli e alle fedeli, augurando loro: “Buona domenica delle Palme e Buona settimana Santa”.
Nel pomeriggio di sabato, alla vigilia della domenica delle Palme, il Santo Padre, si era recato nella chiesa di Santa Maria Maggiore per pregare davanti all’icona della Vergine Salus Populi Romani.
La sala stampa e i media vaticani hanno poi diffuso l’Angelus preparato dal Pontefice, nel quale ha invitato i fedeli e le fedeli a fare propri i sentimenti di Gesù, nel racconto della Passione da parte dell’evangelista Luca, durante cui più volte ,sulla via del Calvario, il Signore si rivolge al Padre, dicendo : “Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà” (22,42); “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno” (23,34); “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito”(23,46).
Il Pontefice, quindi, ha sottolineato: “Tutti abbiamo dolori, fisici o morali, e la fede ci aiuta a non cedere alla disperazione, non chiuderci nell’amarezza, ma ad affrontarli sentendoci avvolti, come Gesù, dall’abbraccio provvidente e misericordioso del Padre”, ringraziando i fedeli e le fedeli per le preghiere ricevute, poiché, ha evidenziato: “In questo momento di debolezza fisica mi aiutano a sentire ancora di più la vicinanza, la compassione e la tenerezza di Dio”.
Poi, ricambiando le preghiere dei fedeli, ha chiesto di affidare al Signore “tutti i sofferenti, specialmente chi è colpito dalla guerra, dalla povertà o dai disastri naturali. In particolare, Dio accolga nella sua pace le vittime del crollo di un locale a Santo Domingo, e conforti i loro familiari”.
Infine, il Santo Padre ha ricordato l’anniversario della guerra in Sudan del 15 aprile, rinnovando l’ appello “alle parti coinvolte, affinché pongano fine alle violenze e intraprendano percorsi di dialogo, e alla Comunità internazionale, perché “non manchino gli aiuti essenziali alle popolazioni” e il Libano, “ dove cinquant’anni fa cominciò la tragica guerra civile”, auspicando, con l’aiuto di Dio , che “possa vivere in pace e prosperità”.
Rinnovato dal Pontefice anche l’appello per la pace, per intercessione di Maria, Madre Addolorata, “nella martoriata Ucraina, in Palestina, Israele, Repubblica Democratica del Congo, Myanmar, Sud Sudan”.
©Riproduzione riservata