Celebrato ieri dalle istituzioni e dalle piazze, il 25 aprile, giorno della Liberazione. Mentre, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, si è recato all’Altare della Patria per l’omaggio al milite ignoto e poi a Vittorio Veneto, il Premier Conte alle Fosse Ardeatine per la commemorazione dei caduti nell’eccidio del ’44 e i Presidenti di Senato e Camera, hanno presenziato a cerimonie ufficiali, a Padova e a Napoli, non sono mancate le polemiche a distanza tra i due Vicepremier. Il pentastellato Di Maio, infatti, in visita alla Sinagoga di Roma per ricordare insieme con la Brigata Ebraica i morti del Secondo conflitto mondiale e poi a Perugia, con i ministri Bonafede e Grillo, per un sopralluogo presso l’Ospedale della cittadina, travolto nei giorni scorsi dallo scandalo della Sanitopoli, ha ribadito la necessità di procedere all’allontanamento dal suo incarico del sottosegretario Siri, indagato per corruzione, affermazioni alle quali il Leghista Salvini, a Corleone, per inaugurare il nuovo commissariato locale e ribadire il forte contrasto dello Stato alle Mafie, ha risposto con un diniego. In piazza a Milano e a Roma, invece, l’Anpi, con contromanifestazioni e polemiche da parte di Forza Nuova e formazioni neo-fasciste.
di Federica Marengo venerdì 26 aprile 2019
La giornata del 25 aprile, dedicata al 74mo anniversario della Liberazione dell’Italia, da parte dei partigiani e degli Alleati anglo-americani dall’oppressione nazi-fascista, è iniziata molto presto, con il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, recatosi all’Altare della Patria per deporre una corona d’alloro dinanzi al sacello del Milite ignoto, accompagnato dal Premier Giuseppe Conte, dalla Presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, dalla ministra della Difesa, Elisabetta Trenta , dal Presidente della Corte Costituzionale, Giorgio Lattanzi, dai vertici militari e dalle autorità locali. Presenti anche, il governatore della Regione Lazio, Nicola Zingaretti e la sindaca della Capitale, Virginia Raggi.
In seguito, il presidente della Repubblica, ha raggiunto Vittorio Veneto, dove ha omaggiato i caduti di piazza del Popolo, pronunciando un discorso, nel quale ha detto: “Sono davvero lieto di essere a Vittorio Veneto, per celebrare qui la Festa della Liberazione, in questo luogo simbolo caro all’Italia, che vide i nostri soldati segnare la conclusione vittoriosa della Prima guerra mondiale, sancendo così il compimento dell’unità territoriale italiana. Unità territoriale che corrispondeva all’unità morale e spirituale dell’Italia, all’aspirazione a una Patria libera e indipendente […] Il 25 aprile vede la luce l’Italia che ripudia la guerra e s’impegna attivamente per la pace. L’Italia che, ricollegandosi agli alti ideali del Risorgimento, riprende il suo posto nelle nazioni democratiche e libere. L’Italia che pone i suoi fondamenti nella dignità umana, nel rispetto dei diritti politici e sociali, nell’eguaglianza tra le persone, nella collaborazione fra i popoli, nel ripudio del razzismo e delle discriminazioni. Non era così nel ventennio fascista. In quel ventennio, non era permesso avere un pensiero autonomo, si doveva soltanto credere. Credere, in modo acritico e assoluto, alle parole d’ordine del regime, alle sue menzogne, alla sua pervasiva propaganda. Bisognava poi obbedire, anche agli ordini più insensati o crudeli. Ordini che impartivano di odiare: gli ebrei, i dissidenti, i Paesi stranieri. L’ossessione del nemico, sempre e dovunque, la stolta convinzione che tutto si potesse risolvere con l’uso della violenza. Non erano questi gli ideali per i quali erano morti i nostri giovani nel Risorgimento e nella Prima Guerra Mondiale. La storia insegna che quando i popoli barattano la propria libertà in cambio di promesse di ordine e di tutela, gli avvenimenti prendono sempre una piega tragica e distruttiva. La Resistenza, con la sua complessità, è un fecondo serbatoio di valori morali e civili. Ci insegna che, oggi come allora, c’è bisogno di donne e uomini libere e liberi, fiere e fieri che non chinino la testa di fronte a chi, con la violenza, con il terrorismo, con il fanatismo religioso, vorrebbe farci tornare a epoche oscure, imponendoci un destino di asservimento, di terrore e di odio. A queste minacce possiamo rispondere con le parole di Teresio Olivelli, partigiano, ucciso a bastonate nel lager di Hersbruck: “Lottiamo giorno per giorno perché sappiamo che la libertà non può essere elargita dagli altri. Non vi sono liberatori. Solo uomini che si liberano””.
“Festeggiare il 25 aprile, giorno anche di San Marco”, ha sottolineato ancora il Capo dello Stato, “significa celebrare il ritorno dell’Italia alla libertà e alla democrazia, dopo vent’anni di dittatura, di privazione delle libertà fondamentali, di oppressione e di persecuzioni. Significa ricordare la fine di una guerra ingiusta, tragicamente combattuta a fianco di Hitler. Una guerra scatenata per affermare tirannide, volontà di dominio, superiorità della razza, sterminio sistematico”.
Poi, ha evidenziato, in conclusione: “Se oggi, in tanti, ci troviamo qui e in tutte le piazze italiane è perché non possiamo, e non vogliamo, dimenticare il sacrificio di migliaia di italiani, caduti per assicurare la libertà di tutti gli altri. La libertà nostra e delle future generazioni. A chiamarci a questa celebrazione sono i martiri delle Fosse Ardeatine , di Marzabotto, di Sant’Anna di Stazzema e di tanti altri luoghi d’Italia; di Cefalonia, dei partigiani e dei militari caduti in montagna o nelle città, dei deportati nei campi di sterminio, dei soldati di Paesi lontani, che hanno fornito un grande prezioso contributo e sono morti in Italia per la libertà”.
Cerimonia alle Fosse Ardeatine, invece, per il Premier Conte, che, a margine dell’omaggio al sacrario in memoria delle 355 vittime, tra militari e civili, trucidati dai nazisti il 24 marzo del 1944, riguardo le polemiche in seno alla Maggioranza scaturite dalla decisione del ministro dell’Interno Salvini di non presenziare alle celebrazioni ufficiali della Liberazione, ma di recarsi a Corleone per ribadire il suo impegno volto a liberare l’Italia dalle Mafie, ha dichiarato ai cronisti: “Anche se questo è un luogo di dolore, oggi è un giorno di festa, non facciamo polemiche. Oggi è importante festeggiare, il 25 aprile è la festa di tutti”.
Appello, non raccolto dal Vicepremier e Ministro Luigi Di Maio, che, al termine della cerimonia in ricordo della Brigata Ebraica, che combatté insieme con i partigiani italiani, tenutasi presso la Sinagoga romana, in via Balbo, alla presenza del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, del Presidente del World Jewish Congress, Ronald Lauder , del Rabbino Capo, Riccardo Di Segni, della Presidente della Comunità Ebraica di Roma, Ruth Dureghello e della Presidente dell’Uceil Noemi Di Segni, ha detto ai giornalisti: “ Non è il giorno delle polemiche. Il 25 aprile è una grande festa nazionale che tutti dobbiamo festeggiare per ricordare due cose: prima di tutto per ricordare da dove veniamo e che cosa è successo in Italia e come siamo stati in grado, come popolo, di liberarci da regimi come quello fascista. La seconda cosa importante è ricordare che la nostra Costituzione va ancora attuata in molti punti dalla Sanità al Lavoro al principio di uguaglianza. Io sono qui e questo è un momento che ci unisce. La Liberazione nazionale è un momento che unisce tante comunità e che deve unire sempre di più, non deve essere un giorno di divisioni, deve essere un giorno di unione. Per questo ringrazio la comunità ebraica per avermi accolto e per aver passato un momento di raccoglimento insieme”.
E, sulla presenza dell’ omologo Salvini a Corleone e riguardo l’indagine per corruzione a carico del sottosegretario ai Trasporti in quota Lega, Armando Siri e alla necessità che quest’ultimo si dimetta dalla sua carica, sollecitato dai cronisti, ha puntualizzato : “Siri si difenderà e sono sicuro che risulterà innocente. Ma intanto lavoriamo alla questione morale. Noi, il caso Siri, lo abbiamo disinnescato togliendogli le deleghe. Ma quella è un’indagine di corruzione che riguarda fatti di Mafia. Puoi anche andare a Corleone a dire che vuoi liberare il Paese dalla mafia, ma per farlo devi evitare che la politica abbia anche solo un’ombra legata a inchieste su corruzione e mafia. E quell’inchiesta, che mi auguro veda prosciolto il sottosegretario Siri, è un’inchiesta che non può assolutamente contemplare il concetto di garantismo”.
Dichiarazioni, queste ultime, alle quali è seguita la replica del Vicepremier e Ministro Salvini, che, da Corleone, dove ha inaugurato insieme con il Capo della Polizia, Franco Gabrielli, il nuovo commissariato, ha spiegato: “Ho fatto bene a venire a Corleone. Avrei potuto fare scelte più comode , ma un ministro va dove c’è più bisogno. Ho scelto di stare qui, in trincea, per onorare quanti stanno in divisa e anche coloro che non sono in divisa. La mafia non vince. Liberare Corleone e l’Italia, perché Corleone, la Sicilia e l’Italia non sono mafia: gli italiani la sconfiggono la mafia. C’è una parte del Paese contento che io sia qui. Non so dove siano gli altri Ministri, rispetto le loro scelte, rispettino la mia: io sono orgoglioso di essere nel cuore della Sicilia perché molto è stato fatto, ma c’è un pezzo importante di strada da fare per sconfiggere la criminalità organizzata. La mafia mi disgusta, il futuro non sono loro, ma i giovani, gli italiani onesti. Oggi, si deve liberare il Paese dai nuovi occupanti, che sono Mafia, Camorra e ‘Ndrangheta. La Mafia non è un problema solo di Corleone o dell’agrigentino, ma di tutto il Paese. Entro maggio inaugureremo una nuova sede dell’agenzia dei beni confiscati a Milano. Ringrazio gli uomini e le donne della Polizia di Stato, che fanno un gran lavoro ovunque. Ma qui si arriva a essere missionari, sempre in servizio”.
Infine, riguardo il caso Siri, ha detto: “Siri resta dov’è, ci mancherebbe altro. Ha detto che chiarirà. I magistrati lo sentano al più presto, in un Paese civile si consente di farlo a chi è indagato, e chiarirà tutto come ha detto. Sembra peraltro che quelle intercettazioni di cui si parla da giorni, non esistano, siano false…vedremo”.
Critico, nei confronti del titolare del Viminale, anche il Presidente della Camera, il grillino, Roberto Fico, che , prima di prendere parte alle celebrazioni per la Liberazione svoltesi a Napoli, ha rilasciato un’intervista al Fatto quotidiano, sottolineando : “Quella di Salvini è una lettura assolutamente sbagliata e fuorviante. Noi celebriamo quella Liberazione che permette ai ministri di stare al Governo. Il 25 aprile non può essere di parte, perché celebra il ritorno alla democrazia. E non può appartenere a pochi. Se tutti oggi possono parlare liberamente è perché siamo usciti da una terribile dittatura”.
Fuori dalle polemiche, la Presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, che, presso la sede del Comune di Padova, accolta dal sindaco Sergio Giordani e dal Presidente della Federazione volontari per la tutela della libertà (Fivl), Francesco Tessarolo, ha definito la Liberazione: “Festa della speranza e della civiltà. Festa di tutti coloro che credono nei principi che sono alla base del nostro Stato di diritto, di tutti coloro che si riconoscono nella comunità internazionale e nei valori che ne ispirano l’operato. Festa di chi ha creduto nella rinascita del nostro Paese e nell’Europa come fulcro di pace tra i popoli e di benessere sociale. Festa e Liberazione, dunque, due parole bellissime, che , insieme, assumono per tutti noi il valore insopprimibile della libertà, dei diritti umani, sociali e politici”.
Molteplici, inoltre, nel Paese, le manifestazioni per celebrare il 25 aprile, come quella di Milano e Roma, indette dall’Anpi (Associazione Nazionale Partigiani Italiani).
Sarebbero state più di 70 mila, secondo gli organizzatori, le persone che hanno animato il corteo nel capoluogo lombardo, sfilando da Porta Venezia a Piazza Duomo, al quale si sono uniti, oltre il sindaco Beppe Sala , il segretario del Pd Nicola Zingaretti e il sottosegretario agli Affari regionali, il pentastellato, Stefano Buffagni, anche esponenti del Prc, di Sinistra italiana e del M5S , le sigle sindacali (Cgil, Cisl, Uil), le Acli (Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani) e le comunità antifasciste e antirazziste.
Numerose, le presenze, anche nella Capitale, dove tremila manifestanti , hanno preso parte ai cortei antifascista snodatisi tra largo Benedetto Bompiani e piazzale Ostiense e tra piazza delle Camelie e villa Gordiani.
Non sono mancati, contromanifestazioni e contestazioni da parte di formazioni neo-fasciste, come Forza Nuova , che, a Roma, ha organizzato un sit-in a piazzale Clodio e Avanguardia Nazionale, che, sempre nella Capitale, ha protestato contro l’arresto di due militanti, indagati per la presunta aggressione di due giornalisti del periodico L’Espresso, avvenuta, nel gennaio scorso, al Verano, durante una commemorazione.
Come pure insulti e invettive (“Israele Stato fascista”, “Fascisti fuori dal corteo”) sono stati rivolti da un gruppo di filo-palestinesi, all’indirizzo dei membri della Brigata Ebraica, guidata dal deputato Pd, Emanuele Fiano, durante la manifestazione milanese in ricordo dei 5000 sionisti morti per liberare l’Italia dalla dittatura.
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