di Federica Marengo giovedì 9 novembre 2023
-Mentre il capo della Cia e quello del Mossad, si sono recati a Doha, in Qatar, per portare avanti trattative mirate a una tregua che permetta la liberazione di alcuni ostaggi nelle mani di Hamas, la Jihad islamica ha pubblicato un video di due prigionieri, un’anziana e un bambino, dichiarando che li libererà per ragioni umanitarie.
Dagli USA, invece, il portavoce del consiglio per la sicurezza nazionale americana, Kirby, in conferenza stampa, ha annunciato che: “Israele consentirà pausa umanitarie di quattro ore a nord di Gaza”, ma il Presidente Usa Biden, ha dichiarato che “non esiste alcuna possibilità di un cessate il fuoco nella Striscia”.
Nel frattempo, il direttore dell’ufficio stampa del governo israeliano, Nitzan Chen, ha chiesto spiegazioni ai capi ufficio di Associated Press, Reuters, Cnn e New York Times sugli inquietanti risultati del rapporto Honest Reporting che parla proprio della presunta presenza di fotografi negli attacchi di Hamas del 7 ottobre. Una presunta presenza e un presunto coinvolgimento che , a detta del Governo israeliano, se confermati, determinerebbero il “superamento di ogni linea rossa, professionale e morale”.
Sul fronte diplomatico, in Francia, a Parigi, si è tenuta una Conferenza di pace nella quale il Presidente francese Macron ha annunciato: “La Francia stanzierà quest’anno 80 milioni di euro supplementari in aiuti umanitari per le popolazioni palestinesi, raggiungendo un totale di 100 milioni di euro per il 2023. Dal 7 ottobre la Francia ha annunciato 20 milioni di euro in aiuti umanitari supplementari e porteremo questo sforzo a 100 milioni di euro per il 2023. Dobbiamo lavorare per un cessate il fuoco a Gaza. Nell’immediato futuro, è sulla protezione dei civili che dobbiamo lavorare. Per questo abbiamo bisogno di una pausa umanitaria molto rapida. Questo deve diventare possibile. Tutte le vite hanno lo stesso valore” e la lotta al terrorismo “non può mai essere condotta senza regole. I civili devono essere protetti. È assolutamente essenziale. Non è negoziabile. Israele lo sa. La trappola del terrorismo è per tutti noi è la stessa: cedere alla violenza e rinunciare ai nostri valori”.
Presente per l’Italia alla Conferenza di Pace a Parigi, il Vicepremier e ministro degli Esteri, Tajani, che ha confermato “La disponibilità dell’Italia, in collaborazione con i nostri amici negli Emirati Arabi Uniti, ad accogliere alcuni minori palestinesi che necessitano di essere ricoverati in ospedale” e ha dichiarato che: “Dobbiamo impiegare tutti i mezzi possibili per evitare una crisi umanitaria a Gaza e l’Italia è pronta a fare la sua parte. Abbiamo inviato i primi due voli di aiuti umanitari a Gaza ad Al-Arish. Abbiamo in programma di rafforzare ulteriormente le nostre attività umanitarie. È essenziale sottolineare che Hamas e la sua ideologia fanatica non rappresentano la popolazione palestinese. La nostra posizione deve riflettere questo fatto inequivocabilmente ed è imperativo proteggere tutti i civili in ogni momento, nel rigoroso rispetto del diritto umanitario internazionale. Dobbiamo continuare a lavorare per realizzare pause umanitarie per consentire un accesso umanitario completo, rapido, sicuro e senza ostacoli. La creazione di corridoi umanitari stabili e affidabili per l’ingresso degli aiuti a Gaza e l’uscita dei feriti richiede un grande sforzo di coordinamento internazionale. E’ importante rafforzare il nostro sostegno all’Autorità nazionale palestinese. Il governo italiano sta inviando una nave con capacità di emergenza e chirurgia e, successivamente, invieremo, non appena le condizioni lo consentiranno, un ospedale. Stiamo attualmente valutando possibili forme di intervento e di finanziamento delle attività umanitarie in base alle condizioni di accesso agli aiuti”.
Quanto ai dossier più importanti sul tavolo del Governo, in materia di immigrazione, non si placano le polemiche suscitate dal protocollo firmato tra Italia e Albania. Il Pd, infatti, secondo indiscrezioni giornalistiche, smentite poi dallo stesso partito, avrebbe ventilato , durante il Congresso dei socialisti ,che si svolgerà a Malaga in queste ore , di chiedere l’espulsione del Premier albanese Rama.
Quest’ultimo ha dunque replicato al presunto rischio di espulsione, dichiarando: “In pieno rispetto del Pd italiano vorrei ripetere il mio unico punto di vista: cercare di aiutare l’Italia in questa situazione, dove nessuno in Europa sembra avere una soluzione condivisibile da tutti forse non è il massimo, ma è sicuramente il minimo che Tirana deve e può fare! Se poi questo non è di sinistra in Italia, pazienza, sembra che non è neanche di destra in Albania. Forse è semplicemente giusto. Si è sparsa sui giornali la notizia che gli amici del Pd italiano volevano espellermi dal Partito socialista europeo e poi con un certo ritardo loro stessi hanno smentito, ma sottolineando che l’accordo che l’Albania ha fatto con il governo italiano è gravemente sbagliato sotto tutti i punti di vista , esattamente la stessa cosa che dicono i tanti Pd della destra albanese che lottano per il diritto allo stesso nome dopo susseguenti spaccature. Mi dispiace che non posso confrontarmi con gli amici italiani al Summit del Pse a Malaga, perché sono al Forum della Pace a Parigi, ma mi auguro che dalla discussione sul sempre più spinoso tema dell’immigrazione ne esca fuori la buona, concreta e condivisa risposta che l’Europa attende da oramai tanti anni”.
Sull’accordo siglato con l’Albania è poi tornato il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Fazzolari, che , in un’intervista alla trasmissione di Rai Uno, Porta Porta , rispondendo alle critiche della segretaria del Pd, Schlein che ha accusato il Governo di “fare accordi internazionali senza passare dal Parlamento”, ha dichiarato: “Un dibattito parlamentare perché no, non c’è nessuna resistenza a farlo. Ma il protocollo d’intesa con Tirana sui migranti non necessita di ratifica parlamentare ,perché non è un nuovo trattato internazionale fra Italia e Albania. Ci sarà un atto normativo di attuazione che passerà dal Parlamento, ma non c’è necessità di ratifica”, spiegando: “I migranti possono essere trattenuti oltre i 28 giorni anche in Albania. Il massimo consentito dalla legge italiana è 18 mesi. Quello che accade in Albania è lo stesso che accade in Italia. Abbiamo fatto procedure accelerate, in 28 giorni siamo in grado di rispondere alla richiesta. Poi chi non ha diritto può essere trattenuto fino a 18 mesi in attesa del rimpatrio. È lo schema che possiamo applicare anche nei centri in Albania. Verrà stabilito quando faremo la norma per dare applicazione all’intesa”.
Critiche sono poi arrivata anche da Conte, leader del M5S, secondo partito di Opposizione, che ha sottolineato: “E’ incomprensibile che ministri come Salvini, Tajani e Piantedosi stiano zitti a recepire questo progetto che Meloni confeziona come deportazione di massa temporanea che ci costerà tantissimo, abbiamo letto oltre 80 milioni, 100 milioni di fondi di garanzia. Dopo un mese in Albania i migranti saranno riportati in Italia dove offriremo o asilo o un foglio di via perché non si riesce a rimpatriarli. E quindi si potranno comunque diffondere sul nostro territorio. L’ennesimo spot sulla pelle degli italiani, che però non sono stupidi”.
Tuttavia, dal Governo, tramite il Vicepremier e ministro degli Esteri Tajani, si è ribadito che: “L’accordo con Tirana è rispettoso di tutte le regole comunitarie e del diritto internazionale. Non è Guantanamo come ha detto qualcuno, ma una soluzione umanitaria”.
Intanto, il patto è ora al vaglio dell’Ue, come confermato dalla portavoce della Commissione europea, che ha fatto sapere: “Abbiamo appena ricevuto l’accordo sulla gestione del flusso dei migranti e lo stiamo studiando: non abbiamo ancora un giudizio finale, stiamo analizzando i dettagli“, mentre il Commissario UE all’allargamento, Olivér Várhelyi, ha definito il patto “interessante”.
Restando in ambito UE, il Parlamento Ue ha votato il provvedimento sulle nuove norme in materia di omologazione e vigilanza del mercato dei veicoli a motore (Euro 7), che bandirà le emissioni inquinanti dei veicoli, come gli ossidi di azoto, ma con tempi più lunghi per l’adeguamento dei produttori. Il testo, in attesa dei colloqui con il Consiglio, è stato approvato con 329 voti favorevoli, 230 contrari e 41 astensioni, spaccando così la maggioranza Ursula, visti i voti a favore dei gruppi Ecr, Ppe, e Renew, e una buona parte del gruppo Id. I socialisti, invece, si sono divisi, con la maggioranza del gruppo, compresa la delegazione Dem, che ha dato parere contrario al testo.
A Bruxelles poi si è tenuto anche l’Ecofin, la riunione dei ministri delle Finanze della zona Euro, alla quale ha partecipato il Commissario UE agli Affari Economici Gentiloni, che si è detto “fiducioso” che vi sia una “nuova opportunità per fare ancora un passo avanti verso un accordo” sulla riforma del Patto di stabilità, in quanto: “Raggiungere un accordo entro la fine dell’anno è molto importante per diversi motivi, uno dei quali è che conosciamo le difficili prospettive economiche che abbiamo. Raggiungere un accordo sulle regole fiscali è essenziale per quello che viene chiamato atterraggio morbido, in secondo luogo per dare certezza ai mercati finanziari e in terzo luogo perché nella prospettiva dell’economia europea abbiamo bisogno di stabilità sul debito pubblico e della possibilità di sostenere la crescita e gli investimenti”.
Ieri, al termine dell’Eurogruppo, la Vicepremier e ministra dell’Economia ad interim spagnola Nadia Calviño, (la Spagna presiede il semestre europeo) , aveva dichiarato di sperare che questa volta si riesca “a finalizzare il lavoro legislativo” sulla riforma del Patto di stabilità e crescita”, precisando che è già stato raggiunto un accordo a livello tecnico sul 70% dei testi e annunciando la presentazione di una proposta .
“Molto più ottimista” sulla possibilità di trovare un accordo sulle nuove regole di bilancio entro fine anno”, anche il ministro dell’Economia tedesco Lindner, “perché è stato generalmente riconosciuto che è necessaria una ‘clausola di sicurezza’ affinché sia ridotto il debito e occorre un parametro di riferimento (benchmark) per la riduzione del deficit. ”Ora il problema è calibrare questi aspetti, come sostenerli con numeri e requisiti, c’è ancora molto lavoro da fare”, così come il ministro francese, Bruno Le Maire, che ha confermato “i passi avanti fatti in un mood costruttivo” con la Germania in vista di un’intesa finale sulla riforma del Patto di stabilità.
Infine, il Vice presidente della Commissione europea, Dombrovskis ha dichiarato che: “È importante raggiungere l’accordo sulla riforma del Patto, perché nel pacchetto di primavera forniremo le traiettorie fiscali per gli Stati relative al 2025 e questo potrà essere fatto già sulla base delle nuove regole”.
Fonti del Ministero dell’Economia , però, avrebbero evidenziato che: “Nella riforma del Patto di Stabilità, l’Italia non teme il ritorno alle regole fiscali attualmente sospese con la clausola di salvaguardia, rispetto a ipotesi di revisione penalizzanti che prevedano ulteriori parametri di calo del deficit sotto il 3% del Pil. Roma, inoltre, non teme l’idea che vengano inserite delle salvaguardie per il calo medio annuo del debito, purché siano su valori sostenibili e credibili”.
Stamane, a Palazzo Chigi, poi, si è svolto il confronto tra il Governo e le confederazioni sindacali sull’ex Ilva di Taranto. Come si legge in una nota della Presidenza del Consiglio: “È stata una riunione tecnico-operativa a cui per l’Esecutivo hanno preso parte i Capi di Gabinetto della Presidenza del Consiglio dei ministri e dei ministeri competenti (Lavoro e Politiche sociali, Imprese e Made in Italy e Affari europei, Politiche di coesione, Sud e PNRR). Per le associazioni sindacali hanno partecipato i rappresentanti di Fim-Cisl, Fiom- Cgil, Uilm-UIL, Usb e Ugl metalmeccanici .Il tavolo di confronto, che sarà stabile e permanente, si è svolto in un clima franco ed è stato l’occasione per aggiornare i sindacati sugli avanzamenti che il Governo sta portando avanti per affrontare le complesse questioni che caratterizzano da decenni l’impianto siderurgico di Taranto.
Per l’Esecutivo si tratta di un confronto importante che rientra nell’ambito della strategia nazionale in cui l’acciaio italiano torna a essere protagonista e che mira a mettere nero su bianco le urgenze e gli impegni che devono essere assunti da tutte le parti. Da parte propria il Governo, sottolineando chiaramente l’intenzione di continuare a fare la propria parte, ha ribadito gli impegni assunti che prevedono l’assoluta esclusione di ipotesi di chiusura o liquidazione dello stabilimento nonché della sospensione dell’attività e ha garantito che l’obiettivo resta quello del raggiungimento nel tempo di determinati livelli di produzione. In particolare, i sindacati sono stati aggiornati sul tema relativo alla sicurezza sul lavoro, questione ritenuta essenziale dall’Esecutivo e sulla quale è stato comunicato che l’azienda Arcelor Mittal è stata diffidata dal mettere in cassa integrazione i lavoratori che si occupano di manutenzione. Per quanto riguarda la Cig è stato ricordato che nel Disegno di legge di Bilancio è stata inserita una norma che può essere rimodulata a seconda dei livelli produttivi su cui l’azienda si è impegnata, con l’obiettivo prioritario di mantenere la tutela dei lavoratori. Oltre alle garanzie sulla sicurezza degli stabilimenti, sono stati forniti anche aggiornamenti sulla positiva definizione della procedura d’infrazione in atto, sulle interlocuzioni con la Commissione europea nell’ambito della revisione del PNRR legata al capitolo REPowerEu e sulla verifica del concreto impegno del socio privato al rilancio dell’impianto.
Ogni necessario approfondimento sui temi di carattere industriale è stato rimandato a dopo il 23 novembre quando è stata convocata l’Assemblea dei soci di Acciaierie d’Italia”.
Tuttavia, l’incontro non ha soddisfatto i sindacati dei metalmeccanici che hanno indetto 8 ore di sciopero unitario in tutti gli stabilimenti.
Infine, la Premier Meloni, che stamane ha ricordato il 34° anniversario della caduta del Muro di Berlino, con un post social nel quale ha scritto: “Il 9 novembre 1989 cadeva il Muro di Berlino e, con esso, finiva un’epoca che aveva profondamente segnato l’Europa e il mondo del Novecento. L’abbattimento di quel muro, che per circa un trentennio aveva solo diviso anziché unire, portò al tramonto dell’oppressione comunista e all’alba di un nuovo inizio fatto di sogni e speranze. A distanza di 34 anni difendiamo il coraggio delle scelte per un futuro diverso, migliore, e ci impegniamo nel proteggere sempre i valori di libertà e democrazia che sono il simbolo della nostra identità”, nel pomeriggio ha presieduto il Comitato interministeriale per la transizione digitale, svoltosi a Palazzo Chigi, dichiarando nel suo intervento: “L’avvento dell’intelligenza artificiale avrà inevitabilmente anche un impatto sui nostri sistemi democratici, la sfida sarà evitare interferenze in un mondo in cui non sarà facile distinguere ciò che è reale da ciò che non lo è. E’ necessario che i governi mettano in campo tutte le iniziative, anche legislative, per far sì che questa nuova tecnologia non penalizzi il mondo del lavoro, i lavoratori e la società. Ho voluto convocare, d’intesa con il sottosegretario all’Innovazione Alessio Butti, questa riunione del Comitato interministeriale per la transizione digitale ,perché credo sia opportuno fare il punto tra di noi sul lavoro che il governo sta portando avanti, nel suo complesso e attraverso le sue diverse articolazioni, per rispondere alle enormi sfide che ci vengono poste dall’Intelligenza Artificiale, o meglio ancora dalle Intelligenze artificiali, dato che ce ne sono diverse che vengono applicate in modi diversi e in molti settori della nostra vita. È un tema che, come sapete, ha attraversato questo primo anno di Governo e che ho personalmente affrontato in varie occasioni e ai massimi livelli. Mi riferisco, ad esempio, all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite (il 22 settembre ndr) ma anche al recente AI Safety Summit di Londra promosso dal Primo Ministro Sunak e dal Governo britannico. L’intelligenza artificiale è destinata ad incidere marcatamente sugli scenari geopolitici e sugli equilibri attuali, banalmente perché è una tecnologia che può garantire a chi la gestisce e la utilizza un vantaggio competitivo. Esattamente come è successo, e succede ancora, per altre tecnologie, a partire dall’energia. La storia ci ha insegnato che dalla competizione per procurarsi quel vantaggio e dalle differenze tra chi ha raggiunto quel vantaggio e chi resta indietro possono nascere tensioni, se non addirittura conflitti. Siamo di fronte ad una grande rivoluzione, diversa da quelle che ci hanno preceduto, per la velocità e l’impatto che può avere sulle nostre vite e sulle nostre società, collettivamente intese. L’intelligenza artificiale cambia il modo in cui facciamo le cose, esattamente come è accaduto con l’energia elettrica o con la rivoluzione industriale. Ma, rispetto al passato, l’intelligenza artificiale prefigura un mondo in cui il progresso non ottimizza le capacità umane, ma le sostituisce. E se in passato questa sostituzione riguardava soprattutto il lavoro fisico, in modo che le persone potessero dedicarsi a lavori di concetto, ora è l’intelletto che rischia di essere sostituito, e questo riguarda anche i lavoratori altamente qualificati. Credo che correremmo dei rischi enormi se considerassimo questi ambiti come zone franche senza regole. Rischiamo di avere nel mondo del lavoro molte persone e professionalità che non saranno più necessarie. Abbiamo visto qualcosa di simile con la globalizzazione, che ha portato a una verticalizzazione della ricchezza e a una sofferenza della classe media, che si è impoverita. La mancanza di controllo delle catene di approvvigionamento fondamentali ci ha fatto scoprire, quando sono arrivati gli shock, che c’era stata una sottovalutazione dei rischi, ai quali quindi non eravamo preparati”.
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