di Federica Marengo sabato 2 settembre 2023
-Il 30 agosto scorso, come comunicato dalla Sala Stampa vaticana, prima del Suo 43° viaggio apostolico , stavolta in Mongolia (il primo di un Pontefice in questa terra dell’ Asia Centrale), come di consueto, Papa Francesco si è recato presso la chiesa di Santa Maria Maggiore per raccogliersi in preghiera davanti all’icona della Salus Populi Romani, cui ha affidato la sua visita pastorale, il cui motto è: “Sperare insieme”.
Poi, nel pomeriggio del 31 agosto, ora italiana, il Pontefice è partito intorno alle 18:41 (orario italiano) dall’aeroporto di Roma-Fiumicino, atterrando, dopo 9 ore di viaggio, alle 4:00 (orario italiano) all’Aeroporto Internazionale di Ulaanbaatar, capitale della Mongolia.
Tuttavia, prima di lasciare la residenza di Casa Santa Marta , Papa Francesco, ha incontrato e salutato 12 ragazzi di varie nazionalità, ospiti del Dormitorio Dono di Misericordia, che nei giorni scorsi hanno aiutato il Dicastero per la Carità nei preparativi per l’invio di viveri in Ucraina, e ha inviato al Presidente della Repubblica Mattarella un telegramma in cui ha auspicato un “fruttuoso impegno per il bene comune”, assicurando la sua “preghiera a Dio, affinché sostenga quanti operano con iniziative di solidarietà”.
Nel suo messaggio in risposta al telegramma papale , invece, il Capo dello Stato ha sottolineato come il viaggio di Papa Bergoglio sia un “pellegrinaggio, ispirato nel motto ufficiale alla virtù della speranza”, testimonianza dell’“instancabile impegno a favore del dialogo, dell’inclusività e della convivenza pacifica tra i popoli . La presenza del Papa incoraggerà tutti coloro, credenti e non credenti, che desiderano adoperarsi per un mondo più giusto e fraterno a contrastare la logica della guerra, che antepone gli interessi di parte alla giustizia e alla tutela della dignità umana”.
Il Pontefice, che alle autorità incontrate in Mongolia ha donato una medaglia commemorativa, con incisa una composizione miniaturistica dei monumenti e degli elementi della natura e culturali più importanti del Paese asiatico, ai giornalisti a bordo dell’aereo papale ha parlato della cultura “silenziosa” della Mongolia , che “si capisce con i sensi”, consigliando la musica di Borodin “capace di esprimere cosa significa questa lunghezza e grandezza della Mongolia” e, in risposta a un giornalista dell’Ansa, che gli ha posto una domanda in merito all’incidente sul lavoro avvenuto a Brandizzo, nel torinese, ha risposto che “i lavoratori sono sacri”.
Inoltre, nel corso dei saluti ai giornalisti ,gli è stata mostrata dalla giornalista Eva Fernandez, di Radio Cope, una borraccia appartenente a un militare ucraino, che si è salvato da una esplosione e, che ha portato questo oggetto in una chiesa di Leopoli per ringraziare di essersi salvato e ,che sarà riportato nella chiesa con la benedizione che il Papa ha voluto dare.
Quindi, atterrato all’aeroporto internazionale di Chinggis Khaan della capitale Ulaanbaatar alle 9.51 ora locale, il Pontefice è stato accolto da una cerimonia tra applausi e doni in attesa dell’accoglienza ufficiale.
Nella prima giornata del suo 43° viaggio apostolico in Mongolia, Papa Francesco si è recato alle 9:00 (ora locale) nella Piazza Sükhbaatar di Ulaanbaatar, costruita nel punto dove l’omonimo eroe rivoluzionario dichiarò nel 1921 l’indipendenza dalla Cina, in cui si è svolta una cerimonia di benvenuto, ai piedi della imponente statua del condottiero Chinggis Khaan, a fianco al Presidente Ukhnaagiin Khürelsükh e dinanzi a centinaia di militari.
Subito dopo, il Pontefice, ha incontrato le autorità, la società civile e il corpo diplomatico presso il Palazzo presidenziale, dove ha firmato il Libro d’Onore, scrivendo: “Pellegrino di pace in questo Paese giovane e antico, moderno e ricco di tradizione, sono onorato di percorrere le vie dell’incontro e dell’amicizia, che generano speranza. Il grande cielo terso, che abbraccia la terra mongola, rischiari nuovi sentieri di fraternità”.
Papa Francesco, dapprima, ha avuto un colloquio privato, a porte chiuse, con il Presidente della Mongolia, all’interno di una tradizionale “ger”, la casa tradizionale locale, con una immagine del Padre della patria, Gengis Khan; poi ha tenuto un discorso nella Sala Ikh Mongol alle Autorità politiche e religiose, al Corpo Diplomatico, agli Imprenditori, ai Rappresentanti della Società civile e della cultura, nel quale, ricordando la pax mongolica, ha esortato il Paese asiatico ad avere “un ruolo importante per la stabilità nel mondo”, lodando la sua “cura dell’ambiente e la determinazione per la deterrenza nucleare” e, incitando le religioni ad “agire contro la corruzione, che impoverisce Paesi interi”.
“Eccomi dunque all’ingresso, pellegrino di amicizia, giunto a voi in punta di piedi e con il cuore lieto, desideroso di arricchirmi umanamente alla vostra presenza”, ha esordito il Pontefice, continuando: “Quello che per noi cristiani è il creato frutto di un benevolo disegno di Dio voi ci aiutate a riconoscere e a promuovere con delicatezza e attenzione, contrastando gli effetti della devastazione umana con una cultura della cura e della previdenza, che si riflette in politiche di ecologia responsabile. La Mongolia di oggi, con la sua ampia rete di relazioni diplomatiche, la sua attiva adesione alle Nazioni Unite, il suo impegno per i diritti umani e per la pace, riveste un ruolo significativo nel cuore del grande continente asiatico e nello scenario internazionale. Vorrei menzionare anche la vostra determinazione a fermare la proliferazione nucleare e a presentarsi al mondo come Paese senza armi nucleari. La Mongolia non è solo una nazione democratica che attua una politica estera pacifica, ma si propone di svolgere un ruolo importante per la pace mondiale. Inoltre, la pena capitale non compare più nel vostro ordinamento giudiziale. La Chiesa cattolica istituzione antica e diffusa in quasi tutti i Paesi, è testimone di una tradizione spirituale nobile e feconda, che ha contribuito allo sviluppo di intere nazioni in molti campi del vivere umano. Vi riconoscete oggi in quel valore essenziale dell’armonia e della sinergia tra credenti di fedi diverse, che ,ognuna dal proprio punto di vista ,contribuiscono al progresso morale e spirituale dei popoli, a pace e l’armonia sociale. Le religioni operino insieme per contrastare i pericoli dello “spirito consumistico che oggi, oltre a creare tante ingiustizie, porta a un individualismo dimentico degli altri e delle buone tradizioni ricevute. Le religioni quando si rifanno al loro originale patrimonio spirituale e non sono corrotte da devianze settarie, sono a tutti gli effetti sostegni affidabili nella costruzione di società sane e prospere, dove i credenti si spendono affinché la convivenza civile e la progettualità politica siano sempre più al servizio del bene comune, rappresentando anche un argine al pericoloso tarlo della corruzione. Sì, la corruzione, afferma il Papa, è “a tutti gli effetti una seria minaccia allo sviluppo di qualsiasi gruppo umano, nutrendosi di una mentalità utilitaristica e spregiudicata che impoverisce Paesi interi. Sono contento che la comunità cattolica della Mongolia, per quanto piccola e discreta, partecipi con entusiasmo e impegno al cammino di crescita del Paese, diffondendo la cultura della solidarietà, del rispetto per tutti e del dialogo interreligioso, e spendendosi per la giustizia, la pace e l’armonia sociale. Auspico che, grazie a una legislazione lungimirante e attenta alle esigenze concrete, i cattolici locali, aiutati da uomini e donne consacrati necessariamente provenienti per lo più da altri Paesi, possano sempre offrire senza difficoltà alla Mongolia il loro contributo umano e spirituale, a vantaggio di questo popolo. Da qui l’augurio che il negoziato in corso per un accordo bilaterale tra Mongolia e Santa Sede rappresenti un canale importante per il raggiungimento di quelle condizioni essenziali per lo svolgimento delle ordinarie attività in cui la Chiesa cattolica è impegnata. Sono certo che anche i cattolici mongoli sono e saranno pronti a dare il proprio apporto alla costruzione di una società prospera e sicura, in dialogo e collaborazione con tutte le componenti che abitano questa grande terra baciata dal cielo”.
Dopo il suo discorso presso la Sala Ikh Mongol, il Pontefice, ha incontrato i religiosi , Vescovi, Sacerdoti , Missionari, Consacrati/e e Operatori pastorali, presso la Cattedrale dei Santi Pietro e Paolo, ma prima, in una ger fuori dalla stessa Cattedrale di Ulaanbaatar, Papa Francesco ha incontrato una signora che una decina di anni fa ha trovato una statua di legno della Madonna in una discarica e,che è stata poi intronizzata come Madonna del Cielo e a cui il cardinale e Prefetto apostolico Giorgio Marengo ha affidato la Chiesa in Mongolia e, che il Pontefice ha benedetto.
Nell’incontro con la Chiesa locale, dopo aver ascoltato le testimonianze di una suora, di un sacerdote e di un operatore pastorale, il Pontefice ha evidenziato: “Spendere la vita per il Vangelo: è una bella definizione della vocazione missionaria del cristiano, e in particolare di come i cristiani la vivono qui. In questi trentun anni di presenza in Mongolia, voi, carissimi sacerdoti, consacrati, consacrate e operatori pastorali, avete dato vita a una molteplice varietà di iniziative caritative. Vi incoraggio a proseguire su questa strada feconda e vantaggiosa per l’amato popolo mongolo. Tutta la Chiesa è vicina a voi , alla vostra comunità, che è veramente cattolica, cioè universale, e che attira la simpatia di tutti i fratelli e le sorelle sparsi nel mondo verso la Mongolia, in una grande comunione ecclesiale. I governi e le istituzioni secolari non hanno nulla da temere dall’azione evangelizzatrice della Chiesa, perché essa non ha un’agenda politica da portare avanti, ma conosce solo la forza umile della grazia di Dio e di una Parola di misericordia e di verità, capace di promuovere il bene di tutti. Per questo, la Chiesa si presenta al mondo come voce solidale con tutti i poveri e i bisognosi, non tace di fronte alle ingiustizie e con mitezza s’impegna a promuovere la dignità di ogni essere umano. La nostra Madre celeste, che , mi è piaciuto tanto scoprirlo!, ha voluto darvi un segno tangibile della sua presenza discreta e premurosa lasciando che si trovasse una sua effigie in una discarica. Lei, senza macchia, immune dal peccato, ha voluto farsi così vicina da essere confusa con gli scarti della società, così che dallo sporco della spazzatura è emersa la purezza della Santa Madre di Dio. Non abbiate paura dei numeri esigui, dei successi che tardano, della rilevanza che non appare. Guardiamo a Maria, che nella sua piccolezza è più vasta del cielo, perché ha ospitato in sé Colui che i cieli e i cieli dei cieli non possono contenere”.
Al termine dell’incontro con i consacrati a Ulaanbaator, un drone ha scattato una foto a Papa Francesco con i fedeli della Chiesa in Mongolia ,tra cui dei gruppi anche cinesi, “che ha mostrato le dimensioni del piccolo gregge cattolico e ha immortalato la prima visita di un Papa nel Paese asiatico”.
Ancora , a seguire, il Pontefice si è spostato presso l’Hun Theatre , dove si è tenuto l’incontro ecumenico e interreligioso durante il quale ha tenuto il suo terzo discorso, in cui ha chiesto ai leader cristiani e delle altri fedi di essere “esempio di dialogo e di altruismo in questo tempo lacerato da lotte e discordie” e di “offrire quello in cui credono nel rispetto della coscienza altrui e ,avendo come fine il maggior bene di tutti”, avvertendo che :”fondamentalismo e forzatura ideologica compromettono la pace”.
Nel corso del suddetto incontro, il Pontefice ha evidenziato: “Le tradizioni religiose, nella loro originalità e diversità, rappresentano un formidabile potenziale di bene a servizio della società. Se chi ha la responsabilità delle nazioni scegliesse la strada dell’incontro e del dialogo con gli altri, contribuirebbe in maniera determinante alla fine dei conflitti che continuano ad arrecare sofferenza a tanti popoli. L’altruismo costruisce armonia e dove c’è armonia c’è intesa, prosperità, bellezza. Anzi, armonia è forse il sinonimo più appropriato di bellezza. Al contrario, la chiusura, l’imposizione unilaterale, il fondamentalismo e la forzatura ideologica rovinano la fraternità, alimentano tensioni e compromettono la pace. L’armonia è comunitaria, cresce con la gentilezza, con l’ascolto e con l’umiltà e le religioni sono chiamate a offrirla al mondo, perché il progresso tecnico da solo non può darla. Incontrandosi, quindi, le religioni arricchiscono l’umanità ,che nel suo cammino è spesso disorientata da miopi ricerche di profitto e benessere. Essa è spesso incapace di trovare il filo: rivolta ai soli interessi terreni, finisce per rovinare la terra stessa, confondendo il progresso con il regresso, come mostrano tante ingiustizie, tanti conflitti, tante devastazioni ambientali, tante persecuzioni, tanto scarto della vita umana. La Mongolia ha un grande patrimonio di sapienza da scoprire e valorizzare: il buon rapporto con la tradizione; il rispetto per gli anziani e gli antenati; la cura per l’ambiente; il valore del silenzio e della vita interiore; un sano senso di frugalità; il valore dell’accoglienza; la capacità di resistere all’attaccamento alle cose; la solidarietà; l’apprezzamento per la semplicità e, infine, un certo pragmatismo esistenziale che tende a ricercare con tenacia il bene del singolo e della comunità. La ger, la casa tradizionale mongola, è un esempio di spazio umano, che favorisce incontro e dialogo, che è punto di riferimento concreto e anche motivo di speranza per chi ha smarrito la strada. La ger è un luogo sempre aperto e accogliente, per l’amico e anche per chi non si conosce. Questa è anche l’esperienza dei missionari cattolici, provenienti da altri Paesi, che qui sono accolti come pellegrini e ospiti, ed entrano in punta di piedi in questo mondo culturale, per offrire l’umile testimonianza del Vangelo di Gesù Cristo. La ger ha anche una dimensione spirituale, poiché la sua unica apertura verso l’alto, dalla quale entra la luce, evoca l’essenziale apertura al divino. Nella convivenza all’interno della ger , vi è la rappresentazione di una umanità riconciliata e prospera, laddove l’impegno per la giustizia e la pace trovano ispirazione e fondamento nel rapporto col divino. Qui, cari fratelli e sorelle, la nostra responsabilità è grande, specialmente in quest’ora della storia, perché il nostro comportamento è chiamato a confermare nei fatti gli insegnamenti che professiamo; non può contraddirli, diventando motivo di scandalo. Nessuna confusione dunque tra credo e violenza, tra sacralità e imposizione, tra percorso religioso e settarismo. La memoria delle sofferenze patite nel passato, penso soprattutto alle comunità buddiste, dia la forza di trasformare le ferite oscure in fonti di luce, l’insipienza della violenza in saggezza di vita, il male che rovina in bene che costruisce. In società pluralistiche e che credono nei valori democratici, come la Mongolia, ogni istituzione religiosa, regolarmente riconosciuta dall’autorità civile, ha il dovere e in primo luogo il diritto di offrire quello che è e quello che crede, nel rispetto della coscienza altrui e avendo come fine il maggior bene di tutti. Questa è la strada che la Chiesa cattolica intende percorrere, credendo fermamente nel dialogo ecumenico, interreligioso e culturale”, offrendo a persone e culture il tesoro rappresentato dalla sua fede e ,rimanendo in atteggiamento di apertura e ascolto di quanto le altre tradizioni religiose hanno da offrire. Il dialogo, infatti, non è antitetico all’annuncio: non appiattisce le differenze, ma aiuta a comprenderle, le preserva nella loro originalità e le mette in grado di confrontarsi per un arricchimento franco e reciproco. Le fedi hanno tutte la stessa dignità e un cammino che va percorso assieme, il ritrovarsi tutti assieme, prosegue Francesco, è il segno che sperare è possibile. In un mondo lacerato da lotte e discordie, ciò potrebbe sembrare utopico; eppure, le imprese più grandi iniziano nel nascondimento, con dimensioni quasi impercettibili. Coltiviamo la speranza che gli sforzi comuni per dialogare e costruire un mondo migliore non sono vani e che le preghiere e la fraternità siano testimonianza della religiosità e del camminare insieme con lo sguardo rivolto verso l’alto, dell’abitare il mondo in armonia, come pellegrini chiamati a custodire l’atmosfera di casa, per tutti”.
Stamane, domenica 3 settembre, il Papa ha presieduto alla presenza di 2 mila persone, (la comunità locale dei fedeli), la Santa Messa dalla Steppe Arena, sempre a Ulaanbaatar, pronunciando un’omelia nella quale ha ricordato che: “il cuore del cristianesimo non sta in nessuna forma di grandezza ,ma nella generosità che diventa dono per gli altri: nei deserti della vita siamo “nomadi di Dio”; Lui disseta ogni arsura interiore”.
Papa Francesco ha poi sottolineato: “Tanti di voi sono abituati alla bellezza e alla fatica del camminare, un po’ come Abramo e come ogni persona che segue Cristo. Siamo ‘nomadi di Dio’, pellegrini alla ricerca della felicità, di un significato e una direzione della nostra vita, di una motivazione per le attività. La fede cristiana risponde a questa sete; la prende sul serio; non la rimuove, non cerca di placarla con palliativi o surrogati. Perché in questa sete c’è il nostro grande mistero: essa ci apre al Dio vivente, al Dio Amore che ci viene incontro per farci figli suoi e fratelli e sorelle tra di noi. E’ l’amore che ci disseta. Se pensiamo che a dissetare le arsure della nostra vita bastino il successo, il potere, le cose materiali, questa è una mentalità mondana, che non porta a nulla di buono e, anzi, ci lascia più aridi di prima. Gesù invece ci indica la via: “Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua”. Perché al cuore del cristianesimo , c’è questa notizia sconvolgente e straordinaria: quando perdi la tua vita, quando la offri con generosità, quando la rischi ,impegnandola nell’amore, quando ne fai un dono gratuito per gli altri, allora essa ti ritorna in abbondanza, riversa dentro di te una gioia che non passa, una pace del cuore, una forza interiore che ti sostiene. Abbiamo bisogno di pace interiore. Questa è la verità che Gesù ci invita a scoprire, che Gesù vuole svelare a voi tutti, a questa terra di Mongolia: non serve essere grandi, ricchi o potenti per essere felici. Solo l’amore ci disseta il cuore, solo l’amore guarisce le nostre ferite, solo l’amore ci dà la vera gioia. E questa è la via che Gesù ci ha insegnato e ha aperto per noi”.
Al termine della Santa Messa, il Pontefice ha tenuto un discorso nel quale ha incoraggiato il popolo della Mongolia ad “andare avanti con mitezza e senza paura” e “a crescere insieme nella fraternità”, ricordando il padre gesuita Pierre Teilhard de Chardin e, invitando a pregare con le sue parole, scritte nel deserto di Ordos cento anni fa.
Prima della benedizione finale, poi, è stato il Cardinale Giorgio Marengo, Prefetto apostolico di Ulaanbaatar a ringraziare Papa Francesco per la sua presenza “motivo di profonda commozione”.
Prima della fine della Messa nella Steppe Arena di Ulaanbaator, a sorpresa, il Pontefice ha fatto avvicinare il Cardinale Tong Hon e il futuro porporato Chow, pastore emerito e attuale di Hong Kong, augurando al popolo cinese di “progredire sempre” e, rivolgendo un appello ai cattolici: “Siate buoni cristiani”.
Presenti in questi giorni a Ulaanbaatar, in Mongolia, anche 200 cinesi e, proprio al Presidente cinese Xi Jinping , il Pontefice, durante il volo di andata da Roma, aveva inviato, via telegramma, “un saluto di augurio” ,assicurandolo nelle sue preghiere “per il benessere della nazione”, cui Pechino ha risposto tramite il portavoce del Ministero degli Esteri, Wang Wenbin, che ha dichiarato: “La Cina è pronta a continuare a lavorare con il Vaticano per impegnarsi in un dialogo costruttivo, migliorare la comprensione, rafforzare la fiducia reciproca, verso un miglioramento delle relazioni tra i due Paesi”.
Sempre stamane, l’ambasciatore argentino in Cina, Sabino Vaca Narvaja, che aveva preso parte insieme ai membri del Corpo diplomatico all’accoglienza di Papa Francesco presso il Palazzo di Stato con il Presidente della Mongolia, Ukhnaagiin Khürelsükh, in visita commerciale e politica in Mongolia, ha incontrato il Pontefice presso la Prefettura Apostolica della Mongolia, dove il Papa soggiorna in questi giorni. Al centro del colloquio: la promozione della pace e l’affetto di Papa Bergoglio per l’Argentina, suo Paese natale.
Domani, ultimo giorno della sua 43° visita apostolica in Mongolia, la prima per un Papa in Asia Centrale, (alle 3:20 ora italiana), il Pontefice incontrerà gli operatori della Carità e presenzierà alla Cerimonia di congedo (ore 5:30), per poi fare ritorno a Roma.
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