di Federica Marengo sabato16 dicembre 2023
-Mentre proseguono i combattimenti tra Israele e Hamas, con intensi bombardamenti da parte di Israele , in corso in tutta la Striscia di Gaza ,compresa la città meridionale di Khan Younis e le aree nel nord , e l ‘agenzia di stampa Wafa ha pubblicato la notizia della morte di due palestinesi in un attacco israeliano, sono arrivati gli esiti delle prime indagini sugli ostaggi uccisi per errore dalle truppe di Israele. Secondo tale indagine preliminare, i tre ostaggi uccisi venerdì dai soldati israeliani avevano innalzato un bastone con un pezzo di stoffa bianca e le truppe non “hanno seguito le regole d’ingaggio dell’esercito”.
Intanto, un altro ostaggio israeliano è morto a Gaza. Si tratta di Inbar Haiman, ventisettenne, rapita da Hamas alla festa musicale di Reim, a ridosso della Striscia, il 7 ottobre scorso. La famiglia è stata informata della sua morte.
Proprio a proposito della riapertura delle trattative per il rilascio degli ostaggi ancora nelle mani di Hamas, il Wall Street Journal, citando fonti informate, ha fatto sapere che si sarebbe svolto oggi pomeriggio a Oslo un incontro fra il direttore del Mossad, David Barnea, e il primo ministro del Qatar ,Mohammed bin Abdulrahman Al Thani per discutere della ripresa delle trattative per il rilascio degli ostaggi israeliani a Gaza in cambio di una tregua e la liberazione di prigionieri palestinesi da parte delle autorità israeliane.
Sempre riguardo al rilascio degli ostaggi, Abu Obaida, portavoce delle Brigate Al-Qassam di Hamas, ha dichiarato: “L’esercito sionista conosce molto bene le nostre condizioni per liberarli, poiché nessuno di loro sarà liberato finché non saranno soddisfatte le nostre condizioni. Il nemico sionista sta giocando con le vite dei suoi soldati tenuti prigionieri dalla resistenza palestinese e quindi non si preoccupa dei sentimenti delle loro famiglie. Ieri, l’esercito sionista ha intenzionalmente giustiziato tre di loro, preferendo ucciderli piuttosto che liberarli”.
Nello stesso tempo, l’agenzia di stampa ufficiale iraniana Irna ha reso noto che un agente del servizio di intelligence israeliano Mossad è stato giustiziato nella provincia iraniana sud-orientale del Sistan-Baluchestan.
Proprio il Medio Oriente è stato uno dei temi affrontati dalla Presidente del Consiglio Meloni, di ritorno dalla due giorni del Consiglio Europeo, nel colloquio avuto,stamane, a Palazzo Chigi con il Primo ministro britannico Sunak, intervenuto anche ad Atreju, la Festa annuale organizzata da FdI ,in corso a Roma da giovedì 14 dicembre.
Di tale incontro, si legge in una nota di Palazzo Chigi: “Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha incontrato a Palazzo Chigi il Primo Ministro del Regno Unito, Rishi Sunak. Al centro dei colloqui, il lavoro comune in ambito migratorio nel quadro del Memorandum d’intesa firmato a Londra lo scorso 27 aprile. I due Leader hanno stabilito di cofinanziare un primo progetto italo-britannico di rimpatri volontari assistiti nei Paesi di origine predisposto dall’OIM (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni) a favore di migranti bloccati in Tunisia”.
Sempre a Palazzo Chigi, la Premier ha incontrato congiuntamente lo stesso Premier britannico Sunak e il Premier Repubblica di Albania Rama, intervenuto anch’egli ad Atreju.
Al riguardo ,si legge in una nota di Palazzo Chigi: “Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha incontrato congiuntamente a Palazzo Chigi il Primo Ministro del Regno Unito, Rishi Sunak, e il Primo Ministro della Repubblica di Albania, Edi Rama. Dopo aver concordato sulla necessità di affrontare in modo sempre più strutturato l’immigrazione illegale verso l’Europa, i Leader hanno concordato di intensificare ulteriormente la collaborazione fra i tre Paesi a contrasto dei trafficanti di esseri umani. Ribadita nel contempo l’importanza di giungere ad una definitiva stabilizzazione dei Balcani occidentali, anche sulla base dei passi avanti recentemente compiuti nel processo di allargamento alla regione dell’Unione Europea”.
Nel suo intervento tenuto ad Atreju, cui ha partecipato anche la Presidente del Consiglio, prima del confronto ufficiale a Palazzo Chigi, il Premier albanese Rama, intervistato dal direttore de La Stampa, Malaguti e dal direttore de La Verità, Belpietro, tornando sul protocollo Italia-Albania in materia di immigrazione, congelato dalla Corte Costituzionale albanese in attesa di un suo giudizio di legittimità, sollecitato dai ricorsi presentati dalle opposizioni al governo di Tirana e dai alcuni parlamentari del partito democratico albanese, ha detto: “Si è fatto rumore sproporzionato su un accordo naturalissimo tra due Paesi con nomi diversi, ma che io vedo come due parti dello stesso popolo. Per noi l’italia è sempre stata parte di noi, anche quando non potevamo arrivare. E poi per quello che l’Italia ha saputo dimostrare dopo il nostro isolamento comunista. Nessuno si deve spaventare se facciamo accordi di comune intendimento e beneficio. Un onore quando l’Italia ci chiede. Un onore considerarmi amico speciale dell’Italia. Il ricorso dell’opposizione albanese alla Corte costituzionale sull’accordo firmato con l’Italia sui migranti mi fa ridere. L’accordo non viola la costituzione. La Corte costituzionale albanese ha fatto il suo dovere. Perché per la Costituzione è automatico sospendere un accordo; per prenderlo in considerazione prima della ratifica del Parlamento. È la prova che io non controllo le corti in Albania. E’ la prova che l’Albania è un Paese democratico. Attendiamo la decisione con calma, poi ci metteremo a lavorare bene. Sono fiducioso che la decisione verrà presa prima della prossima primavera ,perché è un accordo importante tra due Stati e i rispettivi governi devono sapere come andare avanti senza perdere tempo”.
Poi, rispondendo alla domanda, se siglerebbe lo stesso accordo con altri Paesi europei , il Premier Rama, ha risposto: “Non accetterei altre richieste da Paesi europei, le abbiamo avute da altri Paesi Ue, ma abbiamo detto di no. Sono Paesi cugini, e non Paesi fratelli come l’Italia. C’è una differenza: se noi facciamo un accordo con un Paese come l’Italia lo facciamo come sforzo comune, non come se fossimo un Paese al quale trasferire il problema. Quello che l’Italia fa non è trasferire il problema, ma cercare di allargare lo spazio per gestire questo percorso mentre tratterà il problema da sé. Dire che l’accordo sui migranti con l’Italia è la soluzione, sarebbe pretenzioso, forse non lo è ma è uno sforzo per trovare soluzioni dove è chiaro che l’Ue non riesce a capirsi. Se in Africa il vedere dell’Occidente è molto problematico e si è lasciato terreno ad altre forze per fare business mentre l’Occidente è stato messo nel ruolo di predatore per secoli, bisogna avere una soluzione più profonda, ma nel frattempo bisogna lavorare a soluzioni che forse non sono perfette”.
Quindi, ancora sul patto con l’Italia: “Ho grande rispetto per quello che Giorgia (Meloni) cerca di fare: è andata contro tutti i pronostici dell’apocalisse fascista. Lei sta cercando di convincere l’Europa che bisogna lavorare tutti insieme, passando da un sovranismo nazionale a un sovranismo europeo. Se l’Europa non cambia e non lo fa velocemente uscirà sconfitta da questo periodo storico. Bisogna combattere insieme l’immigrazione gestita da organizzazioni criminali; e organizzare un’immigrazione gestita dall’Europa stessa, dai governi, dalle istituzioni: o la gestiranno i criminali o le istituzioni. L’Albania non è ancora un paese membro dell’Ue ma è un paese europeo: questo non lo decide Bruxelles ma la geografia. L’accordo fra Italia e Albania sui migranti non è la soluzione definitiva ma un modo per affrontare il problema. Se lo facesse la Francia nessuno si scandalizzerebbe: anzi diremmo finalmente la Francia sta facendo qualcosa in più. La Grecia è un paese europeo e ci sono tanti centri li. Perché se si fa un accordo con un Paese Ue va bene, e se si fa con un paese europeo allora si fa tutto questo rumore? Non capisco. Affermare che questa “è La soluzione, forse sarebbe pretenzioso. Ma è uno sforzo per trovare buona soluzione. L’emergenza immigrazione necessita di un approccio vasto e profondo. Ma mentre lo si cerca, bisogna anche lavorare per trovare soluzioni, magari non perfette. Non si capisce bene chi critica cosa fa”.
Nel suo discorso ,sempre ad Atreju, al quale era presente anche la Presidente Meloni, il Premier britannico, Sunak, che ha ringraziato quest’ultima “per la sua leadership a livello globale sul tema della gestione dell’immigrazione”, sottolineando: “Siamo tutti e due leader di centrodestra nel G7, c’è una amicizia forte e solida che si sta consolidando. Condividiamo gli stessi interessi e valori. L’Italia è alla guida del G7, insieme guarderemo al futuro”, ha toccato vari temi, a cominciare dalla guerra in Ucraina, sulla quale, parafrasando Winston Churchill, ha detto: “Diamo agli ucraini gli strumenti che servono loro, saranno loro a finire il lavoro. La prima regola è che la sovranità di un Paese non deve essere violata. Siamo atlantisti, conservatori e sosteniamo la Nato e siamo contro l’aggressione della Russia all’Ucraina per futuro migliore per tutti”.
Poi, sull’immigrazione, ha sottolineato: “Thatcher aveva capito che le idee erano importanti solo se si potevano implementare. Non si è mai tirata indietro anche quando la lotta era dura, e oggi dobbiamo applicare il radicalismo di Thatcher per quanto riguarda l’immigrazione illegale. I nostri oppositori vogliono mettere la testa sotto la sabbia e lasciare che il problema vada via da solo ma non funziona così. Andate a Lampedusa, dove il 50% degli immigrati è arrivata quest’anno: non è più sostenibile, non è corretto ed è immorale. Le bande criminali trovano i modi più brutti per poter sfruttare la nostra umanità e pensano che non sia un problema mettere a rischio la vita di queste persone, mettendole in mare su questi barconi. I nostri nemici dicono che non siamo capaci di gestire questo problema e quindi continuano a utilizzare l’immigrazione come uno strumento per fare in modo che le persone arrivino sulle nostre coste e destabilizzino la nostra società. Se non gestiamo questo problema, il numero crescerà e sarà più grande di quello che possiamo gestire, la nostra capacità di poter gestire quelli che hanno più bisogno del nostro aiuto”.
Sul palco di Atreju, però, si sono alternati non solo politici ed esponenti di Maggioranza ed Opposizioni, ma anche personalità come quella di Elon Musk, il magnate patron di Tesla , di Space X e di X, che, nel suo intervento, moderato dal giornalista e conduttore Nicola Porro, riguardo ai temi calo demografico, denatalità e immigrazione, ha evidenziato : “Con gli attuali tassi di natalità siamo a metà di quello che servirebbe per sostituire le persone che muoiono. Nel giro di 3, 4 generazioni avremo una popolazione che sarà un decimo di quella che abbiamo oggi. Adoro l’Italia, è un paese incredibile, gli italiani sono sorprendenti. È un grande posto in cui investire, ma vorrei sottolineare che mi preoccupa l’andamento della demografia con il calo della forza lavoro che penso avverrà molto presto. Su questo sono forse più preoccupato di altri. E, no, non si può pensare di giovarsi dell’immigrazione per integrare le nascite che mancano nei Paesi industrializzati, perché non possiamo dipendere dagli altri e perché non vogliamo che le identità culturali dei vari Paesi scompaiano, altrimenti questi Paesi non ci saranno più: ci sono i confini certo, ma l’Italia è fatta dagli italiani. Sono molto favorevole comunque all’immigrazione legale, che consente i controlli che sono alla base della possibilità di dare il benvenuto a qualsiasi lavoratore onesto” e che vuole integrarsi. Mentre con l’immigrazione illegale “non c’è alcun filtro”.
Sulla questione ambientale e sul politicamente corretto, invece, Musk, ha detto: “Certe derive servono solo a creare ansia, a portare alla “perdita della speranza del futuro. Io sono il più grande degli ambientalisti ,ma un certo ambientalismo è andato troppo oltre, fino a guardare alla popolazione come a un male. Dobbiamo avere un futuro sostenibile, ma non possiamo fare a meno del petrolio e dei carburanti fossili, perché sono ancora necessari a breve e medio termine. In futuro avremo energia sostenibile, ma gradualmente. Non importate il wokismo , questo virus, per favore non fatelo; il wokismo amplifica tutti gli -ismi, divide le persone, le mette le une contro le altre e le persone iniziano addirittura a odiare se stesse. È contro la civilizzazione ed è anti meritocratico, e noi vogliamo che le persone abbiamo successo per quanto lavorano, per i loro talenti e non per il genere o l’etnia. Il wokismo è una guerra civile mentale e questo non è per niente divertente”.
Infine , sull’intelligenza artificiale, ha spiegato: “L’intelligenza artificiale può dare molti benefici, ma pone anche rischi. È qualcosa che rende quello che viviamo “il momento più interessante, ma ci vuole una normativa perché sia vantaggiosa, speriamo. L’imprenditore ha più volte manifestato la sua preoccupazione per ciò che può accadere se non governata e l’ha ribadita, con una lettura visionaria nella quale si è chiesto cosa sia la coscienza e per chi e cosa si possa parlare di coscienza. Tra i rischi connessi all’intelligenza artificiale c’è la manipolazione dell’opinione pubblica. Per questo sono favorevole a qualche normativa di supervisione, a un ‘arbitro’ come abbiamo in altri settori, che ci aiuti a renderla utile; l’Ia, in combinazione con la robotica, è come il genio della lampada, ma nelle fiabe non finisce sempre bene con i desideri, dovremmo essere cauti”.
Sul fronte delle Opposizioni, il Pd ha organizzato il Forum “L’Europa che vogliamo: solidale, verde, giusta”, del quale oggi si è tenuta la seconda giornata , dedicato ai temi al centro della campagna elettorale delle elezioni Europee del 2024. Dopo l’avvio dei lavori, ieri, alla presenza di Paolo Gentiloni, Giuseppe Provenzano, Rosy Bindi, Pina Picierno e Brando Benifei , stamane è stata la volta di Romano Prodi. A seguire, il dibattito “Le sfide dell’Europa progressista” con Nicolas Schmit, Enrico Letta, Mariana Mazzucato, Lucrezia Reichlin.
Quindi ,la segretaria dem Schlein ha realizzato una sintesi sulle sessioni di lavoro della due giorni e ha presentato il Forum Europa. Successivamente , si è tenuta l’assemblea del partito, con la relazione della stessa segretaria e le modifiche statutarie.
Nel suo intervento sull’Europa , l’ex Premier, Romano Prodi, ha detto: “L’Ucraina ha portato unità all’Europa, ma senza una capacità propositiva da parte europea, senza una proposta concordata e quindi nessun ruolo nelle iniziative di pace. Quando penso che ha avuto più iniziative di pace la Turchia di quante ne abbia avute l’Europa, mi viene da dire che qualcosa non ha funzionato. Serve una politica internazionale e di difesa comune. Non parlo di un assurdo aumento di spese militari, noi spendiamo molto, 480 miliardi. La metà degli Stati Uniti. Una spesa ampia, grande, con una scarsissima efficacia. Con ironia fuori posto, i nostri amici ci hanno definito un gigante economico, un nano politico e un verme militare. Ma noi non dobbiamo essere solo un vassallo fedele, ma un alleato fedele degli Stati Uniti, in grado di costruire una difesa unitaria dei nostri diritti e dei nostri interessi. Solo attorno a un progetto forte si può creare una coalizione capace di vincere nel nostro Paese e di avere la necessaria autorità in Europa. È stata detta tante volte la frase di Chirac Non c’è Europa senza Italia. È ancora così. Dobbiamo inviare a Bruxelles una squadra forte, coesa e competente e che si prepari a ricoprire in futuro ruoli più grandi dai quali è stata esclusa, perché nessuno ha fatto questa squadra. Il populismo ha finito di prendere sempre più peso in Italia e altrove: è il rifugio di un popolo che non trova casa in una partito e molti non l’hanno più trovato nel Pd. Se in 15 anni il Pd ha perso 6 milioni di elettori, significa che bisogna fare un’altra strada per costruire un percorso italiano ed uno europeo. Ma con tutte le debolezze, il Pd resta l’unico partito politico ancora capace di parlare con i suoi elettori ed è l’unico che ha sempre avuto forti radici europee. Dobbiamo procedere con il necessario equilibrio tra radicalismo e riformismo, dobbiamo tornare a essere il punto di riferimento del Paese per le europee, in questo momento l’Europa prende tutti noi, è la nostra sfida. Una sfida di noi riformisti è completare l’Europa, fare l’Europa federale, che sia unita, forte, grande e che torni a essere rilevante nel mondo; la tristezza maggiore che ho provato è vedere come nei primi tempi ci fosse un grandissimo interesse per l’Europa e che poi si è affievolito per la crescente irrilevanza dell’Europa di fronte ai giganti come gli Usa e la Cina. Due sono le direzioni in cui il riformismo deve spingere in Ue: la fine dell’unanimità e l’Europa a diversi livelli di integrazione. Preferirei dirvi: riformiamo il trattato subito; non è possibile. Ma è possibile fare questi due grandi passaggi; uno dei drammi dell’Europa è il diritto di veto e l’aumento dei populisti e degli estremisti. L’Europa ha reagito, non dimentichiamo il Pnrr e che durante il Covid, senza politica europea, avremmo avuto un vero disastro. Quelle del Premier ungherese Orban sono meravigliose contraddizioni, che il nostro governo cavalca con grande raffinatezza”.
Poi, su Atreju, la Festa di FdI, l’ex Premier, ha detto: “Quando chiamate Musk o Vox, questo vuol dire che vivete in un mondo diverso, statevene nel mondo diverso. Quello è quello che io penso. Poi siccome hanno avuto il buon senso di non invitarmi, non mi sono posto il problema. Non sono nei panni di Elly, ma penso che la sua riflessione sia uguale alla mia, cosa ci vai a fare”, ad Atreju? . Quando abbiamo una situazione in cui non esiste più il luogo del dialogo, cioè il Parlamento, cosa dobbiamo fare il dialogo, a Castel Sant’Angelo?! Nelle vecchie prigioni romane? Facciamolo nel Parlamento e poi anche negli altri posti. Non sono mai stato ad Atreju. Ho visto che hanno detto che sono stato ad Atreju. Non ci sono mai stato, ho cercato negli archivi possibili immaginabili, ma forse un tempo ci si poteva anche andare, oggi no. Quello è diventato un discorso interno, chiuso, con un dibattito finto”.
Quanto alla segretaria Schlein, quest’ultima è intervenuta su vari temi, a cominciare dalla riforma del Premierato, passando per il salario minimo e il Mes , fino alla guerra in Ucraina e in Medio Oriente, spiegando: “Noi non siamo un Comitato elettorale permanente, siamo un vero partito, una vera comunità politica, un partito che mira a stare nella società e sfida la società per un’alternativa di governo. Un partito che ascolta i bisogni e le aspettative delle persone. Un partito che è in grado di mobilitarsi sulle grandi sfide del nostro tempo. Vogliamo un’Europa sostenibile .Quella del premierato è una proposta scellerata, che non esiste in nessun altro Paese al mondo, perché scardina l’equilibrio fra poteri dello Stato. Quando dicono che questa riforma non intacca le prerogative del Capo dello Stato, mentono sapendo di mentire. Dietro al furbo slogan decidete voi, si cela un colossale decido io per voi, che sarete al massimo chiamati ogni 5 anni ad acclamare il capo. Ma la democrazia è altra cosa. La destra ha sempre voluto riscrivere la Costituzione per andare verso l’uomo o la donna soli al comando, ma il Paese ha già dato e noi ci opporremo. Se vogliamo davvero dare più potere al voto dei cittadini, cambiamo la legge elettorale e permettiamo loro di scegliersi i propri rappresentanti. Vogliamo introdurre nel nostro Paese il salario minimo, con la proposta unitaria delle Opposizioni, e che invece Giorgia Meloni ha affossato con un sotterfugio, tradendo le speranze e le attese di quasi tre milioni e mezzo di lavoratrici e lavoratori poveri. Dall’inizio hanno scelto la strada dei rinvii perché non hanno avuto nemmeno il coraggio di votarci contro, ma hanno fatto di peggio: calpestato le prerogative dell’opposizione svuotando la nostra proposta e dando una delega al governo, senza il salario minimo, senza dire che sotto i 9 euro non è lavoro ma sfruttamento. L’Europa non ha bisogno di piccoli ricatti, ha bisogno di una grande prova di intelligenza collettiva. Ricatti come quello sul Mes. Non è possibile bloccare tutto il resto d’Europa. Ratificare le modifiche al Mes non significa chiederne l’attivazione, ma non impedire agli altri Paesi di accedervi. Se non è in grado nemmeno di spiegare questa differenza, deve cambiare mestiere. Oggi il veto di Orban si è spostato sul bilancio europeo e su 50 miliardi di aiuti economici all’Ucraina. Noi stiamo con l’Ucraina ,perché siamo per il diritto internazionale, perché rifiutiamo l’idea che si riscrivano i confini con l’esercito. E accanto al supporto all’Ucraina, vogliamo un maggiore protagonismo diplomatico e politico all’Unione europea, che deve trovare una voce sola e forte anche su questo, per contribuire a creare le condizioni di far finire questa guerra e di una pace giusta. Perché per noi lavorare per costruire la pace non è una aspirazione utopistica. Siamo ad un inferno umanitario a Gaza, lo dicono anche le Nazioni Unite. Che vanno sostenute nei loro sforzi multilaterali, non attaccate. Serve una Conferenza di pace, per rilanciare il processo verso i due popoli, due Stati, che altrimenti rischia di restare mera invocazione retorica. Anche perché uno, Israele, esiste già e ha diritto ad esistere in pace e sicurezza, ma l’altro, la Palestina, manca ancora di un pieno riconoscimento che deve finalmente arrivare da parte di tutta la comunità internazionale. Per costruire la pace dobbiamo trovare gli interlocutori, sia dal lato palestinese che israeliano. Non può essere Hamas, un’organizzazione terroristica, ma non può essere nemmeno il governo israeliano attuale, con estremisti di destra che armano le violenze inaccettabili dei coloni in Cisgiordania, gli stessi che allargano insediamenti illegali e colpiscono obiettivi come scuole finanziate dall’UE, violando il diritto internazionale umanitario”.
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