di Federica Marengo sabato 4 maggio 2024
-Si è tenuta ieri sera, a Roma, presso il Teatro 5 di Cinecittà, la 69° edizione della cerimonia di premiazione dei David di Donatello, condotta da Carlo Conti e Alessia Marcuzzi, con la partecipazione di Fabrizio Biggio , trasmessa da Rai Uno in prima serata e in diretta radiofonica su Rai Radio Due, condotta da Andrea Delogu e da Stefano Fresi.
Mattatori della serata, il regista Matteo Garrone e l’attrice, al suo esordio come regista, Paola Cortellesi: i loro film, infatti, hanno vinto la gran parte dei premi.
“Io capitano”, di Matteo Garrone, storia di due giovani che dal Senegal attraversano l’inferno della Libia verso l’Europa e l’Italia, ha vinto bene sette David, tra cui, quello per il miglior film e quello per la migliore regia; premiati anche : il produttore,Archimede, Rai Cinema, Pathè, Tarantula, il montaggio di Marco Spoletini, il miglior autore di fotografia, Paolo Carnera, i migliori effetti visivi, il supervisore, Laurent Creusot e il producer, Massimo Cipollina e il miglior suono, presa diretta, Maricetta Lombardo, montaggio del suono, Daniela Bassani, creazione di suoni, Mirko Perri e mix, Gianni Pallotto.
“C’è ancora domani” di e con Paola Cortellesi, invece, storia di libertà e di emancipazione femminile nell’Italia della seconda metà degli anni Quaranta, ha vinto 6 statuette su 19 candidature: David dello spettatore (per Cinetel, il totale degli spettatori e delle spettatrici ammonterebbe a 5.354.653 biglietti), miglior attrice non protagonista, Emanuela Fanelli, miglior attrice protagonista, Paola Cortellesi, miglior sceneggiatura originale, Furio Andreotti, Giulia Calenda, Paola Cortellesi, miglior esordio alla regia ,Paola Cortellesi e premio David Giovani.
Al film “Rapito” di Marco Bellocchio, sono andati poi cinque David di Donatello: quello per la miglior sceneggiatura non originale, scritta dallo stesso Bellocchio e da Susanna Nicchiarelli; per la miglior scenografia, ad Andrea Castorina e per l’arredamento, a Valeria Vecellio; per i migliori costumi, a Sergio Ballo e a Daria Calvelli , per il miglior trucco, a Enrico Jacoponi e per la migliore acconciatura, ad Alberta Giuliani.
Migliore attore protagonista, Davide Riondino per il film (suo esordio come regista): “Palazzina LAF” e migliore attore non protagonista Elio Germano, sempre per “Palazzina LAF”, pellicola che si è aggiudicata anche il David per la miglior canzone originale, “La mia terra”, musica, testi e interpretazione di Diodato.
Restando in tema di musica e colonne sonore, il premio David di Donatello al migliore compositore è andato ai “Subsonica” per il film “Adagio” di Stefano Sollima.
“The Meatseller” di Margherita Giusti, invece ha vinto il premio David di Donatello al miglior cortometraggio, mentre “Anatomia di una caduta” di Justine Triet (Teodora Film) ha vinto la statuetta per il miglior film internazionale e “Laggiù qualcuno mi ama” di Mario Martone, il Premio Cecilia Mangini al miglior documentario.
Infine, i Premi David alla carriera sono andati: all’attrice Milena Vukotic e la compositore e produttore Giorgio Moroder, omaggiato dalla cantante Giorgia con l’interpretazione dei uno dei suoi successi più celebri: “I Feel Love” di Donna Summer. Del Premio David Speciale è stato poi omaggiato il giornalista Vincenzo Mollica, per anni volto del Tg1, esperto di cinema, musica e fumetti.
Premiati poi come Rivelazioni italiane (under 28) dall’Accademia del cinema italiano, che assegna i David, presieduta da Piera Detassis, Presidente e Direttrice artistica, le attrici: Cecilia Bertozzi, Fotinì Peluso, Yile Vianello e gli attori , Domenico Cuomo, Michele Eburnea e Leonardo Maltese.
In mattinata, invece, si era svolta al Quirinale, alla presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, degli stessi candidati e delle candidate, nonché del Presidente dell’Associazione Generale Italiana dello Spettacolo (AGIS), Francesco Giambrone, del Presidente dell’Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive e Digitali (ANICA), Francesco Rutelli e di esponenti della cultura, dello spettacolo e dell’industria cinematografica, la presentazione dei candidati ai Premi “David di Donatello” 2024, assegnati dalla Giuria dell’Accademia del Cinema Italiano – Premi David di Donatello (organizzati dalla Fondazione Accademia del Cinema Italiano – Premi David di Donatello e dalla Rai, in collaborazione con Cinecittà).
Ad aprire la cerimonia, trasmessa da Rai Uno e, presentata quest’anno dall’attrice Teresa Mannino, la proiezione di un video realizzato da Rai Cultura , seguito dall’intervento della Presidente e Direttrice Artistica dell’Accademia del Cinema Italiano – Premi David di Donatello-, Piera Detassis.
Successivamente, l’attrice Teresa Mannino ha letto le candidature ai premi, ( tre, quelli già assegnati: miglior Film Internazionale ad “Anatomie d’une chute -Anatomia di una caduta”-di Justine Triet, il David dello Spettatore a “C’è ancora domani” di Paola Cortellesi e il miglior cortometraggio, “The Meatseller” di Margherita Giusti), intervallate dall’esecuzione di brani dedicati alle colonne sonore del cinema italiano e internazionale, da parte della cantante Serena Ionta, in arte Serepocaiontas, e del musicista Gennaro Ricciardone.
Al termine, Teresa Mannino ha intervistato i vincitori e le vincitrici del Premio David alla carriera: Giorgio Moroder, Vincenzo Mollica e Milena Vukotic.
A conclusione della cerimonia, il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, ha tenuto il suo intervento, seguito dal discorso del Presidente della Repubblica Mattarella.
Nel suo intervento, il ministro della Cultura, Sangiuliano ha dichiarato: “La settima arte, che per me è diventata la prima ,perché la più vicina alle giovani generazioni, restituisce visibilità anche alle arti più antiche. Perciò molto semplicemente vi esorto: continuate ad emozionarci, a commuoverci, a farci piangere e a farci ridere, continuate a far conoscere l’Italia le sue bellezze, la sua storia, i suoi drammi e anche le sue storture e la sua mentalità. Il vostro lavoro va oltre le due ore della durata del film. ll germe dell’arte che praticate è altamente contagioso e nessuno di noi desidera vaccinarsi per evitarlo. Io sono qui ad assicurarvi come ministro della Cultura di questo governo che farò la mia parte fino in fondo”.
Infine, il Presidente della Repubblica Mattarella, ha tenuto il suo discorso, nel quale ha sottolineato: “ll David di Donatello è la festa del cinema, l’Oscar italiano. La presentazione delle candidature – che, per una intuizione di Gian Luigi Rondi, si svolge al Quirinale – consente, ogni anno, un’occasione di riflessione sul valore dell’industria della cultura cinematografica, sui suoi percorsi creativi, sui suoi orizzonti. Saluto – e ringrazio per gli interventi – il Ministro Sangiuliano e la Presidente Detassis. Le riflessioni che ci hanno proposto manifestano passione per il mondo del cinema. Ringrazio Teresa Mannino, che ci ha accompagnato, anche nella lunga lettura dei candidati, con la sua verve così coinvolgente: affrontare quella lettura è un’impresa da alta montagna. E ringrazio Serena Ionta per le belle canzoni così legate al cinema; e, con lei, ringrazio Gennaro Ricciardone. La storia del nostro Paese, la storia della Repubblica, delle conquiste di libertà e democrazia, è passata dal Grande schermo. E’ stata narrata attraverso emozioni, volti, sentimenti; attraverso vicende drammatiche e speranze che sorgevano; attraverso la quotidianità del vivere e l’eccezionalità di tante storie personali. “Nulla è in grado di rivelare come il cinema i fondamenti di una nazione” ebbe a dire Alberto Lattuada nella prima riunione dell’Associazione culturale del cinema italiano, a Roma, pochi giorni prima del 25 aprile 1945.Il cinema, vivendo in un contesto di libertà e di pluralismo, svolge questa preziosa funzione di ricerca e di sfida creativa, incoraggiato nel produrre, nell’innovare, anche nel rischiare. Il cinema, nel volgere degli anni, ha costantemente ampliato le sue potenzialità espressive e narrative e, con esse, la capacità di quanti ne fruiscono di immaginare, conoscere, riflettere, fare memoria, sorridere e piangere, sognare. Sfogliare l’album dei premi David è un po’ come rileggere la storia d’Italia. Sono passati dal podio del David tutti i grandi interpreti della cinematografia italiana. Vi sono, quest’anno, ricorrenze significative. Federico Fellini, oltre ai suoi premi David, sessanta anni or sono vinse l’Oscar con “8½”. Paolo Sorrentino dieci anni fa, lo conquistò, insieme al David, con “La grande bellezza”. Cento anni fa, nel 1924 – anche questo il filmato ce lo ha ricordato -, nasceva un protagonista indimenticato del cinema mondiale, Marcello Mastroianni. Desidero ricordare anche la recente scomparsa di Paolo Taviani, più volte – come abbiamo visto poc’anzi – premiato, insieme al fratello Vittorio, al David. Conservo un ricordo intenso dei loro interventi al Quirinale. Il cordoglio sentito che esprimiamo reca con sé la consapevolezza della eredità di grande valore che ci hanno lasciato. In attesa di conoscere questa sera i nomi delle vincitrici e dei vincitori, vorrei rivolgere i miei complimenti a chi ha ricevuto i premi già assegnati: Paola Cortellesi, Margherita Giusti, Justine Triet. Si potrebbe dire: tre donne premiate, un bel segnale; ma non lo farò: mi apparirebbe improprio e riduttivo, perché quanto avvenuto rientra nella normalità. Auguri e complimenti ai premi alla carriera, meritatissimi. A Vincenzo Mollica: il suo garbo, la sua competenza, la sua voce rassicurante, la sua presenza familiare, hanno accompagnato generazioni di italiani alla scoperta di piccoli e grandi capolavori del cinema e della musica. Sono io e sono un suo fan. A Milena Vukotic, artista versatile, profonda e convincente, anch’essa figura cara agli italiani che l’hanno apprezzata tanto in ruoli drammatici e comici. A Giorgio Moroder, compositore innovativo e influente, autore di canzoni e colonne sonore che hanno fornito un grande contributo alla musica contemporanea. Li ringrazio di essere qui questa mattina. La storia è sempre un percorso. Memoria e cambiamenti si rincorrono e si alimentano. Le novità e le rotture non rimuovono il passato, ma lo possono reinterpretare selezionando esperienze e chiavi di lettura. Profonde e veloci trasformazioni hanno interessato il cinema in questi ultimi anni. L’innovazione tecnologica ha favorito mutamenti radicali nei linguaggi, nelle modalità di trasmissione e di fruizione, nella stessa percezione dei contenuti. Il cinema registra una rinnovata vitalità e un più vasto campo d’azione. Si tratta di un’opportunità per l’Italia, non soltanto per chi vi opera. Perché il cinema è un’industria di grande rilievo, che dà lavoro a tante persone, che coltiva specialismi e saperi, e produce ricchezza che concorre al benessere del Paese. Le politiche pubbliche devono tener conto di questi valori. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza destina, difatti, importanti risorse al cinema e alla cultura. Le istituzioni sono quindi chiamate a promuovere le tante opportunità che possono offrire occasioni di sviluppo in questo ambito. Opportunità che si inseriscono in una condizione internazionale che registra una competizione sempre più vigorosa e postula, quindi, un sicuro quadro normativo di riferimento. Grande attenzione va rivolta in particolare all’espressione dei giovani artisti, che devono poter provare, sperimentare, dunque formarsi e crescere. L’ingresso di nuove generazioni produce nuova ricchezza. Esprime libertà, quella libertà da assicurare anche a chi non condivide i nostri gusti, a chi la pensa diversamente. Lungo il percorso, ovviamente, vi sono anche contraddizioni e vi sono problemi da risolvere. Molte sale cinematografiche continuano a soffrire, anche dopo la ripresa post-pandemia, e non sono poche le città di piccole e medie dimensioni che non dispongono più di sale accessibili. È un tema che presenta evidenti risvolti sociali, e non può essere considerato soltanto dal punto di vista degli equilibri commerciali. Le sale sono un luogo di incontro. Con il medesimo impegno – per assicurare costante vitalità al tessuto civile – vanno preservate, ad esempio, le librerie delle città e di ogni luogo, e va posta attenzione a quei settori artistici e dello spettacolo che si propongono a pubblici più limitati, ma esprimono contenuti di alto valore e di qualità. Costituiscono beni preziosi che, oltre la loro portata economica, hanno grande valenza per la comunità e per il grado di civiltà .Il nostro cinema contiene nel suo DNA una tensione alla dimensione nazionale. Sin dal tempo in cui ha contribuito, con le pellicole degli anni Quaranta e Cinquanta, a consolidarne la lingua in un Paese dai molti dialetti. Questa tensione si arricchisce con la creatività così ampiamente manifestata, con i successi nazionali e internazionali, con la rilettura della storia, degli eventi, dei protagonisti, con i valori di umanità, con i sentimenti che aiutano a rafforzare il senso di comunità. Abbiamo bisogno del cinema. Della sua sensibilità, della sua arte, delle sue visioni plurali. La storia del cinema ci ha fatto conoscere e apprezzare queste sue capacità. Buona serata dei David!”.
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