di Federica Marengo venerdì 8 agosto 2025

-Al termine di una riunione del Gabinetto di sicurezza durata 10 ore, il governo israeliano ha dato il via libera al controllo totale di Gaza. Il piano del Premier Netanyahu, secondo la nota diffusa dal suo ufficio, prevede cinque principi per la fine della guerra: smantellamento dell’arsenale di Hamas, ritorno di tutti gli ostaggi, vivi e deceduti; smilitarizzazione della Striscia di Gaza; controllo della sicurezza da parte di Israele sulla Striscia; istituzione di un’amministrazione civile alternativa, che non sia né Hamas né l’Autorità palestinese”.
Netanyahu ha quindi sottolineato che non si tratterà di un’annessione della Striscia , in quanto quest’ultima passerà sotto il controllo di forze arabe terze. e che le Forze armate garantiranno assistenza umanitaria alla popolazione civile al di fuori delle zone di combattimento.
Un alto funzionario israeliano ha poi aggiunto che “l’operazione che l’Idf preparerà riguarda solo Gaza City e che l’obiettivo è evacuare tutti i residenti della città verso i campi profughi centrali e altre aree entro il 7 ottobre 2025 (data del secondo anniversario del massacro di Hamas nel sud di Israele).
Contrari al piano di controllo della Striscia, il capo di Stato maggiore dell’esercito israeliano, secondo cui, come riportato da Channel 12, non esiste una risposta umanitaria per il milione di persone che verranno spostate da Gaza; sarà tutto estremamente complesso e gli ostaggi non torneranno, e le famiglie degli ostaggi (20) ancora prigionieri di Hamas, per cui “il piano è una condanna a morte”.
Critico anche il leader dell’opposizione Lapid, che ha definito il piano: “un disastro che porterà a molti altri disastri” , evidenziando: “In completo contrasto con l’opinione dell’esercito e delle forze di sicurezza, senza considerare l’indebolimento e l’esaurimento delle forze combattenti, Ben Gvir e Smotrich hanno trascinato Netanyahu in un’azione che richiederà molti mesi, porterà alla morte degli ostaggi, all’uccisione di molti soldati, costerà ai contribuenti israeliani decine di miliardi e porterà a un collasso politico. Questo è esattamente ciò che Hamas voleva: che Israele rimanesse intrappolato nel territorio senza un obiettivo, senza definire il quadro per il giorno dopo, in un’occupazione inutile che nessuno capisce dove stia portando”.
L’Alto commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, Volker Türk, in un comunicato, in cui sottolinea che l’ONU esige che Israele “fermi immediatamente” il proprio piano di controllo militare sulla Striscia di Gaza, ha affermato che: “Il piano del governo israeliano per una completa presa militare della Striscia di Gaza occupata rischia di tradursi in sofferenze indicibili e crimini atroci e deve essere “immediatamente fermato. Il piano è in contrasto con la sentenza della Corte internazionale di Giustizia, secondo cui Israele deve porre fine alla sua occupazione il prima possibile, con la realizzazione della soluzione concordata dei due Stati e con il diritto dei palestinesi all’autodeterminazione. Questa ulteriore escalation si tradurrà in un ulteriore esodo forzato di massa, ulteriori uccisioni, ulteriori sofferenze insopportabili, distruzione insensata e crimini atroci. Invece di intensificare questa guerra, il governo israeliano dovrebbe impegnarsi al massimo per salvare le vite dei civili di Gaza, consentendo il pieno e incondizionato flusso di aiuti umanitari. Inoltre, gli ostaggi devono essere rilasciati immediatamente e incondizionatamente dai gruppi armati palestinesi, così come i palestinesi detenuti arbitrariamente da Israele.
Per domenica è stata fissata la riunione del Consiglio di Sicurezza ONU.
Contrarie al piano di occupazione della Striscia, le cancellerie d’Europa e le cancellerie internazionali, con il cancelliere tedesco Merz che ha annunciato la sospensione delle forniture di armi a Israele.
Per l’Ue, il Presidente del Consiglio europeo, Costa, esortando “vivamente” il governo di Netanyahu “a riconsiderare la sua decisione”, in un post social, ha scritto: “Il piano di occupare Gaza deve avere conseguenze sulle relazioni Ue-Israele. Un’operazione del genere – insieme alla continua espansione illegale degli insediamenti in Cisgiordania, alla massiccia distruzione di Gaza, al blocco degli aiuti umanitari e alla diffusione della carestia – non solo viola l’accordo con l’Ue annunciato dall’alto Rappresentante il 19 luglio, ma mina anche i principi fondamentali del diritto internazionale e i valori universali”.
Per gli USA, invece, il vicepresidente americano Jd Vance ,nel suo incontro con il ministro degli Esteri britannico David Lammy nella sua residenza di campagna, Chevening House, nel Kent, ha detto: “Gli Stati Uniti non hanno intenzione di riconoscere uno Stato palestinese. Non so neanche cosa significherebbe riconoscere uno Stato palestinese, data la mancanza di un governo funzionante. Vogliamo fare in modo che Hamas non possa più attaccare civili israeliani innocenti e pensiamo che questo debba avvenire attraverso lo sradicamento di Hamas. In secondo luogo, il presidente è rimasto molto colpito da queste terribili immagini di una crisi umanitaria a Gaza e vogliamo assicurarci di risolvere il problema”.
Il ministro degli Esteri britannico, Lammy, proprio in merito ha sottolineato la contrarietà al piano israeliano di controllo della Striscia e la “profonda preoccupazione” di Londra per l’emergenza umanitaria in corso, oltre a ricordare che “tutti vorrebbero vedere la liberazione degli ostaggi” israeliani.
Per l’Italia , che ha inviato cento tonnellate di carichi di aiuti umanitari per la popolazione di Gaza e , per cui il piano di controllo della Striscia è “un errore”, nelle scorse ore, alla luce degli ultimi risvolti nella guerra in Ucraina e in Medio Oriente, la Presidente del Consiglio Meloni ha avuto dei colloqui telefonici con il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, con il Presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, e con il Presidente degli Emirati Arabi Uniti, S.A. Sheikh Mohamed bin Zayed Al Nahyan.
Come si legge nella nota diffusa da Palazzo Chigi, sulla guerra in Medio Oriente, la Presidente Meloni ha condiviso con il Presidente emiratino “l’eccellente cooperazione nella consegna degli aiuti umanitari a Gaza”, ribadendo “la necessità di una cessazione immediata delle ostilità, del rilascio degli ostaggi nelle mani di Hamas e di un accesso degli aiuti pieno e senza ostacoli per porre fine all’ingiustificabile crisi umanitaria in corso nella Striscia”.
L’Italia, poi, come reso noto dal Vicepremier e ministro per gli Affari Esteri e la Cooperazione internazionale, Tajani, ha firmato una dichiarazione congiunta con Germania, Regno Unito, Australia, Nuova Zelanda , Francia, Canada, Austria e Norvegia che condanna la decisione di Israele di espandere l’operazione militare a tutta la Striscia.
La rappresentante permanente aggiunta d’Israele presso le organizzazioni internazionali a Roma, Gill, in un incontro con i media nell’Ambasciata israeliana , a Roma, ha dichiarato: “Israele sollecita l’Onu affinché faccia pressione su Hamas ed i palestinesi per la liberazione degli ostaggi, o almeno affinché sia garantito l’accesso a loro da parte della Croce Rossa e sia consentito il libero flusso degli aiuti senza che il gruppo filo-iraniano li saccheggi. Israele non consentirà l’accesso dei media internazionali alla Striscia di Gaza fino a quando le ostilità “non diminuiranno”.
L’ufficio del presidente dell’Autorità nazionale palestinese (Anp), Abu Mazen (Mahmud Abbas), accusando Israele di proseguire in una politica di “genocidio e carestia”, ha evidenziato: “La decisione del governo Netanyahu sull’occupazione della Striscia di Gaza rappresenta “un crimine a pieno titolo in violazione del diritto internazionale” che “causerà una catastrofe umanitaria senza precedenti. Il diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese” in uno Stato “con Gerusalemme est capitale”, sollecitando Donald Trump, a fermare il piano di Netanyahu e a spingere per una soluzione di “pace permanente”.
L’ambasciatore palestinese ha chiesto per oggi o al massimo per domani, una riunione urgente del Consiglio di Sicurezza Onu, mentre in queste ore si terrà al Palazzo di Vetro un incontro tra gli ambasciatori del gruppo dei Paesi arabi per agire in maniera collettiva.
Hamas , che ha respinto il piano del Premier israeliano Netanyahu, in una dichiarazione ha affermato che la popolazione di Gaza “continuerà a ribellarsi contro l’occupazione”, evidenziando: “L’espansione dell’aggressione contro il nostro popolo palestinese non sarà una passeggiata. L’uso da parte di Israele del termine “controllo” invece di “occupazione” è un tentativo di “eludere la propria responsabilità legale per le conseguenze del suo brutale crimine contro i civili. Il governo israeliano non si cura del destino degli ostaggi. Si rendono conto che espandere l’aggressione significa sacrificarli. La decisione di Israele di assumere il controllo di Gaza City è un “crimine di guerra e spiega l’improvviso ritiro di Israele dall’ultimo round di negoziati. L’occupazione di Gaza “non sarà un picnic e non ci saranno rese”.
Tuttavia, nello stesso comunicato, Hamas si è detto “pronto a un accordo” per il rilascio degli ostaggi e ha reso noto di aver comunicato la propria disponibilità ai mediatori egiziani e qatarioti, in cambio della fine della guerra e del ritiro delle forze di occupazione.
Intanto, mentre nella Striscia proseguono i raid israeliani e si continua a morire per i bombardamenti e per la fame, in Siria , circa 400 rappresentanti delle comunità curda, drusa, alawita e cristiana, hanno organizzato una conferenza “per l’unità” del Paese nella provincia nordorientale di Hasaka, reclamando modifiche alla Costituzione approvata lo scorso marzo dal presidente di transizione, Ahmed Al Sharaa, in quanto, il testo della Costituzione “non risponde alle aspirazioni dell’intero popolo siriano in materia di libertà e dignità umana” e hanno invitato il governo a garantire “una più ampia partecipazione e un’equa rappresentanza di tutti sia nella Costituzione sia nelle istituzioni per riconoscere la diversità etnica, culturale e religiosa del Paese”.
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