Dopo aver visitato il Mozambico, Papa Francesco, nei giorni dal 7 al 10 settembre ,si è recato in Madagascar e nell’arcipelago delle Maurutius, dove ha incontrato le autorità e i Governanti locali, i corpi diplomatici , i Vescovi, le comunità religiose e i giovani. Numerosi gli appelli alla pace, alla cura dei poveri e del Creato, casa comune, contro la deforestazione, contro la corruzione e a sostegno dei giovani, perché lottino per realizzare i loro sogni, malgrado disoccupazione e precarietà. Tornato in Italia, il Santo Padre ha poi invitato Istituzioni e studenti a discutere in Vaticano, il prossimo 14 maggio 2020 di un nuovo Patto Educativo per l’ambiente e il clima, nell’ambito di un evento mondiale. Annunciato dal direttore della sala stampa vaticana, Matteo Bruni, il prossimo viaggio apostolico di Bergoglio, che si terrà dal 19 al 26 novembre 2019 nel Regno di Thailandia e in Giappone.
di Federica Marengo sabato 14 settembre 2019
Dopo il Mozambico, prima tappa del Suo 31mo Viaggio Apostolico in Africa australe, Papa Francesco si è recato nei giorni dal 7 al 10 settembre in Madagascar e sulle isole Mauritius.
In Madagascar, ad Antananarivo, capitale malgascia, il Santo Padre ha dapprima incontrato le autorità locali, il Presidente Rajoelina, e il corpo diplomatico , presso il palazzo Presidenziale, dove è stato accolto dalle note del “Va’ pensiero” di Giuseppe Verdi, prima di tenere un discorso nel quale ha chiesto alla comunità internazionale di combattere con tutte le forze contro due mali che affliggono non solo l’Africa, ma il mondo intero: la deforestazione e la corruzione.
Il Papa ha rivolto quindi un appello a “lottare con forza e determinazione contro tutte le forme endemiche di corruzione e di speculazione” che accrescono la disparità sociale e a preservare la biodiversità, avvertendo circa i rischi della globalizzazione economica, che potrebbe portare a un’omogeneizzazione culturale, a una presunta “cultura universale che disprezza, seppellisce e sopprime il patrimonio culturale di ogni popolo e gli stili di vita originari”, citando poi San Paolo VI, per evidenziare che “lo sviluppo di una nazione non si riduce alla semplice crescita economica”, e la Sua enciclica Laudato Si’, per ricordare che “non esistono due crisi separate , una ambientale e una sociale, ma una sola e complessa crisi socio-ambientale”.
Quindi, l’invito a prendersi cura della casa comune , a preservare la biodiversità, minacciata dalla deforestazione eccessiva “a vantaggio di pochi”, dagli incendi e dal bracconaggio e a creare occupazioni e attività generatrici di reddito per la popolazione rispettose dell’ambiente , in quanto “non vi è un vero approccio ecologico né una concreta azione di tutela dell’ambiente senza una giustizia sociale che garantisca il diritto alla destinazione comune dei beni della Terra alle generazioni attuali, ma anche a quelle future”.
Poi, uscito dalla sala dove ha tenuto il Suo discorso, il Papa ha piantato, insieme con il Presidente malgascio, un alberello di Baobab, come auspicio affinché possa portare alla popolazione del Madagascar fecondità e frutti abbondanti.
Nel pomeriggio, invece, Bergoglio, ha raggiunto il campo diocesano di Soamandrakizay per la veglia con i giovani, alcuni dei quali (è stata stimata la presenza di cento mila ragazzi) hanno raccontato al Santo Padre la loro storia. Un incontro, cui è seguito l’incoraggiamento del Pontefice a non arrendersi dinanzi alla precarietà , alla mancanza di lavoro e alle ingiustizie sociali perché:“il Signore chiama ognuno per nome, non per farci correre dietro a delle illusioni, ma per trasformare ognuno di noi in discepoli-missionari qui e ora” e l’affidamento alla Vergine Maria.
Coinvolto, dall’entusiasmo di alcuni ragazzi, il Papa si è poi attardato a danzare insieme con quanti giovani lo circondavano, saltando al ritmo del ritornello: “Siamo la gioventù del Papa”.
A concludere la giornata, l’incontro con i Vescovi del Madagascar nella Cattedrale di Andohalo, durante il quale ha esortato le autorità religiose a prendersi cura dei poveri , degli emarginati, dei piccoli, dei più vulnerabili, delle vittime di sfruttamento e abusi, “destinatari privilegiati del Vangelo” e ha rivolto loro una serie raccomandazioni : la vicinanza a Dio nella preghiera, ai sacerdoti, affinché sappiano di avere nel Vescovo un padre, e al popolo e il discernimento nelle vocazioni per garantirne l’autenticità.
In seguito, la visita al monastero delle Carmelitane Scalze, dove ha recitato l’ora media con le 130 religiose contemplative provenienti dai diversi monasteri del Paese, raccontando loro, nel corso dell’omelia, la vita di Santa Teresina di Lisieux, emblema di amore e obbedienza da seguire e mettendole in guardia dalla mondanità.
All’indomani, 8 settembre, ha celebrato la Messa presso il campo diocesano di Soamandrakizay, alla presenza di 1milione di fedeli, pronunciando un’omelia nella quale ha ricordato i temi cardine della sua visita: l’attenzione ai poveri, il contrasto alla corruzione, alle chiusure verso l’altro e alla strumentalizzazione di Dio in nome dell’ideologia, dei conflitti e della violenza.
Lasciato il Madagascar, il 9 settembre, Papa Francesco ha poi sorvolato l’Oceano Indiano, a bordo di un aereo per raggiungere l’arcipelago delle Mauritus, terza e ultima tappa del Suo 31.mo Viaggio Apostolico. Qui, una volta atterrato, è stato accolto dalla popolazioene con 100 mila palme agitate al vento , simbolo di gioia, ma anche dell’impegno a piantare 100 mila alberi come contributo alla custodia del Creato.
Le stesse palme che il Pontefice ha trovato sull’altare della Messa che ha celebrato presso il monumento di Maria Regina della Pace.
Nell’omelia, però, il Santo Padre ha chiesto di custodire anche i giovani, immersi nella disoccupazione e nella precarietà, che li rendono spesso preda di forme di schiavitù come la droga ed è per questo che la prima missione della Chiesa è quella di invitarli a trovare la felicità in Gesù, imparando il loro linguaggio e ascoltando le loro storie, come era solito fare Padre Laval, il beato “apostolo degli schiavi”, il missionario che ha dato alla Chiesa locale “una nuova giovinezza”, un modello di “evangelizzazione non distante e asettica”, ma vicina a tutto e a tutti, tramite cui vivere nella fedeltà a Gesù e donarsi all’altro, determinando il raggiungimento della felicità, che è beatitudine e ,dunque, santità.
Perciò, con l’augurio che i giovani possano provare un simile entusiasmo, Papa Francesco ha lasciato l’area della celebrazione , salutando i fedeli presenti, per recarsi presso la Nunziatura mauriziana, abbandonata dopo il pranzo per raggiungere il santuario di Padre Laval e poi il Palazzo presidenziale per una visita di cortesia al Presidente ad interim della Repubblica,Barlen Vyapoory,(l’ex Presidente è stato coinvolto in uno scandalo economico e i mauriziani sono in attesa di nuove elezioni), al primo Ministro Pravind Jugnauth, alle autorità civili e al corpo diplomatico, dinanzi ai quali ha tenuto un discorso nel quale ha fatto appello all’accoglienza e alla protezione dei migranti che giungono nel Paese per trovare lavoro e migliori condizioni di vita.
Quindi, lodando la storia dell’isola, esempio di integrazione di convivenza pacifica tra popoli di lingue ,culture e religioni diverse, ha lanciato un monito ai governanti, affinché siano evitate le discriminazioni economiche e la corruzione a svantaggio dei più deboli e dei giovani, mediante “una politica che sappia privilegiare una migliore distribuzione delle entrate , la creazione di opportunità di lavoro e una promozione integrale dei più poveri”.
Poi, tornando sulla salvaguardia del Creato, il Papa ha evidenziato l’esigenza di “incentivare una conversione ecologica integrale”, mirata a evitare disastri naturali e volta a promuovere un cambiamento negli stili di vita, in modo che “la crescita economica possa davvero giovare a tutti, senza correre il rischio di provocare catastrofi ecologiche o gravi crisi sociali”.
Terminato il programma ufficiale, il Pontefice ha fatto ritorno ad Antananarivo per poi salire a bordo dell’aereo con il quale è rientrato a Roma, martedì 10 settembre, dopo un lungo volo durante il quale ha tenuto la consueta conferenza stampa con i giornalisti al seguito.
Molteplici, gli argomenti trattati in un’ora di conversazione: dal rischio scisma della Chiesa americana (che, secondo indiscrezioni giornalistiche, avverserebbe il progressismo di Bergoglio, poiché su posizioni conservatrici), che ha sostenuto di non temere (“Prego che non ce ne siano,ma non ho paura. Temo invece i popoli senza gioia, senza figli”, ha detto), alla sfida educativa (“Educazione prioritaria e gratuita per tutti”) nei Paesi giovani come l’Africa,passando per la xenofobia in Europa, nel mondo e in Africa (“E’ una malattia umana, come il morbillo. Cavalca sui cosiddetti populismi etnici. In Africa è tribalismo, lì ci vuole un lavoro di educazione, di avvicinamento tra le diverse tribù per fare una nazione”).
A pochi giorni dal Suo Viaggio Apostolico in Africa, poi, il Santo Padre ha invitato in Vaticano, nell’Aula Paolo VI, istituzioni e studenti per un evento mondiale “Ricostruire il patto educativo globale”, che si terrà il 14 maggio 2020 , al fine dei lanciare un nuovo Patto Educativo che abbia come oggetto l’ambiente e il clima.
Annunciato anche dal direttore della Sala Stampa Vaticana, Matteo Bruni, un nuovo Viaggio Apostolico in Thailandia e Giappone (Tokyo, Nagasaki e Hiroshima) , che impegnerà Papa Bergoglio dal 19 al 26 novembre prossimi.
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