Confermato nella serata di venerdì 26 aprile, dall’agenzia americana S&P, il rating dell’Italia a BBB, con outlook negativo. Per l’agenzia di Global Ratings, la domanda esterna volatile e le riforme attuate dal Governo, che, invece di apportare maggiore slancio alla crescita sembrano aver avuto effetti negativi sulle condizioni finanziarie e sui costi di finanziamento, spingendo il Belpaese verso la recessione. Inoltre, il debito pubblico risulterebbe in aumento, mentre quello privato sarebbe in calo. Perciò, spiega, S&P, se entro i prossimi 24 mesi dovessero incrementarsi il debito e il deficit , deteriorarsi i conti pubblici e indebolirsi la crescita, l’agenzia taglierebbe il rating italiano. Il Premier Conte: “Ce lo aspettavamo. Miglioreremo”.
di Federica Marengo domenica 28 aprile 2019
L’agenzia Standard & Poor’s, ha confermato, tramite un comunicato, nella serata di venerdì 28 aprile, il giudizio dato nell’ottobre 2018, circa il rating dell’Italia a BBB ( penultimo livello nella scala dell’istituto rispetto al grado di rischio degli investimenti, al di sotto del quale si passa al livello speculativo di fondata incertezza che il debito possa essere ripagato a scadenza), con outlook negativo per via del cambio di rotta impresso dal Governo alle riforme e della domanda esterna volatile, che hanno inciso sull’economia italiana portandola in recessione tecnica.
A pesare, poi, sui conti pubblici del Beplaese, secondo l’agenzia, sarebbe stato anche il debito, in costante aumento (potrebbe arrivare al 132,7% del Pil nel 2022), a fronte di un debito privato in calo. Dunque, S&P ha avvertito : se entro i prossimi 24 mesi il debito e il deficit (2,6% del Pil, nel 2019, a fronte del 2,4 previsto dal Governo) continuassero ad aumentare oltre le stime prefissate, se si ravvisasse un peggioramento delle condizioni finanziarie del Governo italiano e delle banche (ora, in marcato deterioramento) e se le riforme introdotte dal Governo depotenziassero la crescita (le attuali politiche messe in campo dal Governo rischiano di rafforzare la rigidità dei salari e del mercato del lavoro), l’agenzia procederebbe al taglio del rating italiano.
Tuttavia, lo stesso istituto ha precisato che, se si dovesse verificare una ripresa economica, una crescita dell’occupazione e un miglioramento nei conti pubblici dell’Italia, rivedrebbe l’outlook, portandolo da negativo a stabile.
“A nostro avviso”, hanno spiegato gli economisti dell’agenzia, “l’attuale piano economico e di bilancio del Governo ha avuto un ruolo nell’ingresso dell’economia italiana in una recessione tecnica durante la seconda metà del 2018. Determinante anche l’incertezza riguardo il percorso dei conti pubblici che ha causato l’aumento dei costi di indebitamento durante l’estate 2018. Sebbene l’obiettivo fosse quello di fornire un maggiore slancio, le mosse di bilancio del Governo sembrano essere state controproducenti per molti aspetti, dati i loro effetti negativi sulle condizioni finanziarie e sui costi di finanziamento per le banche italiane”.
“L’Italia”, ha concluso poi S&P, “è sulla buona strada per diventare un creditore netto esterno entro la metà del decennio”.
Per nulla allarmato, si è detto il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che, a margine del Forum sulla Nuova Via della Seta, tenutosi a Pechino, fra giovedì 25 e sabato 27 aprile, ha commentato ai microfoni dei cronisti : “Ce lo aspettavamo. Dovremo migliorare sicuramente, ma per il momento va bene così”.
Polemiche, le Opposizioni, con la capogruppo al Senato di Forza Italia, Anna Maria Bernini, che, su Twitter, ha scritto : “Mancate riforme, debito pubblico in aumento ed economia in recessione. L’ennesima bocciatura della maggioranza giunge da Standard &Poors. Non possiamo continuare a ballare sull’orlo del baratro: il Governo deve cambiare rotta”.
Mentre il capogruppo Pd in Commissione Bilancio della Camera, Luigi Marattin, ha dichiarato via Social: “Se c’è qualcuno che parla inglese nel Governo, farebbe bene a leggere il report di Standard and Poor’s. Che demolisce la politica economica del Governo. Alcuni passaggi ci confermano che stiamo andando incontro al disastro”.
“Lo scenario è ancora fragile e incerto”, aveva già evidenziato Confindustria, alla vigilia del verdetto dell’agenzia americana di rating, nel suo Rapporto, sottolineando: “in questa situazione dovrà innestarsi un arduo esercizio in autunno, quello della messa a punto della Manovra. Non ci sono opzioni né facili né indolori e si prevede una Manovra ingente con effetti recessivi. Gli effetti sui consumi del Reddito di cittadinanza si vedranno solo nella seconda parte dell’anno e saranno comunque limitati (+0,2% secondo lo stesso Governo). Anche la spinta attesa dall’esecutivo dal Dl Crescita e dallo Sblocca-cantieri si farà sentire solo gradualmente. Il Def (Documento di Economia e Finanza) si inquadra in un contesto di consumi interni quasi fermi, investimenti privati attesi in calo e , in generale, un rallentamento dell’economia mondiale. Contiene stime realistiche , indica gli obiettivi, ma dice poco su quali politiche economiche intende adottare per realizzarli. Resta da vedere dove si troveranno i 23 miliardi per evitare l’aumento dell’Iva e i fondi necessari a finanziare, almeno in parte, la Flat tax voluta dalla Lega”.
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