di Federica Marengo sabato 26 aprile 2025

-Domenica 20 aprile, domenica di Pasqua, il cardinale Angelo Comastri, delegato di Papa Francesco ha presieduto, davanti a una folla di romani e pellegrini provenienti da tutto il mondo, la Messa sul sagrato della Basilica di San Pietro.
Nel corso della celebrazione, iniziata con il rito del Resurrexit, il cardinale Comastri ha letto l’omelia preparata da Papa Francesco, incentrata sul passo del Vangelo di Giovanni in cui l’evangelista racconta della scoperta da parte di Maria di Magdala che il sepolcro dov’era stato deposto Gesù era vuoto e della corsa dei discepoli Pietro e Giovanni, una volta avvertiti, per cercare il Signore.
Quindi, il Pontefice, nella Sua omelia, sottolinea: “I protagonisti dei racconti della Pasqua corrono tutti! E questo “correre” esprime, da un lato, la preoccupazione che avessero portato via il corpo del Signore; ma, dall’altro, la corsa della Maddalena, di Pietro e di Giovanni dice il desiderio, la spinta del cuore, l’atteggiamento interiore di chi si mette alla ricerca di Gesù. Egli, infatti, è risorto dalla morte e perciò non si trova più nel sepolcro. Bisogna cercarlo altrove. Questo è l’annuncio della Pasqua: bisogna cercarlo altrove. Cristo è risorto, è vivo! Egli non è rimasto prigioniero della morte, non è più avvolto nel sudario, e dunque non si può rinchiuderlo in una bella storia da raccontare, non si può fare di Lui un eroe del passato o pensarlo come una statua sistemata nella sala di un museo! Al contrario, bisogna cercarlo e per questo non possiamo stare fermi. Dobbiamo metterci in movimento, uscire per cercarlo: cercarlo nella vita, cercarlo nel volto dei fratelli, cercarlo nel quotidiano, cercarlo ovunque tranne che in quel sepolcro. Cercarlo sempre. Perché, se è risorto dalla morte, allora Egli è presente ovunque, dimora in mezzo a noi, si nasconde e si rivela anche oggi nelle sorelle e nei fratelli che incontriamo lungo il cammino, nelle situazioni più anonime e imprevedibili della nostra vita. Egli è vivo e rimane sempre con noi, piangendo le lacrime di chi soffre e moltiplicando la bellezza della vita nei piccoli gesti d’amore di ciascuno di noi”.
Pertanto, avverte il Santo Padre, “la fede pasquale, che ci apre all’incontro con il Signore Risorto e ci dispone ad accoglierlo nella nostra vita, è tutt’altro che una sistemazione statica o un pacifico accomodarsi in qualche rassicurazione religiosa. Al contrario, la Pasqua ci consegna al movimento, ci spinge a correre come Maria di Magdala e come i discepoli; ci invita ad avere occhi capaci di “vedere oltre”, per scorgere Gesù, il Vivente, come il Dio che si rivela e anche oggi si fa presente, ci parla, ci precede, ci sorprende. Come Maria di Magdala, ogni giorno possiamo fare l’esperienza di perdere il Signore, ma ogni giorno noi possiamo correre per cercarlo ancora, sapendo con certezza che Egli si fa trovare e ci illumina con la luce della sua risurrezione”.
Per questo, Papa Francesco esorta i fedeli e le fedeli ad affrettarsi “ per andare incontro a Cristo, col passo svelto della Maddalena, di Pietro e di Giovanni”, anche alla luce dell’anno giubilare in corso che “ci chiama a rinnovare in noi il dono di questa speranza, a immergere in essa le nostre sofferenze e le nostre inquietudini, a contagiarne coloro che incontriamo sul cammino, ad affidare a questa speranza il futuro della nostra vita e il destino dell’umanità”.
Per il Pontefice : “ non possiamo parcheggiare il cuore nelle illusioni di questo mondo o rinchiuderlo nella tristezza; dobbiamo correre, pieni di gioia”. Correre “ incontro a Gesù, per “riscoprire la grazia inestimabile di essere suoi amici” e lasciare che “ la sua Parola di vita e di verità illumini il nostro cammino”, perché , come ebbe a dire il grande teologo Henri de Lubac, “dovrà esserci sufficiente di comprendere questo: il cristianesimo è Cristo. No, veramente, non c’è nient’altro che questo. In Cristo noi abbiamo tutto”.
Questo “tutto” , sottolinea il Santo Padre, “è il Cristo risorto” che “apre la nostra vita alla speranza e che “ancora oggi vuole rinnovare la nostra vita”, a cui, vincitore del peccato e della morte, vogliamo dire: “Signore, in questa festa noi ti chiediamo questo dono: di essere noi pure nuovi per vivere questa perenne novità. Scrostaci, o Dio, la triste polvere dell’abitudine, della stanchezza e del disincanto; dacci la gioia di svegliarci, ogni mattino, con occhi stupiti per vedere gli inediti colori di quel
mattino, unico e diverso da ogni altro. Tutto è nuovo, Signore, e niente ripetuto, niente vecchio”.
Infine, al termine della Sua omelia, Papa Francesco ha invitato i fedeli e le fedeli e l’umanità, “nello stupore della fede pasquale, portando nel cuore ogni attesa di pace e di liberazione, a dire: con Te, o Signore, tutto è nuovo. Con Te, tutto ricomincia”.
Terminata la Messa, il Pontefice , affacciandosi alla Loggia Centrale della Basilica di San Pietro, ha rivolto ai fedeli e alle fedeli presenti in piazza San Pietro e, al mondo, il Messaggio Pasquale, letto da monsignor Diego Ravelli, Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie, nel quale ha ribadito la gioia dell’annuncio della Risurrezione di Cristo: “Cristo è risorto! In questo annuncio è racchiuso tutto il senso della nostra esistenza, che non è fatta per la morte ma per la vita. La Pasqua è la festa della vita! Dio ci ha creati per la vita e vuole che l’umanità risorga! Ai suoi occhi ogni vita è preziosa! Quella del bambino nel grembo di sua madre, come quella dell’anziano o del malato, considerati in un numero crescente di Paesi come persone da scartare”.
Poi, Papa Francesco si è soffermato sui “tanti conflitti che interessano diverse parti del mondo”, sulla “violenza nelle famiglie, nei confronti delle donne o dei bambini” e sul “disprezzo nutrito a volte verso i più deboli, gli emarginati, i migranti”, auspicando: “In questo giorno, vorrei che tornassimo a sperare e ad avere fiducia negli altri, anche in chi non ci è vicino o proviene da terre lontane con usi, modi di vivere, idee, costumi diversi da quelli a noi più familiari, poiché siamo tutti figli di Dio!. Vorrei che tornassimo a sperare che la pace è possibile! Dal Santo Sepolcro, Chiesa della Risurrezione, dove quest’anno la Pasqua è celebrata nello stesso giorno da cattolici e ortodossi, s’irradi la luce della pace su tutta la Terra Santa e sul mondo intero. Sono vicino alle sofferenze dei cristiani in Palestina e in Israele, così come a tutto il popolo israeliano e a tutto il popolo palestinese. Preoccupa il crescente clima di antisemitismo che si va diffondendo in tutto il mondo. In pari tempo, il mio pensiero va alla popolazione e in modo particolare alla comunità cristiana di Gaza, dove il terribile conflitto continua a generare morte e distruzione e a provocare una drammatica e ignobile situazione umanitaria. Faccio appello alle parti belligeranti: cessate il fuoco, si liberino gli ostaggi e si presti aiuto alla gente, che ha fame e che aspira ad un futuro di pace”.
Quindi, il Pontefice ha rivolto la Sua preghiera e il Suo pensiero : “alle comunità cristiane in Libano e in Siria che, mentre quest’ultimo Paese sperimenta un passaggio delicato della sua storia, ambiscono alla stabilità e alla partecipazione alle sorti delle rispettive Nazioni”, esortando “ tutta la Chiesa ad accompagnare con l’attenzione e con la preghiera i cristiani dell’amato Medio Oriente” e “al popolo dello Yemen, che sta vivendo una delle peggiori crisi umanitarie “prolungate” del mondo a causa della guerra”, invitando “tutti a trovare soluzioni attraverso un dialogo costruttivo”.
E ancora , il Santo Padre ha auspicato il “ dono pasquale della pace” per la “martoriata Ucraina”, incoraggiando “tutti gli attori coinvolti a proseguire gli sforzi volti a raggiungere una pace giusta e duratura”; la pace per il Caucaso meridionale, l’Armenia e l’Azerbaigian, la Repubblica Democratica del Congo, il Sudan e Sud Sudan, il Sahel, il Corno d’Africa e la Regione dei Grandi Laghi, sottolineando: “Nessuna pace è possibile laddove non c’è libertà religiosa o dove non c’è libertà di pensiero e di parola e il rispetto delle opinioni altrui. Nessuna pace è possibile senza un vero disarmo! L’esigenza che ogni popolo ha di provvedere alla propria difesa non può trasformarsi in una corsa generale al riarmo. La luce della Pasqua ci sprona ad abbattere le barriere che creano divisioni e sono gravide di conseguenze politiche ed economiche. Ci sprona a prenderci cura gli uni degli altri, ad accrescere la solidarietà reciproca, ad adoperarci per favorire lo sviluppo integrale di ogni persona umana”.
Papa Francesco ha poi invitato : ad aiutare il popolo birmano, “già tormentato da anni di conflitto armato, che affronta con coraggio e pazienza le conseguenze del devastante terremoto a Sagaing, causa di morte per migliaia di persone e motivo di sofferenza per moltissimi sopravvissuti, tra cui orfani e anziani”; a pregare per “le vittime e per i loro cari” e a “ ringraziare di cuore tutti i generosi volontari che svolgono le attività di soccorso”, sottolineando che “l’annuncio del cessate-il-fuoco da parte di vari attori nel Paese è un segno di speranza per tutto il Myanmar”.
Infine, il Pontefice ha rivolto un appello “a tutti quanti nel mondo hanno responsabilità politiche a non cedere alla logica della paura che chiude, ma a usare le risorse a disposizione per aiutare i bisognosi, combattere la fame e favorire iniziative che promuovano lo sviluppo”, in quanto “ sono queste le armi della pace: quelle che costruiscono il futuro, invece di seminare morte!” e a “Non far mai venire meno il principio di umanità come cardine del nostro agire quotidiano”, perché “davanti alla crudeltà di conflitti che coinvolgono civili inermi, attaccano scuole e ospedali e operatori umanitari, non possiamo permetterci di dimenticare che non vengono colpiti bersagli, ma persone con un’anima e una dignità”, auspicando “ in quest’anno giubilare, che la Pasqua sia anche l’occasione propizia per liberare i prigionieri di guerra e quelli politici”.
Il Pontefice ha quindi concluso il Suo messaggio e la sua Benedizione Urbi et Orbi, affidando i fedeli, le fedeli e l’umanità intera al Signore, che, risorto , “nella Pasqua fa nuove tutte le cose”: e che ci chiama “a partecipare alla vita , che non conosce tramonto, in cui non si udranno più fragori di armi ed echi di morte”.
Al termine del Suo Messaggio e della Benedizione Urbi et Orbi, Papa Francesco, dopo un periodo di assenza dovuto alla malattia e al ricovero, è tornato in piazza San Pietro dove, a bordo della papamobile ,ha effettuato un giro tra i fedeli e le fedeli, durante il quale ha salutato la folla.
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