di Federica Marengo giovedì 21 settembre 2023
-Si è tenuto nella serata di ieri (nella notte, in Italia), nell’ambito della 78° Assemblea Generale dell’Onu, di fronte a 193 Paesi, il discorso della Premier Meloni ,incentrato su tre questioni principali: la guerra in Ucraina, l’immigrazione e, infine, le incognite dell’intelligenza artificiale e il rischio di uno sviluppo tecnologico incontrollato.
Quindi, in premessa, la Presidente del Consiglio, che oggi , di ritorno dagli USA , ha ricordato il giudice e beato Livatino, rinnovando l’impegno del Governo nella lotta alla mafia, ha sottolineato: “È un onore, per me, rappresentare l’Italia di fronte all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Un onore che, tuttavia, non è leggero come il privilegio, ma pesante come pesante è la responsabilità. Perché noi viviamo un’epoca complessa, fatta di emergenze e mutazioni continue, e non possiamo permetterci il lusso delle frasi di circostanza, dei principi decantati ma non attuati, delle scelte facili in luogo di quelle giuste. Dobbiamo tornare al senso profondo di ciò che ha dato vita a questo luogo, la Comunità delle Nazioni e dei popoli che si riconoscono nella Carta delle Nazioni Unite del 1945, nata per trovare soluzioni condivise che potessero garantire pace e stabilità. Sono in fondo due gli elementi che hanno dato un senso a questo luogo. Da una parte le Nazioni, che esistono perché rispondono al bisogno naturale degli uomini di sentirsi parte di una comunità di destino, di appartenere ad un determinato popolo e di poter condividere con altre persone la stessa memoria storica, le stesse leggi, gli stessi usi e costumi. In una parola, l’identità. E dall’altra parte l’aspirazione di quelle Nazioni, differenti tra loro, di trovare un luogo nel quale risolvere le controversie internazionali con uno strumento più difficile da utilizzare ma decisamente più efficace nei risultati della forza, cioè lo strumento della ragione. Se questi due elementi, la Nazione e la Ragione, sono ancora il fondamento di ciò che ci muove, allora dobbiamo respingere il racconto interessato e utopico di chi dice che un mondo senza Nazioni, senza confini e senza identità, sarebbe anche un mondo senza conflitti, e con altrettanta determinazione dobbiamo impedire il ritorno della forza come strumento di risoluzione delle controversie internazionali”.
Poi, sulla guerra in Ucraina, ha detto: “La guerra di invasione russa dell’Ucraina ci racconta esattamente questo. Che di fronte a chi vorrebbe riportarci al tempo delle guerre di dominio e di stampo neo-imperialista del quale pensavamo di esserci liberati nel secolo scorso la Ragione può ancora avere la meglio, e che l’amore di Patria, il valore della Nazione, può ancora essere difeso oltre l’inimmaginabile.
Sta a noi, a ciascuno di noi, decidere da quale parte della storia stare, in coscienza. Ma non dobbiamo prenderci in giro, perché questa è la posta in gioco. La scelta tra la Nazione e il caos, e tra la Ragione e la prevaricazione. L’Italia ha scelto chiaramente da che parte stare. Lo ha fatto per senso di giustizia. Lo ha fatto perché è consapevole di quanto sarebbe difficile governare un mondo nel quale ha avuto la meglio chi bombarda le infrastrutture civili sperando di piegare un popolo con il freddo e il buio, chi utilizza come arma l’energia e ricatta le Nazioni in via di sviluppo impedendo di esportare il grano, la materia prima indispensabile per sfamare milioni di persone. Le conseguenze del conflitto in Ucraina travolgono tutti come in un domino, ma impattano soprattutto sulle Nazioni del sud del mondo. È una guerra mossa non solo contro l’Ucraina, ma contro le Nazioni più povere”.
Da qui, l’attenzione dell’Italia, particolarmente rivolta all’Africa e l’impegno in prima linea nella lotta contro i trafficanti di esseri umani: “L’attenzione dell’Italia è rivolta particolarmente verso l’Africa, dove nazioni già provate già provate dai lunghi periodi di siccità e dalle conseguenze dei cambiamenti climatici si trovano oggi di fronte a una situazione difficilissima anche in termini di sicurezza alimentare, che le espone ancora di più all’instabilità, e le rende facili prede del terrorismo e del fondamentalismo. È una scelta. Creare il caos e diffonderlo. E in quel caos, che produce decine di milioni di persone potenzialmente in cerca di condizioni di vita migliori, si infiltrano reti criminali che lucrano sulla disperazione per collezionare miliardi facili. Sono i trafficanti di esseri umani che organizzano la tratta dell’immigrazione illegale di massa. Illudono che affidandosi a loro chi vuole migrare troverà una vita migliore, si fanno pagare migliaia di dollari per viaggi verso l’Europa che vendono con le brochure come fossero normali agenzie di viaggio, ma su quelle brochure non scrivono che quei viaggi troppo spesso conducono alla morte, a una tomba sul fondo del mar Mediterraneo. Perché a loro non importa se la barca sia adatta o meno ad affrontare quel viaggio, l’importante per loro è solo il margine di guadagno”.
Dunque, l’appello all’ONU a non voltarsi dall’altra parte: “È a questa gente che un certo approccio ipocrita in tema di immigrazione ha fatto arricchire a dismisura. Noi vogliamo combattere la mafia in tutte le sue forme, e combatteremo anche questa. Il punto è che combattere le organizzazioni criminali dovrebbe essere un obiettivo che ci unisce tutti, e che investe anche le Nazioni Unite, che investe anche questo luogo. Perché davvero una organizzazione come questa, che afferma nel suo atto fondativo “la fede nella dignità e nel valore della persona umana” può voltarsi dall’altra parte di fronte a questo scempio? Davvero possiamo fingere di non vedere che oggi al mondo non esiste attività criminale più profittevole del traffico di migranti, quando proprio i rapporti Onu certificano come questo business abbia raggiunto per volumi di denaro il traffico di droga, e ampiamente superato quello delle armi? Davvero questa Assemblea, che in altri tempi ebbe un ruolo fondamentale nel debellare definitivamente quel crimine universale che era la schiavitù, può tollerare che torni oggi sotto altre forme, che si continui a mercificare la vita umana, che vi siano donne portate in Europa a prostituirsi per ripagare debiti enormi contratti con i trafficanti, o uomini abbandonati nelle mani della criminalità organizzata? Davvero possiamo dire che sia solidarietà accogliere in via prioritaria non chi ne ha davvero più bisogno ma piuttosto chi ha i soldi per pagare questi trafficanti, e consentire ai trafficanti di stabilire chi abbia diritto a salvarsi? Io penso di no, e sono convinta che sia dovere di questa organizzazione rifiutare ogni ipocrisia su questo tema e dichiarare una guerra globale e senza sconti ai trafficanti di esseri umani.
Ma per farlo dobbiamo lavorare insieme a ogni livello, e l’Italia intende essere in prima fila su questo fronte”.
Quindi, i riferimenti alle iniziative dell’Italia al riguardo (dal Processo di Roma al Piano Mattei) : “Con il Processo di Roma, avviato a luglio con la Conferenza su Migrazioni e Sviluppo, abbiamo coinvolto le nazioni mediterranee e diverse nazioni africane su un processo che si snoda lungo due direttrici fondamentali: sconfiggere gli schiavisti del terzo millennio da un lato, e affrontare le cause alla base della migrazione dall’altro, con l’obiettivo di garantire il primo dei diritti, che è il diritto a non dover emigrare, a non essere costretti a lasciare la propria casa, la propria famiglia, a recidere le proprie radici, potendo trovare nella propria terra le condizioni necessarie a costruire la propria realizzazione. Anche qui bisogna avere il coraggio di dire le cose come stanno. L’Africa non è un continente povero. È al contrario un continente ricco di risorse strategiche. Detiene la metà di quelle minerarie del mondo, tra cui abbondanti terre rare, e il 60% delle terre coltivabili, spesso inutilizzate. L’Africa non è un continente povero, ma è stato spesso, ed è, un continente sfruttato. Troppo spesso gli interventi delle Nazioni straniere nel continente non sono stati rispettosi delle realtà locali. Spesso l’approccio è stato predatorio, e ciononostante perfino paternalistico. Occorre invertire la rotta. L’Italia vuole contribuire a creare un modello di cooperazione, capace di collaborare con le Nazioni africane affinché possano crescere e prosperare grazie alle risorse che possiedono. Una cooperazione da pari a pari, perché l’Africa non ha bisogno di carità, ma di essere messa in condizioni di competere ad armi pari, di investimenti strategici che leghino i destini delle nazioni con progetti reciprocamente vantaggiosi. E così, offrire un’alternativa seria al fenomeno della migrazione di massa, un’alternativa fatta di lavoro, formazione, opportunità nelle nazioni di provenienza, e percorsi di migrazione legale e concordata e dunque anche integrabile. Saremo i primi a dare il buon esempio con il “Piano Mattei per l’Africa”, un piano di cooperazione allo sviluppo che prende il nome di Enrico Mattei, un grande italiano che sapeva conciliare l’interesse nazionale italiano con il diritto degli Stati partner a conoscere una stagione di sviluppo e progresso”.
A seguire, il terzo tema, ma anche la terza sfida ,quella connessa ai rischi e alle opportunità legati allo sviluppo delle nuove tecnologie e , in particolare all’Intelligenza artificiale: “Il punto centrale è che dobbiamo avere il coraggio di rimettere l’uomo, con i suoi diritti, al centro del nostro agire. Un principio apparentemente scontato, che tuttavia scontato non è più. Nazioni vengono invase, la ricchezza si concentra sempre di più, la povertà dilaga, si riaffaccia la schiavitù, tutto sembra voler mettere a repentaglio la sacralità dell’essere umano. Perfino quello che a uno sguardo superficiale può sembrare uno strumento per migliorare il benessere dell’umanità, a un’analisi più attenta rivela i suoi rischi. Pensiamo all’intelligenza artificiale. Le applicazioni di questa nuova tecnologia rappresentano sicuramente una grande opportunità in molti campi, ma non possiamo fingere di non comprendere anche gli enormi rischi che porta con sé.
Non sono certa che ci stiamo rendendo conto abbastanza delle implicazioni connesse a uno sviluppo tecnologico che corre molto più velocemente della nostra capacità di governarne gli effetti. Eravamo abituati a un progresso che aveva come obiettivo ottimizzare le capacità umane, e oggi ci confrontiamo con un progresso che rischia di sostituire le capacità umane. E se in passato questa sostituzione si concentrava sul lavoro fisico, così che gli uomini potessero concentrarsi sui lavori di concetto e di organizzazione, oggi è l’intelletto che rischia di essere soppiantato, con conseguenze che potrebbero essere devastanti, particolarmente nel mercato del lavoro. Sempre più persone non saranno necessarie, in un mondo sempre più dominato dall’ineguaglianza, dalla concentrazione di potere e di ricchezza nelle mani di pochi. Non è il mondo che vogliamo. E dunque penso che non possiamo commettere l’errore di considerare questo dominio una sorta di “zona franca” senza regole. Servono meccanismi di governance globale che siano capaci di assicurare che queste tecnologie rispettino barriere etiche, che l’evoluzione della tecnologia rimanga al servizio dell’uomo e non viceversa. Serve dare applicazione pratica al concetto di “algoretica”, ovvero dare un’etica agli algoritmi. Sono, questi, alcuni dei temi che l’Italia porrà al centro della sua Presidenza del G7 nel 2024”.
Infine, la proposta dell’Italia di riforma del Consiglio di Sicurezza e , in chiusura la citazione di San Giovanni Paolo II°: “Ma sono soprattutto questioni che investono la responsabilità delle Nazioni Unite. Sfide enormi, che non possiamo affrontare se non prendiamo atto anche dei nostri limiti, come Nazioni e nel sistema multilaterale. Per questo l’Italia sostiene la necessità di una riforma del Consiglio di Sicurezza che lo renda più rappresentativo, trasparente ed efficace. Che garantisca una distribuzione geografica dei seggi più equa e rafforzi anche la rappresentanza regionale. Che esca dall’assetto cristallizzato all’esito di un conflitto che si è concluso ottant’anni fa, in un altro secolo, un altro millennio, per dare a tutti la possibilità di dimostrare il proprio valore nel presente. Su questi e molti altri temi si dimostrerà la nostra capacità di governare il nostro tempo. La nostra capacità di fare quello che in questa sede, il 2 ottobre del 1979, un grande uomo, un santo e uno statista come Giovanni Paolo II, ci ricordava, e cioè che l’attività politica, nazionale e internazionale, viene “dall’uomo”, si esercita “attraverso l’uomo” ed è “per l’uomo”.
Intanto, mentre proseguono sull’isola di Lampedusa gli arrivi, ma anche i trasferimenti dei migranti (circa 1500) dall’hotspot sovraffollato, al termine della loro visita presso un centro di accoglienza per migranti a Piazza Armerina (Enna), il Presidente della Repubblica Mattarella e il Presidente della Repubblica federale tedesca Steinmeier hanno tenuto una conferenza stampa congiunta ,nella quale il capo dello Stato ha dichiarato: “Sono particolarmente felice di aver accolto qui il presidente Steinmeier. E’ stato un incontro caratterizzato dalla grande amicizia che mi lega a lui e dallo spirito collaborativo che esiste tra i nostri due Paesi. Tre sono le questioni primarie di fronte al Mondo e all’Europa: clima, energia e migranti. E’ una esigenza comune di Germania e Italia affrontare questi argomenti. Il fenomeno migratorio è un fenomeno è globale e deve essere ‘governato con visione del futuro non con provvedimenti improvvisati o tampone’. Una visione del futuro coraggiosa e nuova rispetto a un fenomeno così grande’ registriamo una piena convergenza tra Italia e Germania, il livello di collaborazione e amicizia è al massimo dell’intensità. Come paesi fondatori dell’Unione europea avvertiamo la responsabilità, affinché la casa europea si completi in maniera armonica in una logica di democrazia, pace e tolleranza. Abbiamo incontrato alcune esperienze messe in campo qui a piazza Armerina, non solo per accogliere i migranti che hanno attraversato sofferenze indicibili, ma anche per integrarli incentivando programmi nei Paesi d’origine per migliorare la loro vita nei loro paesi, dove resterebbero volentieri se non fossero spinti da fame, guerra, persecuzione e terrorismi. Abbiamo affrontato questi temi in concreto. Le regole di Dublino sono preistoria. Quello era un altro mondo, fare riferimento basandosi su quegli accordi è fare un passo indietro in un’altra era zoologica”.
Concorde, l’omologo, Steinmeier: “Dobbiamo adoperarci per fare in modo che il numero degli arrivi diminuiscano. Abbiamo bisogno di soluzioni europee, anche qui c’è la politica comune dell’asilo. Da qui esprimiamo l’aspettativa che ci siano degli impegni sugli accordi presi”.
L’ultima tappa per i due Presidenti nel pomeriggio è stata Catania dove hanno visitato lo stabilimento 3Sun Gigafactory di Enel green Power. Ieri, invece, la visita a Siracusa in occasione della cerimonia di premiazione della seconda edizione del “Premio dei Presidenti”, destinato ai sindaci.
Quanto alla politica economica del Governo, secondo indiscrezioni di stampa, dovrebbe tenersi lunedì il Consiglio dei Ministri con , tra gli altri provvedimenti all’ordine del giorno, un Dl con misure urgenti in materia di energia, per sostenere il potere d’acquisto e il risparmio di famiglie e imprese. Sul tavolo, l’ipotesi di una proroga dei termini fiscali in scadenza.
Dopo il via libera della Commissione Ue all’erogazione della 3° rata dei fondi del Pnrr e del Consiglio degli Affari Generali UE alle modifiche agli obiettivi del piano per la 4° rata, nella giornata di lunedì 25 , si terrà a Palazzo Chigi, convocata dal ministro per gli Affari Europei, il Sud, la Coesione e il Pnrr, Fitto e, presieduta dalla Presidente Meloni, con tutti i Ministri, una cabina di regia per discutere dello stato di avanzamento delle riforme e degli investimenti presenti nel Pnrr e dell’aggiornamento in merito alla procedura di pagamento della 3° rata, della verifica degli obiettivi e dei traguardi connessi alla 4° e della verifica del conseguimento degli obiettivi e dei traguardi connessi alla 5° rata.
Martedì 26 settembre, invece, gli argomenti trattati in cabina di regia, anche con riferimento alle risorse del Pnrr e all’inserimento del capitolo RePowerEU, verranno condivisi con le organizzazioni rappresentative del partenariato economico e sociale nel corso di una ulteriore seduta della cabina di regia.
Infine, in un’intervista a La Repubblica, il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Pichetto Fratin ha rilanciato il tema dell’energia nucleare come “soluzione necessaria per soddisfare il fabbisogno energetico nazionale essendo le energie rinnovabili non sono sufficienti”.
Il ministro Pichetto Fratin ha quindi dichiarato: “Nei referendum fu chiesto agli italiani di esprimersi sul nucleare di prima e seconda generazione, quello di Chernobyl per intendersi. Ora le cose sono molto cambiate. Il cammino è quello verso un ‘nucleare sostenibile.Non grandi centrali, ma nuove tecnologie. L’’intento è quello di sviluppare nell’arco di alcuni mesi delle linee guida e una roadmap, con un orizzonte al 2030 e al 2050, per seguire e coordinare gli sviluppi delle nuove tecnologie nucleari nel medio e lungo termine, con una particolare attenzione agli Small modular reactor (Smr) e ai reattori di IV generazione e comprendere le possibili ricadute di queste tecnologie in termini di sicurezza e costi-benefici del sistema. Non si tratta evidentemente di proporre il ricorso in Italia alle centrali nucleari di grande taglia della terza generazione, ma di valutare le nuove tecnologie sicure del nucleare innovativo. La transizione energetica si fa con realismo e pragmatismo. Per soddisfare le richieste dell’industria e per sopperire alla discontinuità delle rinnovabili dobbiamo investire nella ricerca del nucleare di ultima generazione. Non è un’opzione. Produrre energia sicura e pulita è una priorità”.
D’accordo con il ministro Pichetto Fratin, il vicepremier e Ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Salvini, che ha affermato: “L’Italia non può perdere tempo: dev’essere chiaro l’obiettivo di tornare a produrre energia pulita e sicura tramite il nucleare, a partire dai prossimi anni”.
Proteste di una decina di manifestanti ambientalisti, contrari al nucleare, invece, si sono registrate davanti al ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica dove si è riunita la Piattaforma nazionale per un nucleare sostenibile.
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