di Federica Marengo lunedì 27 gennaio 2025

-L’ufficio del Premier israeliano Netanyahu che, secondo il sito web israeliano Walla news, dovrebbe recarsi alla Casa Bianca la prossima settimana per un incontro con il Presidente USA Trump, ha confermato che Israele ha raggiunto un accordo con Hamas in merito al rilascio dell’ostaggio non liberato sabato scorso, il quale verrà rilasciato venerdì insieme con altri due ostaggi. Sabato prossimo, poi, come previsto dagli accordi di tregua e, come confermato dal portavoce del ministero degli Esteri del Qatar, Majed al Ansari e dalla stessa Hamas, verranno rilasciati altri tre ostaggi israeliani e, da parte di Tel Aviv, 30 detenuti palestinesi. Inoltre, secondo Reuters, che cita un funzionario di Hamas, Hamas ha consegnato a Israele una lista in cui sono elencati 25 ostaggi vivi, dei 33, che dovrebbero essere rilasciati nella prima fase dell’accordo.
Pertanto, Israele ha consentito il passaggio dei cittadini di Gaza verso la parte settentrionale della Striscia.
Hamas, ha quindi commentato: “Il ritorno degli sfollati è una vittoria per il nostro popolo e segnala il fallimento e la sconfitta dei piani di occupazione e sfollamento”, mentre la Jihad islamica, sua alleata, l’ha definita una “risposta a tutti coloro che sognano di sfollare il nostro popolo”.
In merito, l’ex ministro israeliano Ben Gvir, dimessosi in opposizione all’accordo tra Israele ed Hamas sul cessate il fuoco a Gaza e sulla liberazione degli ostaggi, ha espresso la sua contrarietà, dichiarando: “Le immagini che emergono da Gaza di decine di migliaia di palestinesi che tornano nella parte settentrionale della Striscia attraverso il corridoio Netzarim sono un’altra parte umiliante dell’ incosciente accordo di cessate il fuoco-rilascio degli ostaggi”.
Intanto, anche la Lega Araba, come Giordania ed Egitto ha espresso contrarietà all’ipotesi espressa dal Presidente USA Trump di trasferire i palestinesi proprio in Egitto e in Giordania per ricostruire Gaza.
Tuttavia, come riportato da Haaretz, il ministro delle Finanze israeliano Smotrich, in occasione di una conferenza stampa , ha dichiarato: “Stiamo lavorando a un piano operativo per attuare l’idea di Donald Trump di trasferire parte della popolazione di Gaza in Giordania e in Egitto, temporaneamente o permanentemente. Stiamo lavorando con il primo ministro Benjamin Netanyahu e il Gabinetto di Sicurezza israeliano. Non c’è dubbio che, a lungo termine, incoraggiare l’emigrazione sia l’unica soluzione che porterà pace e sicurezza ai residenti di Israele e che allevierà anche le sofferenze dei residenti di Gaza”.
Di tale ipotesi , come della situazione a Gaza, delle misure operative, a partire dalla decisione per il ridispiegamento rapido della Missione Europea EUBAM a Rafah, si è parlato anche a Bruxelles, al Consiglio Affari Esteri.
Al riguardo, la ministra degli Esteri tedesca, Baerbock, ha detto: “Occorre garantire sia la sicurezza di Israele sia quella dei palestinesi, motivo per cui abbiamo chiarito insieme, non solo come Unione Europea, ma come G7, ma soprattutto con i nostri partner arabi, che ciò significa anche nessuna espulsione dalla Striscia di Gaza”.
Poi, la Vicepresidente della Commissione Ue e Alta rappresentante per la Politica estera e la sicurezza Kallas, al termine del Consiglio Affari esteri, ha annunciato: “Tutti concordano che la missione Ue a Rafah (Eubam) può giocare un ruolo decisivo nel sostenere la tregua. Oggi, i ministri hanno concordato il suo rilancio. Questo permetterà che un certo numero di persone ferite potranno lasciare Gaza e ricevere cure mediche”.
Per l’Italia, come si legge in un comunicato della Farnesina, il Vicepremier e ministro degli Esteri e della Cooperazione internazionale, Tajani, “richiamando le sue recenti missioni in Siria ed Israele e Palestina”, ha chiesto “ una maggiore attenzione da parte dell’UE per il Medio Oriente ed in generale per il Mediterraneo, ribadendo come l’Italia sia pronta a fare la sua parte a partire dall’iniziativa “Food for Gaza”.
Lo stesso Tajani, poi, a margine del Consiglio Esteri, ha reso noto che i Carabinieri italiani partiranno a breve per prendere parte alla missione militare europea presso il valico di Rafah, tra Gaza ed Egitto.
Di Medio Oriente, il Vicepremier e ministro Tajani ha palato anche con il Segretario di Stato USA Rubio nel primo colloquio telefonico avuto ieri con quest’ultimo, nel quale, come si legge nella nota della Farnesina: “Tajani ha richiamato la sua recente missione a Tel Aviv, Gerusalemme e Ramallah, e ha confermato che il Governo sostiene il diritto di Israele a difendersi, evidenziando come l’accordo tra Israele e Hamas rappresenti un risultato di grande rilievo. “L’Italia è pronta a svolgere un ruolo attivo per nuova architettura di sicurezza regionale” ha affermato il Ministro, che ha sottolineato la necessità di includere anche la Siria, dove la caduta del regime di Assad costituisce un’opportunità cruciale, e il Libano, nel quale il cessate il fuoco ha sbloccato un processo politico che potrà rafforzare le istituzioni. “E’ inoltre fondamentale il coordinamento tra Europa e Stati Uniti sul dossier nucleare e sulle relazioni con l’Iran” ha commentato il Ministro. Tajani ha inoltre sottolineato la necessità di intensificare ulteriormente gli sforzi per garantire la sicurezza della navigazione nel Mar Rosso e sull’opportunità di seguire con la massima attenzione gli sviluppi in Yemen”.
Intanto, nel sud del Libano, dove da ieri sono in corso violenti scontri con l’Idf israeliana, dopo il tentativo di centinaia di residenti sfollati di tornare nelle loro abitazioni, secondo Haaretz, sarebbero circa 24 le persone rimaste uccise nelle ultime ore. Beirut inoltre sostiene che siano 134 le persone ferite, di cui 2 sarebbero state ferite in modo grave.
Il Premier libanese, Mikati, dopo aver avuto colloqui con il Presidente Aoun e con il capo del Parlamento,Berri ha confermato, tramite comunicato, quanto annunciato dagli USA, mediatore dell’accordo, che :“Il Libano rispetterà l’estensione della tregua con Israele fino al 18 febbraio 2025”.
Quanto alla Siria, oggi, al centro del Consiglio Affari esteri di Bruxelles, vi sono state diverse questioni, quali: l’importanza di una transizione politica guidata da principi di pace, inclusione, unità e integrità territoriale, l’assistenza alla ricostruzione e la sospensione delle sanzioni per garantire la ripresa economica del Paese.
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