di Federica Marengo mercoledì 28 settembre 2022
-Nella duecentosedicesima giornata di guerra in Ucraina, i capi delle autoproclamate Repubbliche filorusse e il Vicepresidente del Consiglio di Sicurezza russo Medvedev hanno dichiarato chiusi i referendum con oltre il 50% dei votanti espressisi per l’annessione alla Federazione russa dei territori da loro occupati. La Russia, dunque, ne ha pubblicati i risultati e si appresta a convocare le Camere (la Camera bassa ,ovvero la Duma, si riunirà lunedì, a seguire, si riunirà il Consiglio Federale, ovvero il Senato) per la ratifica, cui seguirà la proclamazione da parte del Presidente Putin.
Tuttavia, l’esito di tali consultazioni, non è riconosciuto come legale non solo da Kiev, tramite il Presidente Zelensky e il ministro degli Esteri Kuleba, ma anche dall’Onu e dalla comunità internazionale, che ha definito i referendum una “farsa”, che “ha violato l’integrità territoriale e la sovranità nazionale dell’Ucraina”.
In merito, il cancelliere tedesco Scholz, riecheggiato dall’Alto rappresentante UE per la Politica estera Borrell, dal Governo spagnolo e dalla Cina, che ha invitato Mosca a rispettare la sovranità del territorio ucraino, ha chiamato il Presidente Zelensky per ribadire che la Germania non riconoscerà mai i risultati delle consultazioni e che il sostegno finanziario, umanitario e politico all’Ucraina resterà immutato (altri aiuti militari per 1,1 miliardi sono stati assicurati anche dagli USA).
Intanto, sul campo, un missile russo si è abbattuto su una scuola nella regione di Donetsk, non causando morti, ma un disperso, mentre il Presidente turco Erdogan ha avuto un colloquio telefonico con il Presidente ucraino Zelensky nel quale si è proposto come mediatore in merito alla creazione di una zona smilitarizzata attorno alla centrale nucleare di Zaporizhzhia.
Non si arresta poi la fuga dei cittadini russi dal territorio della Federazione , dopo l’annuncio della mobilitazione militare parziale da parte di Putin, determinando la reazione dura del Cremlino che ha vietato la concessione del passaporto internazionale per coloro che siano già stati chiamati al servizio militare o per chi abbia ricevuto un convocazione (per mobilitazione o coscrizione) e ha limitato gli accessi in auto alla regione al confine con la Georgia , dopo che decine di migliaia di russi vi hanno cercato asilo (così come in Finlandia, in Kazakistan e Mongolia) per evitare l’arruolamento.
Proprio alla luce della mobilitazione, che potrebbe riguardare anche cittadini con doppia cittadinanza, sia l’ambasciata USA a Mosca che la Polonia e la Bulgaria hanno esortato i connazionali a lasciare la Russia.
Riguardo ai danni ai gasdotti Nord Stream 1 e 2 , nel tratto del Mar Baltico tra la Danimarca e la Svezia, la Commissione UE è sempre più convinta , sulla base delle prime indagini, che si sia trattato di un “atto deliberato”, sostenuta dagli USA che parlano di un “probabile attacco”, sebbene la Danimarca abbia fatto sapere che ci vorrà almeno una settimana per avere i risultati delle prime indagini.
Dito puntato quindi, verso Mosca, con conseguente scambio di accuse tra l’Occidente e Mosca, ma anche verso la Polonia, da sempre contraria alla realizzazione del gasdotto e che usufruisce di forniture provenienti dalla Norvegia.
Mosca, infatti, dopo essersi detta pronta a un’indagine congiunta, ha aperto un inchiesta presso la Procura per “terrorismo internazionale” e ha invitato il Presidente americano Biden, tramite la portavoce del Ministero degli Esteri Zakharova, a chiarire “se vi siano gli Stati Uniti dietro gli incidenti avvenuti nel Nord Stream” e ha chiesto una riunione del Consiglio di sicurezza dell’Onu sulla questione, che si svolgerà venerdì.
E come effetto dei danni alle condutture dei gasdotti Nord Stream 1 e 2, questa mattina, si è registrata una nuova impennata del prezzo del gas nella seduta di apertura sul mercato di riferimento di Amsterdam , arrivato a 205 euro al MWh, mentre il ministro della Transizione Ecologica Cingolani ha annunciato che l’Italia ha raggiunto in anticipo l’obiettivo del 90% di stoccaggi di gas e l’ad di Eni, Descalzi ha reso noto che l’indipendenza dalla Russia sarà raggiunta fra il 2024-2025, ma se verranno realizzati più rigassificatori.
A Bruxelles, nel frattempo, la Presidente della Commissione UE, Von der Leyen e l’Alto Rappresentante per le Politiche Estere Borrell, hanno illustrato in conferenza stampa l’ottavo pacchetto di sanzioni a carico di Mosca proposto , affinché “paghi per l’escalation” e hanno ribadito che la UE non accetterà mai l’esito dei falsi referendum organizzati dalla Russia nel Donbass.
Il pacchetto, che dovrebbe colpire l’economia russa per 7 miliardi, comprende: un nuovo elenco di persone fisiche ed entità, tra cui personalità del ministero della Difesa, sottoposte a sanzioni, e ulteriore restrizione al commercio tra cui nuovi divieti all’importazione di prodotti russi , un nuovo elenco di prodotti che non possono essere esportati in Russia, in particolare le tecnologie chiave necessarie per la sua macchina da guerra e il divieto per i cittadini europei di sedere nei board di aziende di proprietà statale in Russia. Al vaglio, inoltre, il tetto UE al prezzo del gas russo e al prezzo del petrolio.
Quanto alla situazione politica italiana, Palazzo Chigi ha smentito con una nota le indiscrezioni di stampa secondo cui tra il Premier Draghi e la Presidente di Fratelli d’Italia, Meloni, a capo della coalizione di centrodestra , in quanto leader del partito più votato alle elezioni e che dovrà formare il nuovo Governo, sarebbe stato siglato un patto per accreditare il neo Esecutivo presso le cancellerie internazionali in cambio dell’atlantismo e del sostegno a Kiev e del no allo scostamento di bilancio da parte di quest’ultima.
Si legge infatti nella nota che, l’operato del Presidente del Consiglio si iscriva nell’ambito di una “transizione ordinata” verso il nuovo Governo, anche alla luce delle imminenti scadenze come la Nota di aggiornamento al Documento di Economia e Finanza e del raggiungimento anticipato , già a ottobre , degli obiettivi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (55 , da qui alla fine dell’anno, per accedere alla terza rata da 19 miliardi).
Al riguardo, nel pomeriggio di oggi, il Premier Draghi ha presieduto un Consiglio dei Ministri per il varo della Nota di aggiornamento al Documento di Economia 2022 e il varo di due decreti legislativi relativi alla riforma della Giustizia legata al PNRR. Riguardo alla Nadef, il quadro macrofinanziario della prossima legge di Bilancio valido per i prossimi tre anni 2023-2025, approvato dal Governo uscente solo per la parte tendenziale e non per quella programmatica, che spetterà al nuovo Governo, si legge in una nota di Palazzo Chigi: “Le previsioni sono improntate, come per i precedenti documenti di programmazione, a un approccio prudenziale e non tengono conto dell’azione di politica economica che potrà essere realizzata con la prossima legge di bilancio e con altre misure“.
Nel documento elaborato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, secondo quanto riportato dall’Ansa ,che ha visionato il testo, si spiega che: “La crescita stimata del Pil nel 2022 è del +3,3%, con una revisione al rialzo rispetto alle previsioni del Def di aprile (+3,1%). Nel 2023 rallenterà al +0,6%, per poi risalire (in questo caso le stime confermano le previsioni del Def) a +1,8% nel 2024 e +1,5% nel 2025. La previsione di aumento del Pil per quest’anno viene rivista al rialzo, grazie alla crescita superiore al previsto registrata nel primo semestre e pur scontando una lieve flessione del Pil nella seconda metà dell’anno. L’aggiornamento della previsione evidenzia anche un rialzo del sentiero dell’inflazione e della crescita salariale; si continua comunque a prevedere che il tasso di inflazione cominci a scendere entro la fine di quest’anno. L’indebitamento netto tendenziale nel 2022 scende al 5,1% (a fronte dell’obiettivo del 5,6% indicato in aprile col Def) e si attesterà al 3,4% nel 2023, sempre in calo dalla stima del Def (3,9%). Nelle proiezioni aggiornate per il 2022 la finanza pubblica beneficia del positivo andamento delle entrate e della moderazione della spesa primaria sin qui registrate quest’anno, mentre risente dell’impatto sul servizio del debito dell’aumento dei tassi di interesse e della rivalutazione del nozionale dei titoli di stato indicizzati all’inflazione. Le previsioni economiche della Nadef sono improntate, come per i precedenti documenti di programmazione, a un approccio prudenziale. Anche in un contesto difficile come quello attuale esistono tuttavia margini perché tali previsioni siano superate. I prossimi mesi saranno complessi, alla luce dei rischi geopolitici e del probabile permanere dei prezzi dell’energia su livelli elevati. Le risorse a disposizione del Paese per rilanciare gli investimenti pubblici e promuovere quelli privati, sia in nuovi impianti sia in innovazione, non hanno tuttavia precedenti nella storia recente e potranno dar luogo a una crescita sostenibile ed elevata, così da porre termine alla lunga fase di sostanziale stagnazione dell’economia. Il rapporto debito/Pil è previsto in netto calo quest’anno, al 145,4% (dal 150,3% del 2021), anche più della stima di aprile (146,8%). Il sentiero di discesa proseguirà negli anni a seguire fino ad arrivare al 139,3% nel 2025 (141,2% la stima del Def): nel 2023 il debito è stimato al 143,2% (dal 145% della stima di aprile) e nel 2024 al 140,9% (143,2% nella stima del Def di aprile). L’economia italiana ha registrato sei trimestri di crescita superiore alle aspettative; le prospettive adesso risultano meno favorevoli in ragione del marcato rallentamento dell’economia globale e di quella europea, principalmente legato all’aumento dei prezzi dell’energia, all’inflazione e alla situazione geopolitica, sottolineano da Palazzo Chigi dopo il via libera del Consiglio dei ministri alla Nadef. Il Governo conclude il suo operato in una fase assai complessa a livello geopolitico ed economico ma con evidenti segnali di ritrovato dinamismo per l’economia. L’auspicio è che, in un contesto di graduale riduzione del deficit e del debito pubblico la ripresa economica avviata dopo la crisi pandemica prosegua e si consolidi, sostenuta dagli investimenti privati e pubblici, da tassi di occupazione più alti e da una dinamica della produttività più elevata”.
Proprio la Presidente di Fratelli d’Italia, Meloni, che ha smentito le indiscrezioni di stampa sia sul toto Ministri che su un presunto veto al segretario della Lega come ministro degli Interni, è al lavoro, non solo sulla costituzione del nuovo Governo, e della designazione dei Presidenti delle Camere, ma anche sui principali dossier come il caro energia e l’ approvvigionamento energetico, anche alla luce dei recenti sviluppi in ambito internazionale e , in giornata, dopo il colloquio di ieri con il coordinatore di Forza Italia, Tajani, ha incontrato nel suo ufficio alla Camera il segretario della Lega Salvini, (cui il Consiglio Federale, tenutosi ieri, non senza qualche malumore , ha rinnovato la fiducia , dopo il risultato insoddisfacente delle elezioni e che ha convocato per domani a Roma una riunione dei 100 parlamentari leghisti eletti), facendo sapere al termine del confronto, tramite nota congiunta che: “ Entrambi hanno espresso soddisfazione per la fiducia data alla coalizione e ribadito il grande senso di responsabilità che il risultato comporta. Fatto il punto su priorità e urgenze, clima di collaborazione e unità d’intenti”.
Sul fronte delle Opposizioni, il Pd si prepara la congresso e il segretario Letta, che non si ricandiderà, ha convocato per il 6 ottobre la Direzione del partito nella quale si affronterà la questione, mentre già emergono i primi nomi (non confermati) dei candidati, papabili successori : la ex ministra dei Trasporti e delle Infrastrutture De Micheli, il sindaco di Pesaro Ricci, il Presidente dell’Emilia Romagna Bonaccini e la sua Vice Schlein , il sindaco di Firenze Nardella, il parlamentare Orfini e il Vicesegretario dem, ex ministro del Sud, Provenzano, benché esponenti come il sindaco di Milano Sala invochino una rifondazione del partito prima della scelta di una nuova guida.
Il M5S, invece, ha promesso una opposizione “dura e intransigente” e ha rimarcato le proprie battaglie : dalla difesa del Reddito di cittadinanza e del Superbonus al salario minimo e al taglio del cuneo fiscale e dell’Irap, nonché il no alle riforme costituzionali come il Presidenzialismo.
Ciò, mentre l’Istituto Nazionale di Statistica ha rilevato nel bollettino mensile, un calo nel mese di settembre della fiducia sia dei consumatori (passata da 98,3 a 94,8 punti, dopo il rimbalzo di agosto e quindi tornata ai livelli di luglio), dovuta al peggioramento delle opinioni sulla situazione economica generale e aspettative sulla disoccupazione e delle imprese (passata da 109,2 a 105,2 e in diminuzione per il terzo mese consecutivo, registrando il valore più basso da aprile 2021) dovuto quest’ultimo all’evoluzione negativa della fiducia nella manifattura e nei servizi.
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