-Il Premier Conte, all’indomani del via libera del Parlamento alla delega per trattare in UE la riforma del Mes bancario e dell’inasprirsi dello scontro con Italia Viva, (che ha minacciato le dimissioni dei suoi Ministri), sulla governance della struttura individuata per realizzare il Piano di rilancio e ripresa dell’Italia e gestire i fondi del Recovery Fund, ha dichiarato alla stampa: “Avanti, se c’è la fiducia della Maggioranza,ma pronto a trattare. Fraintendimento sulla task force”. Nel primo pomeriggio, l’arrivo a Bruxelles per il Consiglio Europeo e le prime dichiarazioni: “Chiaro mandato dal Parlamento per riformare il Mes. Oggi è una giornata importante perché siamo in dirittura finale. Confidiamo di poter superare il veto di Ungheria e Polonia sul Recovery fund. C’è stato qualche segnale di avvicinamento, è importante sbloccare i 209 miliardi, confidiamo di farlo in queste ore”. Governo, da Pd e M5S, appello alla responsabilità e allo stop alle polemiche, rivolto alle forze di Maggioranza per trovare un’intesa, mentre Italia Viva, insiste con la capogruppo alla Camera Boschi: “Non vogliamo crisi di Governo,ma serve un cambio di passo”. Opposizioni di Centrodestra ribadiscono la compattezza delle posizioni e presentano proposte unitarie su Recovery Fund e ristori. In serata, a Bruxelles, superato il veto di Polonia e Ungheria e raggiunto l’accordo a 27 su Bilancio pluriennale dell’Unione e Recovery Fund. Dpcm, secondo fonti di stampa, il Premier Conte sarebbe intenzionato ad avviare una riflessione su un possibile allargamento degli spostamenti tra Comuni più piccoli, nei giorni del 25, 26 dicembre e del 1° gennaio.
-BCE, riviste a ribasso, rispetto alle previsioni di settembre, le stime per il Pil 2021 dell’Eurozona. Invariati, i tassi di interesse e aumentati sia il programma di acquisti del debito che il piano di rifinanziamenti.
di Federica Marengo giovedì 10 dicembre 2020
A tarda sera, a poche ore dal voto con cui il Parlamento ha dato il via libera al mandato con cui il Premier Conte dovrà trattare le modifiche alla riforma del Meccanismo Europeo di Stabilità (bancario), è lo stesso Presidente del Consiglio a fare il punto con alcuni cronisti sulle tensioni all’interno della Maggioranza, ingaggiate in particolare con il partito di Matteo Renzi, Italia Viva, in merito alla sua proposta di una struttura apposita di manager e tecnici per realizzare i progetti del Piano di rilancio e ripresa dell’Italia e gestire le finanze del Recovery Fund.
Il leader e fondatore di Italia Viva, Renzi, infatti, ieri, in Senato, ha accusato il Presidente del Consiglio di non aver coinvolto il Parlamento nell’elaborazione della sua proposta e di voler sostituire i Ministri con un comitato di esperti; da qui, l’ultimatum dell’ex Premier : o il ritiro della task force o le dimissioni delle Ministre Bellanova (Politiche Agricole) e Bonetti (Pari Opportunità e Famiglia) e di un sottosegretario.
Quindi, la replica del Presidente Conte, che ,a mezzo stampa, ha spiegato: “La governance del Recovery? Un colossale fraintendimento, ma la struttura è necessaria. Non mi spaventa il confronto tra alleati, l’importante è che la dialettica si traduca in ricchezza di idee, non in sterili polemiche. Sul Recovery abbiamo appena iniziato a discutere, avendo bene in mente gli obiettivi di funzionalità e semplificazione, anche perché, non c’è scritto da nessuna parte quanti dovranno essere. Comunque, serve una struttura che assicuri il monitoraggiodei cantieri e il rispetto dei tempi. Tutto ciò non andrà in Manovra, ma in un apposito decreto legge , proprio come chiede Renzi. Troveremo la formula giusta nella sede propria, Governo e Cdm e il confronto sarà costante. Nella partita in ballo, non vinco o perdo io, ma vince o perde l’Italia, di fronte all’Europa, che aveva pregiudizi verso di noi e che li sta superando. Ma basta poco per disfare tutta la tela. Lancio un appello che riguarda tutti: non possiamo permetterci che la dialettica sfoci in contrappunti e demarcazioni che ci fanno precipitare in una condizione sterile. Questo interrogarci chiassoso tra di noi, questo guardarci tra noi che diventa fine a se stesso, non ha nessun significato. Mentre i cittadini attendono che risolviamo le sfide che abbiamo di fronte.
Sono disponibile a trattare per salvare il Governo, a sedermi al tavolo del confronto. Ovviamente, un Governo può proseguire nella sua azione solo sulla base della fiducia di ciascuna forza di Maggioranza. Se non c’è questa, non si può andare avanti, è una banalità. Siamo una Repubblica parlamentare. Certo, io non mi sottraggo al confronto e al dialogo. Ne avremo quanti ne vorranno i partiti della coalizione. Non mi hanno mai spaventato. Sulla task force, nel testo della norma non c’è scritto da nessuna parte che ci saranno 300 consulenti e anche se la struttura di governance è stata concepita come molto snella, i responsabili di missione ci saranno e non avranno poteri espropriati dalle amministrazioni centrali o locali. Avranno lo staff necessario per monitorare e controllare i tempi di attuazione del piano ,altrimenti sarebbe impossibile verificare lo stato di avanzamento dei progetti selezionati dal Consiglio dei ministri. Perché parliamo di opere che avranno diffusione capillare, come asili nido, edifici scolastici, migliaia di cantieri”.
Un appello all’intesa, quello del Presidente Conte, rilanciato anche dal Pd, con il segretario Zingaretti, che, nonostante i malumori presenti anche tra i dem a causa della task force e riscontrati anche in LeU, in un post su Facebook, ha scritto: “Occorre un passo in avanti di tutti. In questi mesi così difficili il PD è stato la forza della responsabilità, della stabilità, delle riforme necessarie agli Italiani. Questa funzione ha permesso di ottenere importanti risultati. La rivendico con orgoglio. Se abbiamo posto temi, lo abbiamo fatto sempre nel merito delle questioni in discussione e con lo spirito volto a trovare nella maggioranza soluzioni e sintesi più avanzate, per rendere più efficace l’azione di Governo. Le nostre parole non sono state mai strumentali o indirizzate a oscure manovre politiche e di potere, ed è stato anche questo il senso dell’impegno faticoso della nostra delegazione al Governo. Anzi, c’è chi ha visto in questo atteggiamento subalternità, debolezza, passività. Tutto il contrario: è stato una dimostrazione di forza, di consapevolezza, di tenuta. È stato il modo di servire il Paese nell’emergenza che lo ha investito e scosso nelle sue fondamenta. Ora continuiamo a mettere questo ruolo rafforzato e da protagonista del Pd al servizio del bene comune. Per questo esigiamo rispetto e non partecipiamo ad alcuna presunta competizione all’interno della maggioranza, che ci dovrebbe vedere schierati da una parte o dall’altra.Sono emersi problemi: vanno valutati e risolti nel quadro di un limpido confronto tra l’insieme del Governo e le forze politiche che lo sostengono. Siamo tutti sulla stessa barca. La ricomposizione si può determinare se ognuno cerca di comprendere le ragioni dell’altro. Questo significa porre i temi in modo costruttivo e non distruttivo e, d’altra parte, non avvertire le critiche come un atto di lesa maestà. Avremo di fronte tra qualche giorno una proposta sul Recovery Fund. È una proposta, non un pacchetto conchiuso in se stesso. È figlia del lavoro positivo di questi mesi ma è doverosamente aperta al confronto in Parlamento, anche con le opposizioni, e nel Paese. Così come sulla base delle priorità che anche noi abbiamo contribuito a definire nella maggioranza, si dovrà decidere l’allocazione definitiva delle risorse: in direzione della coesione sociale, della protezione delle fasce più deboli, di un rilancio della politica industriale, della transizione ecologica, dell’equilibrio di genere, delle regole e degli strumenti per promuovere la società digitale e garantire la sua natura democratica. Abbiamo in mano la possibilità di cambiare l’Italia. È da irresponsabili dare spazio a rigidità e incomprensioni. La collegialità non è una perdita di tempo e davvero tutti ci devono investire. Ascoltare le osservazioni di merito non è una perdita di tempo. Ricomporre le differenze per continuare degnamente a guidare il Paese non è una perdita di tempo. Evitare che prevalgano interessi di partito e che ognuno vada per conto proprio non è una perdita di tempo. Piuttosto costruire le condizioni perché questa alleanza politica possa affrontare la ricostruzione italiana, con un afflato più unitario e un senso di appartenenza circa l’impresa che ci aspetta più alto e consapevole, è la sola strada per cogliere le opportunità che, nonostante le difficoltà, la Repubblica ha davanti a sé”.
Concilianti, anche i toni dell’ex capo politico del M5S e ministro degli Esteri Di Maio, che, nel pieno delle tensioni interne ai pentastellati per il voto contrario alla risoluzione di Maggioranza riguardante la riforma del MES di una fronda di parlamentari , seguito dalle dimissioni di alcuni di essi (Fabio Berardini, Carlo Ugo de Girolamo, Antonio Lombardo e Mara Lapia) per sopraggiunta incompatibilità con il Movimento, e alla vigilia del voto degli iscritti sulla piattaforma Rousseau inerente al documento elaborato durante gli Stati Generali, preludio alle “Agorà digitali” del 18,19 e 20 dicembre, ha invitato a trovare una soluzione collegiale e a smorzare le polemiche.
Fermi sulle proprie posizioni, invece, gli esponenti di Italia Viva, con la capigruppo alla Camera Maria Elena Boschi, che, in un’intervista a La Stampa, ha ribadito: “Non vogliamo aprire nessuna crisi, ma chiediamo che si cambi passo e che si rispettino le nostre istituzioni, ma se il Governo Conte dovesse cadere il Presidente della Repubblica saprebbe gestire con saggezzaanche questa fase, potendo contare sul senso di responsabilità di tutti. Ma tanto non accadrà. Più della crisi di Governo. Mi preoccupano di più le famiglie italiane che quest’anno passeranno il primo Natale senza i loro cari portati via dal Covid. O i medici e gli infermieri che passeranno il giorno di Natale in corsia. Conte sbaglia a voler sostituire le istituzioni democratiche con i team di tecnici. Non si commissariano Ministri con super manager, magari anche con possibili conflitti di interessi. Soprattutto vorremmo che come spendere 200 miliardi di euro venisse deciso insieme al Parlamento, visto che stiamo ipotecando il futuro dei nostri figli. Non abbiamo bloccato nessun piano. Anzi, abbiamo chiesto di poter dare una mano e discuterne in Parlamento il prima possibile. Non ci convince la governance, perché i soldi vanno spesi per i cittadini e non per i consulenti”.
Sul fronte delle Opposizioni di Centrodestra, vertice dei leader e rappresentanti di Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia, cui si sono aggiunti gli esponenti di Cambiamo, Noi con l’Italia e UDC, per discutere di alcune defezioni verificatesi ieri in Parlamento, dove alcuni parlamentari, tra cui il responsabile economia degli azzurri, Brunetta, non hanno votato la risoluzione di Maggioranza, contravvenendo alle indicazioni condivise dalla coalizione. Al termine della riunione, però,con una nota congiunta Salvini, Meloni, Tajani, si è sottolineata la volontà di procedere compatti sulle proposte alternative da sottoporre al Governo per il Recovery Fund e il Dl Ristori.
Nel primo pomeriggio di oggi, invece, il Premier Conte ha preso parte a Bruxelles, al Consiglio Europeo, che impegnerà nelle prossime quarantotto ore i 27 capi di Stato e di Governo su una serie di dossier, quali: la Brexit, riguardo alla quale, malgrado i tentativi dell’ultima ora e che si protrarranno fino a domenica ,di trovare un accordo sulle relazioni tra UE e Regno Unito dopo l’uscita dall’Unione, la Commissione ha già presentato un piano in caso di No deal, l’emergenza sanitaria, con l’approvazione delle conclusioni del documento finale del Vertice sulle misure per fronteggiare la pandemia di Covid-19 e la richiesta alla Commissione Europea di presentare una proposta su “un quadro comune per i test rapidi antigenici e per il riconoscimento reciproco dei risultati dei test”, (approccio che poi dovrà essere coordinato e replicato ai certificati di vaccinazione), il superamento del veto da parte di Polonia e Ungheria sul bilancio pluriennale della UE e sul Recovery Fund, legato alle condizionalità dell’erogazione dei fondi UE al rispetto dello stato di diritto, gli obiettivi climatici per il 2030 con la riduzione delle emissioni di anidride carbonica almeno del 55%, la ratifica della riforma del Meccanismo Europeo di Stabilità,il rilancio del rapporto transatlantico con la nuova Amministrazione Biden e il via libera alle sanzioni contro la Turchia per via delle sue provocazioni nel Mediterraneo orientale.
Proprio a proposito del veto di Polonia e Ungheria al Bilancio (2021-2027) della UE e al Recovery Fund ,basato su quest’ultimo, in serata, dopo una serie di dichiarazioni attestanti un’apertura nelle trattative in corso, con la Germania, (Stato che ha la Presidenza di turno dell’Unione e in quanto tale mediatore) , da parte del Vicepremier polacco Morawiecki e del Primo Ministro ungherese Orban , è arrivato l’annuncio dell’intesa tra le parti e con gli altri capi di Stato e di Governo.
L’accordo sul Bilancio pluriennale della UE e sul Recovery Fund da 750 miliardi (di cui 209 all’Italia), pilastro del Next Generation EU, quindi, è stato così salutato su Twitter dal Presidente del Consiglio Europeo, Michel: “Deal raggiunto. Ora possiamo cominciare con l’attuazione e la ricostruzione delle nostre economie. Il nostro monumentale pacchetto di ripresa guiderà la transizione verde e digitale”, riecheggiato dalla Presidente della Commissione UE, Von der Leyen, che , sempre, via Social, ha commentato: “L’Europa va avanti. Accordo sul prossimo bilancio dell’UE e Next Generation EU: 1.800 miliardi per alimentare la nostra ripresa e costruire un’UE più resiliente, verde e digitale. Congratulazioni alla Presidenza tedesca del Consiglio”.
Soddisfazione, è stata espressa anche dal Presidente del Parlamento UE, Sassoli, che però ha precisato: “Bene, l’accodo raggiunto per i cittadini europei, ma l’Unione vigilerà sullo stato di diritto”.
Secondo indiscrezioni di stampa, l’intesa con Polonia e Ungheria, sarebbe stata trovata grazie a un compromesso che permetterebbe di applicare regole uguali per tutti i Paesi membri, che consentono di coniugare il rispetto delle identità nazionale e lo stato di diritto , in chiave anti-discriminatoria e che in caso di controversia prevede il ricorso alla Corte di Giustizia. Sarebbe previsto, inoltre, di dare mandato alla Commissione Europea di elaborare le linee guida per l’applicazione di tali regole.
Ad auspicare il raggiungimento dell’accordo con Polonia e Ungheria era stato anche il Presidente Conte, che, al suo arrivo a Bruxelles, aveva dichiarato ai cronisti: “Oggi è una giornata importante perché siamo in dirittura finale. Confidiamo di poter superare il veto di Ungheria e Polonia sul Recovery Fund. C’è stato qualche segnale di avvicinamento, è importante sbloccare i 209 miliardi, confidiamo di farlo in queste ore”, soffermandosi poi sulla riforma del Mes bancario: “Ieri c’è stato un passaggio parlamentare che ha sancito la coesione delle forze di maggioranza e ha dato un pieno mandato per completare la riforma del Mes”, ma anche per “dare all’Italia un ruolo da protagonista, l’Italia potrà esprimere energia innovatrice, e dare nuova linfa al sogno europeo” e che ,a intesa tra i 27 raggiunta, ha sottolineato la necessità di correre sull’attuazione dei progetti. Venerdì, di ritorno dal vertice UE, dunque, Conte potrebbe presiedere il Consiglio dei Ministri, slittato ieri, per l’approvazione della bozza del Piano di ripresa e rilancio dell’Italia, come pure un vertice con i capidelegazione e i capigruppo di Maggioranza per discutere dell’ipotesi di consentire deroghe al Dpcm (senza modificarne il testo, però) riguardanti le norme per gli spostamenti tra Comuni, specie quelli piccoli, nei giorni del 25 e del 26 dicembre e del 1°gennaio, sollecitate dalle Opposizioni di Centrodestra, ma anche da Italia Viva e da una parte del Pd per favorire i ricongiungimenti familiari.
Insomma, grazie all’accordo in UE, bilancio e operazione anti-crisi potranno partire dal primo gennaio 2021 e i primi esborsi di Next Generation EU arriveranno non prima dell’inizio dell’estate, scongiurando ulteriori ritardi. Scongiurato anche l’esercizio provvisorio, che avrebbe ridotto la capacità di spesa dell’Unione.
Intanto, in mattinata, la Banca Centrale Europea ha reso noto di aver migliorato la sua stima di crescita economica per l’Eurozona per il 2020, portandola a -7,3% da -8% di settembre, e di aver rivisto a ribasso quella per il 2021, a +3,9% ,da +5% precedente, a fronte di un quarto trimestre “con una nuova, significativa contrazione, anche se inferiore a quella del secondo trimestre, a causa dell’intensificarsi delle misure di contenimento“.
Ad annunciarlo la presidente della BCE, Christine Lagarde, la quale, nel corso della conferenza stampa all’Eurotower, svoltasi al termine del Consiglio Direttivo, ha spiegato: “La stima per il 2022 è 4,2% e per 2023 +2,1%. I rischi restano al ribasso a causa delle implicazioni della pandemia e della debolezza del settore dei servizi e per via dei tempi lungi per riscontrare gli effetti immunizzanti del vaccino. Per questo,ill Pil dell’Eurozona dovrebbe contrarsi del 2,2% nel quarto trimestre “con un effetto di trascinamento anche sui primi tre mesi del 2021.. Alla Bce abbiamo deciso di prorogare di nove mesi il programma di acquisti antricrisi pandemica Pepp semplicemente perché dobbiamo essere molto attenti alla letteratura scientifica e sulla base delle previsioni degli scienziati sulla diffusione dei vaccini anti Covid abbiamo buoni motivi per ritenere che per fine 2021 avremo raggiunto una sufficiente immunità di gregge affinché l’economia possa tornare a funzionare normalmente, in particolare il settore dei servizi. Con il programma di acquisti di debito per l’emergenza pandemica acquisteremo con flessibilità indirizzando le operazioni in maniera finalizzata su classi di titoli, sulla tempistica e sui Paesi emittenti, ha spiegato la presidente della Bce, aggiungendo che se il programma, ora salito a 1.850 miliardi di euro, non dovesse essere esaurito per la scadenza di marzo 2022, la dotazione non deve necessariamente essere utilizzata integralmente”.
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