di Federica Marengo lunedì 28 aprile 2025

-Continuano i bombardamenti israeliani sulla Striscia. Nelle ultime 24 ore, infatti, secondo il ministero della Salute di Gaza ,governata da Hamas, le persone uccise sarebbero 57, mentre dalla fine del cessate il fuoco, il 18 marzo scorso, 2.222 persone sono state uccise e 5.751 ferite.
L’Idf ha poi effettuato un terzo raid mirato anche sulla periferia sud di Beirut, roccaforte di Hezbollah, dopo il cessate il fuoco siglato il 27 novembre 2024.
Sul fronte del Mar Rosso, i media dei ribelli yemeniti filoiraniani Houthi hanno reso noto che i recenti attacchi statunitensi su un centro migranti a Saada, nel nord-ovest dello Yemen, hanno causato la morte di almeno 68 persone. L’Iran , tramite il portavoce del ministero degli Esteri, ha condannato tali attacchi USA ,definendoli : “crimini di guerra”.
Intanto, quest’oggi, sono iniziate, presso la Corte Internazionale di Giustizia dell’Aja le udienze dedicate agli obblighi umanitari di Israele nei confronti dei palestinesi, dopo 50 giorni del blocco totale da parte di Israele dell’ingresso degli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza.
In merito, è arrivata la replica del ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa’ar , che ha dichiarato: “Non è Israele che dovrebbe essere processato, ma l’ Onu e l’ Unrwa che coordina gli aiuti a Gaza”.
Un alto funzionario palestinese, invece, ha dichiarato alla Corte internazionale di giustizia dell’ Aja che “Israele sta bloccando gli aiuti umanitari ai palestinesi di Gaza come arma di guerra”.
Quanto ai negoziati al Cairo sul cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi, con i mediatori Egitto e Qatar, dopo la proposta di Hamas del rilascio di tutti gli ostaggi in cambio di una tregua di cinque anni, secondo i media locali, un “alto funzionario politico israeliano”, che ha risposto in forma anonima, avrebbe rifiutato tale proposta , dichiarando: “Alcuni Paesi arabi stanno proponendo idee come quella di fermare la guerra per 5 anni. Non c’è alcuna possibilità che accetteremo una tregua con Hamas, che gli permetterebbe solo di riarmarsi, riprendersi e continuare la sua guerra contro lo stato di Israele con maggiore intensità.
Sempre, l’Alto funzionario politico israeliano ha spiegato che il motivo per cui non “è iniziata una guerra su vasta scala dopo il cessate il fuoco, ma solo un processo graduale, deriva dalla possibilità che i negoziati portino al rilascio dei rapiti” e che Israele vuole “esaurire gli sforzi per riavere gli ostaggi, ed è questo che influenza i suoi schemi d’azione”, in quanto “sta ancora cercando di esaurire gli sforzi per liberare gli ostaggi nell’ambito dell’accordo, sebbene la pazienza non sia infinita”.
Inoltre, Israele ha ribadito la richiesta che Hamas si disarmi e che i leader di Gaza vadano in esilio, individuando nell’Algeria uno dei Paesi che potrebbero accoglierne i capi . Hamas, però, ha già fatto sapere che non intende lasciare le armi.
Le famiglie degli ostaggi israeliani hanno criticato sia il rifiuto del governo di Netanyahu di accettare la proposta di Hamas che le modalità di comunicazione del rifiuto alla proposta di Hamas attraverso i media, invitando il Premier Netanyahu a incontrare le famiglie e informarle sullo stato dei negoziati.
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