di Federica Marengo sabato 28 ottobre 2023
-Nella tarda serata di ieri, Israele ha accelerato le operazioni su Gaza con un raid, sebbene non si tratti ancora dell’offensiva di terra annunciata, ma di “un’ampia incursione”, come l’ha definita il portavoce dell’Esercito. La Striscia, infatti, è stata bombardata a tappeto con i tank, causando un blackout delle comunicazioni.
In contemporanea, l’Assemblea generale dell’Onu ha approvato la risoluzione presentata dalla Giordania, in rappresentanza dei Paesi arabi, che proponeva una tregua umanitaria immediata, “duratura e prolungata”, garantendo l’ingresso degli aiuti e la fornitura “continua, sufficiente e senza ostacoli” di servizi salvavita per i civili all’interno dell’enclave e ha bocciato quella relativa alla condanna di Hamas, suscitando la dura reazione dell’ambasciatore israeliano, Gilad Erdan.
Il testo, che non ha valore vincolante, ha incassato 120 voti favorevoli , 14 contrari (tra cui USA e Israele) e 44 astenuti tra cui l’Italia e gran parte dei Paesi dell’UE , del Consiglio Europeo e del G7 (tra cui Germania e Gran Bretagna), in quanto nella risoluzione era assente la condanna all’attacco di Hamas dello scorso 7 ottobre, da cui è scaturito il conflitto.
Nel blitz israeliano con i tank, colpiti 150 obiettivi, la rete di tunnel di Hamas e uno dei dirigenti di quest’ultima, che il 7 ottobre scorso ha guidato l’attacco con i parapendii. L’Esercito israeliano poi ha fatto sapere di essere entrato dentro Gaza per liberare gli ostaggi, procedendo a “un’invasione limitata” e il ministro della Difesa ha confermato che l’operazione continuerà fino a nuovo ordine, esortando il popolo di Gaza a recarsi al più presto a Sud, mentre l’Onu , il cui segretario generale Guterres si è detto “sorpreso dall’escalation senza precedenti”, è tornata a chiedere una tregua immediata.
Il Presidente turco Erdogan, già schieratosi con Hamas, definito movimento di “liberatori”, ha accusato Israele di essere “criminale di guerra” e di “aver violato il diritto internazionale” e manifestazioni pro Palestina si sono tenute nella giornata di oggi, non solo in Turchia, ma anche a Parigi e a Roma. Israele ha replicato al Presidente turco Erdogan ,minacciando di “rivalutare i rapporti diplomatici con la Turchia”.
Dall’Egitto, poi, il Presidente al Sisi ha esortato a consentire una maggiore e prolungata apertura del valico di Rafah per far passare più camion con gli aiuti umanitari per la popolazione di Gaza, essendone passati al momento solo venti.
Il ministro degli Esteri russo, Lavrov, invece, ha avvertito che “lo sfollamento forzato della popolazione di Gaza causerà una catastrofe “e che “Mosca è contraria all’uso indiscriminato della forza contro i civili”.
Il Vicepremier e ministro degli Esteri Tajani, in un intervento telefonico al Tg1 ha dichiarato: “L’Italia continua a monitorare la situazione in Medio Oriente minuto per minuto e l’ambasciata al Cairo è pronta a inviare un convoglio per prendere i connazionali nella Striscia di Gaza, appena sarà possibile farli uscire dal valico di Rafah. La priorità del governo è seguire gli italiani che sono lì. Devo ringraziare il consolato a Gerusalemme, che sta facendo di tutto per contattare i nostri connazionali che sono nella Striscia di Gaza. Purtroppo le comunicazioni sono interrotte il console italiano a Gerusalemme è riuscito a contattare una delle connazionali che sta nella Striscia e il messaggio arrivato è stato positivo. Ci sono 14 italiani più 5 loro familiari, si trovano vicino a Rafah e sono in buone condizioni: non ci sono scontri, non ci sono bombe che arrivano o missili nella zona dove stanno loro. Quindi l’ultima notizia arrivata è positiva, perché la nostra prima preoccupazione è tutelare i nostri connazionali. La nostra connazionale che si è messa in contatto con il consolato a Gerusalemme ha detto che la situazione lì è tranquilla. Mi pare verosimile che nel sud della Striscia di Gaza la situazione sia completamente differente rispetto al nord, dove l’esercito israeliano sta colpendo le basi di Hamas. La situazione lì è abbastanza tranquilla, nel sud della Striscia di Gaza verso il valico di Rafah, attraverso il quale dovrebbero uscire i nostri connazionali appena sarà possibile. L’Italia ha trattato in maniera molto intensa per la liberazione degli ostaggi, ma purtroppo sono stati trovati morti tutti e tre. La mia prima missione era stata in Egitto dal presidente Al Sisi, a cui avevo consegnato i nomi dei tre italiani che erano in ostaggio. Anche il primo ministro si era impegnato con le autorità del Qatar, consegnando i nomi, poi purtroppo le notizie sono state negative. Adesso, la trattativa credo continui ad andare avanti con i rappresentanti degli altri Paesi. Come europei e come G7 siamo impegnati affinché ci sia una immediata liberazione di tutti gli ostaggi. Lo chiediamo e continuiamo a chiederlo, la situazione si sta complicando. Speriamo che il buon senso e la voglia di pace prevalga rispetto alla violenza”.
Poi, in merito all’astensione dell’Italia al voto sulla risoluzione, presentata all’Assemblea Generale dell’Onu per la tregua, ha chiarito: “Il testo non era per noi accettabile, perché non c’era la condanna esplicita di Hamas e non c’era una tutela nel testo della possibilità di Israele di difendersi. Quindi, non abbiamo votato contro, ma ci siamo astenuti ,perché non era in linea con la visione del governo italiano”.
Il ministro della Difesa Crosetto, invece, sempre al Tg1, ha spiegato: “L’attacco israeliano a Gaza non potrà che provocare molte vittime, perché il nemico è immerso all’interno di una comunità palestinese enorme ed è difficile un’operazione chirurgica, Sono giorni che ci aspettiamo che questa reazione di Israele parta, sono giorni che tutto il mondo occidentale e arabo cerca di dire a Israele che questa reazione, per quanto comprensibile dopo l’attacco terroristico di Hamas, deve rimanere entro i limiti di reazione che può avere uno Stato, che deve essere diverso da un’organizzazione terroristica. È stato impossibile far diminuire la tensione tra i due contendenti e ora ci stiamo preparando come Italia ad aiutare e intervenire sulle conseguenze, quindi portare aiuti umanitari”.
La Presidente del Consiglio Meloni, stamane nelle Marche per la firma del Patto di Coesione tra il Governo e la Regione, a margine, dell’evento, ha tenuto un punto stampa, rispondendo a una domanda dei cronisti proprio sulla crisi in Medio Oriente: “Abbiamo mezzi pronti per portare a Gaza aiuti umanitari. Siamo concentrati soprattutto a tentare di frenare una crisi umanitaria che c’è a Gaza e sul tema della liberazione degli ostaggi. Anche su questo siamo incostante contatto con tutti gli attori interessati. L’astensione dell’Italia sulla risoluzione Onu per una tregua a Gaza era la più equilibrata fra le posizioni possibili, e non a caso è stata la posizione della gran parte dei Paesi del Consiglio europeo, dei Paesi europei e di quelli del G7. Stiamo cercando di mantenere l’equilibrio, e sia il voto a favore sia quello contrario sarebbero stati voti che spostavano l’Italia rispetto alla posizione che sta tenendo. È stato giusto tenere la posizione più equilibrata rispetto all’obiettivo di impedire una escalation del conflitto, la cosa più responsabile che si possa fare ora”.
A seguire, Palazzo Chigi ha diramato una nota in cui si specifica: “L’Italia è pronta a fornire supporto umanitario alla popolazione interessata dal conflitto in atto in Medio Oriente.Il Pattugliatore Polivalente d’Altura Thaon di Revel della Marina Militare, precauzionalmente rischierato a Cipro nei giorni scorsi, per poter rapidamente raggiungere le acque antistanti Israele/Gaza, è pronto a imbarcare materiale umanitario in afflusso dalla base logistica delle Nazioni Unite di Brindisi in afflusso a Cipro con vettori aerei dell’Aeronautica Militare e altro materiale reso disponibile dalla CRI. Non solo, si trovano già in zona due Fregate Multimissione della Marina Militare. E una nave anfibia sta raggiungendo l’area per l’eventuale evacuazione umanitaria di personale nonché per il trasporto di ulteriore materiale di prima necessità. Le predette attività sono seguite direttamente dal Ministro della Difesa e coordinate dal Comando Operativo di vertice Interforze”.
Dalle Opposizioni, invece, la segretaria del Pd, Schlein, il cui partito, al contrario di M5S e AVS, non ha aderito alla manifestazione per la pace promossa da alcune associazioni, svoltasi ieri sera a Roma, se non nella formula di singoli esponenti presenti a titolo personale, ha dichiarato: “Credo sia stato un errore non votare ieri la risoluzione che chiede una tregua umanitaria, si deve fermare questa strage di civili, fermare Hamas non può tradursi in una posizione punitiva per i civili. Il Partito Democratico ha condannato con fermezza e senza ambiguità gli attacchi terroristici di Hamas che hanno colpito Israele. Abbiamo chiesto che si evitasse l’allargamento del conflitto”.
Critico, anche il leader dei pentastellati, Conte, che ha definito l’astensione dell’Italia una “soluzione pilatesca”.
Sul fronte della politica interna, la Presidente del Consiglio Meloni , insieme con il ministro per gli Affari europei, per le Politiche di coesione , il Sud, con delega al PNRR, Fitto, è intervenuta stamane ad Acqualagna, alla cerimonia per la firma del Patto di Coesione tra il Governo e la Regione Marche. Nel suo discorso, la Premier ha evidenziato: “Sono molto contenta di essere qui oggi per questa firma, sono contenta di firmare quest’Accordo ad Acqualagna, in un comune straordinario che conosco, famoso anche a livello internazionale, anche per l’eccellenza del tartufo bianco. Sono particolarmente contenta di farlo qui, consentitemi una digressione, perché questo è anche il comune che ha dato i natali a un grande italiano di nome Enrico Mattei. E noi lo ricordiamo oggi, dopo che ieri abbiamo celebrato il 61° anniversario della sua scomparsa. Lo ricordiamo per essere uno degli artefici del miracolo economico italiano nel dopoguerra, per essere stata una persona capace di vedere opportunità dove gli altri vedevano solamente una crisi e di capire quanto la politica energetica di una Nazione fosse fondamentale per la sua sovranità, per il suo posizionamento geo-strategico, per garantire i suoi interessi nazionali, per garantire partnership con altri Paesi che fossero basate non su un approccio paternalistico o predatorio, di chi ti guarda dall’alto in basso, ma sapeva che le grandi Nazioni lavorano insieme quando hanno una rispetto dell’altra. Ve lo dico perché voi sapete che da Enrico Mattei l’attuale Governo ha preso spunto per una di quelle che noi consideriamo le principali iniziative strategiche di questo Governo, che riparte proprio dall’energia, riparte proprio da una crisi che può diventare opportunità per riposizionare la Nazione a livello geo-strategico. Perché sì, noi siamo in una situazione molto complessa, come vedete, anche dalle ultime notizie, a livello internazionale, perché negli ultimi anni abbiamo avuto degli shock, la pandemia prima, il conflitto in Ucraina poi, che ci hanno fatto finalmente comprendere quanto la nostra dipendenza fosse problematica, quanto ci fosse la necessità per l’Italia e per l’Europa di ricostruire le sue catene d’approvvigionamento fondamentali e, nelle crisi che noi stiamo vivendo, io sono convinta, come seppe fare Enrico Mattei al tempo, che si possa celare una grande occasione, che è quella di mettere insieme una difficoltà e un’opportunità. La difficoltà europea oggi di approvvigionarsi sul piano energetico perché ha consentito che le sue catene d’approvvigionamento diventassero troppo lunghe e troppo incontrollabili e il potenziale di produzione energetica che il continente africano può mettere in campo. E se noi siamo in grado di mettere insieme queste due cose e di produrre anche con un nuovo rapporto con i Paesi africani, una cooperazione strategica che ci consenta di stringere e di accompagnare i nostri reciproci destini, noi possiamo risolvere diversi problemi insieme. Perché l’Italia è interessata? Perché noi siamo la porta d’ingresso. Noi siamo la porta d’ingresso di questo incontro e chiaramente l’obiettivo che ci diamo – attraverso quello che voi conoscete come Piano Mattei, che verrà presentato al Parlamento nelle prossime settimane, nei prossimi mesi – è quello di fare dell’Italia l’hub d’approvvigionamento energetico d’Europa, un ruolo geo-strategico che ci rimette al centro del Mediterraneo, il nostro ruolo storico, un ruolo che non sempre abbiamo saputo interpretare. Mi perdonerete per questa digressione, ma a chi altro devo raccontarlo se non, diciamo, ai cittadini che hanno dato i natali a Enrico Mattei. Sono contenta di presentare anche questo accordo qui ad Acqualagna perché poi in fondo stiamo parlando di strategia, stiamo parlando di visione, che è un po’ la grande assente negli ultimi anni di politica di questa Nazione.
E anche questo Accordo, che firmiamo oggi con la Regione Marche, parla di visione, parla di sviluppo, parla di scelte di medio e lungo periodo, non le scelte che ti portano un consenso nell’immediato, magari con risorse che vengono utilizzate in molti rivoli, con risultati tutti da verificare, ma scelte strategiche sul ruolo che lo Stato nazionale insieme alle Regioni devono far giocare ai nostri territori. Le Marche sono la seconda regione d’Italia a firmare questo tipo di accordo con il Governo, grazie al lavoro che, lo diceva il Presidente Acquaroli, la Regione insieme al Ministro Fitto, – che ringrazio per il suo prezioso lavoro – hanno fatto nei mesi passati.
Questi accordi fanno parte – anche qui consentitemi di fare un passo indietro per raccontare il lavoro che complessivamente sta facendo il Governo – di un ampio lavoro di riforma che questo Governo ha portato avanti per invertire la rotta sulle politiche di coesione. Le politiche di sviluppo e coesione, come voi sapete, sono lo strumento previsto dai trattati europei per contribuire a ridurre le disparità e i divari tra i territori, si basano su fondi strutturali europei, prevedono un cofinanziamento nazionale e sono organizzati sulla base di programmazione pluriennale. Per troppi anni, purtroppo, noi dobbiamo fare i conti con il fatto che l’Italia non si è esattamente distinta per l’attuazione delle politiche di coesione, soprattutto su quella che era la componente nazionale, 78 miliardi di euro, se facciamo riferimento all’ultima programmazione, noi abbiamo registrato nel corso degli anni molti ritardi e spesso una incapacità sostanziale di spendere fino in fondo queste risorse. Nel senso, a volte i soldi ci sono, quello che manca è la capacità di metterli davvero a terra, di metterli a terra nei tempi giusti, di metterli a terra sulle vere priorità strategiche. Allora noi abbiamo deciso di intervenire, di intervenire in modo strutturale, abbiamo attivato un confronto tra il Governo e tutte le Regioni, le Province autonome, tutti i livelli coinvolti anche a livello nazionale, il Ministro Fitto si è speso molto in questa attività e abbiamo fatto un lavoro certosino di verifica dello stato attuazione della precedente programmazione dei fondi di sviluppo e coesione, che era quella che andava dal 2014 al 2020, e un lavoro di confronto sulle priorità sulle quali concentrare la nuova programmazione, che è la programmazione 2021-2027. All’esito di questo lavoro è nato il Decreto Sud che è un decreto con il quale noi abbiamo riorganizzato tutta quanta la materia, sostanzialmente riorganizzando il fondo e prevedendo questi Accordi di coesione, che sono uno strumento nuovo, negoziale, di programmazione – ovviamente negoziale tra le Regioni e il Governo nazionale – attraverso i quali si finanziano delle priorità che vengono proposte dalle Regioni, ma che devono essere condivise dal Governo. Perché? Non perché noi si voglia ovviamente togliere alle Regioni autonomia, ma per garantire che tutto questo lavoro risponda a un’unica strategia, per garantire che non ci siano sovrapposizioni con altre fonti di finanziamento, che non ci siano dispersioni delle risorse. Quindi una strategia regionale, territoriale, che deve inserirsi in una strategia nazionale. Dopodiché, ci sono in questa nostra riforma altre importanti novità. Noi abbiamo, per esempio, previsto un meccanismo di de-finanziamento quando le risorse non dovessero essere messe a terra, così come abbiamo previsto dei poteri sostitutivi nel caso in cui ci siano dei ritardi che non consentono di portare a termine quello che è stato programmato. Quindi c’è una responsabilizzazione generale, da una parte il sostegno anche della politica nazionale e dall’altra una responsabilizzazione perché il nostro obiettivo è trasformare l’Italia da Nazione, diciamo così, non brillantissima nella gestione di questi fondi, a Nazione esempio anche per le altre. E credo che si possa fare perché è assolutamente nelle nostre capacità, nelle nostre possibilità. L’accordo che noi firmiamo oggi rientra in questo quadro, come dicevo la Regione Marche è la seconda regione a firmare questo accordo con il Governo. Stanziamo per quello che riguarda le risorse di coesione 333,6 milioni di euro, finanziamo 16 investimenti strategici per le Marche. Sedici investimenti strategici non sono tanti: e anche questo è un segnale di che cosa stiamo facendo, cioè scegliamo di non distribuire poche risorse in mille rivoli ma di concentrarci su priorità strategiche vere e concentrare le risorse su quelle priorità, per rendere quelle risorse davvero efficaci .Le Marche hanno scelto di concentrare la gran parte di queste risorse su infrastrutture e reti di trasporto, cioè il 70% di queste risorse è destinato al completamento delle strade e alla piena utilizzabilità dei porti, come diceva il Presidente Acquaroli. Ed è una scelta strategica che noi abbiamo condiviso, perché ricorderete quante volte io stessa ho denunciato il paradosso di una regione che si trova al centro dello stivale e ciò nonostante è isolata. Perché tante volte voi ricorderete quanto io stessa abbia denunciato come in Italia ci sia, sì un divario tra Nord e Sud, ma anche un divario tra Est e Ovest, anche un divario tra la costa tirrenica e la costa adriatica e che quel divario ha bisogno di essere risolto esattamente come accade per il divario tra il Nord e il Sud. Io non elencherò tutti gli interventi che sono finanziari attraverso queste risorse, mi limito a citarne uno tra i più importanti e strategici che finanziamo, che credo sia particolarmente importante, che è la Pedemontana delle Marche, e cioè lo sviluppo di una rete stradale alternativa e veloce a quella sulla costa che offre un duplice obiettivo. Da una parte ovviamente decongestionare il traffico sull’autostrada adriatica, ma dall’altra garantire collegamenti facili, efficienti e veloci per l’entroterra e nell’entroterra, perché anche qui, quante volte abbiamo denunciato il rischio spopolamento dei piccoli comuni, dei comuni dell’entroterra, ma chiaramente senza adeguate infrastrutture di collegamento noi non potremo mai combattere lo spopolamento delle aree interne. Quindi io condivido assolutamente questa priorità e queste priorità che sono state individuate dalla Regione, dopodiché, in questo Accordo, noi realizziamo una serie di altri interventi per potenziare la rete stradale marchigiana, che da sempre, come dicevamo, sconta un deficit, soprattutto nelle aree interne. Su questo io sono contenta di poter dire che ho visto in questi anni un grande impegno del Presidente Acquaroli, della Regione Marche, e sono contenta che oggi riusciamo a fare la nostra parte con queste risorse e con questo accordo che su questa priorità si concentra. Non finisce qui, perché ai 333,6 milioni di euro del Fondo Coesione e Sviluppo aggiungiamo altri, lo diceva anche qui il Presidente della Regione, 154,3 milioni di euro che arrivano dal Fondo di rotazione. Se calcoliamo anche la quota di cofinanziamento, che è pari ad altri 44 milioni e mezzo, arriviamo complessivamente con questo accordo a mobilitare la cifra di 532 milioni di euro, mezzo miliardo di euro e più. Con il Fondo di rotazione riusciamo a investi re anche su altri importanti fronti, penso al tema del turismo di qualità, penso al tema delle politiche culturali, alla valorizzazione del tessuto imprenditoriale, alla formazione, alla salvaguardia dell’occupazione. Fatti concreti, e concludo, per sostenere lo sviluppo di una Regione che è conosciuta in tutto il mondo per la sua intraprendenza e per la sua volontà di riscatto .In buona sostanza noi non vogliamo far altro che mettere le Marche in condizioni di competere ad armi pari e di poter dimostrare quello che vale e di poter correre come sa correre e come io so che vuole correre. Mettiamo un altro mattone a questo lavoro e lavoriamo tutti insieme in un’ottica, che è sì di valorizzazione del territorio, ma che è soprattutto un’ottica di valorizzazione complessiva della nostra Nazione e del suo ruolo nel mondo. Vi ringrazio”.
A margine dell’evento, poi, in un punto stampa con i cronisti, la Presidente del Consiglio, ha risposto a una domanda sulla Manovra, confermando: “Lunedì invieremo la manovra al Parlamento. Il lavoro sostanzialmente è chiuso, i saldi di bilancio sono invariati rispetto a quanto approvato in Consiglio dei ministri”.
Tra le modifiche apportate alla Legge di Bilancio, prima della sua chiusura: nell’ambito del capitolo Pensioni, il ritorno dal sistema Quota 104, al sistema Quota 103 (chiesto dalla Lega) , ovvero il sistema che consente di andare in pensione con 62 anni di età e 41 di contributi. Chi maturerà il requisito nel 2024, però, avrà un assegno contributivo. Inoltre, si allungheranno le finestre di uscita: i dipendenti privati che maturano il diritto dovranno aspettare 7 mesi (dai 3 in vigore); i pubblici 9 (rispetto ai 6 mesi di oggi).
Smentita, la norma sul prelievo diretto sui conti correnti per recuperare le imposte non pagate, mentre una novità riguarda la cedolare secca per gli affitti brevi (norma su cui aveva chiesto un intervento di modifica FI) che salirà dal 21 al 26% solo nel caso in cui si affitti per periodi inferiori a 30 giorni più di un appartamento.
Critica, proprio sulla Manovra, la segretaria del Pd, Schlein, che , intervenuta stamane al Teatro Eliseo, insieme con il segretario di +Europa, Magi, alla seconda assemblea di Azione, partito fondato da Calenda, reduce dalla rottura con Italia Viva dell’ex Premier Renzi, ha sottolineato: “La manovra del governo è senza visione, minimalista, incapace a ridare slancio. È una manovra fragile con previsione di crescita sovrastimate. Ci rende deboli nel dibattito sul Patto di stabilità”.
Proprio il leader di Azione, Calenda, al suo arrivo al Teatro Eliseo, ha spiegato ai giornalisti: “Oggi riparte ufficialmente il lavoro del Terzo polo con Elena Bonetti, Ettore Rosato e tanti altri che vedrete qui. Il nostro è un posto dove le persone che vengono anche da partiti diversi possono stare insieme. Con Renzi abbiamo già chiuso da maggio, per scelte sua. Non andremo alle Europee con Italia Viva, ci rivolgeremo ad altri partiti e movimenti che fanno parte dell’Alde, cioè i liberali europei. Noi facciamo la nostra Assemblea nazionale, che rappresenta anche un punto di contatto con esponenti della maggioranza e delle altre opposizioni. È il lavoro che facciamo sempre: cercare di far sedere intorno a un tavolo a parlare di problemi concreti, dal salario minimo alla sanità, perché la politica non può essere solo rumore di uno contro gli altri”.
Poi, rispetto a un’alleanza con gli altri partiti dell’Opposizione , il cosiddetto “campo largo” ha chiarito: Il campo largo? ,noi andremo per l’alto mare aperto a prendere i voti, finché non saremo talmente forti che saremo noi a dire agli altri con chi si vogliono alleare. Voglio che finisca il bipolarismo e voglio cambiare la politica in Italia”.
Infine, sulla crisi in Medio Oriente e le manifestazioni in piazza, ha evidenziato: “L’opposizione non si fa in piazza, l’opposizione si fa in Parlamento. Ieri noi abbiamo avuto l’ennesima riunione con il Partito Democratico e le altre opposizioni sul tema della sanità. Quella è l’opposizione. Come sul salario minimo. Le piazze in Italia sono spesso squilibrate, si sta da un lato o dall’altro. E davvero si pensa che si può parlare di una crisi come quella in Medio Oriente via piazze? Io non credo”.
In ambito economico, invece, il Centro Studi di Confindustria, nel proprio report, ha più che dimezzato le stime di crescita per il 2024 a +0,5%, spiegando nella sua nota di commento: “L’economia italiana sta di nuovo scivolando verso i modesti ritmi di crescita che l’avevano contraddistinta nei decenni precedenti. In Italia, crollano gli investimenti, tengono solo consumi e occupazione, pur in frenata. Il Pil avanza di appena il lo 0,7% nel 2023 ed è una variazione già interamente acquisita a metà anno. Nel 2024, in media andrà peggio, +0,5% (dal +1,2% stimato a marzo). E’ una bassa crescita, trainata quasi interamente dai consumi delle famiglie. ll forte rallentamento del Pil è dovuto all’effetto negativo dei tassi di interesse elevati sulle imprese e sulle famiglie, e a una dinamica negativa, nell’anno in corso, del commercio internazionale; la produzione industriale è in calo soprattutto per i settori energivori come carta, chimica, metalli non metalliferi e metallurgia, e quelli che rientrano nella filiera delle costruzioni come legno e prodotti in metallo. Emerge, al contrario, una maggiore dinamicità per i comparti ad alta tecnologia come la farmaceutica e le attività di computer ed elettronica e delle apparecchiature elettriche. I consumi delle famiglie appaiono deboli ma resilienti: nell’analisi del CsC la spesa delle famiglie è quasi ferma nella seconda metà del 2023. Tornerà ad aumentare nel 2024 (+0,6%), con più slancio nella seconda metà dell’anno, sulla scia della discesa dell’inflazione e, quindi, del recupero del potere d’acquisto, oltre che sospinti da un miglioramento delle condizioni economiche e da una dinamica salariale più sostenuta. Gli investimenti sono in preoccupante calo. Viene meno la spinta delle costruzioni e di Industria 4.0. Il Pnrr è cruciale. Gli investimenti fissi lordi sono visti in brusca frenata +9,7 del 2022 al +0,5% quest’anno, ed in calo del -0,1% nel 2024. Pesa soprattutto la perdurante intonazione restrittiva della politica monetaria, che sta avendo un impatto più profondo dell’atteso e continuerà ad averlo per un periodo più lungo, ma anche il minor ammontare di investimenti realizzati con il Pnrr rispetto a quanto programmato nel Def di aprile scorso. Il commercio estero è molto debole ,con una battuta d’arresto di import ed export nel 2023 (+0,8%) ed una accelerazione graduale nel 2024 (+2,3%). Def 2023″.
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