di Federica Marengo lunedì 22 maggio 2023

-Chiuso il G7 ad Hiroschima in Giappone, dove i leader dei sette Paesi ,potenze industriali del mondo, hanno ribadito il sostegno e la “ferma assistenza” all’Ucraina per ripristinare l’ordine internazionale, con il Presidente USA Biden che ha annunciato l’invio di nuovi aiuti economici e militari a Kiev (compresi i jet F16, su cui, invece, gli alleati europei prenderanno una decisione comune, visto che alcuni Paesi come l’Italia non ne sono produttori) e con il Presidente ucraino Zelensky, presente al summit, che ha definito tale invio “un momento storico per la sicurezza in Europa e nel mondo”, sottolineando come sia stata siglata “un’intesa con la Maggioranza del mondo su ogni punto importante per Kiev”, la reazione di Mosca, secondo cui l’uso di jet F16 e l’addestramento di piloti ucraini “è completamente inutile”, in quanto “la Russia è capace di raggiungere ogni obiettivo dell’operazione militare speciale”, non si è fatta attendere.
Bombardamenti russi con missili e droni , infatti, hanno scandito la nottata a Dnipro, nella regione nord-orientale del Paese, anche se i raid sono stati registrati in tutto il Paese, causando 3 morti e 14 feriti, mentre le forze armate russe e , in particolare il gruppo dei paramilitari filorussi guidati da Prigozhin, continuano a rivendicare la conquista di Bakhmut, sebbene le forze armate di Kiev abbiano smentito, parlando di “città distrutta, ma non conquistata” ,in cui controllano ancora un quartiere.
A preoccupare il direttore dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (Aiea), Grossi, che ha definito la situazione “estremamente vulnerabile”, la centrale nucleare di Zaporizhzhia, nella regione meridionale dell’Ucraina, dove nelle scorse ore la corrente è stata disconnessa e poi ripristinata.
Sul fronte russo, invece, Mosca ha fatto sapere che le forze ucraine hanno bombardato Belgorod e il governatore della regione, Gladkov, ha affermato che le truppe di Kiev sarebbero penetrate nel territorio russo e sarebbero in corso scontri con le forze di Mosca, anche con l’utilizzo di elicotteri, che avrebbero causato il ferimento di 6 persone , tra cui 2 uomini e 2 donne e danneggiato 3 edifici residenziali privati oltre che l’edificio dell’amministrazione e un asilo nido. La notizia è poi stata confermata da Kiev, che ha precisato come l’operazione sia stata condotta soltanto da combattenti russi appartenenti a due formazioni: Libertà per la Russia e il Corpo dei volontari russi, ovvero disertori e oppositori russi , inquadrati nelle forze armate ucraine e come l’obiettivo dell’attacco fosse una fascia di sicurezza.
Sempre il governatore russo Gladkov, ha poi annunciato che nella regione di Belgorod è stato introdotto un regime speciale per operazioni anti-terrorismo dopo l’incursione delle forze nemiche dalla vicina Ucraina, avvenuta, a detta del Cremlino , per “distogliere l’attenzione da Bakhmut”.
Intanto, i partigiani russi di Freedom of Russia e il Corpo dei volontari russi, entrambe componenti delle forze armate ucraine, la prima di impronta liberaldemocratica e la seconda su posizioni di destra, hanno annunciato su Telegram, anche mediante video, di aver lanciato dei raid al confine tra Russia e Ucraina e di aver messo le loro bandiere nelle località di Bezlyudovka, Churovichi e Lyubimovka, nelle regioni russe di Belgorod, Bryansk e Kursk, lanciando un appello ai cittadini russi a non giustificare più le azioni dei criminali al potere e a far sì che la dittatura del Cremlino finisca e, inneggiando a una Russia libera e a città liberate.
L’assemblea parlamentare della Nato, nel frattempo, riuniti a Lussemburgo, i parlamentari di tutte le 31 nazioni alleate ,riconoscendo all’unanimità i crimini della Russia contro l’Ucraina come genocidio, si è impegnata a mantenere un sostegno “incrollabile” all’Ucraina e ha fatto appello ai leader dell’Alleanza, affinché accelerino le consegne di aerei da combattimento e di altro materiale militare di cui Kiev ha bisogno nella sua lotta contro l’aggressione russa, dichiarando che: “La Russia cerca di distruggere la democrazia dell’Ucraina e, per estensione, di minare i valori fondamentali della Nato e dell’intero mondo democratico, civile e pacifico. Al prossimo vertice di Vilnius bisognerà riconfermare che il posto giusto dell’Ucraina è nella Nato e che l’Ucraina diventerà un membro dell’Alleanza. A tal fine i governi e i parlamenti alleati dovrebbero concordare i prossimi passi significativi verso l’adesione dell’Ucraina e sottolineare la necessità di solide garanzie di sicurezza future per l’Ucraina fino all’acquisizione dell’adesione”.
Infine, fonti diplomatiche hanno fatto sapere che, causa veto dell’Ungheria, non sarebbe stato trovato un accordo al Consiglio Affari Esteri ,per approvare l’ottava tranche del rimborso degli aiuti militari a Kiev nel quadro dello European Peace Facility. Nessun disaccordo , invece, tra i 27 Stati membri sull’undicesimo pacchetto di sanzioni,” ma restano necessari ulteriori approfondimenti”. Possibile una decisione nel corso del prossimo comitato dei rappresentanti permanenti, previsto per mercoledì prossimo.
Quanto alla politica interna italiana, dopo la visita e i sopralluoghi di ieri della Presidente del Consiglio Meloni in Emilia Romagna, colpita dall’alluvione nei giorni scorsi e ancora alle prese con un’allerta rossa legata al maltempo e al pericolo di frane, il Governo ha dedicato la giornata di oggi, nella quale la Premier ha ricevuto la telefonata di vicinanza e solidarietà del Premier israeliano Netanyahu, all’ottimizzazione del Decreto ,che porterà domani in Consiglio dei Ministri ,che si terrà alle 11:00 , a Palazzo Chigi, il quale conterrà il primo pacchetto di aiuti da 100 milioni (ma si prevede che lo stanziamento nel tempo possa arrivare fino a 5 miliardi) alla popolazione emiliano-romagnola per i danni causati dalle esondazioni.
Tra le misure previste anche norme per sospendere il pagamento dei tributi e dei mutui e consentire la rateizzazione e “l’eventuale esonero dal lavoro per i dipendenti pubblici, impossibilitati, per via dell’alluvione, a recarsi a lavoro, anche facendo ricorso allo smart working, con il periodo di esenzione che costituirà servizio prestato a tutti gli effetti di legge (senza corresponsione del buono pasto) e che non rientrerà nel conteggio massimo dei 45 giorni annui per i quali sia possibile chiedere il congedo straordinario”.
A tal proposito, il ministro dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare, Lollobrigida, a margine dell’Assemblea della Coalizione mondiale dei mercati degli agricoltori di Coldiretti, organizzata in occasione della Giornata mondiale della Biodiversità, ha dichiarato: “Per quanto riguarda il nostro ministero abbiamo ricercato tutte le diponibilità e abbiamo trovato risorse pari ad almeno 100 milioni di euro per affrontare queste situazioni. Servono però cifre ben diverse. Per questo, abbiamo fatto richiesta all’Europa e auspichiamo intervenga in modo simile a quanto fatto rispetto ad altre nazioni che in precedenza si sono trovate ad affrontare criticità simili. Domani,ci sarà il Consiglio dei ministri e, successivamente, ci sarà l’incontro con il mondo delle rappresentanze dei lavoratori che ci permetterà di avere un’idea più chiara di ciò che serve. I ministeri competenti stanno svolgendo un confronto attento con chi rappresenta i più colpiti. Questo permetterà un analisi concreta delle cifre necessarie”, riecheggiato dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Urso,che, nell’ambito del Consiglio Competitività Ue, in merito ai piani del governo per sostenere le imprese colpite dalle alluvioni in Emilia-Romagna, ha detto: “Mi sono confrontato con il sistema produttivo e le istituzioni dell’Emilia-Romagna e domani presenteremo un primo pacchetto di sostegno all’interno del decreto emergenza, che prevederà mi auguro la sospensione dei mutui, la rateizzazione degli oneri fiscali e soprattutto l’attivazione del fondo di garanzia che, a nostro avviso, deve essere il massimo che ci è consentito dalle norme Ue sugli aiuti di Stato”.
Per il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Pichetto Fratin, intervistato nella trasmissione di Rai1 “Domani è un altro giorno”: “E’ ancora impossibile una stima dei danni dell’alluvione in Romagna: come si interverrà con forme di risarcimento, è ancora tutto da definire. Abbiamo avuto ieri sera l’elenco da parte della Regione di quali sono i Comuni da considerare alluvionati. Sono circa 100. Ci vorrà qualche giorno per avere un quadro un po’ più certo. La prima fase è quella della sospensione delle bollette. Quanto durerà, è una valutazione che verrà fatta in Consiglio dei ministri domani. Ci sarà una riunione successiva con il governatore Bonaccini e i rappresentanti dell’Emilia Romagna, per tirare le prime somme. L’ipotesi di usare i soldi del Pnrr per l’emergenza, non sta in piedi. Utilizziamo già i soldi del Pnrr per progetti in corso. Il Piano deve chiudere entro il giugno 2026. Pensare di progettare qualsiasi opera in qualsiasi parte d’Italia oggi significa, con i tempi tecnici che ci sono, non raggiungere l’obiettivo e perdere pure i soldi”.
Proprio a proposito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, il ministro per gli Affari Europei, il Sud e la Coesione, con delega al PNRR, Fitto, ha smentito un articolo pubblicato su La Stampa nel quale, secondo il quotidiano, il ministro avrebbe messo in discussione il Piano ,caldeggiandone la riscrittura e ,affermando l’inutilità di fondi destinati alle infrastrutture da erogare invece alle imprese.
In merito a tale articolo, è arrivata la smentita da parte dello stesso ministro Fitto, che ha dichiarato: “Nell’articolo apparso oggi sul quotidiano La Stampa, relativo al mio intervento ieri al Festival della giustizia penale a Modena, vengono riportate frasi e sintesi che io non ho pronunciato. A partire dal titolo, che fa riferimento all’inutilità dei fondi alle infrastrutture e allo smantellamento del Pnrr”.
Tuttavia, La Stampa ha replicato al ministro Fitto, sostenendo come “le sue frasi siano state riportate in modo assolutamente corretto”.
Da qui, l’intervento delle Opposizioni, in particolare del Pd, che nei giorni scorsi aveva chiesto di modificare il Piano, destinando una parte dei fondi al dissesto idrogeologico e alla prevenzione, con il responsabile economia dem, Misiani, che ha dichiarato: “Sarà sbagliato il titolo, ma il senso delle dichiarazioni del ministro Fitto è chiaro: il Pnrr va buttato via e riscritto perché l’Italia è e rimarrà non in grado di realizzare i progetti del Piano. Bandiera bianca, dunque”,e , sollecitando, tramite i capigruppo di Senato e Camera, Boccia e Braga, il Governo e il ministro a venire in Aula per un’Informativa e a votare una risoluzione sul PNRR, in quanto la priorità è la messa in sicurezza del territorio.
Dalla Maggioranza, il Vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, nonché segretario della Lega, Salvini , a margine del suo intervento all’Adriatic Sea Summer. ha rassicurato: “L’obiettivo per quel che riguarda me e il governo è spendere bene e spendere tutti i fondi del Pnrr, soprattutto quelli per le infrastrutture, perché abbiamo un gap infrastrutturale con altri Paesi europei che dobbiamo colmare quindi non è assolutamente in agenda né la restituzione di fondi né la mancata spesa di fondi; al massimo si possono rimodulare alcune voci ad altre. Dunque, nessuna rinuncia a nessun progetto, a meno che non ci siano evidenti sfasature temporali, per questioni di materiale realizzazione del progetto”.
A Bruxelles, intanto, la portavoce della Commissione europea Veerle Nuyts,in merito alla erogazione della terza rata dei fondi legati al PNRR, legata agli obiettivi già raggiunti, ha fatto sapere che: “Il lavoro sulla nostra valutazione per il via libera alla terza rata del Pnrr italiano è ancora in corso e vi sono scambi costruttivi con le autorità italiane. Non vi sono grandi aggiornamenti; il dialogo con Roma va avanti e, ove necessario le autorità italiane forniscono a Bruxelles ulteriori informazioni. La comunicazione sull’esito finale della valutazione sarà diffuso alla conclusione del processo”.
Sul tavolo dell’Esecutivo, però, non vi è solo il dossier PNRR, ma , tra le altre questioni, anche quella della delega fiscale e della riforma delle Pensioni. A tal riguardo, Palazzo Chigi ha reso noto di aver convocato i segretari generali di Cgil, Cisl, Uil e Ugl , martedì 30 maggio per “impostare il lavoro su riforme istituzionali, delega fiscale, inflazione, pensioni, sicurezza sul lavoro e produttività. All’incontro seguiranno l’avvio o la prosecuzione di tavoli specifici con i ministeri interessati”.
Sul fronte interno ai partiti, invece, mentre sembra ridursi l’apertura del Pd,guidato dalla segretaria Schlein ai riformisti, una possibile tregua potrebbe essere sancita tra il leader di Azione Calenda e di Italia Viva , Renzi, nella riunione di questa sera al Senato tra i gruppi parlamentari dei due partiti, rimasti uniti , nonostante lo stop al progetto della costituzione di un Terzo Polo riformista.
Il leader e fondatore di Italia Viva Renzi, infatti, intervistato a Metropolis, ha dichiarato: “Con Calenda dobbiamo capire se vogliamo andare insieme alle elezioni europee. E’ una questione politica. Perché dico questo perché a destra c’è la Meloni che sta giocando una partita bella complicata: vuole mettere insieme conservatori e popolari, vuole mettere insieme i polacchi e gli spagnoli che si odiano. Meloni vuole essere la grande donna che cuce la grande alleanza della destra. Mentre dall’altra parte , la Schlein punterà a fare del Pse l’aggregatore della sinistra con una visione più massimalista. Nel mezzo c’è la grande scommessa di Macron con Renew Europe. E la questione con Calenda e decidere se andare insieme o meno. Se vuole che ognuno vada per i fatti suoi allora la partita è chiusa”.
Infine, nella giornata di oggi, il Presidente della Repubblica Mattarella ha omaggiato lo scrittore, poeta e drammaturgo Alessandro Manzoni, in occasione dei 150 anni dalla sua morte. Il Capo dello Stato , recatosi a Milano per le celebrazioni di uno del padre del Romanticismo letterario e del romanzo , ha presenziato alla deposizione di una corona di alloro sulla tomba di quest’ultimo al Famedio del Cimitero monumentale e , nel suo intervento, ha dichiarato: “Con questa cerimonia – così raccolta e partecipata, per questo sarebbe piaciuta certamente a Manzoni – vogliamo rendere testimonianza di quanto l’Italia gli sia debitrice, in termini di pensiero, di produzione letteraria, di esempio morale, di evoluzione della lingua. Manzoni, uno degli spiriti più nobili del nostro Ottocento, protagonista del Romanticismo e del Risorgimento italiano. Definito, a ragione, il padre del romanzo italiano e maestro indiscusso di tante generazioni di letterati e di patrioti. La lettura dei “Promessi Sposi” ci riserva, ogni volta, nuovi e sorprendenti aspetti, per finezza, per arguzia, per profondità, per vividezza delle descrizioni, per il tratteggio psicologico dei personaggi; talmente autentici che i loro nomi, ancora oggi, definiscono caratteri esemplari. Nello sterminato territorio che separa l’universo valoriale di fra’ Cristoforo da quello, turpe, di don Rodrigo si muove – sembra dirci Manzoni – la storia, cammino dolente ma inarrestabile dell’umanità verso il futuro. Genti e popoli in marcia, con le loro speranze, i loro progressi, le loro miserie, le loro cadute. Un percorso che – come è stato ricordato poc’anzi – Manzoni affida nelle mani della Divina Provvidenza. Ma che è quanto di più lontano da un rassegnato fatalismo, perché gli uomini, mediante la loro forza e le loro debolezze, sono e restano i costruttori del proprio presente e del proprio avvenire. Figlio del suo secolo, Manzoni ha avuto la peculiarità – che appartiene soltanto ai grandi – di gettare sulla società e sulla realtà storica del suo tempo uno sguardo lungimirante, capace di andare oltre, collegandosi – e spesso ispirandole – alle forze più vive e dinamiche della cultura italiana ed europea, pervase dall’aspirazione alla libertà, all’indipendenza, all’autodeterminazione. Un’aspirazione che non può essere disgiunta dall’opposizione e dalla ripugnanza nei confronti della tirannide, dell’abuso di potere, della violenza, dell’ingiustizia, specialmente contro i poveri, gli umili, gli indifesi. Manzoni si è sempre sottratto, per la sua proverbiale riservatezza e anche per ragioni di salute, alla militanza politica in senso stretto. Ma è considerato, ben a ragione, un ispiratore e un propulsore del nostro Risorgimento e dell’Unità d’Italia. Ed è, a tutti gli effetti, un padre della nostra Patria.Ricollegandosi alla grande tradizione della poesia civile, di Dante, Petrarca, Foscolo, ambiva a un’Italia unita, che non fosse una mera espressione geografica, una addizione a freddo di diversi Stati e staterelli, ma la sintesi alta di un unico popolo, forte, orgoglioso della sua cultura, della sua storia, della sua lingua, delle sue radici. Ve ne è traccia, efficace e di rimpianto, nel Coro dell’Adelchi .Al poeta Lamartine, che aveva parlato sprezzante di “diversità” di “popoli” italiani, Manzoni rispose con una lettera sdegnata: «No, non c’è più differenza tra l’uomo delle Alpi e quello di Palermo che tra l’uomo sulle rive del Reno e quello dei Pirenei.» Cattolico integrale, ma mai integralista, Manzoni ha affrontato la questione dell’ingresso e della presenza delle masse cattoliche all’interno del processo risorgimentale e di formazione nazionale, respingendo ogni tentazione di mantenimento di forme di potere temporale della Chiesa, da lui considerato storicamente superato, origine di corruzione e fonte di gravi mali. Fu Paolo VI, Prof. Bazoli, a ricordare che fu provvidenziale la perdita del potere temporale ad opera dello Stato italiano. Anche quando queste tentazioni temporalistiche o neotemporalistiche si presentavano nella forma temperata e accattivante proposta da animi illuminati, come Gioberti o il suo amico, e padre spirituale, Rosmini. Da senatore, infatti, Manzoni non ebbe alcuna remora nel votare a favore di Roma capitale, nonostante la minaccia di scomunica papale. Si è molto parlato e discusso – a proposito di Manzoni – del suo cattolicesimo liberale; del suo punto di vista sulle masse popolari, del suo interesse – del suo amore, in realtà – per gli umili e per gli oppressi. Francesco De Sanctis, in pagine illuminanti, definisce la concezione manzoniana come “eminentemente democratica”: «Non è il titolo – scriveva De Sanctis – e non la ricchezza, e non la dignità e neppure la scienza che crea l’interesse estetico; è il carattere morale, non privilegio di classe o di professione, ma partecipe a tutti: ideale democratico – aggiungeva De Sanctis – che è la negazione di ogni aristocrazia di convenzione.» Conosciamo le riserve di Gramsci e di altri studiosi sul cosiddetto “paternalismo” manzoniano o sul suo vero o presunto “moderatismo”. Non spetta certo a me rievocare o valutare queste controversie politico-letterarie, peraltro influenzate dallo spirito dei tempi in cui si svilupparono. Ma vorrei condividere qualche breve riflessione sul Manzoni civile. A proposito del Romanticismo e del Risorgimento italiano si cita spesso la triade Dio, Patria, Famiglia, quasi in contrapposizione alla triade della Rivoluzione Francese, Libertà, Eguaglianza, Fraternità. È una cesura eccessivamente schematica. Il romantico e cattolico Manzoni, in verità, non rinnega i valori della Rivoluzione Francese, anzi, li approva e li condivide, insistendo soprattutto sul quello più trascurato, la fraternità. La Rivoluzione Francese, secondo Manzoni, aveva tradito questi valori, perché, con il giacobinismo, si era trasformata nell’ideologia del Terrore e della violenza. Nulla, per l’autore dei Promessi Sposi, è più nefasto delle teorie politiche astratte che immolano sull’altare della ragion di Stato i diritti di uomini o di intere popolazioni. Nulla, per lui, è più sacro della vita umana. La verità deve prevalere sulla menzogna, la tolleranza sull’odio, la pietà sulla violenza, la morale sul calcolo di convenienza. A differenza di molti suoi contemporanei, che vagheggiavano improbabili ritorni a ere classiche e pre-cristiane, scrive che non bisogna provare alcuna nostalgia per “la barbarie degli antichi”, un’epoca caratterizzata da guerre di conquista, stermini, distruzioni, sopraffazioni, riduzione in schiavitù. Non c’è alcun quietismo, alcuna rassegnazione: Manzoni sostiene i moti di indipendenza nazionale, incoraggia i venti di libertà che spirano in Italia e in tante altre parti del mondo – non a caso nella Pentecoste ricorda America Latina, Irlanda, Libano e Haiti – giungendo, davanti alle aggressioni e alle ingiustizie, a teorizzare la legittimità della resistenza. Ma – nella sua visione – è la persona, in quanto figlia di Dio, e non la stirpe, l’appartenenza a un gruppo etnico o a una comunità nazionale, a essere destinataria di diritti universali, di tutela e protezione. È l’uomo in quanto tale, non solo in quanto appartenente a una nazione, in quanto cittadino, a essere portatore di dignità e di diritti.Colpisce quanto ricordato da Margherita Provana di Collegno, assidua frequentatrice di Manzoni, a proposito del triste fenomeno della schiavitù: Manzoni le confidò, infatti, che “benché l’America abbia il Governo più libero ed il Re di Napoli il più tirannico, pure, se gli avessero fatto scegliere di rinascere, o americano, o napoletano, avrebbe preferito di nascere napoletano, perché nulla esiste di peggio della mostruosa schiavitù.” Nell’idea manzoniana di libertà, giustizia, eguaglianza, solidarietà si può scorgere una anticipazione della visione di fondo della Dichiarazione universale dei diritti dell’Uomo del 1948.Una carta fondamentale, nata dopo gli orrori della Seconda Guerra mondiale, che individua la persona umana in sé, senza alcuna differenza, come soggetto portatore di diritti, sbarrando così la strada a nefaste concezioni di supremazia basate sulla razza, sull’appartenenza, e, in definitiva, sulla sopraffazione, sulla persecuzione, sulla prevalenza del più forte. Concetti e assunti che – come ben sappiamo – sono espressamente posti alla base della nostra Costituzione repubblicana. Dai diritti dell’uomo la concezione manzoniana si allarga a quella del diritto internazionale e dei rapporti tra gli Stati, dove si ritrova una critica lucida e serrata al nazionalismo esasperato. Perché la moralità, la fraternità e la giustizia devono prevalere sugli odi, sugli egoismi, sulle inutili e controproducenti rivalità. scrive Manzoni in un frammento delle Osservazioni sulla Morale Cattolica, pubblicato postumo: “Bisogna sentire e ripetere che la somiglianza che ci dà l’essere d’uomo è ben più forte che la diversità di nazione; che il Vangelo ci ha fatto conoscere che abbiamo un cuore grande abbastanza per amar tutti gli uomini; che gli sforzi di una nazione contro l’altra (…) son sempre piccioli, perché fondati sulla passione e non sulla ragione e sulla verità; sono inutili, perché non ottengono stabilmente nemmeno il fine che si propongono quelli che li fanno; sono impolitici, perché producono (…) l’indebolimento e il pervertimento dei popoli”.Manzoni si spinge anche oltre, prefigurando la illiceità di accordi internazionali ratificati sulla testa dei popoli e degli Stati: in una lettera al genero Giovan Battista Giorgini, del marzo 1861, parla esplicitamente della “ingiustizia e la nullità morale di trattati stipulati da alcuni sugli affari d’altri, senza sentirli e con il solo titolo della forza, e dell’inaudita e iniquissima teoria che attribuiva a quegli alcuni … il diritto di costituire un diritto sopra gli altri. ”Per concludere, vorrei segnalare un ultimo aspetto che mi sembra di particolare attualità. Sono state scritte pagine illuminanti sulla sua vicinanza, sull’empatia, sulla condivisione nei confronti delle masse popolari, che per la prima volta diventano protagoniste di un romanzo. Utilizzando una terminologia moderna, di oggi, possiamo parlare di un Manzoni certamente “popolare”, ma non “populista”. Il legame controverso che Manzoni stabilisce tra potere e opinione pubblica, tra giustizia e sentimenti diffusi, ci induce a riflettere – sia pure in tempi incommensurabilmente distanti – sui pericoli che oggi corrono le società democratiche di fronte alla diffusione del distorto e aggressivo uso dei social media, dell’accentramento dei mezzi di comunicazione nelle mani di pochi, della disinformazione organizzata e dei tentativi di sistematica manipolazione della realtà. E, anche, sulla tendenza, registrabile in tutto il mondo, di classi dirigenti di assecondare la propria base elettorale o di consenso e i suoi mutevoli umori, registrati di giorno in giorno tramite i sondaggi, piuttosto che dedicarsi a costruire politiche di ampio respiro, capaci di resistere agli anni e di definire, in tal modo, il futuro. Già nei Promessi Sposi, nei capitoli dedicati alla peste, Manzoni scriveva icasticamente a proposito di questi rischi: “Il buon senso c’era; ma se ne stava nascosto, per paura del senso comune”. La “Storia della Colonna infame” – un capolavoro di letteratura civile, compreso e rivalutato soltanto a partire dal secolo scorso – ci ammonisce di quanto siano perniciosi gli umori delle folle anonime, i pregiudizi, gli stereotipi; e di quali rischi si corrano quando i detentori del potere – politico, legislativo, giudiziario – si adoperino per compiacerli a ogni costo, cercando soltanto un consenso effimero. Un combinato micidiale, che invece di produrre giustizia, ordine e prosperità – che è il compito precipuo di chi è chiamato a dirigere – produce tragedie, lutti e rovine.Autorità, care studentesse, cari studenti,Alessandro Manzoni ci ha regalato alcune delle pagine più belle e intense della nostra letteratura. Il suo altissimo senso morale, la sua ispirazione ideale, insieme umana e cristiana, ci è continuamente di riferimento e di sprone. Come tutti gli spiriti eletti e gli artisti universali, Manzoni parla tuttora all’uomo di oggi, alle sue inquietudini e alle sue ricerche di senso, con voce autorevole, ferma e appassionata. Anche per questo, oggi, gli rendiamo omaggio”.
La Presidente del Consiglio Meloni, invece, per i 150 anni dalla morte dello scrittore, celebrato anche dai Presidenti di Senato e Camera, La Russa e Fontana, in un messaggio ufficiale, ha scritto: “L’Italia e gli italiani celebrano oggi Alessandro Manzoni. La Nazione rende omaggio ad un grande italiano, dal pensiero universale e sempre attuale, che ha avuto un ruolo fondamentale nella diffusione della lingua italiana e ha accompagnato, con le sue opere, il Risorgimento e il cammino verso l’Unità d’Italia.
Manzoni è un grande esempio di amore per l’Italia, per la sua storia e per la sua produzione letteraria. I suoi scritti hanno contribuito, e continueranno a contribuire, alla formazione dell’identità nazionale e alla crescita culturale e civile del nostro popolo.
A 150 anni dalla sua morte celebriamo la sua grandezza e rinnoviamo il nostro impegno per custodire e valorizzare la sua eredità”.
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