di Federica Marengo giovedì 8 giugno 2023
-Nella 463° giornata di guerra in Ucraina, funzionari di Kiev hanno riferito al Washington Post e ad Abc News, che l’esercito di Kiev è passato alla controffensiva nella direzione di Bakhmut, avanzando in diverse zone da 200 fino a 1.100 metri. Inoltre, il Governatore e l’ufficio del procuratore generale di Kherson hanno fatto sapere che Mosca ha attaccato la regione bombardando la città già colpita da gravi inondazioni del fiume Dnipro dopo la distruzione della diga di Khakovka, causando la morte di una persona e il ferimento di altre due e che i russi non permettono agli abitanti di Oleshky, centro sulla riva sinistra del Dnipro occupato e inondato, di spostarsi nelle zone che non sono allagate.
Proprio a Kherson, si è recato in visita ieri il Presidente ucraino Zelensky, che stamane ha preso visione la situazione a Mykolaiv, anch’essa colpita dall’inondazione. Per Kiev, per ricostruire la diga , che, secondo quanto riportato dall’amministrazione comunale filorussa, ha provocato cinque morti e quarantuno feriti, serviranno almeno cinque anni e oltre un miliardo di dollari.
Sempre secondo quanto dichiarato dai suddetti funzionari ucraini ai Media USA, i combattimenti sarebbero in corso anche a Zaporizhzhia , dove i russi sarebbero sulla difensiva e , a tal riguardo, il ministro della Difesa, Shoigu, ha fatto sapere che le forze di Mosca hanno respinto oggi, in quella regione , un tentativo di sfondamento del fronte, distruggendo trenta carri armati ed eliminando trecentocinquanta soldati.
Riguardo a Zaporizhzhia, inoltre, l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica, ha lanciato nuovamente un allarme sulla situazione della locale centrale nucleare, esortando la comunità internazionale ad “impedire un grave incidente”.
Mosca, poi, ha denunciato il presunto sabotaggio da parte dell’Ucraina, di una conduttura per l’esportazione di ammoniaca dalla Russia e ha minacciato Kiev che, a causa di questo atto, vi saranno ripercussioni e un impatto negativo su tale accordo.
Sul fronte diplomatico, secondo quanto annunciato dalla ong Fondazione Brazzaville, è stato fissato per il 16 giugno a Kiev l’incontro dei sette Presidenti di Paesi africani con il Presidente ucraino Zelensky, mentre per il 17, quello a San Pietroburgo con il Presidente russo, Putin, al fine di avviare un negoziato.
Sulla guerra in Ucraina, si è espresso poi, l’ex Premier Draghi, che, in un intervento al Mit di Boston, dal quale ha ricevuto il premio Miriam Pozen, ha evidenziato: “Accettare una vittoria russa o un pareggio confuso indebolirebbe fatalmente altri Stati confinanti e manderebbe un messaggio agli autocrati che l’Ue è pronta a scendere a compromessi su ciò che rappresenta, su ciò che è. Segnalerebbe inoltre ai nostri partner orientali che il nostro impegno per la loro libertà e indipendenza, un pilastro della nostra politica estera, non è poi così incrollabile. La guerra in Ucraina, come mai prima d’ora, ha dimostrato l’unità dell’Ue nella difesa dei suoi valori fondanti, andando oltre le priorità nazionali dei singoli Paesi. Questa unità sarà cruciale negli anni a venire. Per Draghi l’unità sarà determinante soprattutto quando bisognerà ridisegnare l’Unione, per accogliere al suo interno l’Ucraina, i Paesi balcanici e i Paesi dell’Europa orientale, e nell’organizzare un sistema di difesa europeo complementare alla Nato. L’invasione della Russia fa parte di una strategia delirante a lungo termine del presidente Putin: recuperare l’influenza passata dell’Unione Sovietica e l’esistenza del suo governo è ora intimamente legata al suo successo. Ci vorrebbe un cambiamento politico interno a Mosca perché la Russia abbandoni i suoi obiettivi, ma non vi è alcun segno che un tale cambiamento si verificherà. Le conseguenze geopolitiche di un conflitto prolungato al confine orientale dell’Europa sono molto significative, quindi bisogna prepararsi. Primo: l’Ue deve essere disposta a rafforzare le proprie capacità di difesa; Secondo: dobbiamo essere pronti a iniziare un viaggio con l’Ucraina che porti alla sua adesione alla Nato; Terzo: dobbiamo prepararci a un periodo prolungato in cui l’economia globale si comporterà in modo molto diverso rispetto al recente passato. Per esempio, mi aspetto che i governi abbiano per sempre deficit più alti, perché la sfida climatica o la necessità di rafforzare le catene di approvvigionamento, richiederanno investimenti pubblici sostanziosi che non possono essere finanziati solo da aumenti di tasse. Questa spesa pubblica maggiore aggiungerà pressione all’inflazione, oltre ad altri possibili shock sul lato dell’offerta. E nel lungo periodo, è probabile che i tassi di interesse resteranno più alti che nello scorso decennio. In questo scenario, lle banche centrali devono essere molto attente al loro impatto sulla crescita, in modo da evitare inutili sofferenze. Ma il compito ricadrà principalmente sui governi, che dovranno ridisegnare le politiche fiscali in questo nuovo contesto di tassi alti, bassa crescita potenziale e debiti pubblici elevati. Gli esecutivi, dovranno imparare a vivere in un mondo in cui lo spazio fiscale non è infinito, come sembrava essere quando i tassi di crescita superavano di parecchio i costi di indebitamento. Questo quadro, però, potrebbe cambiare radicalmente nel caso in cui un’ondata di potenti innovazioni, come l’intelligenza artificiale, dovesse scuotere il mondo e aumentare la crescita globale”.
Quanto alla politica interna ed estera italiana, la Presidente del Consiglio Meloni, nel pomeriggio di oggi, ha incontrato a Palazzo Chigi il cancelliere tedesco, Scholz, già ricevuto dal Presidente della Repubblica Mattarella . Al centro del bilaterale: il dossier politiche migratorie, le modifiche del Patto di Stabilità e Crescita, la cooperazione tra Italia e Germania in campo economico e la guerra in Ucraina.
Al termine del confronto, la Premier Meloni e il cancelliere Scholz hanno rilasciato delle dichiarazioni congiunte alla stampa.
La Presidente del Consiglio, poi, in merito alla questione della gestione in UE delle politiche migratorie e della crisi finanziaria della Tunisia e, riguardo alle ripercussioni di quest’ultima sull’incremento dei flussi migratori e degli sbarchi sulle coste siciliane, rispondendo alle domande dei cronisti e delle croniste presenti, ha sottolineato: “Siamo consapevoli che un dialogo aperto e proficuo sia fondamentale per far avanzare soluzioni europee alle sfide complesse che abbiamo davanti: la Germania sa che senza l’Italia e le nazioni di frontiera è molto più difficile avere un a politica migratoria migliore di quella attuale. Abbiamo lavorato per superare le differenze tra migrazioni primarie e secondarie, se noi non affrontiamo il tema dei confini esterni e combattendo il traffico di esseri umani, sarà molto più difficile affrontare le sfide che abbiamo di fronte, tra cui il superamento del regolamento di Dublino. Sul patto di migrazione e asilo stiamo lavorando per cercare delle soluzioni, per arrivare a un punto di accordo. Speriamo ci si possa trovare a metà strada per difendere gli interessi di tutte le nazioni. Sono convinta che arrivare a una definizione del patto sia prioritario ma bisogna anche dare attenzione ai paesi maggiormente sotto pressione. La grande sfida credo sia lavorare in quadro più generale, per questo guardo con grande attenzione al prossimo Consiglio europeo. Nel Consiglio abbiamo lavorato per superare la contrapposizione tra movimenti primari e secondari, un cambio di paradigma su cui c’è consenso ampio e di questo ringrazio Scholz. Se non affrontiamo il tema della difesa dei confini esteri, non combattiamo il traffico di esseri umani, distinguendo tra chi ha diritto alla protezione e chi non ce l’ha, sarà molto più difficile affrontare una serie di sfide. Abbiamo discusso con il Cancelliere Scholz sulla necessità di un accordo sui finanziamenti Fmi alla Tunisia. Abbiamo una visione comune. Per noi la stabilizzazione della Tunisia è prioritaria. Serve – che entrambe, Tunisi e il Fondo Monetario Internazionale, siano aperte al dialogo per arrivare ad un’intesa per mettere in sicurezza la Tunisia. Il viaggio di domenica può facilitare e giocare un ruolo primario, la presenza della von der Leyen è molto importante. Andiamo in Tunisia con delle proposte propedeutiche per chiudere un accordo tra la Tunisia e Fmi. Confido che si possa trovare una soluzione a questa problematica”.
Invece, in merito alle modifiche al Patto di Stabilità e Crescita e alla guerra in Ucraina, la Premier ha dichiarato: “Per quanto riguarda l’Europa, serve un nuovo patto di stabilità europeo. Serve un nuovo patto che guardi alla crescita, la competitività europea ha bisogno di essere sostenuta da regole adeguate, servono regole fiscali che assicurino flessibilità. Il nostro sostegno alla causa ucraina non è in discussione. Le parole del Cancelliere tedesco Scholz, mi hanno fatto piacere, gli faccio i complimenti. Tutte le persone che hanno una responsabilità sanno che difendere gli ucraini vuol dire difendere l’Europa. Garantiamo il nostro sostegno fino a quando sarà necessario. Lavoriamo anche per la pace, ma la parola pace non può essere scambiata con la parola invasione. La pace deve essere giusta e rispettare le richieste della nazione aggredita”.
Il cancelliere tedesco Scholz, invece, ha dichiarato: “L’Italia è un partner importante e un amico affidabile, e con la Germania ci sono eccellenti rapporti in Ue, Nato, G7 e G20, collaboriamo molto bene, facciamo riferimento l’uno all’altro. Le sfide della migrazione e dei rifugiati la possiamo superare solamente assieme nell’Ue, scaricare i problemi su altri sono tentativi destinati a fallire. Sono fiducioso che troveremo una risposta comune europea alla sfida della migrazione, dobbiamo gestirla perché ci siano corridoi legali per il personale qualificato ma coloro che non hanno diritto devono tornare al proprio Paese. L’aggressione russa all’Ucraina ha cambiato radicalmente il contesto di sicurezza. La compattezza europea è un punto di forza, il presidente russo Vladimir Putin non aveva fatto conti con questo, ha sottostimato l’Europa. Assieme siamo al fianco dell’Ucraina, che appoggiamo con le armi, con l’addestramento militare e lo faremo fino a quando sarà necessario. Condividiamo la speranza che al vertice Nato a Vilnius partecipi anche la Svezia, vogliamo che il vertice dia un segnale compatto e forte. Il desiderio di “Ucraina, Moldova, Paesi dei Balcani occidentali e in prospettiva della Georgia di unirsi all’Ue dimostra che è attraente e deve diventare più operativa, dobbiamo portarla avanti e riformarla per il futuro. Sulla questione energia, la cooperazione rafforzata per la diversificazione dell’approvvigionamento energetico è molto importante e gioverà a tutti. Sono lieto per i lavori che abbiamo deciso di portare avanti per una pipeline di gas e idrogeno tra Italia e Germania”.
Più tardi, poi, la Presidente del Consiglio Meloni ha ricevuto, sempre a Palazzo Chigi, il Presidente dell’Uzbekistan, Mirziyoyev, che, in tarda mattinata, aveva già incontrato al Quirinale il Presidente della Repubblica Mattarella.
Intanto, mentre la Commissione UE ha annunciato che la Presidente, von der Leyen, domenica mattina sarà in missione a Tunisi con la Premier Meloni e il Primo ministro olandese, Rutte, per incontrare il Presidente Saied e discutere dei temi dell’immigrazione e della cooperazione economica ed energetica, in Lussemburgo, il Consiglio Affari Interni , dedicato proprio alla questione migratoria e all’accordo sul nuovo Patto per l’immigrazione all’ordine del giorno del Consiglio UE del 29 e 30 giugno, ha rinviato la decisione sul testo di compromesso avanzato dalla presidenza a fine giornata, procedendo all’esame degli altri punti in agenda e ai negoziati per raggiungere un’intesa nelle 24h tra i 27 Stati membri.
In merito all’accordo, la Commissaria UE agli Affari Interni, Johansson, ha dichiarato: “Sono passati quasi tre anni dalla presentazione della mia proposta , è stata una maratona, ora abbiamo 100 metri ancora da percorrere, siamo vicini a trovare un accordo: mi aspetto che gli Stati membri riescono a completare questi pochi metri. È importante sottolineare che l’accordo non è una partita tra perdenti e vincenti, un gioco a somma zero: quando agiamo insieme siamo molto forti, se invece non siamo uniti siamo tutti perdenti perché nessuno può gestire la migrazione da solo”.
Presente al Consiglio, per l’Italia, il ministro degli Interni, Piantedosi, che , riguardo alla possibilità di espellere in Paesi terzi e non di origine ( principio di connessione), uno dei punti dell’intesa in discussione, ha dichiarato: “Notiamo che sussiste una obiezione al principio di connessione, che resta un punto dirimente e abbiamo difficoltà se non troviamo una forma ulteriore di compromesso. Questo permetterebbe una proiezione dell’Ue nella dimensione esterna, pur rispettando i diritti umani e il diritto internazionale. Ringraziamo le mediazioni e i passi avanti ottenuti su altri punti del testo. A fronte di un drammatico aumento dei flussi nel Mediterraneo centrale la redistribuzione dei migranti tra gli altri Paesi europei è stata di meno di 1500 persone, che è ben al di sotto dei pur limitati impegni assunti ed è un sintomo di fallimento del principio di solidarietà. In Italia è ancora viva la memoria della tragedia di Cutro e Lampedusa si è trasformata in un centro di gestione dei migranti con pesanti implicazione locali. Occorre quindi una forte azione estera dell’Unione” per affrontare il problema migratorio. Sull’accordo sul tavolo del summit, non voglio esprimere una posizione nettamente contraria, ma dobbiamo immaginare su alcuni punti la possibilità di ulteriori negoziati. L’Italia, vuole assumere una posizione di responsabilità nei confronti del possibile accordo sulla migrazione, deve però essere dimostrata anche verso i cittadini italiani ed europei per una riforma che sarebbe altrimenti destinata a fallire nella realtà. Tra i punti elencati c’è quello di negoziare ancora sulla capacità adeguata e ragionevole, per arrivare a una quota di 20 mila posti con un moltiplicatore di un massimo di due, l’introduzione del tetto annuale e la mera notifica della Commissione sulla sospensione della procedure di frontiera obbligatorie, la flessibilità sul principio di Paese terzo sicuro, evitando la connessione. La responsabilità nei casi SAR , per quello che andrebbe a sostituire l’attuale meccanismo di Dublino, dovrebbe limitarsi a 12 mesi. Ho espresso forti dubbi sull’attuazione delle compensazioni finanziarie per i mancati ricollocamenti visto che sinora la solidarietà volontaria non ha funzionato. Sarebbe poi essenziale prevedere una clausola di revisione dopo un anno”.
Contrario al nuovo meccanismo di ricollocamento dei migranti e al contributo finanziario per ciascun migrante non accolto, il Viceministro degli Interni polacco, Grodecki, che ha sottolineato: “Politicamente, pragmaticamente questo meccanismo di ricollocamento dei richiedenti asilo in Ue è inaccettabile per noi. Il contributo finanziario per ciascun migrante non accolto è come una sanzione, non sarà in alcun modo accettato, né consentito nel nostro Paese. Non riusciamo a spiegare a una società che ha accolto oltre un milione di profughi di guerra dall’Ucraina che ora se non ne accettano di più, dovranno pagare di tasca propria”.
Per il ministro dell’Interno francese, Darmanin,: “La Francia paga un alto prezzo in movimenti secondari, ma faremo la nostra parte non solo nel finanziamento ma anche nei ricollocamenti. Ma i ricollocamenti devono esserci e al momento non c’è abbastanza solidarietà verso gli Stati del sud. Il compromesso che si è trovato non è perfetto ma può funzionare”.
Tuttavia, la ministra dell’Interno tedesca, Faeser, ha insistito per “raggiungere l’accordo nella giornata di oggi. Ci siamo riusciti quando Putin ha attaccato l’Ucraina, non era facile quando i Paesi dell’est erano inondati di rifugiati. Ma per favore non mettiamo nuove richieste al tavolo, per piacere troviamo un compromesso: chiedo a tutti di unire le forze, perché ,se non abbiamo successo, l’area Schengen sarà a rischio”.
Infine, il ministro degli Interni spagnolo, Gómez, ha dichiarato: “Sono sicuro che oggi troveremo un accordo, è arrivato il momento dopo anni di discussione e se non lo troveremo avremo perso tutti. L’obiettivo per noi era trovare un buon bilanciamento tra solidarietà e responsabilità e siamo molto vicini a questo equilibrio”.
Restando sempre in ambito UE, dove l’Eurostat ha attestato l’entrata in recessione tecnica dell’Eurozona, per via del Pil calato per due trimestri consecutivi dello 0,1%, riguardo al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, nella versione definitiva della terza Relazione sullo stato di attuazione del Piano, inviata ieri sera da Palazzo Chigi al Parlamento , (secondo le Opposizioni arrivata alle due Camere in ritardo sui tempi) , si legge che: “La valutazione della Commissione europea ai fini del pagamento della terza rata è in via di completamento. Il processo di assessment, sin dall’invio della domanda di pagamento, ha richiesto tempi più lunghi, d’intesa con i servizi della Commissione, per la complessità degli obiettivi da conseguire per questa rata e per gli approfondimenti che si sono resi necessari, nelle interazioni con la Commissione, per alcune scadenze.
L’attuale governo, già nelle primissime settimane dall’insediamento, si è impegnato ad assicurare un’incisiva linea di azione per raggiungere, entro il 30 dicembre, i 55 traguardi e obiettivi previsti dal Pnrr. Si è trattato di una sfida di particolare complessità, e sulla via dell’attuazione, diversamente da quanto indicato dal precedente Governo nella seconda relazione sull’assenza di criticità e di rischi di rallentamento per tutti gli interventi, sono stati riscontrati numerosi ostacoli che hanno richiesto un’azione mirata e persistente per il loro superamento. Considerando le risorse del Pnrr per le quali si è individuato il soggetto attuatore (130 miliardi di euro circa, pari al 68% dell’intero Piano) e la distribuzione dei progetti di titolarità dei Comuni e o di altri enti emerge una miriade di piccoli interventi: i progetti di importo fino a 70mila euro sono più di 76 mila; quelli di importo compreso fra 70 mila e 180 mila euro sono circa 28mila; quelli fino a 1 milione di euro sono pari all’87% del totale. E’ una delle “criticità” che vengono messe in rilievo nella sintesi della relazione sul Pnrr. Gli investimenti superiori a 5 milioni sono invece 3.300. Va evidenziato che entro il 31 agosto 2023, ciascun Paese ha la facoltà di richiedere l’accesso alla propria quota di prestito e, pertanto, il quadro può subire mutamenti, come accaduto a seguito delle recenti comunicazioni pervenute alla Commissione europea da parte degli Stati membri”.
In ultimo, sul fronte dei lavori parlamentari, via libera alla Camera con 195 sì, 119 no e 3 astenuti alla questione di fiducia posta dal Governo sul Dl Siccità.
©Riproduzione riservata