di Federica Marengo martedì 24 settembre 2024
-Dal 22 settembre, la Presidente del Consiglio Meloni si trova negli USA, per partecipare alla 79° Assemblea generale dell’ONU. A margine dei lavori al Palazzo del Vetro, che si concluderanno il 24 settembre, la Premier, come reso noto da Palazzo Chigi, ha tenuto una serie di incontri con esponenti del settore dell’innovazione e in particolare con gli Amministratori Delegati del gruppo Google-Alphabet, Sundar Pichai, di Motorola, Greg Brown, e di Open AI, Sam Altman.
Al centro dei colloqui: le prospettive dello sviluppo tecnologico e informatico globale con particolare riferimento all’Intelligenza Artificiale, alle opportunità da cogliere e ai rischi da prevenire; i piani di investimento dei diversi Gruppi in Italia e le iniziative da poter adottare, anche alla luce della posizione strategica dell’Italia al centro del Mediterraneo, per incrementare la competitività italiana nei settori a più alta tecnologia, in particolare facendo leva sulle eccellenze italiane dell’alta formazione e della ricerca”.
Nella giornata successiva del 23 settembre, invece, la Presidente Meloni è intervenuta al Summit of the Future- Vertice del Futuro, sempre a margine dei lavori dell’Assemblea ONU. Nel corso del suo discorso, la Premier, rivolgendosi al Segretario generale Guterres e ai colleghi delegati, ha parlato della riforma della governance delle Nazioni Unite e della riforma del Consiglio di Sicurezza, sottolineando: “Il Patto che abbiamo sottoscritto è il frutto di un articolato processo negoziale per il quale voglio ringraziare il Presidente dell’Assemblea Generale, i negoziatori e tutti gli Stati membri. La fase che si apre oggi, quella dell’attuazione, è ancora più complessa e ancora più decisiva. Le sfide che la storia ci ha messo di fronte sono numerose e multiformi: il cambiamento climatico, le disuguaglianze sociali ed economiche, le crisi umanitarie e sanitarie, la criminalità transnazionale, i conflitti armati – a partire dalla inaccettabile guerra di aggressione russa nei confronti di una Nazione sovrana come l’Ucraina – che rendono sempre più precaria la sicurezza internazionale. Di fronte a uno scenario così complesso non abbiamo altra scelta che quella di agire. Penso che sia evidente a tutti che viviamo un tempo di crisi. Però le crisi nascondono sempre anche un’opportunità. La parola crisi, del resto, deriva dal greco krisis, che significa scelta, decisione. Le crisi costringono a mettersi in discussione, a schierarsi, non consentono tentennamenti. Sappiamo tutti che nessuno stato può efficacemente governare da solo le sfide di questo tempo. Per questo l’Italia è una convinta sostenitrice del multilateralismo e della sua istituzione più rappresentativa, le Nazioni Unite. Il luogo nel quale ogni voce viene ascoltata, il luogo nel quale siamo chiamati ad imparare, a capirci e a rispettarci.
Chiaramente, ogni organizzazione è efficace se le sue regole sono giuste e condivise. Per questo siamo convinti che qualsiasi revisione della governance delle Nazioni Unite, particolarmente per ciò che riguarda il Consiglio di Sicurezza, non possa prescindere dai principi di eguaglianza, democraticità e rappresentatività.
La riforma ha un senso se viene fatta per tutti e non solamente per alcuni. Non ci interessa creare nuove gerarchie, e non crediamo che esistano nazioni di serie A e nazioni di serie B. Esistono le Nazioni, con le loro storie, le loro peculiarità, e con i loro cittadini, che hanno tutti gli stessi diritti, perché gli individui nascono liberi e uguali.
Significa anche che dobbiamo pensare in modo nuovo la cooperazione tra le nazioni. L’Italia lo ha fatto, per esempio, con il Piano Mattei per l’Africa, un piano di investimenti pensato per cooperare con le nazioni africane attraverso un approccio che non è paternalistico né caritatevole, né predatorio, ma basato sul rispetto e sul diritto per ciascuno di poter competere ad armi pari.
È la nostra ricetta per promuovere lo sviluppo di un continente troppo spesso sottovalutato, per costruirne la stabilità, e garantire finalmente un diritto che fino ad oggi è stato negato a troppi giovani, che è il diritto a non dover emigrare.
E quando parliamo di sviluppo non possiamo non occuparci delle nuove frontiere del progresso tecnologico, a partire dall’intelligenza artificiale generativa. Un fenomeno del quale, temo, non si abbia ancora sufficiente consapevolezza.
L’intelligenza artificiale è, soprattutto, un grande moltiplicatore. Ma la domanda alla quale dobbiamo rispondere è: che cosa vogliamo moltiplicare? Per capirci, se questo moltiplicatore venisse usato per curare malattie oggi incurabili, allora quel moltiplicatore concorrerebbe al bene comune. Ma se invece quel moltiplicatore venisse utilizzato per divaricare ulteriormente gli equilibri globali, allora gli scenari sarebbero potenzialmente catastrofici.
Le macchine non risponderanno a queste domande. Noi possiamo farlo, la politica deve farlo. Ed è la politica che deve garantire che l’intelligenza artificiale rimanga controllata dall’uomo e mantenga l’uomo al centro.
Sono tutte materie che affrontiamo in questo patto, e sono tutte materie che l’Italia ha voluto porre al centro dell’agenda del suo anno di Presidenza G7.
Eccolo, il ruolo del multilateralismo. Non un club nel quale incontrarsi per scrivere inutili documenti zeppi di buoni propositi, ma il luogo nel quale si devono fare i conti con l’urgenza delle decisioni, il luogo nel quale le idee devono diventare azione, facendo sintesi tra le diverse sensibilità.
Perché non dobbiamo mai dimenticare che le decisioni che prendiamo oggi saranno il mondo nel quale i nostri figli vivranno domani.
Come diceva William Stanley Merwin, uno dei principali poeti americani del Dopoguerra, noi “siamo l’eco del futuro”.
Nella stessa giornata, la Presidente Meloni ha incontrato l’Inviato Speciale per il Clima e Ministro dell’Industria degli Emirati Arabi Uniti, Sultan Al Jaber, con il quale, secondo quanto riportato dalla nota di Palazzo Chigi, ha parlato delle “opportunità di investimento e di collaborazione economica e tecnologica tra Italia e Emirati Arabi Uniti, con particolare riguardo al settore delle rinnovabili e ai progetti di interconnessione; delle possibili iniziative comuni in Africa, nel quadro del Piano Mattei e del Processo di Roma su migrazioni e sviluppo, con un focus sulle energie rinnovabili anche attraverso il coinvolgimento dei rispettivi settori privati attivi nel continente africano”.
Altro bilaterale, poi, quello con il Principe Ereditario del Kuwait, Sabah Al-Khalid Al Sabah, nel quale sono state approfondite “le già intense relazioni bilaterali in ogni campo, a partire dal settore della difesa, e in particolare tra le due Aeronautiche Militari” e la “situazione in Medio Oriente e il comune impegno per un allentamento delle tensioni nella regione”.
Inoltre, come sottolineato nella nota di Palazzo Chigi, poiché “il Kuwait assumerà a dicembre la Presidenza del Consiglio di Cooperazione del Golfo (GCC), il colloquio ha confermato la comune volontà di rafforzare i rapporti tra Unione Europea e le Nazioni del GCC, anche in vista del prossimo Vertice tra l’UE e il Consiglio”.
In serata, poi, la Premier Meloni ha tenuto un intervento alla Cerimonia per il conferimento del Global Citizen Awards dell’Atlantic Council, tenutasi presso lo Ziegfeld Ballroom di New York.
Il premio è stato consegnato alla Presidente del Consiglio Meloni dall’imprenditore, patron di Space X e di X, Elon Musk.
La Premier ,quindi, ringraziando Musk e , ringraziando il Presidente John Rogers e il Presidente Frederick Kempe e tutto l’Atlantic Council per l’illustre riconoscimento, ha detto: “Ho riflettuto molto su come presentare il discorso di questa sera.
Inizialmente ho pensato di sottolineare l’orgoglio che provo tutt’ora per essere la prima donna a ricoprire la carica di Primo Ministro in una Nazione straordinaria come l’Italia. Oppure del lavoro che il Governo italiano sta facendo per riformare il Paese e renderlo nuovamente protagonista nello scacchiere geopolitico.
Avrei potuto parlare dell’inscindibile legame che unisce Italia e Stati Uniti, indipendentemente dalle convinzioni politiche dei rispettivi governi; un legame qui testimoniato dai molti amici di origine italiana, esponenti di una Comunità che da generazioni contribuisce a rendere più forte l’America. O avrei potuto parlare di politica estera, in un tempo dominato dal caos nel quale l’Italia, con fermezza, è schierata accanto a chi difende la propria libertà e la propria sovranità non solo perché è giusto farlo, ma anche perché è nell’interesse dell’Italia e dell’Occidente impedire un futuro nel quale prevalga la legge del più forte. Come politico, hai fondamentalmente due opzioni: essere un leader o un follower, indicare una rotta o meno, agire per il bene del proprio popolo o agire solo guidati dai sondaggi. La mia ambizione è quella di guidare, non di seguire. Questa sera, in ogni caso, voglio offrirvi una prospettiva diversa. Vorrei iniziare citando un editoriale recentemente pubblicato nell’edizione europea di Politico. L’analisi in questione si è concentrata su “Meloni’s Western nationalism”. L’autore, Dr. Constantini, sostiene che il mio credo politico sia “in quello che potrebbe essere definito un ‘nazionalismo occidentale’”. Un pensiero che, nel suo cuore, incarna la sopravvivenza e rinascimento della civiltà occidentale che, secondo Dr. Constantini, è “nuovo sulla scena europea”. Non so se nazionalismo sia la parola corretta, perché spesso richiama dottrine di aggressione o di autoritarismo. So, però, che non dobbiamo vergognarci di usare e difendere parole e concetti come Nazione e Patriottismo, perché significano più di un luogo fisico; significano uno stato d’animo a cui si appartiene condividendo cultura, tradizioni e valori. Quando vediamo la nostra bandiera, se ci sentiamo orgogliosi, significa che sentiamo l’orgoglio di far parte di una comunità e che siamo pronti a fare la nostra parte per migliorarne le sorti. Per me, l’Occidente è più di un luogo fisico. Con la parola occidente noi non definiamo semplicemente i Paesi che hanno una specifica ubicazione geografica, ma una civiltà costruita nei secoli con il genio e i sacrifici di moltissimi. L’Occidente è un sistema di valori in cui la persona è centrale, gli uomini e le donne sono uguali e liberi, e quindi i sistemi sono democratici, la vita è sacra, lo stato è laico e basato sullo stato di diritto. Vi chiedo e mi chiedo: sono valori dei quali dovremmo vergognarci? Sono valori che ci allontanano dagli altri o che ci avvicinano agli altri?. Come l’Occidente, penso che abbiamo due rischi da contrastare. Il primo è quello che uno dei massimi filosofi europei contemporanei, Roger Scruton, definiva oicofobia, dal greco oikos, casa, e fobia, paura. (Kyriakos, questo è il mio personale tributo al tuo premio di stasera). Oicofobia significa l’avversione verso la propria casa. Un disprezzo montante, che ci porta a voler brutalmente cancellare i simboli della nostra civiltà, negli Stati Uniti come in Europa. Il secondo rischio è il paradosso per cui, se da un lato l’Occidente si guarda dall’alto in basso, dall’altro pretende spesso di essere superiore agli altri.
Il risultato? Il risultato è che l’Occidente rischia di diventare un interlocutore meno credibile. Il cosiddetto Sud Globale chiede maggiore influenza. Nazioni non più soltanto emergenti ma ormai largamente affermate collaborano autonomamente tra loro. Le autocrazie guadagnano terreno sulle democrazie, e noi rischiamo di sembrare sempre più una fortezza chiusa e autoreferenziale. In Italia, per invertire questa rotta, abbiamo deciso di lanciare il Piano Mattei per l’Africa, per esempio, un modello di cooperazione su base paritaria per costruire un nuovo partenariato a lungo termine con i Paesi africani. Perché, sì, le crisi si moltiplicano nel mondo, ma ogni crisi nasconde anche un’opportunità, in quanto richiede di mettersi in discussione e di agire. Dobbiamo soprattutto recuperare la consapevolezza di quello che siamo. Come popoli occidentali, abbiamo il dovere di mantenere questa promessa e di cercare la risposta ai problemi del futuro avendo fiducia nei nostri valori: una sintesi nata dall’incontro tra la filosofia greca, il diritto romano e l’umanesimo cristiano. Insomma, come diceva il mio professore di inglese, Michael Jackson, “I’m starting with the man in the mirror, I’m asking him to change his ways” (conosciamo la canzone). Dobbiamo iniziare da noi stessi, conoscere chi siamo veramente e rispettarlo, in modo da poter comprendere e rispettare anche gli altri. Esiste una narrativa a cui i regimi autoritari tengono molto. Si tratta dell’idea dell’inevitabile declino dell’Occidente, dell’idea che le democrazie non riescano a dare risultati. Un esercito di troll e bot stranieri e maligni è impegnato a manipolare la realtà e a sfruttare le nostre contraddizioni. Ma ai fan dell’autoritarismo, lasciatemi dire molto chiaramente che difenderemo i nostri valori. Lo faremo.
Il Presidente Reagan una volta disse: “Soprattutto, dobbiamo renderci conto che nessun arsenale, o nessuna arma nell’arsenale del mondo, è così formidabile quanto la volontà e il coraggio morale degli uomini e delle donne liberi. È un’arma che i nostri avversari nel mondo di oggi non hanno”. Non potrei essere più d’accordo. La nostra libertà e i nostri valori, e l’orgoglio che proviamo per essi, sono le armi che i nostri avversari temono di più. Non possiamo quindi rinunciare alla forza della nostra identità, perché sarebbe il miglior regalo che possiamo fare ai regimi autoritari. Quindi, in fin dei conti, il patriottismo è la migliore risposta al declinismo. Difendere le nostre radici profonde è la precondizione per raccogliere frutti maturi. Imparare dai nostri errori del passato è la precondizione per essere migliori nel futuro. Vorrei citare anche Giuseppe Prezzolini, forse il più grande intellettuale conservatore nell’Italia del Novecento: diceva che “chi sa conservare non ha paura del futuro, perché ha imparato le lezioni del passato”. Noi sappiamo come affrontare le impossibili sfide che quest’epoca ci mette di fronte solo quando impariamo dalle lezioni del passato. Difendiamo l’Ucraina perché abbiamo conosciuto il caos di un mondo nel quale prevale la legge del più forte. Combattiamo i trafficanti di esseri umani perché ricordiamo che secoli fa abbiamo combattuto per abolire la schiavitù. Difendiamo la natura e l’umanità, perché sappiamo che senza l’opera responsabile dell’uomo non è possibile costruire un futuro più sostenibile.
Tentiamo, mentre sviluppiamo l’intelligenza artificiale, di governarne i rischi perché abbiamo combattuto per essere liberi e non intendiamo barattare la nostra libertà in cambio di maggiore comodità. Noi sappiamo leggere questi fenomeni perché la nostra civiltà ci ha regalato gli strumenti per farlo. Il tempo nel quale viviamo ci impone di scegliere cosa vogliamo essere e quale strada vogliamo percorrere. Possiamo continuare ad alimentare l’idea del declino dell’Occidente, arrendendoci all’idea che la nostra civiltà non abbia più nulla da dire, né rotte da tracciare. Oppure possiamo ricordarci chi siamo, imparare anche dai nostri errori, aggiungere il nostro pezzo di racconto a questo straordinario percorso, e governare quello che accade intorno a noi, per lasciare ai nostri figli un mondo migliore. Il che è esattamente la mia scelta. E mi piace pensare che il motivo per cui mi avete scelto per questo illustre premio è che condividete questa scelta. Vi ringrazio”.
Nella serata di oggi, invece,24 settembre, la Premier Meloni terrà il suo intervento all’Assemblea generale dell’ONU, per poi fare ritorno in Italia. Non prenderà parte in presenza, dunque, ma in videoconferenza, al vertice convocato dal Presidente USA, Biden sull’Ucraina.
Al suddetto vertice, sarà presente, il Presidente ucraino Zelensky, che ha incontrato la Presidente Meloni a margine dei lavori dell’Assemblea Generale dell’ONU.
Secondo quanto si apprende, nel corso del bilaterale “E’stato ribadito il convinto sostegno dell’Italia alla legittima difesa dell’Ucraina, con l’obiettivo di creare le migliori condizioni possibili per una pace giusta e duratura. L’Italia continuerà a essere in prima linea anche nel 2025 con l’organizzazione a Roma della Ukraine Recovery Conference e sarà al fianco dell’Ucraina per tutto il tempo necessario”.
Nella giornata di oggi, prima dell’intervento all’Assemblea Generale dell’Onu, la Presidente del Consiglio Meloni, ha incontrato il Presidente della Turchia, Erdogan con cui ha parlato “della sempre più difficile situazione in Medio Oriente e del comune impegno a sostegno dell’integrità territoriale dell’Ucraina e per la ricerca di una pace giusta e duratura”.
Poi, come riferito in una nota di Palazzo Chigi: “in merito al dibattito sulla riforma del Consiglio di Sicurezza, i due Leader hanno ribadito il comune impegno nel contesto del gruppo “United for Consensus” a sostegno di una soluzione ispirata a principi di eguaglianza, democraticità e rappresentatività che escluda pertanto la creazione di nuovi seggi permanenti”.
In ultimo, “Sul fronte bilaterale, è stata ribadita la comune volontà di convocare al più presto un Vertice tra i due Governi e un “Business Forum” al fine di un ulteriore rafforzamento della relazione bilaterale”.
Successivamente, la Premier Meloni ha avuto un colloquio con il Capo del Governo provvisorio del Bangladesh, Prof. Muhammad Yunus, durante il quale “la Presidente Meloni ha espresso il sostegno italiano al processo di riforme in Bangladesh e all’obiettivo primario di migliorare le condizioni socio economiche della popolazione”. Tra i temi affrontati durate l’incontro, anche l’immigrazione, in merito a cui è stata ribadita “la volontà di rafforzare la collaborazione in materia, rilanciando in particolare il negoziato per la conclusione di un accordo bilaterale che contrasti i flussi migratori irregolari, stabilisca una più stretta collaborazione sui rimpatri e, allo stesso tempo, favorisca i percorsi legali”.
Ultimo bilaterale, quello della Presidente del Consiglio con il Primo Ministro dell’Iraq, Mohammed Al Sudani. Al centro del colloquio, “le relazioni bilaterali, riguardo cui è stata ribadita la comune volontà di costituire un partenariato strategico tra le due Nazioni in tutti i settori, dalla collaborazione politica a quella economica, dalla cooperazione in ambito securitario a quello culturale”.
Ribadito anche “l’impegno dell’Italia nel sostegno internazionale alla sicurezza dell’Iraq attraverso la formazione delle forze di sicurezza e il contrasto al terrorismo”
. In merito alla situazione in Medi-Oriente, “la Presidente Meloni e il Primo Ministro Al Sudani hanno concordato sulla necessità di continuare a lavorare a una de-escalation regionale”.
La Premier Meloni, poi, è intervenuta al New York al Summit della coalizione globale per affrontare le minacce delle droghe sintetiche.
Intanto in Italia, maggioranza e opposizioni discutono del Report sulla revisione dei conti economici presentato ieri dall’Istat e che era atteso dal governo. Secondo l’Istituto di Statistica, la crescita nel 2023 è stata inferiore rispetto alle stime di marzo dello 0,7%, ovvero: 0,2 punti percentuali in meno. Tuttavia, il Pil del 2021 è risultato superiore di circa 21 miliardi, così come il Pil del 2022 e del 2023, superiori, rispettivamente, di 34 e 43 miliardi.
In calo, il rapporto Debito/Pil del 2023, passato al 134,6%, rispetto alle stime del 137,3% presenti nel Documento di Economia e Finanza. Ciò, alla luce della legge di Bilancio in preparazione, potrebbe tradursi in maggiori risorse a disposizione, ma il ministro dell’Economia e delle Finanze Giorgetti ha già precisato in merito: “La revisione dei dati Istat è di lieve entità , non cambiano i principi e il quadro del Piano strutturale di bilancio che abbiamo già esaminato”.
Critiche le Opposizioni , che parlano di “Manovra austera , senza risposte strutturali per il Paese e senza misure che possano risolvere il problema delle liste di attesa e le difficoltà della sanità pubblica”.
Sempre in riferimento alla Manovra in preparazione, all’interno delle forze politiche di maggioranza, si dibatte della tassa sugli extraprofitti delle banche, con il segretario della Lega , Vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Salvini, che ha affermato al riguardo: “Tutti daranno un contributo alla crescita e anche i grandi gruppo bancari-assicurativi faranno la loro parte”.
Il capogruppo alla Camera di FdI, Foti, invece, ha sottolineato: “Nessuno parla di tassa, ma di un contributo di solidarietà; se fosse necessario, si farà in piena collaborazione con gli eventuali destinatari”.
Contraria alla tassazione degli extraprofitti delle banche, invece, FI, che ha ribadito: “Vogliamo proseguire a tagliare le tasse, confermare il taglio del cuneo fiscale, dell’Irpef, e ritoccare al rialzo le pensioni minime, ma no a tasse sugli extraprofitti”.
Infine, il referendum sulla cittadinanza promosso dalle Opposizioni, che punta a ridurre da 10 a 5 gli anni di residenza ininterrotta in Italia per ottenere la cittadinanza italiana, ha raggiunto e superato l’obiettivo delle 500 mila firme online. A febbraio, il referendum dovrà prima superare il vaglio di ammissibilità della Corte costituzionale , per poi, una volta ottenuto il via libera, andare al voto.
A tal proposito, nell’ambito del centrodestra, il 26 settembre , i gruppi di FI , favorevole a introdurre una riforma dello ius scholae, terranno una riunione per condividere e mettere a punto il testo da presentare e su cui confrontarsi con gli alleati di governo, già dichiaratisi non a favore della misura. Tuttavia, vista l’imminente sessione di lavori da dedicare alla manovra , la suddetta proposta di legge dovrebbe arrivare in Aula non prima del 2025.
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