-Nuova scoperta nell’area archeologica di Pompei. Alla periferia della necropoli, presso la Villa di Civita Giuliana, ritrovata intatta, grazie alla tecnica della colata di gesso dell’archeologo Fiorelli, una stanza abitata, con ogni probabilità, da un gruppo di schiavi, forse una famiglia, utilizzata però anche come ripostiglio, dato il rinvenimento di oggetti , tra cui delle anfore. Soddisfatto il ministro della Cultura,Franceschini, che ha parlato di Pompei come di “un modello di studio e di ricerca unico”, mentre il Direttore del Parco, Zuchtriegel, riecheggiato dal Direttore Generale dei Musei, un tempo Direttore del Parco archeologico, Massimo Osanna, che nel 2017, ha avviato le attività di scavo, ha posto l’accento sull’importanza di quanto emerso, poiché rara testimonianza di una realtà, quella degli schiavi e delle loro condizioni di vita , poco presenti nelle fonti storiche.
di Federica Marengo domenica 7 novembre 2021
“Ancora una volta, uno scavo nato dall’esigenza di tutela e salvaguardia del patrimonio archeologico, questo caso, grazie ad una proficua collaborazione con la procura di Torre Annunziata, ci permette di aggiungere un ulteriore tassello alla conoscenza del mondo antico. Lo studio di questo ambiente, che sarà arricchito dai risultati delle analisi in corso, ci permetterà di acquisire nuovi interessanti dati sulle condizioni abitative e di vita dagli schiavi a Pompei e nel mondo romano”. Così, il Direttore Generale dei Musei ed ex Direttore del Parco Archeologico di Pompei, Massimo Osanna, che nel 2017 avviò, le attività di scavo nell’ambito dei lavori di messa in sicurezza del sito soggetto a crolli, per via delle intemperie e della scarsa manutenzione, ha commentato il nuovo ritrovamento avvenuto nella mattinata di ieri, presso la Villa di Civita Giuliana, posta alla periferia della necropoli, già luogo di scoperte come quella del “Carro da Parata”,un carro utilizzato dall’aristocrazia locale per le cerimonie come i matrimoni, rinvenuto nel febbraio scorso.
Stavolta, il rinvenimento consiste in una stanza rimasta intatta, grazie alla tecnica della colata e del calco in gesso ideata e utilizzata dall’archeologo Giuseppe Fiorelli, tra gli iniziatori, nella metà dell’Ottocento, delle attività di scavo, su impulso di Leopoldo di Borbone , Conte di Siracusa.
Nella stanza, come si può constatare dai video e dalle fotografie realizzate al momento della scoperta, vi sono tre brandine in legno, disposte a ferro di cavallo e di misure diverse: la più piccola è lunga 1 metro e 40 e si pensa fosse destinata a un bambino, da qui , l’ipotesi che l’ambiente ospitasse un gruppo di schiavi appartenenti alla stessa famiglia.
Tali brandine, però, pur avendo un aspetto semplice, se osservate con attenzione, rivelano un sistema di modularità realizzato con ingegno, in quanto esso permetteva di allungare o accorciare il giaciglio, a seconda dell’altezza.
Il sistema, però, non prevedeva materassi , ma solo una pezza di tessuto stesa su una rete di corde conservatasi alla perfezione sempre grazie al calco in gesso del Fiorelli.
Tuttavia, si tratta di letti diversi da quelli dei signori, dotati invece di una tavola e di un materasso morbido.
I muri della stanza, poi, si presentano spogli, privi di colore, eccetto che per una macchia bianca posta in alto, sotto una piccola finestra , nel punto dove veniva appesa una lucerna, utilizzata, con ogni probabilità, per amplificare il chiarore prodotto dal fuoco.
Al di sotto delle brandine, pochi oggetti personali, tra cui anfore per conservare oggetti, brocche in ceramica e vasi da notte. Presenti, anche oggetti da lavoro: appoggiato al letto del bambino, infatti, vi è il grande timone di un carro di legno con, sulla forcella, una vistosa rappezzatura fatta con dello spago.
Al centro dell’ambiente, invece, una grossa cassa con gli angoli in metallo, che custodiva le bardature dei cavalli , avvolte in una pezza di stoffa.
Oggetti e particolari, questi ultimi, che rivelerebbero come la stanza non fosse impiegata solo come dormitorio per gli schiavi, ma anche come ripostiglio, ipotesi confermata dalla presenza di otto anfore stipate negli angoli, lasciati appositamente liberi per tale scopo.
Per il Direttore Generale del Parco archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtrigel, la scoperta rappresenta: “Una finestra nella realtà precaria di persone che appaiono raramente nelle fonti storiche, scritte quasi esclusivamente da uomini appartenenti all’élite, e che per questo rischiano di rimanere invisibili nei grandi racconti storici. È un caso in cui l’archeologia ci aiuta a scoprire una parte del mondo antico che conosciamo poco, ma che è estremamente importante. Quello che colpisce è l’angustia e la precarietà di cui parla questo ambiente, una via di mezzo tra dormitorio e ripostiglio di appena 16 mq, che possiamo ora ricostruire grazie alle condizioni eccezionali di conservazione create dall’eruzione del 79 d.C. È sicuramente una delle scoperte più emozionanti nella mia vita da archeologo, anche senza la presenza di grandi ‘tesori’: il tesoro vero è l’esperienza umana, in questo caso dei più deboli della società antica, di cui questo ambiente fornisce una testimonianza unica”.
Soddisfatto, il ministro della Cultura Franceschini, che, appreso del rinvenimento, ha dichiarato in una nota: “Pompei è un modello di studio unico al mondo. Pompei è la prova che quando l’Italia crede in se stessa e lavora come una squadra raggiunge traguardi straordinari ammirati in tutto il mondo. Questa nuova incredibile scoperta a Pompei dimostra che oggi il sito archeologico è diventato non soltanto una meta tra le più ambite al mondo, ma anche un luogo dove si fa ricerca e si sperimentano nuove tecnologie. Grazie a questo nuovo importante ritrovamento si arricchisce la conoscenza sulla vita quotidiana degli antichi pompeiani, in particolare di quella fascia della società ancora oggi poco conosciuta. Pompei è un modello di studio unico al mondo”.
Non si tratta però della prima scoperta. Dal 2017 a oggi, infatti, nel Parco Archeologico di Pompei sono stati rinvenuti : la domus di Leda e il Cigno ,con l’affresco omonimo, raffigurato nella stanza da letto, rinvenuta nella Regio V, lungo la via del Vesuvio, il Termopolio, (ovvero: una tavola calda), sempre sito nella Regio V e , più recentemente, nell’agosto scorso, una tomba e un corpo parzialmente mummificato, alquanto misteriosi : si tratta di una tomba, costruita all’esterno di Porta Sarno, con una camera per l’inumazione, in un periodo in cui nella città i corpi venivano sempre inceneriti. Presente, anche un’iscrizione che conferma l’uso della lingua greca nelle rappresentazioni portate in scena nei teatri della colonia romana.
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