A cento anni dalla scomparsa, il ricordo del pittore e scultore livornese dei primi del Novecento, formatosi tra la Toscana, il Veneto e il Mezzogiorno e trasferitosi in Francia, allora capitale delle avanguardie artistiche, dove divenne celebre grazie ai ritratti di donne dal collo lungo e dallo sguardo assente e ai sensuali nudi femminili. In bilico, tra genio e sregolatezza, nella Parigi della Bella Epoque, conobbe artisti come: Pablo Picasso, Max Jacob e la pittrice Jeanne Hébuterne, divenuta poi compagna e musa. Attratto dalla scultura, sua forma d’arte e di espressione ideale, cui si avvicinò nel 1909, dopo solo qualche anno, fu costretto ad abbandonarla per via del cagionevole stato di salute. Dedicatosi quindi esclusivamente alla pittura, che però non gli consentì di sbarcare il lunario, condusse una vita bohémien, all’insegna del consumo di alcool e droghe,mettendo a dura prova il suo fisico già vessato dalla tubercolosi. Così, a soli trentacinque anni, nel pieno della maturità artistica, al culmine del successo, si spense,seguito a due giorni di distanza dall’amata Jeanne, che, incinta del secondo figlio, si suicidò, tanto riteneva insopportabile la vita senza di lui. Pittore, tra i più imitati, in occasione dell’importante anniversario verrà celebrato a marzo con un docufilm della serie: “Grande Arte al Cinema-2020”, prodotto da Nexo Digital e 3D Produzioni e il prossimo giugno, a Roma, con una Mostra organizzata dall’Istituto a lui intitolato, nella quale, per la prima volta, grazie alle nuove tecnologie, sarà presenta al pubblico , la quasi totalità della sua produzione.
di Federica Marengo sabato 25 gennaio 2020
“La vita è un dono dei pochi ai molti, di coloro che sanno e che hanno a coloro che non sanno e che non hanno”. Così scriveva, nella dedica apposta su un ritratto alla modella Luina Czechowka, il pittore e scultore Amedeo Modigliani, quasi a voler testimoniare quel senso della precarietà della vita che, data la malattia cronica da cui era affetto sin da bambino, l’aveva accompagnato nel corso di tutta l’ esistenza.
Nato a Livorno il 12 luglio 1884 da una famiglia ebraica ,per parte di padre originaria di Roma e per parte di madre ,metà francese e metà livornese , cresce con i tre fratelli in un clima di tensione generato dalle gravi difficoltà economiche fronteggiate dai genitori, le cui società agricole e minerarie in Sardegna registrano la bancarotta.
Tuttavia, grazie all’ingegno della madre,che impartisce lezioni private e fonda una scuola materna ed elementare, le traversie finanziarie vengono superate, concedendo ai Modigliani un po’ di serenità, subito intaccata dai problemi di salute che affliggono l’ultimogenito Amedeo, colpito a quattordici anni da una febbre tifoidea e , due anni dopo, da tubercolosi, in una forma così grave da impedirgli persino di studiare.
Ottenuti dei miglioramenti grazie ad alcuni soggiorni a Capri, durante le lunghe convalescenze in casa, l’ormai adolescente, mostra un forte interesse per il disegno, tanto che, superato uno dei reiterati attacchi della sua malattia, riesce a convincere i genitori a lasciarlo andare a lezione presso lo studio di Guglielmo Micheli, allievo, tra i più talentuosi, dei pittori di scuola “macchiaiola”: Giovanni Fattori e Silvestro Lega, convinti sostenitori del realismo in pittura, in contrapposizione ai soggetti mitologici della corrente Neoclassica e Romantica.
Quindi, iscrittosi nel 1902 alla Scuola libera di Nudo di Firenze , termina gli studi due anni dopo a Venezia, dove frequenta l’Istituto di Belle Arti, per poi trasferirsi in Francia, a Parigi, punto di riferimento per gli artisti dell’avanguardia. Qui, risiede al Bateau-Lavoir , una comune per artisti nel quartiere Montmartre, dove ha modo di entrare in contatto con pittori impressionisti e post impressionisti come Henri de Toulouse–Lautrec e Paul Cézanne.
Influenzato anche dai coevi movimenti artistici del cubismo, futurismo e surrealismo,convinto che la forma d’espressione artistica a lui più congeniale sia la scultura, si dedica a quest’ultima quando il mercante d’arte Paul Guillaume si interessa ai suoi lavori di ascendenza primitivista in pietra calcarea e in legno,presentandolo allo scultore Constantin Brancusi e a Picasso.
Esposti, dunque, i suoi lavori, (maschere dai tratti vagamente egizi con occhi a mandorla, nasi sbilenchi e colli allungati), al Salone d’autunno del 1912, raccogliendo un certo consenso di pubblico e di critica, è costretto però a interrompere la sua attività , in quanto l’inalazione delle polveri sprigionate durante la lavorazione dei blocchi di pietra e di legno peggiorano la tubercolosi da cui è affetto.
Dedicatosi perciò esclusivamente alla pittura, realizza una serie di ritratti , i cui soggetti sono per lo più gli amici artisti, frequentatori del quartiere Montparnasse (il pittore Chaim Soutine, Moise Kisling, Pablo Picasso, Diego Rivera, Max Jacob, Juan Gris e Maurice Utrillo) , gli scrittori Blaise Cendrars e Jean Cocteau e le compagne: la scrittrice e giornalista inglese, Beatrice Hastings e la cortigiana professionista “La Quique”, conosciuta in un caffè.
Divenuto celebre per la rapidità di esecuzione,( è capace di eseguire e completare un ritratto in sole due sedute, senza ritoccare ulteriormente i suoi dipinti) “Modì, come lo chiamano ormai i francesi,è altrettanto noto per la capacità di “rubare l’anima” ai suoi soggetti, per imprimerla sulla tela, rivelandosi poi altrettanto abile nella realizzazione di figure complete dalle forme lineari e a spirale e di nudi disegnati con una linea ondulata.
Così, il 3 dicembre 1917, ottiene di diritto l’ingaggio per una mostra personale presso la Galérie Berthe Weill, chiusa dalla Polizia, a distanza di qualche ora dall’inaugurazione, per via dell’immoralità dei nudi esposti, la cui esibizione a quei tempi è vietata.
In quello stesso anno, altri due avvenimenti importanti rivoluzionano la sua vita: la rivelazione tramite lettera, da parte dell’ex compagna Simone Thiroux, dell’esistenza di un figlio (mai riconosciuto) e l’incontro con il vero amore, l’aspirante pittrice Jeanne Hébuterne, con la quale emigra in Provenza e dalla quale ha la figlia Jeanne.
Numerosi sono gli amici artisti, tra cui Léopold Zborowski e Tsuguharu Foujita, prodigatisi per aiutarli, viste le precarie condizioni economiche di entrambi, cercando di vendere i loro lavori ai ricchi turisti in vacanza presso la Costa Azzurra, malgrado la drammaticità del periodo, segnato dalle infauste ripercussioni della Grande Guerra.
Inoltre, i già scarsi proventi ricavati dalla vendita dei loro quadri vengono sperperati dal pittore per finanziare i suoi eccessi: alcool e sostanze allucinogene, che compromettono ulteriormente le sue già precarie condizioni di salute.
Tornato a Parigi nel 1919, insieme con la compagna e la figlia, quindi, va a vivere in un appartamento in rue de la Grande Chaumière, all’interno del quale trascorre l’ultimo periodo dell’esistenza dipingendo, fino all’aggravarsi della tubercolosi e alla morte, avvenuta all’alba del 24 gennaio 1920 presso l’hopital de la Charité.
Dei funerali, cui la compagna Jeanne , incinta del secondo figlio, non partecipa,portata dai genitori nella sua casa natale, presso la quale decide di suicidarsi gettandosi da una finestra al quinto piano, tanto è insopportabile l’idea di vivere senza di lui, scrive su Le Figaro, André Warnod: “Furono magnifiche esequie , a cui presenziarono Montparnasse e Montmartre : pittori, scultori, poeti e modelli. Il loro straordinario corteo scortava il carro funebre coperto di fiori. Al suo passaggio , a tutti gli incroci , gli agenti della Polizia si mettevano sull’attenti e facevano il saluto militare. Modigliani salutato proprio da coloro che l’avevano tanto spesso ingiuriato! Che rivincita!”.
Sepolto nel cimitero del Père-Lachaise, nel primo pomeriggio del 27 gennaio, viene raggiunto dall’amata Janne (in un primo momento tumulata dalla famiglia nel cimitero di Bagneux per evitare ulteriori scandali) solo nel 1930, essendosi convintisi i genitori a che le spoglie della figlia riposassero accanto a quelle dell’amato, mentre la piccola Janne viene affidata alla nonna paterna e perciò condotta in Italia, a Livorno.
Artista che vanta numerosi tentativi di imitazione, spesso sconfinati nel “falso d’autore”, verrà celebrato nei prossimi mesi, in occasione del centenario dalla morte, con iniziative come la mostra: “L’impossibile Modigliani. L’artista italiano e l’arte africana. Simbolo, opere , tecnologia”,organizzata dall’Istituto Amedeo Modigliani e in programma a giugno, a Roma, presso il Quirinetta ,nella quale , grazie alla tecnologia Modlight, sistema di altissima definizione basato su impianti a led e fotografie scattate alle opere originali (fotolitografie), saranno fruibili oltre cento tra i suoi capolavori e verrà presentato l’ inedito “ologramma Modigliani”.
Inoltre, sempre all’interno della mostra, verrà approfondito la contestualizzazione storica delle opere e il legame tra l’artista e l’Africa , con l’esposizione di alcune sculture in legno realizzate da artisti africani.
In arrivo poi, nelle sale cinematografiche d’Italia, dove sarà proiettato nei soli giorni del 30, 31 marzo e del 1 aprile, il docufilm della serie “Grande Arte al Cinema 2020”: “Maledetto Modigliani”, che racconta l’esperienza umana e artistica del pittore-scultore.
Il lungometraggio, diretto da Valeria Parisi, scritto con Arianna Marelli, su soggetto di Didi Gnocchi, con interventi di Marc Restellini, Paolo Virzì, Simone Lenzi, Gérard Netter, Antonio Marras, Laura Dinelli, Emilia Philippot, Jacqueline Munck, Klaus Albrecht Schroder, e prodotto da 3D Produzioni e Nexo Digital, in collaborazione con Sky Arte, Radio Capital, Mymovies.it, Arte.it e Abbonamento Musei, trae ispirazione anche dalla mostra “Modigliani-Picasso. The Primitivist Revolution”, a cura di Marc Restellini, che aprirà in settembre all’Albertina di Vienna ed è arricchito dalle immagini di opere esposte alla National Gallery of Art di Washington, nei musei e nelle collezioni di Parigi e nella mostra “Modigliani e l’avventura di Montparnasse”, allestita presso il Museo della Città di Livorno.
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