-Le Comunicazioni del Premier Conte alle Camere. Via libera di Montecitorio e di Palazzo Madama alla risoluzione di Maggioranza. Ok, alla delega al Presidente del Consiglio per le trattative sulla modifica della riforma del Meccanismo Europeo di Stabilità. Maggioranza ricompattatasi per il voto, sebbene non siano mancati tra i pentastellati alcuni dissidenti. Appello del Presidente del Consiglio alla coesione tra le forze di Governo e al dialogo con le Opposizioni e le rassicurazioni: “L’Italia chiederà di cambiare radicalmente funzione e struttura del Mes”. Poi, sul Recovery fund: “Avviare programma di riforme nei tempi più brevi possibili. Necessario superare il veto di Polonia e Ungheria”. Slittato, il Consiglio dei Ministri per approvare il Piano di rilancio e ripresa dell’Italia da 196 miliardi. Ancora da sciogliere, invece, il nodo sulla governance per realizzare gli obiettivi del piano e gestire i fondi in arrivo dalla UE. Italia Viva ribadisce il suo No alla struttura e minaccia le dimissioni dei suoi Ministri Bellanova e Bonetti, in caso di mancato ritiro della task force .
-Recovery Fund, il Vicepremier polacco ha annunciato via Twitter il raggiungimento di un’intesa tra Polonia, Ungheria e Germania per superare il legame tra erogazione dei fondi e il rispetto dello stato di diritto. L’intesa, ora, verrà sottoposta agli altri 24 Stati membri.
-Pubblica Amministrazione, oggi, sciopero dei dipendenti pubblici. Botta e risposta tra i sindacati e la Ministra competente Dadone, alla vigilia dell’incontro convocato da quest’ultima per domani. Sul tavolo: il rinnovo dei contratti, la sicurezza sul lavoro e l’aumento dello stipendio.
di Federica Marengo mercoledì 9 dicembre 2020
Prova superata per il Governo Conte. Le Camere infatti hanno approvato la risoluzione presentata dalla Maggioranza, dando così mandato al Premier per trattare a Bruxelles sulle modifiche del trattato che regola il Meccanismo Europeo di Stabilità, alla vigilia del Consiglio Europeo, che si terrà in presenza, a Bruxelles, il 10 e 11 dicembre.
Nel discorso presentato dal Presidente del Consiglio, in mattinata,alla Camera e, nel pomeriggio, al Senato, questi, ha richiamato la Maggioranza alla coesione dinanzi alle sfide europee, rinnovando alle Opposizioni l’invito a dialogare. Inoltre, sempre riguardo al Mes, Conte, sottolineando le migliorie ai trattati apportate grazie al contributo dell’Italia, ha annunciato di voler sottoporre alla Commissione Europea una modifica della struttura e della funzione , per poi precisare, rispetto al Programma di riforme per accedere alle finanze del Recovery Fund: “Porrò con la massima determinazione e urgenza l’esigenza che l’ambizioso programma di riforme ‘Next Generation Eu’ possa essere avviato nel più breve tempo possibile. I cittadini dei 27 stati membri non perdonerebbero un segnale che contraddica l’accordo raggiunto in sede europea. La dimensione sanitaria della risposta europea al Covid deve essere accompagnata da una risposta economica: rimane urgente una soluzione che superi il veto ungherese e polacco. C’è esigenza di un ambizioso programma di riforme con il Next GenerationEU . Sosteniamo gli sforzi della presidenza tedesca per una soluzione rapida dello stallo”.
Poi, sul tema, nel corso delle Comunicazioni al Senato, ha anticipato una notizia giunta dalla UE: “Vi anticipo, doverosamente, ma con la massima cautela, che nelle ultimissime ore sembrerebbe aprirsi uno spiraglio positivo sul negoziato con Polonia e Ungheria sul veto posto dai due Paesi sul Next Generation Eu. Invito alla cautela, perché fino alla fine… Attendiamo di leggere una dichiarazione condivisa sulla condizionalità, ma non possiamo assolutamente rinunciare a quanto già riconosciuto e affermato sul tema, sarebbe assolutamente compatibile con gli obiettivi e i principi già affermati”.
Quindi, a seguire: il dibattito nelle rispettive Aule con le dichiarazioni di voto e le votazioni e l’approvazione sia alla Camera che al Senato della risoluzione presentata dalla Maggioranza, ricompattatasi dopo le tensioni registrate nei giorni scorsi all’interno del M5S e con Italia Viva, i cui parlamentari hanno apposto la firma al testo dopo aver ascoltato il Premier ,come preannunciato ieri.
Tra gli impegni principali presenti nella risoluzione, la Maggioranza ha sollecitato il Governo a “sostenere la profonda modifica del Patto di Stabilità e Crescita prima della sua reintroduzione, la realizzazione dell’ Edis, il sistema europeo di assicurazione dei depositi bancari, e anche un processo che superi il carattere intergovernativo dello stesso Mes, che sono priorità per il nostro Paese al fine di costruire una nuova stagione dell’integrazione europea. Lo stato di avanzamento dei lavori su questi temi in agenda sarà verificato in vista della ratifica parlamentare della riforma del trattato del Mes”, ottenendo alla Camera 314 voti a favore, 239 contrari e 9 astensioni, mentre sulla parte della risoluzione che impegna il Governo “a finalizzare l’accordo politico raggiunto all’Eurogruppo e all’ordine del giorno dell’Eurosummit sulla riforma del trattato del Mes, 297 voti a favore , 256 contrari e 7 astensioni, registrando così una perdita di voti da parte della Maggioranza, rispetto a quelli espressi su gran parte della risoluzione. A chiedere la votazione per parti separate è stato il deputato Gianluca Rospi del gruppo Misto.
Tuttavia, non sono mancati, in seno al M5S, che ha sostenuto le modifiche grazie al raggiungimento di un compromesso e che ha ribadito il No all’attivazione del Mes sanitario, i dissidenti : sei deputati , i quali hanno espresso voto contrario. Si tratta di : Andrea Colletti, Pino Cabras, Fabio Berardini, Alvise Maniero, MariaLapia e Francesco Forciniti, che hanno così motivato il loro no: “Votare sì, vuol dire votare contro Conte e contro il Paese, la nostra è una scelta di coerenza”, è uno dei concetti sottolineati nei vari interventi”.
Sì unanime del Pd, invece, con il deputato dem De Luca che ha evidenziato : “In Italia è partita una caccia alle streghe irresponsabile sul Mes, negoziato da un governo di centrodestra: chi oggi pensa di votare contro la riforma, non vota per abolirla, ma vota per lasciare in vigore una riforma che è così da 8 anni lasciandola in vigore con tutti i suoi difetti”. Lo dice Piero De Luca del Partito democratico. “Non è vero che la riforma mette in pericolo i risparmi del cittadini e aiuta le banche tedesche e francesi, sono cumuli di bugie”. “Mandato pieno al governo sulla riforma del Mes”, seguito dal capogruppo Delrio ,che ha invitato il Premier ad “avere come linea guida, l’immagine di Papa Francesco che ieri da solo ha pregato, deve avere umiltà, ascolto, orecchio attento al Paese che sta soffrendo molto, molto, molto” .
Sì convinto, anche da Italia Viva, con il coordinatore e Vicepresidente della Camera Rosato e con il deputato Colaninno ,che hanno ribadito il doppio sì alla riforma del Mes bancario e all’attivazione della linea di credito del Mes sanitario da 36 miliardi per l’Italia, priva di condizionalità, (se non quella relativa all’indirizzo di spesa), sebbene l’intervento più caustico sia stato quello in Senato del leader e fondatore Matteo Renzi, che ha evidenziato: “I duecento miliardi sono una conquista ma anche una grande responsabilità: noi non scambieremo il nostro si alla proposta di governance con uno strapuntino. Non stiamo chiedendo che nella cabina di regia ci sia uno nostro. Il 22 luglio abbiamo chiesto una cosa: di fronte ai 200 miliardi da spendere o il parlamento fa un dibattito vero, oppure perdiamo la dignità delle istituzioni. Non va bene che ci arrivi alle 2 un emendamento alla manovra una proposta con manager al posto dei ministri: colleghi del Pd, eravamo nello stesso partito quando uno di noi firmò un ricorso alla Corte contro chi non voleva farci discutere la manovra. Allora era Salvini, ora è lo stesso. E’ una discussione essenziale per le istituzioni. La task force non può sostituire il parlamento: dov’è il sindacato? Ma non è solo un problema di metodo, anche di merito. Come si fa a dare 9 miliardi alla Sanità. Io al Governo misi 7 miliardi alla Sanità e si parlò di tagli, per me ce ne vogliono il doppio, il triplo. Dico una cifra: 36, quelli del Mes…Siamo pronti a discutere ma non a usare la manovra come veicolo di quello che abbiamo letto sui giornali, compresi i servizi. Se c’è una norma che mette la governance con i servizi votiamo no”.
Sì, anche da LeU, all’interno del quale però è da rilevare la posizione dissenziente di Fassina.
Respinta, invece, sia alla Camera che al Senato , la risoluzione unitaria presentata dalle Opposizioni di Centrodestra, contrario alle modifiche del Trattato sul Mes, in quanto “penalizzanti” per l’Italia, ma ,almeno per quel che riguarda Forza Italia, sostenitore del ricorso al Mes sanitario. Unico voto a favore delle modifiche al Mes bancario, fra gli azzurri, il responsabile economico Brunetta, che, invece, plaudendo ai cambiamenti apportati al Meccanismo Europeo di Stabilità, ha bollato come “propaganda” le posizioni a favore del no, le quali rischiano di indebolire la posizione dell’Italia in Europa e di isolarla.
Duri, nei confronti della Maggioranza, gli interventi a Montecitorio della Lega, con Borghi, che,rivolgendosi ai deputati pentastellati, ha detto: “Avete la possibilità di rimanere nella storia come qualcuno che ha difeso il proprio Paese. Approvate questo scempio? Da oggi rimangono i patrioti e quelli che nel tempo verranno additati come traditori”, il segretario Salvini, che al Senato ha detto: “Il MES è come Robin Hood al contrario: toglie soldi a chi ha bisogno per salvare le banche dei tedeschi che non ne hanno bisogno”, riecheggiato dalla Presidente di Fratelli d’Italia ,Meloni ,che ha esortato i grillini a “non aver paura di una scelta coraggiosa che reputate giusta. A chi agita lo spauracchio delle elezioni anticipate, perché pensa che siete troppo attaccati alla poltrona dimostrate che non siete in vendita. Questo può essere il più grande “vaffa day” di tutti i tempi. Aiutateci a mandare al diavolo i venduti, gli intrighi di palazzo, i servi. Ci sono occasioni che non hanno prezzo: non scegliete anche stavolta la Mastercard”.
“Poco credibile e privo di visione ”, invece, per la capogruppo alla Camera di Forza Italia, Gelmini, “il progetto di rilancio del Paese grazie ai fondi UE”, in merito al quale ha poi lamentato lo scarso coinvolgimento del Parlamento”, mentre il deputato e portavoce dei forzisti alla Camera e al Senato Mulè ha evidenziato: “Cronache dell’ipocrisia: il presidente Conte dice agli italiani che ‘debbono essere riconsiderate in modo radicale struttura e funzione del Mes, affinché sia trasformato in uno strumento completamente diverso. Quindi nel nome dell’ipocrisia e dell’incoerenza la Maggioranza poltronara voterà favorevolmente a una riforma che sanno essere sbagliata e dannosa per l’Italia. Siamo in queste mani”.
Prima delle Comunicazione del Premier al Senato, dove la risoluzione di Maggioranza è stata approvata con 156 voti a favore, 129 contrari e 4 astenuti, una videoconferenza di Conte con il Presidente della Repubblica Mattarella e i ministri Gualtieri (Econimia), Di Maio (Esteri) e Amendola (Affari Europei), che, per via delle misure anti Covid19, ha sostituito il tradizionale pranzo al Quirinale in vista della partecipazione di Conte al Consiglio Europeo. Tra i temi trattati, nel colloquio da remoto: l’emergenza sanitaria e la necessità di coordinare con la UE le regole di viaggi e rientri e le quarantene per chi si sposta all’estero, la collaborazione ,sempre con l’Europa, per il cambiamento climatico e la riduzione delle emissioni di Co2 del 55% entro il 2020, con particolare attenzione ai Paesi che fanno fatica ad attuarla , il veto al bilancio pluriennale della UE e al Recovery Fund di Polonia e Ungheria e la Brexit, sui cui la posizione dell’Italia è quella di una collaborazione, ma senza concedere vantaggi a uno Stato non più membro dell’Unione.
Slittato, il Consiglio dei Ministri per approvare la bozza del Piano di rilancio e ripresa dell’Italia da presentare a Bruxelles, per ottenere le finanze del Ricovery Fund, mentre resterebbe ancora da sciogliere il nodo sulla governance per attuare i progetti e gestire i fondi in arrivo dall’Europa, alla luce del no di Italia Viva alla struttura approntata dal Presidente del Consiglio, ribadito anche oggi dalle ministre renziane Bellanova(Politiche Agricole) e Bonetti (Pari Opportunità e Famiglia)che hanno minacciato le dimissioni , in caso di mancato ritiro da parte di Conte della task force.
Proprio a proposito di Recovery Fund, buone notizie dalla UE, con l’agenzia Bloomberg che ha annunciato il raggiungimento di un accordo tra Polonia, Ungheria e Germania (che detiene la presidenza di turno del Consiglio UE, e un ruolo di mediazione) per superare la norma che stabilisce un vincolo tra rispetto dello stato di diritto ed erogazione delle finanze del Recovery Fund, inviso ai due Paesi, i quali ,per impedirne l’attuazione, hanno posto un veto sull’approvazione del Bilancio pluriennale dell’Unione , da dare entro fine anno, pena l’esercizio provvisorio ,che ridurrebbe il budget di spesa a disposizione dell’Unione, garanzia per il Recovery Fund.
A confermarlo , il Tweet del Vicepremier polacco Jaroslaw Gowin, che ha scritto: “La logica del ‘veto o morte’ va contro il nostro interesse nazionale. Come ha detto ieri Victor Orban (il Primo ministro ungherese), siamo a un centimetro dalla soluzione: sia per la Polonia sovrana che per l’Europa comune. Garantendo i diritti indipendenti della Polonia e utilizzando centinaia di miliardi di fondi dell’UE”.
Gowin, che è stato il più grande sostenitore dell’abbandono della minaccia di veto da parte della Polonia, ha rifiutato di entrare nei dettagli dell’accordo, dicendo solo che: “ Mantiene la Polonia sovrana e l’Ue unita e che dovrà essere sottoposto agli altri 24 capitali europee rimanenti”.
Secondo indiscrezioni di stampa, sarebbe prevista per la serata una cena tra i ventisette ambasciatori dei Paesi UE per discutere del compromesso.
Tornando in Italia, prosegue lo scontro tra Stato Regioni, con l’annuncio del Ministro per gli Affari Regionali Boccia di aver impugnato l’ordinanza emanata dal Presidente dell’Abruzzo Marsilio che ha anticipato di alcuni giorni (lunedì 7, rispetto al 9 dicembre) il passaggio della Regione dall’area rossa a quella arancione per consentire l’apertura dei negozi durante la festa dell’Immacolata.
Il passaggio da area arancione a quella gialla, stavolta in accordo con quanto disposto dal Dpcm e dall’ordinanza del Ministro della Salute, Speranza , potrà avvenire invece per la Lombardia nella giornata di domenica, mentre è stato ribadito dal titolare del dicastero della Salute il no alla modifica della norma del Dpcm che impedisce gli spostamenti tra Comuni, sebbene il Presidente della Conferenza delle Regioni e Presidente della Regione Emilia Romagna Bonaccini abbia sollecitato al Governo l’introduzione di deroghe: “Le regole bisogna rispettarle, ma chiediamo di derogare per chi va dal papà o dal nonno per non lasciarlo solo, quindi in casi estremi. Abbiamo presentato come Conferenza Stato-Regioni un punto unanime sulle restrizioni. Io condivido la quasi totalità delle norme del Dpcm…poi c’è anche il buon senso. Sono tre i giorni in cui non ci si può spostare tra Comuni limitrofi, tre giorni in cui a Milano o Bologna posso spostarmi per chilometri, mentre non posso farlo tra Comuni che distano poche centinaia di metri: c’è una contraddizione. Attenti, perché rischiamo la terza ondata, anche per rispetto per gli operatori sanitari che da febbraio rischiano la vita, ci vuole intelligenza e cognizione”.
Per tutta la giornata , infine, sciopero dei dipendenti pubblici per chiedere il rinnovo dei contratti, la sicurezza sul lavoro e l’aumento dello stipendio, scandito dal botta e risposta tra i sindacati e la Ministra della Pubblica Amministrazione Dadone ,che ha convocato per domani un tavolo con le parti sociali.
“Se la questione si riassume soltanto nel dare più risorse o non dare più risorse trovo che sia riduttivo anche l’effetto dello sciopero stesso. Allora la verità non è che c’è bisogno di rinnovare la P.A., di fare piani straordinari, di avere un confronto. Il punto si riduce tutto sui soldi”, ha dichiarato la Ministra Dadone ai microfoni di Radio Anch’io su Radio Uno Rai, continuando: “Per me, il punto dovrebbe essere sulla valorizzazione del personale. I sindacati avevano chiesto una interlocuzione e noi, dopo varie attivazioni di confronto tra il nostro ministero e il Mef per riuscire a trovare, rispetto alle risorse già stanziate, ulteriori soluzioni e permettere di andare incontro ad alcune richieste, ho convocato il tavolo…ma la decisione da parte loro è stata comunque di andare avanti. Ho chiarito la difficoltà, visto l’anno particolare che abbiamo di fronte, di riuscire a reperire un incremento, quantomeno quello richiesto dai sindacati, rispetto allo stanziamento dei 400 milioni” ha spiegato poi il ministro. Quello che possiamo fare noi, allo stato attuale per andare incontro a chi guadagna di meno è dire all’interno dei 400 milioni stanziati, che si aggiungono ai 3 miliardi e 200 milioni della manovra precedente, è che i 270 milioni dell’indice perequativo vengono destinati a chi guadagna di meno. Quindi diamo un po’ di più a chi guadagna di meno all’interno di quelle risorse”.
Dichiarazioni, quelle della Ministra, cui è seguita la replica della segretaria generale della Cisl, Furlan, che ha sottolineato: “La Ministra ha detto tante cose in questo periodo anche con tante contraddizioni. In tutta l’amministrazione pubblica ,compresa la scuola, che oggi non sciopera, ci sono 350 mila precari, solo nella sanità 60 mila. La Ministra dimentica che i pubblici dipendenti sono stati 12 anni senza il rinnovo del contratto, l’attuale contratto è scaduto da oltre 3 anni. Il contratto è un diritto che va riconosciuto. Insomma, non bisogna spaccare il mondo del lavoro, abbiamo avuto la solidarietà di tutte le categorie”.
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