di Federica Marengo lunedì 29 luglio 2024
-Proseguono i bombardamenti di Israele sul sud del Libano , in risposta all’attacco di sabato scorso da parte di Hezbollah (che sostiene di non aver effettuato alcun raid) su un campo di calcio del villaggio druso di Majdal Skams, nel Golan, dove un razzo di fabbricazione iraniana ha causato la morte di dodici tra bambini e ragazzi.
Secondo quanto riportato dall’agenzia Reuters, Israele si sta preparando per un possibile conflitto della durata di alcuni giorni nel quale avrebbe intenzione di “danneggiare” le milizie sciite libanesi di Hezbollah, ma senza arrivare ad una guerra su scala regionale. Per questo, “in considerazione degli sviluppi in Medio Oriente”, la compagnia aerea tedesca Lufthansa ha annunciato la sospensione dei voli per Beirut fino al 5 agosto e le compagnie aree francese Air France e olandese Transavia, per oggi e domani.
Tuttavia, il Premier israeliano, Netanyahu , che ieri , anticipando il suo ritorno dagli USA, ha tenuto una riunione del Gabinetto di sicurezza in cui, insieme con il ministro della Difesa Gallant, ha avuto l’autorizzazione a decidere sulla risposta all’attacco nel Golan, in visita proprio a Majdal Shams, ha dichiarato: “Lo Stato di Israele non vuole e non può passare sotto silenzio quello che è accaduto. La nostra risposta arriverà e sarà dura. Hezbollah, con il sostegno iraniano, ha lanciato qui un missile iraniano che ha causato la morte di 12 anime innocenti”.
Dal Libano, però, il ministro degli Esteri ha fatto sapere che si attende una risposta da Israele che sia limitata, mentre il portavoce di Hezbollah ha minacciato Israele, affermando che “se osa intensificare gli attacchi sarà a suo discapito”.
Un avvertimento è arrivato poi anche dall’Iran, con il neo eletto Presidente Masoud Pezeshkian che, nel corso di una telefonata con il suo omologo francese, Macron, ha espresso grande preoccupazione per l’escalation al confine tra Israele e Libano e ha avvertito: “Se il regime sionista attacca il Libano, commetterà un grosso errore che avrà pesanti conseguenze per loro”.
Il portavoce della sicurezza nazionale americana, John Kirby, però, in un punto stampa, ha detto che : “Gli Stati Uniti sono fiduciosi che non ci sarà un’escalation nel conflitto tra Israele ed Hezbollah” e che “c’è ancora spazio per una soluzione diplomatica”.
In Italia, invece, il Vicepremier e ministro degli Esteri Tajani , in un’intervista al Quotidiano Nazionale, ha dichiarato che gli obiettivi immediati sono: “Proteggere gli italiani, civili e militari, in Libano e operare perché non ci sia un’escalation bellica con Israele”, spiegando: “Abbiamo in Libano due contingenti militari, uno a Beirut e un altro con l’Unifil lungo i confini, e 3mila civili italiani, molti dei quali con doppio passaporto. Garantire la sicurezza ai nostri connazionali è la prima missione. Sono in contatto costante con il ministro Crosetto e con il nostro ambasciatore. La nostra Unità di crisi è mobilitata e in piena attività. Dunque, da un lato nessun italiano deve recarsi in quelle zone e, dall’altro, siamo pronti all’evacuazione dei civili se la situazione peggiora. Da qui i nostri sforzi , anche attraverso contatti con i ministri degli Esteri israeliano e libanese, per evitare l’aggravarsi e l’allargarsi del conflitto. Anzi, auspico che il summit che si è tenuto a Roma tra i servizi segreti americani e israeliani e i negoziatori arabi possa far fare passi in avanti alla de-escalation”.
Poi, nel corso di una conferenza stampa, a margine di un evento, Tajani ha dichiarato: “In due lunghe telefonate ho sentito il ministro degli esteri del Libano e il ministro esteri di Israele. Siamo preoccupati per l’inizio di un’escalation nell’area. Ho ribadito a entrambi i ministri l’impegno dell’Italia per una de-escalation. Venga applicata la risoluzione per la creazione di una zona blu per evitare una ripresa delle ostilità sospese. Noi lavoriamo per la pace, e ci auguriamo che un rafforzamento delle forze armate libanesi possa contenere Hezbollah. Seguiamo con grande attenzione non soltanto i nostri 1.200 militari che addestrano le forze armate libanesi, ma anche i 3.000 italiani. Siamo pronti a qualsiasi evenienza nel caso in cui, e ci auguriamo che non accada, la situazione dovesse peggiorare. Ci impegnano a fare tutto ciò che serve per tutelare l’incolumità degli italiani che vivono in Libano. Certamente oggi invitiamo gli italiani che sono in Libano alla massima prudenza. Chi può rientrare lo faccia. Sconsigliamo nella maniera più ferma di andare in quel Paese fin quando la situazione è così complicata”.
Preoccupazione per i militari italiani in Libano, è stata poi espressa dal ministro della Difesa Crosetto che, in un’intervista a Il Messaggero, ha spiegato: “Ciò che è successo nel tardo pomeriggio di sabato , quando dodici bambini e adolescenti sono morti a causa di un attacco che, secondo l’Idf, è stato sferrato da Hezbollah, avvicina drammaticamente l’escalation della guerra anche al confine tra Israele e Libano. Il governo di Tel Aviv ha già detto che la reazione sarà molto dura e questo rischia di aprire un altro fronte di guerra, incendiando l’intera area, con l‘Iran che sostiene a distanza Hezbollah e che avverte che si va verso un conflitto regionale. Per questo motivo, come è ovvio, viene ripetuto che la missione italiana continua, ma si preparano anche le procedure per un’eventuale evacuazione del contingente”.
Inoltre, il ministro Crosetto è tornato a richiamare l’urgenza di cambiare le regole d’ingaggio per consentire alla forza dell’Unifil di operare in sicurezza.
Intanto, all’indomani del vertice a Roma tra i servizi segreti di USA e Israele e i negoziatori arabi sull’accordo per un cessate il fuoco a Gaza e per il rilascio degli ostaggi, il capo del Mossad David Barnea ha fatto sapere che “le trattative proseguono nei prossimi giorni”.
Hamas, però, su Telegram ha dichiarato: “Netanyahu è ritornato alla strategia della procrastinazione, del ritardo e della fuga dal raggiungimento di un accordo. In base a quanto riferito dai mediatori ha stabilito nuove condizioni e richieste, in cui ha ritrattato ciò che i mediatori hanno trasmesso come un documento ‘israeliano’, parte del progetto Biden e a seguito di una risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’Onu”.
Immediata la risposta da parte dell’ufficio del Premier Netanyahu, che ha replicato: “Ad impedire l’accordo per Gaza è la leadership di Hamas. Israele non ha modificato né aggiunto alcuna condizione nello schema. Al contrario, fino a questo momento Hamas è stata quella che ha chiesto 29 modifiche e non ha risposto allo schema originale.
Israele mantiene i suoi principi secondo lo schema originale: massimizzare il numero di rapiti vivi, controllare l’asse Filadelfia e impedire il passaggio di terroristi e dell’Idf nel nord di Gaza”.
Infine, sale la tensione tra Turchia e Israele, con il Presidente turco, Erdogan, che ha evocato la possibilità che la Turchia possa entrare in Israele come è entrata nel Nagorno-Karabakh e in Libia.
A tali dichiarazioni, il ministro degli Esteri israeliano Katz ha risposto su X: “Erdogan segue le orme di Saddam Hussein e minaccia di attaccare Israele. Lasciategli solo ricordare cosa è successo lì e come è finita”, seguito dal leader dell’opposizione israeliana, Yair Lapid, che, sempre tramite X, ha replicato: “Israele non accetterà minacce da un aspirante dittatore. Il Presidente Erdogan sta di nuovo farneticando. È un pericolo per il Medio Oriente. Il mondo, e soprattutto i membri della Nato, devono condannare con forza le sue oltraggiose minacce contro Israele e costringerlo a porre fine al suo sostegno ad Hamas”.
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