-A ventiquattro ore dalla scomparsa improvvisa nella sua casa di Bologna, del compositore, direttore d’orchestra, contrabbassista e pianista, Ezio Bosso, affetto da anni da una malattia neurovegetativa, ne proponiamo un ritratto umano e artistico.
di Federica Marengo sabato 16 maggio 2020
“A mio padre fu detto: “I figli degli operai fanno gli operai,i figli dei musicisti fanno i musicisti”. Questo è stato il dolore più grande ; forse le parole più violente sentite nella vita. Ma da lì è iniziata la mia lotta per esautorare quella frase così idiota. La ribellione, per me, l’ha fatta la musica, che mi ha fatto scappare di casa, andare a Vienna a sedici anni, fare incontri fondamentali”.
Così, il compositore, direttore d’orchestra, contrabbassista e pianista Ezio Bosso raccontava qualche tempo fa, in un’intervista al settimanale L’Espresso, l’episodio che segnò la sua adolescenza e i primi approcci al mondo della musica.
Nato a Torino, il 13 settembre 1971, da genitori operai, cresce insieme con i fratelli in via Principessa Clotilde, periferia a nordovest della città, popolata da famiglie di immigrati meridionali.
Scoperta la musica all’età di quattro anni, grazie a una prozia, decide di iscriversi al Conservatorio nonostante le umili origini e una strada già tracciata come perito tecnico industriale.
Quindi, a sedici anni, la decisione di allontanarsi da Torino e di trasferirsi in Francia, dove esordisce come solista, entrando in contatto con numerose orchestre europee.
Poi, l’incontro con il musicista, basso principale dell’orchestra filarmonica di Vienna, Ludwig Streicher, che lo indirizza allo studio del contrabbasso, della composizione e della direzione d’orchestra presso l’Accademia della capitale austriaca, cui segue la collaborazione con diverse orchestre europee quali: la Chamber Orchestra of Europe e la Deutsche Kammer-Virtuosen.
Anticonformista, rientrato in Italia, mette il suo talento di musicista al servizio del gruppo musicale torinese underground-ska-mod degli Statuto, con cui nel 1988 pubblica l’album d’esordio “Vacanze”. Una breve parentesi durata due anni, prima di tornare , negli anni Novanta, alla collaborazione con prestigiose istituzioni musicali, come il Royal Festival Hall, la Carnegie Hall di New York, il Teatro Colòn di Buenos Aires, il Teatro Regio di Torino, l’Accademia romana di Santa Cecilia, il Teatro San Carlo di Napoli e il Teatro Comunale di Bologna, presso le quali si esibisce in qualità di compositore, esecutore e direttore d’orchestra (dirige tra le altre: la London Symphony Orchestra e la London Strings).
Diverse , in questi anni, e fino al 2010, le istituzioni operistiche che fruiscono delle sue doti di compositore e interprete, ancor più affinate grazie allo scambio artistico con il direttore d’orchestra Claudio Abbado, quali: la Wienner Staatsoper, la Royal Opera House, il New York City Ballet e il Teatro Bolshoij di Mosca. Bosso , infatti , realizza non solo sinfonie, composizioni per orchestra , per strumenti e archi e composizioni vocali, ma anche musiche per opere(Alcina, Orlando, Mercuzio, Simone e il mago), balletti (Flautus 1994, The breath of the thramp, Moments 2006, Within the Golden Hour 2008, 6 Breaths 2010 e LandForms 2011) e per colonne sonore teatrali( Amleth machine, Nina, Agamemnon , Sogno di una notte di mezza estate, Qoeleth e il Cantico dei Cantici) e cinematografiche(Un amore, Ribelli per caso, Io non ho paura, Quo Vadis, Baby?, The Moon on the Lake, Il dolce e l’amaro e Il ragazzo invisibile).
Affetto da una neoplasia, nel 2011subisce un intervento di asportazione ,in seguito al quale sviluppa una sindrome autoimmune e scopre di essere affetto da una malattia neurodegenerativa , che non gli impedisce, tuttavia, una volta rimessosi, di continuare a dirigere, comporre e suonare (sebbene sia costretto a una pausa dagli impegni ufficiali e ad abbandonare il contrabbasso , causa sforzo eccessivo, per il pianoforte), ricoprendo l’incarico di direttore artistico del The London Strings di Londra e del Teatro Comunale di Bologna, e di supervisore di progetti sociali e divulgativi nella sua città natale, Torino.
Fra il 2013 e il 2014 invece, gli intensi sodalizi con i violoncellisti: Mario Brunello,insieme con cui dà vita a un duo pianoforte e violoncello, e Sergej Krylov, che dirige alla testa della London Symphony Orchestra, nella sua composizione d’esordio “Fantasia per violino e orchestra”.
Preludi al prestigioso incarico ricevuto nel 2015 dall’Università Alma Mater di Bologna di realizzare una composizione dedicata alla Magna Charta delle Università Europee, contenente il primo inno ufficiale dell’istituzione universitaria, ritorno, quest’ultimo, sulla scena concertistica, che lo porta nei migliori teatri con il suo recital per pianoforte e in veste di direttore d’orchestra (tra le altre dirige: Orchestra Filarmonica del Teatro La Fenice, Orchestra da Camera di Mantova e Orchestra Filarmonica del Teatro Verdi di Salerno).
Al debutto nello stesso anno con il primo disco da solista : “The 12th Room”, nel febbraio del 2016 si esibisce come ospite durante la seconda serata del Festival di Sanremo con la composizione,“Following a Bird”, raccogliendo vasto consenso e popolarità.
Testimone e ambasciatore internazionale dell’Associazione Mozart14, istituita in memoria del maestro Claudio Abbado , scomparso nel 2014, e presieduta dalla figlia di quest’ultimo, Alessandra, per tramandarne i principi artistico-sociali ed educativi, nel 2018 è testimone ufficiale della Festa Europea della Musica e unico italiano invitato al Parlamento UE per una riflessione sullo stato della cultura europea.
Nel 2019, reduce da una serie di debutti su palcoscenici importanti come quello del KKL di Lucerna, dalla nomina a Direttore Stabile Residente del Teatro lirico Giuseppe Verdi di Trieste , dalla fondazione di un nuovo ensamble orchestrale, la StradivariFestivalChamber Orchestra e , infine, dalla pubblicazione del secondo album per pianoforte “The Roots(A tale sonata)”, il 20 gennaio dirige sul palco del Teatro Manzoni di Milano un’orchestra di cinquanta elementi, provenienti dalla migliori compagini europee, in occasione dell’evento “Grazie Claudio”, per celebrare il quinquennale dalla scomparsa del celebre direttore d’orchestra.
Cimentatosi anche nella veste di autore e conduttore delle serate evento di Rai Tre: “Che storia è la musica”, dedicate alla settima sinfonia di Beethoveen , a Cijacoski e a Mozart,che ottengono ascolti superiori al milione di media, debutta all’Arena di Verona dirigendo i Carmina Burana.
In procinto di tornare alla direzione orchestrale, dopo la pausa forzata determinata dall’emergenza sanitaria del Covid19, come fautore di un progetto che garantisse nuovamente l’esecuzione e la fruizione della musica classica da parte del pubblico, in seguito al peggioramento delle condizioni di salute, si è spento improvvisamente il 15 maggio scorso, nella sua abitazione di Bologna, all’età di quarantotto anni.
Pluripremiato con riconoscimenti come il Flaiano d’Oro e insignito di cittadinanze onorarie da parte di numerosi comuni, tra cui la Capitale, a pochi mesi dall’annuncio che non avrebbe più suonato il pianoforte, per via dell’aggravarsi della sua malattia, aveva detto: “La musica è un investimento pesante, difficile. Quando mi sono diplomato non era pensabile studiare meno di otto ore al giorno. L’unica religione è la disciplina per guadagnarsi una credibilità e quindi non mi piace la mancata educazione al merito; così come ,suonerà incredibile, non mi piace il proliferare delle finte orchestre giovanili tanto di moda. Quello lo chiamo “il piacere della zia”: suonare in un’orchestra è un traguardo, non uno spettacolo per parenti. Tu così illudi, porti un ragazzino là dove non si sta meritando di essere. E non parlo dell’educazione alla musica di insieme, sia chiaro, ma dell’ansia da esibizione che brucia la maggior parte di loro. C’è questa idea assurda del “basta metterci il cuore”: è una scusa: nelle cose non basta metterci il cuore, bisogna metterci impegno. A un musicista le mani devono funzionare, le note si devono poter fare tutte e bene. La perfezione importa eccome, nascondersi dietro l’imperfezione umana è una stupida scorciatoia; anche perché la missione è cercare sempre quella purezza che diventa trascendenza e trasfigurazione”.
Noi, però, vogliamo ricordarne l’ esistenza di uomo e artista libero dai pregiudizi e dalla retorica, con queste parole: “Sono un uomo con una disabilità evidente in mezzo a tanti uomini con disabilità che non si vedono”.
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