di Federica Marengo sabato 21 settembre 2024
-A quarant’anni dall’ultima mostra e, in occasione degli ottant’anni dalla morte, Palazzo Reale a Milano ospita l’esposizione : “ Munch. Il grido interiore”, retrospettiva di 100 capolavori del pittore norvegese (1863-1944), promossa dal Comune di Milano-Cultura, con il patrocinio del Ministero della Cultura e della Reale Ambasciata di Norvegia a Roma, e prodotta e organizzata dal Palazzo Reale e da Arthemisia, in collaborazione con il museo MUNCH di Oslo.
La mostra, a cura di Patricia G. Berman, tra le più grandi studiose di Munch, e dello storico dell’Arte, Costantino D’Orazio, che ha collaborato alla redazione dei testi di approfondimento, inaugurata il 14 settembre scorso, sarà visitabile fino al 26 gennaio 2025, per poi spostarsi a Roma, presso Palazzo Bonaparte, dal 12 febbraio al 2 giugno del 2025.
Nelle dieci sezioni più una in cui la mostra è articolata, i visitatori e le visitatrici potranno osservare non solo dipinti, ma anche disegni, taccuini, stampe, fotografie e filmati a testimonianza del carattere innovativo e sperimentatore della produzione artistica di Munch, volta alla ricerca di tecniche sempre nuove e diverse, rivoluzionarie e indipendenti dalle convezioni pittoriche.
Tra le cento opere esposte, infatti, vi sono le versioni litografiche ,ovvero trasportate, per azione chimica o meccanica, da pietra su carta, metallo o altro supporto, di capolavori passati alla storia dell’Arte, come: “L’urlo” (1895); ”Malinconia”(1900-1901); “Danza sulla spiaggia” (1904); “La morte di Marat”(1907); “Notte stellata”(1922-1924) e “La ragazza sul ponte”(1927).
Attraverso tali opere, inoltre, i visitatori e le visitatrici potranno compiere un viaggio nell’esistenza di Munch, potendo conoscere gli aspetti della sua vita pubblica di artista, ma anche privata di uomo e potendone ascoltare il grido interiore.
Esponente del simbolismo pittorico di fine Ottocento, ma anche precursore dell’Espressionismo, del Futurismo e dell’Espressionismo astratto, e per questo considerato tra i padri dell’Arte contemporanea, Munch, attraverso un processo creativo che sintetizza : osservazione , memoria ed emozione, dà vita a delle opere in cui sensazioni e sentimenti influenzano la visione.
L’artista norvegese , infatti, usa i colori in modo libero, con l’intento non di riprodurre fedelmente la realtà , ma di rappresentare le impressioni sensoriali suscitate da essa. Ecco, quindi, che ne “L’Urlo”, dove pure non mancano echi e riferimenti alla pittura rinascimentale italiana, il cielo e il paesaggio vengono trasformati in onde sonore attraverso l’uso di colori accesi, che danno letteralmente voce al male di vivere, non solo personale ,ma comune all’intera umanità.
Lo stesso Munch, in un documento del 1928, scrisse al riguardo: “Mi nutro della natura, non dipingo quello che vedo, ma ciò che ho visto”.
Capace di tradurre in bellezza l’angoscia e la malinconia, Munch ,attraverso i volti dipinti senza sguardo, cui fanno da sfondo paesaggi stralunati con prospettive discordanti , ha raccontato il dolore per la perdita prematura della madre e della sorella e per la tragica morte del padre, così come il rapporto tormentato con l’amata musa, Tulla Larsen, ma anche l’amicizia con intellettuali e scrittori, come il drammaturgo Henrik Ibsen.
Alla mostra, poi, sono correlati una serie di eventi , realizzati in collaborazione con Palazzo Reale, Comune di Milano – Cultura ed Arthemisia, che approfondiscono con diversi linguaggi ,come quello del cinema , dell’architettura , della musica e della letteratura, la figura di Munch. Tra questi: la rassegna cinematografica: “Norwegian cinema-Omaggio a Edvard Munch e al Cinema norvegese contemporaneo”, retrospettiva che va dalle pellicole del muto degli anni ’20 alle recenti trilogie di registi quali Joachim Trier e Dag Johan Haugerud, proiettate fra il 21 settembre e il 26 gennaio 2025 presso il cinema Arlecchino-Cineteca di Milano.
©Riproduzione riservata