di Federica Marengo martedì 6 maggio 2025

-All’indomani dell’annuncio da parte del Premier israeliano Netanyahu del piano per conquistare buona parte della Striscia di Gaza e il mantenimento dei territori, spostando a sud la popolazione palestinese, approvato dal Gabinetto di sicurezza all’unanimità, così come il piano per gli aiuti umanitari, che saranno distribuiti da privati e da organizzazioni internazionali, respinti da UE e Onu (e dall’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari), nelle ultime ore si è detta contraria anche Parigi, con il ministro degli Esteri francese Barrot, che in un’intervista radiofonica, ha detto: “Parigi condanna molto fermamente la nuova campagna militare israeliana nella Striscia di Gaza. È inaccettabile. Il governo israeliano sta violando il diritto umanitario”.
Contraria anche la Cina, con il portavoce del ministero degli Esteri Lin Jian, che ha dichiarato: “La Cina esprime la sua contrarietà al piano di Israele sulla conquista della Striscia di Gaza, inclusa la prospettiva di spostare gran parte dei palestinesi. La Cina è molto preoccupata per l’attuale situazione tra Palestina e Israele. Pechino si oppone alle azioni militari in corso di Israele a Gaza e auspichiamo che tutte le parti continuino a impegnarsi e ad attuare efficacemente l’accordo di cessate il fuoco”.
Il Presidente del Consiglio Ue Costa, tornando sulla questione, ai microfoni della radio spagnola Cadena Ser, ha detto: “Ciò che sta cercando di fare il governo israeliano di Benjamin Netanyahu è distruggere la possibilità fisica dell’esistenza di due Stati, perché continua a distruggere Gaza e compie azioni molto violente in Cisgiordania. Sta cercando di attuare un piano inaccettabile di sostituzione della popolazione a Gaza. L ‘Unione Europea, quindi, deve condannare assolutamente l’atteggiamento di violazione del diritto internazionale di Israele, appoggiare la soluzione dei due Stati e dare appoggio al piano della Lega Araba per la ricostruzione di Gaza”.
La Vicepresidente della Commissione Ue e Alta rappresentante per la politica estera dell’Ue Kaja Kallas, invece, in un post social, ha scritto di aver detto al suo omologo israeliano, Gideon Saar, durante una telefonata, che la situazione a Gaza è “insostenibile” e che “le consegne di aiuti devono ricominciare ora”.
Tuttavia, il ministro israeliano Smotrich ha scritto in un post social che “per la prima volta si parla senza imbarazzo di conquista di Gaza” e che “l’Idf conquisterà la Striscia di Gaza, manterrà il controllo sul territorio per lungo tempo e porrà fine all’assurdità per cui forniamo assistenza logistica al nostro nemico”, aggiungendo: “Gestiremo questo evento in modo completamente diverso”.
Inoltre, nel post in cui ha pubblicato lo spezzone di un’intervista televisiva in cui afferma che “tra qualche mese Israele potrà affermare di aver vinto, il ministro Smotrich ha affermato che “fra sei mesi la Striscia di Gaza sarà priva di Hamas come entità funzionante , né militare, né civile, né governativa” e che “tutta la popolazione sarà concentrata in una zona umanitaria a sud dell’asse Morag”.
Quanto ai negoziati sul cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi, che Israele ha precisato continueranno fino all’operazione che prenderà il via dopo la visita di Trump in Medio Oriente della prossima settimana, il portavoce del Ministero degli Esteri del Qatar, Majed al-Ansari, Paese mediatore tra Israele ed Hamas , insieme con l’Egitto, in costante contatto con l’inviato speciale per il Medio Oriente degli USA Witkoff, ha dichiarato che sta continuando i suoi sforzi per mediare una tregua a Gaza, e che vi sono “contatti in corso tra le parti interessate”.
Tuttavia, Hamas, tramite un esponente dell’ufficio politico , ha dichiarato all’AFP che: “I negoziati sulla tregua non hanno più alcun senso. Non ha alcun senso impegnarsi in negoziati, né esaminare nuove proposte di cessate il fuoco mentre prosegue la guerra della fame e la guerra di sterminio nella Striscia di Gaza”, per poi rivolgere un appello alla comunità internazionale affinché “faccia pressione sul governo Netanyahu per mettere fine al crimine di affamare, assetare e uccidere la popolazione palestinese di Gaza”.
Poi, in un’intervista a Drop Site News, riportata da al Jazeera, Hamas è tornata a chiarire le sue condizioni per un eventuale accordo con Israele, ovvero: una tregua lunga di cinque-sette anni per costruire “fiducia e stabilità” e il ritiro completo dell’esercito di Israele dalla Striscia.
Quanto agli attacchi delle forze israeliane e delle forze USA sul porto di Hodeidha, in Yemen , in cui una persona è stata uccisa e 4 ferite e su Bajil, in cui 3 persone sono state uccise e 35 ferite, in risposta al raid degli Houthi sull’aeroporto Ben Gurion di domenica scorsa, Israele ha attaccato anche l’aeroporto di Sanaa.
Immediata, la risposta del gruppo di ribelli filo-iraniani che, tramite un esponente del suo ufficio politico, ha dichiarato: “Israele ha superato le linee rosse e ora deve aspettarsi una reazione da parte degli yemeniti. Gli attacchi contro Israele continueranno fino a quando la guerra a Gaza non cesserà e l’assedio sulla Striscia non sarà revocato”.
Il Premier israeliano Netanyahu, ha dichiarato in merito: “Ho detto molte volte che chi attacca lo Stato di Israele, lo fa a proprio rischio e pericolo. Ieri ho detto che l’attacco degli Houthi non avrebbe ricevuto una sola risposta simbolica, ma molteplici colpi. Ieri abbiamo dato un colpo duro al porto di Hodeida. Oggi i nostri aerei hanno attaccato l’aeroporto di Sanaa, un aeroporto che consente al loro esercito terroristico di operare e fungere da ingresso aereo per lo Stato del terrore, che permette il lancio di missili contro di noi. La decisione su quando rispondere, come farlo e contro quali obiettivi è una valutazione che facciamo ogni volta. E questo vale anche per il patrocinatore degli Houthi, l’Iran, che senza la sua approvazione e il suo continuo supporto, gli Houthi non sarebbero in grado di condurre questi attacchi missilistici criminali contro di noi. Il Presidente Trump l’ha detto un mese e mezzo fa. Io lo ripeto oggi: regoleremo i conti con chiunque attacchi lo Stato di Israele”.
Successivamente, il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha rivelato alla stampa che gli Houthi, in Yemen, “hanno chiamato per chiedere lo stop dei bombardamenti USA e promesso di “non attaccare più le navi”. I giornalisti gli hanno chiesto quale fosse la fonte della notizia, ma Trump ha affermato che “non importava”, aggiungendo solo che proveniva da una “buona fonte”.
Quanto all’Iran, che ha smentito tramite il ministro degli Esteri di Terhan, definendole “infondate”, le accuse degli USA e di Israele di essere responsabile degli attacchi degli Houthi, l’agenzia iraniana Nournews, citando un funzionario iraniano, ha fatto sapere che “Il quarto round di colloqui sul nucleare tra Iran e Stati Uniti si terrà domenica in Oman”.
Da Mosca, il portavoce del Cremlino, Peskov ha reso noto che “Il Presidente russo Vladimir Putin ha avuto un colloquio telefonico con l’omologo iraniano, Masoud Pezeshkian, nel corso del quale ha confermato la disponibilità della Russia a promuovere il dialogo per arrivare a un accordo equo sul programma nucleare iraniano” e che “Nel corso della conversazione i due leader hanno discusso dei colloqui tenuti finora dall’Iran con gli Stati Uniti, con la mediazione dell’Oman, sul suo programma nucleare”.
Il Presidente russo, Putin, poi, ha avuto un colloquio telefonico, il primo dal dicembre 2023, anche con il primo ministro israeliano, Netanyahu, il cui ufficio stampa ha fatto sapere che: “Netanyahu e Putin si sono scambiati calorosi auguri in occasione dell’80mo anniversario della vittoria sulla Germania nazista nella Seconda guerra mondiale” e che “Netanyahu ha sottolineato il contributo dell’Armata rossa nella vittoria sui nazisti e il ruolo dei numerosi comandanti e combattenti ebrei nella guerra”. Inoltre, i due leader hanno discusso anche degli sviluppi regionali.
Nel frattempo, in Siria i residenti drusi nei pressi di Damasco , si sono opposti alla richiesta del governo di consegnare le loro armi leggere, affermando che “le autorità non hanno ancora affrontato i timori di nuovi attacchi” dopo quelli dei giorni scorsi. Ciò, mentre il leader siriano Ahmed al-Sharaa, alla sua prima visita in Europa, si è recato a Parigi per incontrare il Presidente francese Macron. Incontro nel quale, il capo dell’Eliseo ha ribadito “il sostegno della Francia alla costruzione di una nuova Siria, libera, stabile e sovrana, che rispetti tutte le componenti della società siriana”.
©Riproduzione riservata