di Federica Marengo sabato 19 aprile 2025

-Nella mattinata di giovedì 17 aprile, con la Messa del Crisma, celebrata nella Basilica di San Pietro, ha avuto inizio il Triduo pasquale.
Nel corso della messa, nella quale è stato benedetto l’olio per i sacramenti, è stata ricordata l’istituzione del sacerdozio e sono state rinnovate le promesse dell’Ordinazione, il Delegato del Santo Padre, il Cardinale Domenico Calcagno, Presidente emerito dell’Amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica (APSA), ha letto l’omelia preparata dal Pontefice, incentrata su Gesù “Alfa e Omega”, centro della storia e della speranza, come scritto nell’Apocalisse, ultimo libro della Bibbia, e su Gesù ,che “ frequenta la sinagoga ed è intento a leggere”, come racconta l’evangelista Luca.
Nella Sua riflessione, quindi, il Pontefice ha sottolineato come i sacerdoti siano chiamati a vivere il ministero sacerdotale come Gesù, ovvero come un “servizio” al popolo di Dio e ad essere come Lui, “strumenti di speranza”, ancora più nell’anno del Giubileo dedicato ai “pellegrini di speranza”, alla rinascita e alla conversione del cuore.
Da ciò, il Santo Padre , rivolgendosi ai sacerdoti, ha evidenziato: “ Il campo è il mondo. La nostra casa comune, tanto ferita, e la fraternità umana, così negata, ma incancellabile, ci chiamano a scelte di campo. Il raccolto di Dio è per tutti: un campo vivo, in cui cresce cento volte più di quello che si è seminato. Ci animi, nella missione, la gioia del Regno, che ripaga ogni fatica. Ogni contadino, infatti, conosce stagioni in cui non si vede nascere nulla. Non ne mancano anche nella nostra vita. È Dio che fa crescere e che unge i suoi servi con olio di letizia”.
Infine, rivolgendosi anche ai fedeli e alle fedeli, ha chiesto loro di pregare “per la gioia dei sacerdoti”, auspicando “la liberazione promessa dalle Scritture e alimentata dai Sacramenti” e la venuta di un nuovo mondo grazie a Gesù, che “unge le nostre ferite e asciuga le nostre lacrime”.
Nel pomeriggio, invece, sempre presso la Basilica di San Pietro, si è svolta la Messa in Coena Domini, presieduta dal cardinale Mauro Gambetti, arciprete della Basilica papale di San Pietro e Vicario generale della Papa per la Città del Vaticano e, concelebrata, tra gli altri, dal cardinale segretario di Stato della Santa Sede, Pietro Parolin, nel corso della quale, ricordando i passi del Vangelo che raccontano dell’Ultima Cena, si è svolto il rito della Lavanda dei Piedi ed è stato ricordata l’istituzione dell’Eucarestia.
In un passo dell’omelia, il cardinale Gambetti, evocando la prima Pasqua ebraica in Egitto, celebrata in un contesto di schiavitù e sofferenza, ha evidenziato: “Allora come oggi, la Pasqua avviene in un tempo di prova e dolore , ingiustizia, solitudini , paure. Eppure, Gesù sceglie di stare con i suoi discepoli, condividerne la fragilità e spezzare con loro il pane. Quel Cenacolo è uno specchio dell’umanità di oggi: eterogenea, debole, affamata di gloria, ma anche assetata di amore , in cui non mancano i “Giuda””.
Sempre nel pomeriggio, il Pontefice, sebbene in convalescenza , si è recato, come di consueto il Giovedì Santo, nel carcere di Regina Coeli per incontrare i detenuti e il personale della struttura.
Nel pomeriggio di venerdì 18 aprile, invece, si è svolta presso la Basilica di San Pietro la Celebrazione della Passione del Signore ,presieduta dal Delegato del Santo Padre, il Cardinale Claudio Gugerotti, Prefetto del Dicastero per le Chiese Orientali.
Nel corso della Liturgia della Parola è stato letto il racconto della Passione secondo Giovanni e, a seguire, il Rev.do Padre Roberto Pasolini, Predicatore della Casa Pontificia, O.F.M. Cap., ha pronunciato l’omelia, in un passo della quale, ha sottolineato: “Il Venerdì Santo , i paramenti si tingono di rosso, il colore dell’amore più grande, cioè della capacità di accogliere con fiducia ciò che accade. Nella Sua Passione, infatti, Cristo non ha subito gli eventi, ma li ha accolti con tale libertà da trasformarli in un cammino di salvezza. Un cammino aperto a chiunque”.
Il Rev.do Padre Roberto Pasolini, si è poi soffermato sui tre momenti della Passione: l’offerta della vita; il bisogno di essere amato e la capacità di trasformare il limite in occasione di dono e , in conclusione della sua omelia ha riflettuto sul senso dell’adorazione della Croce.
La Liturgia della Passione è proseguita con la Preghiera universale e l’adorazione della Santa Croce ed è terminata con la Comunione.
In serata, invece, ha avuto luogo, al Colosseo, la Via Crucis, presieduta dal Card. Baldassare Reina, Vicario Generale di Sua Santità per la diocesi di Roma, nel corso della quale le quattordici stazioni sono state scandite dalle meditazioni e dalle preghiere preparate da Papa Francesco, in un passaggio della cui Introduzione, riportata dai media vaticani insieme con tutti i testi , il Pontefice, rivolgendosi al Signore, ha scritto: “La via del Calvario passa in mezzo alle nostre strade di tutti i giorni. Noi, Signore, andiamo solitamente nella direzione opposta alla tua. Proprio così può capitarci di incontrare il tuo volto, di incrociare il tuo sguardo. Noi procediamo come sempre e tu vieni verso di noi. I tuoi occhi ci leggono il cuore. Allora esitiamo a proseguire come se nulla fosse successo. Possiamo voltarci, guardarti, seguirti. Possiamo immedesimarci nel tuo cammino e intuire che è meglio cambiare direzione”.
Tali meditazioni e preghiere, si concludono poi con un’invocazione nella quale il Santo Padre ha citato dalle Sue encicliche , San Francesco d’Assisi (“Laudato si’” e “Fratelli tutti”) e San Paolo. (“Dilexit nos”), invocando, “nel grande silenzio sceso su tutta la Terra”, “ il dono della conversione del cuore”.
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