di Federica Marengo mercoledì 16 ottobre 2024
-Proseguono i raid israeliani sulla Striscia di Gaza. Nelle ultime 24 ore, infatti, vi sono stati due attacchi aerei nel quartiere di Bani Suheila, a est di Khan Younis e nel campo profughi di Nuseirat, nel centro di Gaza, che hanno causato morti e feriti. Attaccato anche il quartiere Birkat Abu Rashid e la zona di al Faluja a Jabalya, nel nord della Striscia. Nel corso dei raid sul nord della Striscia, poi, l’Idf ha fatto sapere di aver ucciso un altro comandante di Hamas, capo operazioni dei droni.
Continuano, poi, anche i raid dell’esercito di Tel Aviv sul sud del Libano. L’Idf,dopo aver emanato un ordine di evacuazione per la popolazione, ha colpito il distretto di Baabda , nell’area di Haret Hreik. Colpita da raid ripetuti anche Nabatieh, dove, insieme con 16 cittadini sarebbe rimasto ucciso anche il sindaco della città, così come Qana, dove negli attacchi a una decina di siti Hezbollah 15 persone sono rimaste uccise.
Tuttavia, l’esercito israeliano, in una nota diffusa su Telegram, in cui fa il punto sulle attività operative nel sud del Libano, ha fatto sapere di “aver eliminato nelle ultime 24 ore numerosi terroristi e di aver colpito oltre 140 obiettivi legati ad Hezbollah”. Nella nota, quindi, si legge: “La 98esima divisione continua a condurre limitate, localizzate e mirate attività operative nel sud del Libano contro obiettivi e infrastrutture legate ad Hezbollah. Il giorno passato, le truppe hanno eliminato numerosi terroristi durante scambi a fuoco e attacchi aerei. I soldati hanno localizzato molte armi, compresi lanciarazzi, mortai e missili anticarro puntati verso il nord di Israele, così come granate e altro equipaggiamento militare. Inoltre ,sono stati distrutti con attacchi aerei oltre 140 obiettivi di Hezbollah, tra cui depositi di armi, infrastrutture e cellule terroristiche”.
Infine, l’Idf ha reso noto di aver fatto saltare in aria con tonnellate di esplosivo, dopo dieci giorni di intensi scontri, il villaggio di Muhabbab, dove era stato insediata la cosiddetta “fossa di Hezbollah”, il centro della gestione dei combattimenti nel sud del Libano” e che “in tutte le case sono stati trovati depositi di munizioni e dispositivi avanzati, centinaia di cariche, mine anticarro, lanciatori, missili a spalla e bombe e gli ingressi ai tunnel e decine di terroristi sono state eliminate”.
In Libano, anche Hezbollah prosegue con il lancio di razzi e missili verso Israele.
Intanto, mentre l’Onu ha chiesto l’apertura di un’indagine indipendente sul raid israeliano che ieri ha colpito un villaggio cristiano ad Aitou, nel quale sono rimaste uccise 22 persone, tra cui 12 donne e 2 bambini, il ministro della Difesa Gallant ha dichiarato che “La risposta all’Iran sarà mortale” e che , “Israele negozierà con Hezbollah solo sotto il fuoco”, per poi sottolineare che: “indebolire Hezbollah e respingere il gruppo lontano dal confine settentrionale di Israele permetterà il ritorno dei residenti delle comunità settentrionali a determinate condizioni”.
A tal proposito, secondo la CNN ,che riporta quanto detto da una fonte, “ Il piano israeliano per la risposta all’Iran ,dopo l’attacco missilistico contro lo Stato ebraico del 1° ottobre, sarebbe pronto e funzionari israeliani, tra cui il Premier Netanyahu, avrebbero assicurato agli Stati Uniti che un eventuale contrattacco all’Iran sarebbe limitato a obiettivi militari e non a impianti petroliferi o nucleari.
Per Teheran, il ministro degli Esteri, Abbas Araghchi, ha avvertito nelle scorse ore il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Guterres, che “L’Iran è pienamente pronto a dare una risposta decisa e deplorevole a qualsiasi avventurismo di Israele”, evidenziando di “aver fatto tutti i tentativi possibili per preservare la pace e la stabilità nella regione”, e che “Israele e il suo principale sostenitore, gli Stati Uniti, sono responsabili delle conseguenze dell’espansione della guerra nella regione”.
Inoltre, il portavoce dell’Organizzazione per l’energia atomica dell’Iran ha affermato in un intervento televisivo che “un attacco israeliano ai siti nucleari iraniani è improbabile” e che “anche in caso di attacchi, ci sarebbero danni minimi alle strutture, ma che comunque l’Iran è pronto per qualsiasi scenario”.
Riguardo alle forze di pace Onu, attaccate dall’esercito israeliano, nel corso della videoconferenza tra i ministri della Difesa dei sedici Paesi dell’Unione europea che partecipano alla missione Unifil, (Francia, Italia, Spagna, Austria, Croazia, Finlandia, Grecia, Irlanda, Lettonia, Paesi Bassi, Polonia, Germania, Estonia, Ungheria, Malta e Cipro), tutti si sono detti “preoccupati” per la situazione nella regione, e hanno condannato con forza “gli attacchi che hanno colpito le basi di Unifil, mettendo a rischio la sicurezza del personale militare impegnato nella missione delle Nazioni Unite”, esprimendo con forza la necessità di “rivedere le regole d’ingaggio, in modo da permettere a Unifil di operare in maniera più efficace e sicura”.
Sempre in merito, l’Eliseo ha fatto sapere in una nota che vi è stato un colloquio telefonico tra il Presidente Macron e il Premier israeliano Netanyahu nel quale il Presidente Macron ha accusato Israele di “attacchi indiscriminati in Libano e Gaza e di aver preso di mira le forze Unifil”, esortando Israele a porre fine a questi attacchi ingiustificabili”.
Macron ha anche ribadito la necessità di un cessate il fuoco di 21 giorni a Gaza e in Libano per raggiungere una soluzione diplomatica, che ha definito “l’unica in grado di soddisfare i requisiti di sicurezza di Israele”.
Per l’Italia, il ministro della Difesa Crosetto , intervenuto nella trasmissione “Cinque minuti” su Rai1, ha dichiarato: “Un aumento del contingente Unifil?. Se può salvare dalla guerra, perché no? Ora ci sono diecimila persone e l’Italia è uno dei maggiori contributori con mille militari, ma ci sono una quarantina di Paesi. Io penso che ci sarebbe la disponibilità internazionale ad un aumento del contingente, se ci fosse in cambio la pace ed il ritiro delle truppe israeliane .Da prima della guerra dico che le regole d’ingaggio di Unifil non consentono di arrivare a una soluzione che non avrebbe fatto partire il conflitto attuale. Il messaggio che noi mandiamo ad Israele è: se voi fermate il vostro esercito, l’Onu può cambiare l’approccio in quella parte di Libano per arrivare in modo pacifico a quello che state cercando di ottenere in modo militare, attaccando le basi di Hezbollah”.
Infine, nel corso del vertice Ue-Paesi del Golfo a Bruxelles, il Segretario generale del Consiglio di cooperazione del Golfo, Nayef Falah Mubarak Al Hajraf, ha dichiarato: E’ necessario rilanciare il processo di pace in Medioriente per rispondere alle aspirazioni del popolo palestinese di creare un loro Stato indipendente con Gerusalemme Est come capitale , sulla linea del 1967: questa continua a essere l’unica possibilità per la sicurezza e la stabilità nella regione. Da tempo abbiamo indicato l’importanza della de-escalation, con soluzioni politiche e dialogo diplomatico per evitare alla regione e al mondo una maggiore instabilità e distruzione”.
Al riguardo, il Vicepremier e ministro degli Affari Esteri, Tajani ha detto: “Bisogna riconoscere uno Stato palestinese, e noi siamo favorevoli, ma oggi questo Stato non esiste ancora. Certamente non possiamo riconoscere Hamas. Bisogna riunificare la Palestina, che ora è divisa in due, e poi dare avvio a uno Stato palestinese che deve essere riconosciuto da Israele. Non si può riconoscere qualcosa che non esiste. Il riconoscimento della Palestina da parte della Spagna non ha portato a nulla, ha solo irritato Israele”.
Venerdì, subito dopo il Consiglio europeo, la Presidente del Consiglio Meloni sarà ad Aqaba, in Giordania , per un incontrare il Re di Giordania, Abdallah II e nel pomeriggio sarà a Beirut, in Libano, dove incontrerà il Premier libanese, Najib Mikati.
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