di Federica Marengo lunedì 8 aprile 2024
-Dal 2 marzo e fino al 16 giugno , in Via dei Tribunali, presso Palazzo Ricca, sede dell’Archivio del Banco di Napoli , è possibile visitare il dipinto di Michelangelo Merisi, meglio noto come “Caravaggio”, “La presa di Cristo”.
L’esposizione, organizzata dalla Fondazione Banco di Napoli, in stretta collaborazione con la Fondazione Meeting del Mare C.R.E.A(Cultura, religioni e arte), è curata da Francesco Petrucci e Don Gianni Citro.
Il dipinto, risalente al 1602, parte della collezione Ruffo, lo scorso anno è stato esposto, dopo un lungo periodo di assenza, presso Palazzo Chigi ad Ariccia e , nel 1951, era stato esposto ,con alcuni ritocchi, nell’ambito della Mostra del Caravaggio e dei caravaggeschi , a cura di Roberto Longhi, che lo aveva ritrovato nel 1943, quando la tela si presentava sporca e con varie ridipinture, rimosse successivamente con un restauro accurato.
Dell’opera, esistono due versioni autografe : una , esposta presso la Fondazione Banco di Napoli e l’altra, appartenente alla Compagnia dei Gesuiti di Dublino, in deposito dal 1993 presso la National Gallery of Ireland, che è una replica con varianti, rivisitata nelle caratteristiche pittoriche dell’impianto.
La tela è poi accompagnata da pannelli didattici che ripercorrono la storia della composizione e delle sue molteplici copie e varianti e delle indagini diagnostiche realizzate negli ultimi venti anni, che ne hanno confermato l’autografia, mentre la mostra è completata dall’approfondimento documentario e multimediale fruibile presso il Museo Il Cantastorie.
I visitatori e le visitatrici, infatti, potranno osservare tre documenti custoditi dall’Archivio Storico del Banco di Napoli (entrato a far parte del patrimonio UNESCO) , relativi al periodo del soggiorno napoletano di Caravaggio: la committenza del mercante Niccolò Radolovich allo stesso pittore per la realizzazione di una pala d’altare , datata 6 ottobre 1606; il pagamento per la realizzazione dell’opera “Sette opere di Misericordia”, risalente al 9 gennaio 1607, visitabile presso la chiesa del Pio Monte della Misericordia e un documento dell’11 maggio del 1607 riguardante il dipinto “La Flagellazione di Cristo”, conservata presso il Museo di Capodimonte e precedentemente esposta presso la chiesa napoletana di San Domenico Maggiore.
Assieme alla documentazione archivistica è possibile fruire anche di narrazioni multimediali, come quella dedicata al Caravaggio e quelle relative alle storie contenute nelle scritture dell’Archivio Storico del Banco di Napoli.
Il dipinto, ricco di pathos, enfatizzato e reso ancor più realistico dall’uso sapiente dei chiaroscuri e della luce, tipico del pittore lombardo , racconta un episodio tratto dalla Passione di Cristo, ovvero, il momento in cui Gesù, tradito da Giuda, viene arrestato dalle guardie.
L’esposizione presso Palazzo Ricca, però, è solo una parte dell’omaggio che la città di Napoli ha voluto fare al Caravaggio, che ha soggiornato a più riprese in città, in quanto, dal 28 febbraio il dipinto “La flagellazione di Cristo”, realizzato dapprincipio per la chiesa di San Domenico Maggiore, ed esposto a Parigi in occasione del gemellaggio tra il Museo di Capodimonte e il Louvre, da cui è nata la mostra: “Napoli a Parigi: il Louvre invita il Museo di Capodimonte”, tenutasi fra il 7 giugno del 2023 e l’8 gennaio del 2024, dal 28 febbraio scorso è tornato a Napoli, dove sarà visitabile fino al 31 maggio presso il Museo Diocesano di Donnaregina, per poi rientrare al Museo di Capodimonte.
Infatti, l’intento del Fondo Edifici di Culto del Ministero dell’Interno , che ha promosso l’evento, è quello di riavvicinare l’opera al territorio, ovvero il centro storico, dove per secoli la tela fu esposta e insieme raccontare la storia della sua commissione voluta dalla famiglia Franchis ,proprietaria di una cappella proprio in San Domenico Maggiore , che contribuì, insieme ad altri committenti illustri, ad abbellire in epoca barocca gran parte delle chiese e delle cappelle della città.
Ricordiamo, infine, le altre opere dell’artista presenti in città: “Le sette opere di Misericordia”, dipinta per la chiesa del Pio Monte della Misericordia, (oggi visitabile presso la Quadreria del Pio Monte della Misericordia) e risalente al 1607, quando Caravaggio, in fuga dallo Stato Pontificio, dopo una condanna per omicidio, trovò rifugio nella Napoli borbonica e “Il martirio di Sant’Orsola”, databile al 1610, quando l’artista, dopo un soggiorno tra Malta e la Sicilia, tornò a Napoli, per poi trovare la morte sulla costa laziale.
Il dipinto , commissionato dal banchiere genovese Marcantonio Doria, fu terminato in città e spedito a Genova ,dove rimase fino al 1832, anno nel quale fu riportato a Napoli e dove oggi è visibile presso le Gallerie d’Italia , nell’ex Palazzo del Banco di Napoli, realizzato da Marcello Piacentini.
L’opera, si può visitare dal martedì alla domenica , dalle 10:00 alle 18:00, con ultimo ingresso alle 17:15. Per ulteriori informazioni, consultare il sito fondazionebanconapoli.it/caravaggio-la-presa-cristo/ .
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